| Ho fatto la revisione della revisione. Quello con cui mi accordo di meno sono le variazioni della punteggiatura che secondo me rendevano le frasi inutilmente lunghe e contorte. Pensando a bambini meglio frasi brevi, quindi ho rimesso le frasi incriminate con la punteggiatura per me corretta. Ho inserito una parola omessa dal revisore e giustiziato una congiunzione fluttuante più qualche aggiunta non necessaria. Altre correzioni come perchè/perchè e in su/insù gridavano vendetta da sole. Non dico che così sia perfetta, ma mi è più simpatica...
Il giovane gabbiano Pico e il suo amico del cuore Edo erano impegnati in un'accanita gara di pesca. Dall'alto avvistavano il riflesso argenteo dei pesci e subito si immergevano andando giù dritti come missili. Poi risalivano in fretta col pesciolino gocciolante stretto nel becco. «Nessuno prende più pesci di me!» strillò Edo che era in vantaggio. «Non vale! Tu vinci perchè perché sei sempre affamato.» A Pico non importava molto essere sconfitto, gli interessava soprattutto volare inseguendo le navi. , le adorava, Andava dietro la loro traccia schiumosa, agile e leggero, planando elegante ad ali ferme. «Guarda come è grande! È carica di contenitori colorati!» curiosava eccitato. Si divertiva a superarle e a spiare dall'alto, osservava i marinai affaccendati correre su e giù e sentiva il ronzio di strani macchinari. Immaginava che la pancia metallica di quelle grandi barche fosse piena di sorprese e avrebbe tanto desiderato poterci entrare. Edo invece era un gran fifone, non si avvicinava mai troppo alle barche e si tuffava nella loro scia di spuma bianca solo per pescare più facilmente. «Attento Pico, le navi servono proprio a smuovere l'acqua così noi prendiamo più pesci.» Pico era davvero affascinato dalle navi, al punto da diventare spericolato. La loro amica Ava li seguiva a distanza controllando che non combinassero guai. Ava era cresciuta in fretta, le piume marroni all'orlo delle ali erano quasi scomparse. Presto sarebbe andata a pesca con gli adulti e avrebbe smesso di giocare insieme a loro. Il sole stava tramontando e il cielo di si tingeva di arancione, Ava stabilì che fosse arrivato il momento di ritornare ai nidi sull'isola. «Coraggio, dobbiamo tornare a casa! Tra poco sarà buio, ci siamo allontanati abbastanza. Pico sbrigati!» li esortò Ava preoccupata. Pico a malincuore stava per invertire la rotta quando avvistò una nave più grossa. Era ferma e circondata da barche più piccole, come fossero cuccioli. Sulle scialuppe c'era del pesce fresco. I gabbiani iniziarono a fare cerchi sempre più stretti nell’aria sopra le barche. «Certo pescare è divertente, ma guardate lì quanto buon pesce profumato e appetitoso» disse Pico. «Ho tanta fame! Ma possiamo prenderlo?» Edo era sempre vorace. «Non pensateci neppure! Gli uomini si arrabbiano per questo» disse brusca Ava che, essendo la maggiore, si sentiva responsabile di tutti i guai combinati dal piccolo stormo. «Ma se ne prendiamo solo uno?» chiese Pico speranzoso. «Basta io vado! Se non verrete con me, saranno guai!» rispose Ava con prepotenza.
Edo si era rassegnato a seguire Ava mentre Pico, al contrario, si ostinava a restare in aria Edo si era rassegnato a seguire Ava, mentre Pico si ostinava a restare in aria. Aveva visto una cesta dimenticata, senza nessuno che la controllasse. Svelto si precipitò giù e si poggiò sull'orlo con aria spavalda. «Visto? Nessun pericolo!» «Pico torna qui subito!» «Buon appetito!» disse e saltò dentro la cesta iniziando ad assaggiare. Era strapiena di pesci dal dorso scuro e ventre argenteo, freschi e invitanti. Iniziò a mangiarne uno con aria furtiva, in realtà il cuore gli batteva forte, ma non l'avrebbe mai ammesso. Edo, più affamato che curioso, si decise ad atterrare e le sue zampine goffe si posarono sul bordo. La cesta si sbilanciò, e per non perdere l'equilibrio Edo batté le ali facendo un gran fracasso. L'uomo lo sentì e si avvicinò. Edo volò via lasciando in aria alcune piume mentre Pico terrorizzato si appiattiva sul fondo. L'uomo non si accorse di lui e ricoprì la cesta con un telo pesante. Pico non fiatava, mentre dall'alto Edo e Ava lo chiamavano con disperati stridii.
I marinai portarono la cesta all'interno. Pico quasi non respirava e temeva che potessero sentire il battito del suo cuore terrorizzato. Rimase a lungo immobile. Sentiva una strana vibrazione, era il ruggito dei motori! La nave si stava muovendo e si sarebbero allontanati dall'isola.I marinai portarono la cesta all'interno. Pico quasi non respirava temendo che potessero sentire il battito del suo cuore terrorizzato. Rimase a lungo immobile. Sentì una strana vibrazione simile a un ruggito. Erano i motori, la nave si stava muovendo e si sarebbero allontanati dall'isola.
Doveva uscire e tornarsene a casa. Pico iniziò a cercare una via di scampo strisciando sotto il telone e si mosse pianissimo verso la luce che vedeva filtrare. Finalmente riuscì a mettere la testa fuori e si guardò intorno per capire dove fosse finito. Era un posto pieno di odori e suoni che non conosceva, poco lontano distingueva le voci degli uomini. Scivolò piano sul pavimento e vide subito il finestrino rotondo posto in alto. Si slanciò in quella direzione con impeto ma urtò contro una barriera trasparente. Possibile che non ci fosse spazio per passare? Provò ancora più volte, ma inutilmente. Era in trappola, temeva che non sarebbe mai più uscito. Le lacrime gli annebbiarono gli occhi. “Devo fuggire!” pensò. Tentò di spiccare il volo finendo per picchiare contro il soffitto e le pareti. Ci sbatté varie volte poi precipitò per terra a pancia all'aria e zampe all'insù.in su. Era stanchissimo e disperato. «Ehi genio, la pianti di fare tutto questo rumore? Noi dovremmo lavorare. Se non ti spiace, ne approfittiamo adesso che gli uomini sono distratti e impegnati nelle manovre. Rimani calmo per un po', va bene?» gli disse una voce leggermente spazientita. Pico rotolò per rimettersi in piedi e poi si appiattì sul pavimento. Vide sei occhi curiosi che lo guardavano, erano animali piccoli e coperti di pelo. Il proprietario della voce continuò: «Allora, pollo? Ho la tua parola che la pianterai di svolazzare qui dentro?» Il misterioso animale aveva lunghi baffi e vivaci occhi scuri e. Non sembrava ostile, ma Pico non riusciva a capire che razza di bestie fossero quei tre e restò schiacciato sul pavimento. Si dimenticò di fare quel che tutti i gabbiani saggi fanno quando vogliono spaventare qualcuno. Bisogna allargare le ali, aprire forte il becco soffiando, gonfiare bene le penne del petto e del collo e fare uno sguardo assai feroce. Ma Pico se ne scordò e rimase appallottolato come un mucchio di stracci. «Chi siete? Volete mangiarmi?» chiese timoroso. «Scherzi? Sei tutte piume! Noi siamo topi e ci interessano quelle casse di cibarie, mica i polli. Poi sei ancora da spennare» rispose quello più grosso. «Sarei un gabbiano, non un pollo» rispose Pico tirandosi su. Cominciava a sentirsi meno spaventato e più curioso. «Sono Grigio, capo dei clandestini della nave. Loro sono Baffo e Lil. Stiamo cercando di saccheggiare questa dispensa. Vieni con noi, gabbiano?» Pico non aveva mai saccheggiato dispense, ma gli faceva piacere aver trovato qualcuno in quel posto. «Mi chiamo Pico, sono rimasto imprigionato in quella cesta, vorrei uscire da qui e tornare a casa.» «Oh povero piccolo! Vieni con noi» disse Lil carezzandogli le piume scomposte. «La nave è partita, non ce la faresti mai a raggiungere la costa con le tue ali magroline. Vedrai che insieme troveremo il modo di tirarti fuori dai guai.» Pico pensò che Grigio avesse ragione, la nave si allontanava portandolo chissà dove, non riusciva neppure più a capire da che parte fosse la suapropria isola. Così, camminando goffamente, seguì i topi e li vide prelevare alcune provviste in modo molto discreto. Capì che la loro presenza sulla nave non doveva essere rivelata. Gli offrirono del cibo, ma lui era troppo triste per mangiare. Stava pensando alla sua scogliera, alle rocce familiari dove erano i nidi e alla spiaggia piena di conchiglie bianche e rosa. Aveva il cuore pieno di nostalgia e Ava ed Edo gli mancavano tanto.
Grigio e gli altri topi fecero di tutto per tenerlo allegro raccontandogli mille storie dei loro viaggi in nave; gli promisero che avrebbero trovato il modo di riportarlo a casa e finalmente Pico si addormentò rasserenato.Grigio e gli altri topi fecero di tutto per tenerlo allegro raccontandogli mille storie dei loro viaggi in nave. Poi gli promisero che avrebbero trovato il modo di riportarlo a casa e finalmente Pico si addormentò rasserenato. Pico rimase con loro per l'intera durata del viaggio, imparò ad andare in giro di notte, quando quasi tutti gli uomini della nave dormivano. Si era affezionato ai topi, seguiva i loro spostamenti camminando o saltellando. Quando non c'erano marinai sul ponte, faceva anche dei piccoli voli, senza mai perdere di vista la nave. Quando non c'erano marinai sul ponte, faceva anche dei piccoli voli, senza allontanarsi mai troppo. Spesso aiutava i suoi amici pelosi avvistando gli umani dall'alto.
Grigio gli aveva spiegato che i marinai non sono molto amici dei topi, a Pico invece erano assai simpatici, e quando Grigio gli regalò una piccola conchiglia rosa che faceva parte del suo personale tesoro. Pico ne fu davvero entusiasta perché somigliava proprio a quelle che si trovavano sulla sua amata spiaggia. Grigio gli aveva spiegato che i marinai non sono molto amici dei topi, a Pico invece erano assai simpatici. Quando Grigio gli regalò una piccola conchiglia rosa che faceva parte del suo personale tesoro, Pico ne fu davvero entusiasta perché somigliava proprio a quelle che si trovavano sulla spiaggia dove era nato. Dopo qualche giorno la nave gettò finalmente l'ancora e si vedeva bene la costa a distanza. Grigio e Baffo scrutavano il cielo e sembrava che aspettassero qualcosa, Lil era triste. Poi arrivò Al, l'albatro. Era l'uccello più bello e grande che Pico avesse mai visto, aveva ali immense e un'aria regale. Era capace di volare per distanze enormi e poteva indicargli la via di casa. Pico non stava più nelle piume dalla gioia e abbracciava tutti. Quella sera nella stiva ci fu un gran trambusto. Tutti erano un po' tristi e un po' allegri e furono prese decisioni importanti come succede tra amici. Decisero che Pico avrebbe seguito l'albatro fino a un alto monte dove avrebbero incrociato lo stormo di cicogne. Al avrebbe parlato con loro e le cicogne avrebbero accompagnato il gabbiano fino a casa. I due partirono all'alba. Anche per un gabbiano giovane era facile seguire la traccia dell'albatro che fendeva l'aria senza neanche muovere una piuma. Pico volava ammirato e non sentiva neppure la stanchezza.
Viaggiarono per ore fino al tramonto poi Al lo fece riposare improvvisando un nido tra le rocce: da là Pico vide il sole tuffarsi nel mare e la luna colorare tutto d'argento. Viaggiarono per ore fino al tramonto poi Al lo fece riposare improvvisando un nido tra le rocce. Da lassù Pico vide il sole tuffarsi nel mare e la luna colorare tutto d'argento. Al gli raccontò che era capace anche di dormire durante il volo, e Pico pensò che dovesse essere una cosa stupenda sognare trascinati dal vento, tra le nuvole e i raggi della luna. Il giorno dopo vennero le cicogne e Pico le seguì fino a ritrovarsi in luoghi conosciuti. Scorse da lontano un piccolo grumo di penne candide e riconobbe Edo e Ava. Era tornato a casa! Il tempo passò e anche Pico perse tutte le piume marroni e diventò grande. Però i gabbiani dello stormo di Pico conservarono strane abitudini. I marinai di una certa nave non capirono mai perché cicogne e gabbiani li sommergessero ogni volta che sostavano al largo di quell'isola. Qualcuno giurava di aver visto persino un albatro. Ma noi sappiamo che gli amici amano rivedersi. E spesso.
Edited by violaliena - 1/5/2015, 20:05 |
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