Scrittori per sempre

Votes taken by violaliena

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    @Esterella Ma lo sai che anche io preferivo questo qui dei due brani che avevi in gara?
    Comunque non sono d'accordo, narrare su un testo brevissimo non è affatto cosa da tutti, è creare un distillato di emozioni, deve colpire subito.
  2. .
    Sono consapevole del senso dell'iniziativa, volontariamente ho partecipato e fatto tutto finora al massimo delle mie (discutibili) capacità.
    Solitamente la mia autostima è a livelli iperdepressivi e sono consapevole di non aver partorito un capolavoro, però vedere certi rimaneggiamenti fatti senza criterio è una cosa avvilente.
    Quella versione mi è stata presentata come definitiva per quello mi sono avvilita oltre i livelli di guardia.
    Di collaborare ho sempre voglia, tanto più in una cosa così.
    Ho modificato un po' il testo per renderlo più vivace seguendo le indicazioni ricevute. Volevo dare il meglio e ho amabilmente rotto le scatole proprio per vedere le revisioni.
    Però da un editor pretendo almeno la stessa cura nella scelta delle parole che ci ho messo io. E credo che un cambiamento prodotto debba avere un senso. Molti di quelli proposti non lo fanno. Ho citato quelle perchè sono le prime emerse, ma ci sono anche altre.
    Non ho l'abitudine di partire in quarta, nello specifico è stata l'amarezza a prevalere.
    Dopo aver scritto, corretto e commentato sarebbe da veri idioti ritirarsi per puerile puntiglio.
    Se certe modifiche tirate lì "tanto per" sono cestinabili, allora sono pronta a rimboccarmi le maniche ancora.
    Molte correzioni sono giuste e le accetto con gratitudine, altre sono forzature e alterazioni.
    Come procediamo?
    NB: ho risposto anche al MP ma non sono sicura che sia partito... Ho problemi col sito
  3. .
    Non so dove segnalare la cosa, ma non intendo più partecipare alla raccolta.
    Ok editing va bene, è giusto e doveroso.
    Ma ci sono cose che vanno oltre, sconfinando nella prevaricazione e nell'offensivo.
    Quello che ho ricevuto da visionare è un testo che non approvo, con espressioni che mai adopererei, per cui non voglio assolutamente che sia pubblicato così.

    "gli faceva piacere aver trovato qualcuno in quel posto" non lo scriverei neppure sotto tortura

    Se una frase è
    Vedrai che insieme troveremo il modo di aiutarti

    non vedo la miglioria nel trasformarla in

    Vedrai che insieme troveremo il modo tirarti fuori dai guai.

    Dov'è l'abbellimento? Con la rima involontaria (vedrai/guai)? migliora? Direi di no.
    Non ho voglia di mercanteggiare, vivisezionare. e non riesco a passar sopra la sensazione di essere poco rispettata non dico come autrice ma proprio come persona. Sono delusa e soprattutto stanca.
    Revoco la mia autorizzazione che ho già inviato perchè stupidamente mi fido sempre troppo del prossimo.
    Cordiali saluti
  4. .
    Vorrei fare un ringraziamento globale che valga per tutte le osservazioni che avete lasciato a questa favoletta. Mi hanno aiutato a mantenere saldi i punti forti della storia e a migliorarne le parti meno riuscite. Ho fatto qualche cambiamento seguendo i suggerimenti.
    E' stato piacevole tornare indietro nel tempo e giocare con le favole.
    E' stato bello osservare i tanti modi in cui la creatività si esprime su temi condivisi.
    Grazie ancora a tutti voi.
  5. .
    Bella fiaba con una combinazione difficile da trattare tra lo squalo protagonista e l'età adolescenziale. La protagonista è ben tratteggiata, lo stile è vivace, dialoghi e descrizioni sono ben costruiti.
    Nel dialogo di solito si usano solo trattini o solo caporali, magari è la mescolanza che lascia perplessi.
    Geniale la trovata del bar.
  6. .
    Vado col poster riassuntivo?

    1) Cari autori nelle revisioni saremo più cattivi di avvoltoi a digiuno, ma voi carissimi non dovrete arrabbiarvi perchè tutto questo si fa in nome dei bimbi.

    2)Corollario: lo sappiamo che siete bravi e buoni (altimenti non avreste mai partecipato) ma adesso dovrete farci vedere come siete bendisposti nell'accogliere le critiche costruttive
  7. .
    La forma e lo stile rendono la lettura faticosa.
    L'uso di ripetizioni, diminutivi e rime è forse indicato in storie più brevi e dirette a bimbi di età inferiore.
    Non vorrei essere troppo critica ma credo che occorra una maggiore attenzione anche alla trama che presenta qualche lieve falla logica.
    Anche si tratta di fantasia la realtà non deve comunque essere sovvertita.
    Perciò un delfino è un mammifero e respira, quindi necessita di salire in superficie praticamente di continuo.
    E la primavera non segue l'estate...
    Sono piccole cose che andrebbero riviste.
    Più che abbandono qui vedo una perdita, ma solidarietà e collaborazione sono evidenziate nella giusta luce positiva, tra animali di specie differenti.
    I punti di forza sono il tono brioso e la ricchezza di paesaggi e colori.
  8. .
    Il sole stava quasi per tramontare ma i quattro giovani gabbiani non avevano ancora voglia di tornare ai loro nidi. Mentre il cielo si tingeva di arancione Pico continuava a giocare con Ava, Edo e Gek. Planavano eleganti e a tratti si tuffavano in acqua per pescare. Dall'alto avvistavano il riflesso argenteo dei pesci e poi si immergevano profondamente andando giù dritti come missili. Di solito trovavano più cibo seguendo la scia delle navi al largo della loro isola. Le navi passando smuovevano l'acqua e disorientavano i banchi di pesci, così per i gabbiani era più facile pescarli.
    Edo era il miglior amico di Pico, cicciottello e fifone.
    Gek era il pescatore più abile, nessuno prendeva più pesci di lui. Era instancabile e spericolato, ma ogni volta che si allontanava troppo per seguire la nave, Ava lo richiamava.
    Ava era la più grande, le piume marroni sull'orlo delle ali erano quasi scomparse, presto sarebbe andata a pesca con gli adulti e avrebbe smesso di giocare.
    Pico adorava volare e scappava sempre avanti, agile e leggero, seguiva la nave planando e si tuffava di rado nella spuma bianca per catturare i pesci. Spesso si avvicinava troppo alle barche planando ad ali ferme. Gli altri seguivano più a distanza, il gioco non li divertiva a lungo, erano stanchi e affamati e pensavano più a catturare i pesci.
    Pico era curioso, alcune navi lo affascinavano, specialmente quelle grandi e cariche di contenitori colorati. Si divertiva a superarle e a spiare dall'alto, vedeva i marinai affaccendati correre su e giù e sentiva il ronzio di strani macchinari. Immaginava che la pancia metallica di quelle grandi barche fosse piena di sorprese e avrebbe tanto desiderato poterci entrare.
    «Coraggio dobbiamo tornare a casa, tra poco sarà buio, ci siamo allontanati abbastanza. Pico sbrigati!»
    Pico a malincuore stava per invertire la rotta quando avvistò una nave più grossa. Era ferma e circondata da barche più piccole, come cuccioli. Sulle scialuppe c'era del pesce fresco. I gabbiani iniziarono a fare cerchi sempre più stretti in aria sopra le barche.
    «Certo pescare è divertente, ma guardate lì quanto buon pesce profumato e appetitoso» disse Gek.
    «Ho tanta fame! Ma possiamo prenderlo?» Edo era sempre affamato.
    «Non pensateci neppure! Gli uomini si arrabbiano per questo» disse brusca Ava. Lei era la maggiore e si sentiva responsabile di tutti i guai combinati dal piccolo stormo.
    «Ma se ne prendiamo solo uno?» chiese Pico speranzoso.
    «Basta io vado, se non mi seguite saranno guai!» Ava aveva l'atteggiamento un po' prepotente.
    Edo si era rassegnato a seguire Ava, ma Pico si ostinava a restare in aria. Aveva visto una cesta dimenticata senza nessuno che la controllasse. Svelto si precipitò giù e si poggiò sull'orlo con aria spavalda «Visto? Nessun pericolo!»
    «Pico torna qui subito!»
    «Buon appetito!» disse e saltò dentro la cesta iniziando ad assaggiare. Era strapiena di pesci dal dorso scuro e ventre argenteo, freschi e invitanti. Iniziò a mangiarne uno con aria furtiva, in realtà il cuore gli batteva forte, ma non l'avrebbe mai ammesso.
    Edo più affamato che curioso, si decise ad atterrare e le sue zampine goffe si posarono sul bordo. La cesta si sbilanciò e per non perdere l'equilibrio Edo batté le ali facendo un gran fracasso. L'uomo lo vide e si avvicinò. Edo volò via lasciando in aria alcune piume mentre Pico terrorizzato si appiattiva sul fondo.
    L'uomo non lo vide e ricopri la cesta con un telo pesante. Pico non fiatava mentre dall'alto Ava, Edo e Gek lo chiamavano con disperati stridii.
    Gli uomini portarono la cesta all'interno, Pico quasi non respirava e temeva che potessero sentire il battito del suo cuore terrorizzato. Rimase a lungo immobile. Sentiva una strana vibrazione, era il ruggito dei motori! La nave si stava muovendo e si sarebbero allontanati dall'isola.
    Doveva uscire e tornarsene a casa.
    Pico iniziò a cercare una via d'uscita, strisciando sotto il telone si muoveva pianissimo verso la luce che vedeva filtrare. Finalmente riuscì a mettere la testa fuori e si guardò intorno per capire dove fosse finito. Era un posto pieno di odori e suoni che non conosceva, poco lontano distingueva le voci degli uomini. Scivolò piano sul pavimento e vide subito il finestrino rotondo posto in alto. Si slanciò in quella direzione con impeto ma urtò contro una barriera trasparente.
    Possibile che non ci fosse spazio per passare?
    Provò ancora più volte, ma inutilmente.
    Era in trappola, temeva che non sarebbe mai più uscito. Le lacrime gli annebbiarono gli occhi, «Devo fuggire!» pensò.
    Tentò di spiccare il volo finendo per picchiare contro il soffitto e le pareti. Ci sbatté varie volte finendo per cadere in terra a pancia all'aria e zampe insù.
    Era stanchissimo e disperato.
    «Ehi genio, la pianti di fare tutto questo rumore? Noi dovremmo lavorare. Se non ti spiace approfittiamo adesso che gli uomini sono distratti e impegnati nelle manovre. Rimani calmo per un po', va bene?» gli disse una voce leggermente spazientita.
    Pico rotolò per rimettersi in piedi e poi si appiattì sul pavimento. Vide sei occhi curiosi che lo guardavano, erano animali piccoli e pelosi.
    Il proprietario della voce continuò «Allora pollo? Ho la tua parola che la pianti di svolazzare qui dentro?»
    Il misterioso animale aveva lunghi baffi e occhi scuri e vivaci. Non sembrava ostile, ma Pico non capiva cosa fossero quei tre e restò schiacciato sul pavimento. Si dimenticò di fare quel che tutti i gabbiani saggi fanno quando vogliono spaventare qualcuno. Bisogna allargare le ali, aprire forte il becco soffiando, gonfiare bene le penne del petto e del collo e fare uno sguardo assai feroce.
    Ma Pico dimenticò e rimase appallottolato come un mucchio di stracci.
    «Chi siete? Volete mangiarmi?» chiese.
    «Scherzi? Sei tutto piume! Per la verità, siamo dei topi e ci interessano quelle casse di cibarie e non i polli. E tu sei ancora da spennare» rispose quello più grosso.
    «Sarei un gabbiano, non un pollo» rispose Pico tirandosi su. Cominciava a sentirsi meno spaventato e più curioso.
    «Sono Grigio, capo dei clandestini della nave. Loro sono Baffo e Lil e staremmo cercando di saccheggiare questa dispensa. Che fai vieni con noi, gabbiano?»
    Pico non aveva mai saccheggiato dispense ma gli faceva piacere aver trovato qualcuno «Mi chiamo Pico, sono rimasto imprigionato in quella cesta, vorrei uscire da qui e tornare a casa»
    «Oh povero piccolo! Vieni con noi adesso» disse Lil carezzandogli le piume scomposte.
    «La nave è partita e anche se ora ti accompagnassi fuori non ce la faresti mai a raggiungere la costa con le tue ali magroline. Vedrai che insieme troveremo il modo di aiutarti»
    Pico pensò che Grigio avesse ragione, la nave si allontanava portandolo chissà dove, non riusciva neppure più a capire da che parte fosse casa sua.
    Così camminando goffamente seguì i topi e li vide prelevare alcune provviste in modo molto discreto. Capì che la loro presenza sulla nave non doveva essere rivelata. Gli offrirono del cibo, ma lui era troppo triste per mangiare. Gli mancava la sua scogliera, le rocce familiari dove erano i nidi e la spiaggia piena di conchiglie bianche e rosa. Ava e Edo gli mancavano tantissimo, e gli mancava persino Gek che lo batteva sempre nelle gare di pesca.
    Grigio e gli altri topi fecero di tutto per tenerlo allegro raccontandogli mille storie dei loro viaggi in nave. Gli promisero che avrebbero trovato il modo di riportarlo a casa. Finalmente Pico si addormentò rasserenato.
    Pico rimase con loro per l'intera durata del viaggio, imparò ad andare in giro di notte, quando quasi tutti gli uomini della nave dormivano. Si era affezionato ai topi, seguiva i loro spostamenti camminando o saltellando e quando non c'erano marinai sul ponte faceva anche dei piccoli voli ma senza mai perdere di vista la nave. Spesso aiutava i suoi amici pelosi avvistando gli umani dall'alto.
    Grigio gli aveva spiegato che i marinai non sono molto amici dei topi. A Pico invece erano assai simpatici e quando Grigio gli regalò una piccola conchiglia rosa che faceva parte del suo personale tesoro ne fu davvero entusiasta. Somigliava proprio a quelle che si trovavano sulla sua amata spiaggia.
    Dopo qualche giorno la nave gettò finalmente l'ancora e si vedeva bene la costa a distanza.
    Grigio e Baffo scrutavano il cielo e sembrava che aspettassero qualcosa, Lil era triste. Poi arrivò Al, l'albatro. Era l'uccello più bello e grande che Pico avesse mai visto, aveva ali immense e un'aria regale. Era capace di volare per distanze grandissime e poteva indicargli la via di casa.
    Pico non stava più nelle piume dalla gioia e abbracciava tutti.
    Quella sera nella stiva ci fu un gran trambusto. Tutti erano un po' tristi e un po' allegri e vennero prese decisioni importanti come succede tra amici.
    Decisero che Pico avrebbe seguito l'albatro fino ad un alto monte dove avrebbero incrociato lo stormo di cicogne. Al avrebbe parlato con loro e le cicogne lo avrebbero accompagnato fino a casa. All'alba Pico partì con Al, era facile anche per un gabbiano giovane seguire la traccia dell'albatro che fendeva l'aria senza neanche muovere una piuma. Pico lo seguiva ammirato, non sentiva neppure la stanchezza. Viaggiarono per ore fino al tramonto poi Al lo fece riposare improvvisando un nido tra le rocce. Pico vide il sole tuffarsi nel mare e la luna colorare tutto d'argento.
    Al gli raccontò che era capace anche di dormire durante il volo e Pico pensò che dovesse essere una cosa stupenda dormire e sognare trascinati dal vento tra le nuvole e i raggi della luna.
    Il giorno dopo vennero le cicogne e Pico le seguì fino a ritrovarsi in luoghi conosciuti.
    Scorse da lontano un piccolo grumo di penne candide e riconobbe Ava, Edo e Gek.
    Era tornato a casa!
    Il tempo passò e anche Pico perse tutte le piume marroni e diventò grande. Però i gabbiani dello stormo di Pico conservarono strane abitudini.
    Per esempio i marinai di una certa nave non capirono mai perché ogni volta che passavano al largo di una certa isola venissero sommersi da cicogne e gabbiani. Qualcuno giurava di aver visto persino un albatro.
    Ma noi sappiamo che gli amici amano rivedersi.
    E spesso.

    Edited by violaliena - 11/4/2015, 09:59
8 replies since 27/2/2015
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