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Leo Serban.
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Uhmm...un inizio un po' difficile da seguire: hai messo in gioco decisamente troppi personaggi in poche battute. Comunque poi la narrazione trova un ordine più "seguibile" e il racconto diventa coinvolgente. L'argomento storico è centrato e lo stile, eccetto le battute finali, mi è piaciuto.
Grazie e alla prossima!. -
ila*lalla.
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Racconto interessante, ma troppo pesante. Pieno di personaggi che sono, sì, ben delineati, ma in un racconto breve non si ha tempo di conoscerli tutti e molte volte sono stata costretta a tornare indietro per capire le parentele. Se fosse stato un racconto più lungo non ci sarebbero stati problemi, ma essendo breve sarebbe meglio se fosse tutto chiaro fin da subito, per facilitare la lettura e renderla più apprezzabile. . -
Psicogrigio.
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Prende le mosse come piace a me, ma poi non riesce a superare il vero scoglio del racconto storico, cioè conciliare la descrizione storica dei fatti ("libro di storia") con una visione in cui il personaggio storico è al fianco del lettore (racconto di un evento visto quasi in prima persona). Non è il solo a non riuscirci. La mancanza di armonia, di amalgama che confonde realtà e invenzione senza che il lettore se ne renda conto, si vede subito, perché le due linee di sviluppo si compongono in una giustapposizione, piuttosto che una fusione. Pochi sono riusciti a raggiungere questo apice creativo. La complessità del contenuto può (deve!) essere valorizzata in una creazione di più ampio respiro, che renda merito al grande lavoro di ricerca che si intuisce sotteso al racconto. . -
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TRAMA E PERSONAGGI. Racconto difficile da seguire, che obbliga più volte a tornare indietro nella lettura, probabilmente anche a causa di un eccesso di informazioni difficile da gestire in un racconto breve. I personaggi non sono approfonditi e si fa fatica a individuarli nel contesto generale. Il ritmo è molto lento. Per me è stata una lettura davvero difficoltosa.
Peccato, perché l’incipit prometteva davvero bene.
GRAMMATICA E SINTASSI. La consecutio temporum va a farsi benedire più e più volte; in periodi introdotti da un passato antecedente va usato il trapassato prossimo, mentre qui l’Autore non usa mai un tempo composto dell’indicativo. Ad esempio, “Erano passati più di vent’anni da quando Alboino, re dei Longobardi, attraversò l’Isonzo con un esercito innumerevole e giunse”. Altro esempio: “Ermanno era il terzo figlio maschio di Goffredo e seguì la carriera monastica. Grazie alle influenze del padre era diventato”. Ancora: “Priscilla era arrivata lì, preoccupata perché suo marito ritardasse”. Tutti questi esempi non esaustivi rallentano una lettura già non semplice di suo.
Segnalerei anche che, nella narrazione ma anche nei discorsi diretti, le città sono chiamate col loro nome attuale, e addirittura nell’unica circostanza nella quale una viene chiamata col proprio nome l’Autore si affretta a mettere l’attuale tra parentesi, come per non inimicarsi il lettore. Io lo avrei trovato un tocco di fedeltà all’epoca scelta, ma questo dipende dalla mia soggettività e di certo non è valutabile.
SPECIFICHE DEL GENERE. Ambientazione decisamente storica.
IN CONCLUSIONE. Per quanto mi riguarda, il racconto non può raggiungere la sufficienza sia per il caos grammaticale sia per una trama difficoltosa da seguire e per la mancanza di caratterizzazione dei personaggi che non permettono al lettore di entrare in empatia con essi.
Mi spiace.
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aiuto! dopo il commento di vivonic arriva il mio! secondo me hai fatto un lavoro enorme per assemblare tanti personaggi. ti ha penalizzato il fatto che dovessi narrare l'intera storia in poche battute. le critiche, specialmente quelle fatte da persone competenti, aiutano a crescere.
ciao autore. -
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La trama di questo racconto è di quelle che prediligo: molto articolata, intreccia la vicenda di una famiglia con la storia di un territorio senza trascurare avvenimenti, come il nubifragio del 585 che diede avvio a un nuovo corso dell’Adige, attinenti all’aspetto geofisico del Polesine. Questo elemento non è aggiunto in modo didascalico, perché ben inserito nel contesto e funzionale alla drammaticità della situazione che viene narrata.
I personaggi sono molti, non tutti possono essere perfettamente caratterizzati come in un romanzo, ma ben strutturati mi sembrano i personaggi principali e soprattutto i protagonisti. Pietro, ambizioso e capace di tutto - anche di avvelenare il cugino - pur di impossessarsi dell’antico cimelio che attesta la nobiltà della famiglia di cui si ritiene unico erede. Anche Marco ambisce a quell’oggetto, per lui la spada è cosa quasi sacra: «Non toccarla!» Tuttavia le vie umane contano di più.
I due cugini giungono a battersi in duello ma mentre Pietro pensa solo alla spada e non si preoccupa della incolumità dei sudditi minacciati dal nubigragio - «sono i miei sudditi!» - Marco rinuncia alla spada, pensa alla salvezza delle famiglie e si adopera a tal fine, facendo trasferire gli abitanti di Raudi a Gavello. Due mentalità opposte, due concezioni diverse a confronto. L’umanità di Marco verrà premiata mentre Pietro, rimasto a Raudi, soccomberà. Nemmeno la spada – quasi un altro personaggio che, al centro della storia, fa da collegamento ai vari avvenimenti – verrà ritrovata.
È veramente un peccato che la forma del racconto non sia pari alla capacità dell’autore di elaborare trame, al gusto che rivela per la storia medievale e per la ricerca documentale. Per questo motivo non mi sento di votare un racconto che mi è piaciuto tantissimo e mi ha coinvolto.. -
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Vie umane/ vite umane
nubigragio/ nubifragio. Mi scuso per gli errori di battitura. -
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Racconto scritto molto bene, ma forse un po’ troppo lungo e per questo ci si perde.
Io mi sono perso fra i personaggi e le dinastie.
È una narrazione, a mio parere, eccessivamente asettica, da manuale di storia: sebbene rientri perfettamente nel genere storico, la lettura risulta pesante alla lunga.. -
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Mi accodo agli altri commenti: lettura pesantissima, personaggi poco caratterizzati e parentele troppo ingombranti. La trama di fondo c'è, ma non affiora completamente. Poteva essere molto meglio. Finale abbastanza deludente. . -
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Seconda lettura. La storia è comunque interessante e riguarda un periodo storico raramente trattato. Credo che, alla fine, il problema sia stato dare un nome anche ai personaggi secondari: serve sapere che la figlia femmina di Goffredo si chiama Rosalia? In questo modo si viene a creare un surplus di informazioni che il lettore pensa di dover memorizzare in quanto utili allo svolgimento del racconto, e che in vece sono fini a se' stesse. Ho letto un commento che diceva: "a cosa serve lo zio prete", se non ricordo male. Questo da una idea della confusione che si è creata, dato che lo zio prete è umo dei personaggi principali. Altra cosa che MI confonde è chiamare i personaggi con il nome e non con il geado di parentela: "Ermanmo portò Marco a fsre una passeggiata" oddio... Ermanno... chi è? E scorro il testo a cercare informazioni. Sarebbe stato sufficiente scrivere"lo zio" (mia opinione, ovviamente). Comunwue l'autore si è dato parecchio da fare, e nonostante gli svarioni e quanto detto, secondo me si merita un piccolo incoraggiamento; sono convinta che il prossimo sarà migliore. Nella mia cinquina. . -
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Romanzo compresso a forza. Non è un problema della forma racconto: è che sono due cose diverse. Due campi da gioco diversi. Forse addirittura due sport diversi. C'è grande talento, qui, abilità, una visione ampia, ma il tutto è applicato a qualcosa che invece dovrebbe vivere di piccoli sguardi, di poche parole che pesano come macigni. . -
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seconda passata
non posso che confermare quanto scritto prima
la storia in sé è molto interessante e ben riportata
ma il racconto è pesante, nonostante le buone descrizioni di scene e luoghi
forse è troppo complesso, meriterebbe molta più aria
in pratica, vedrei bene un romanzo, anche breve, elaborato su questa trama
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Gran bel racconto: trama affascinante e originale e precisione nei riferimenti storici. Mi piace che gli avvenimenti storici (lo straripamento dell'Adige del 17 ottobre 589) siano funzionali al racconto e che la vicenda dia una spiagazione inventata a fatti reali (la nascita della Contea di Gavello). Mi manca un po' di atmosfera medioevale e mi aspettavo un colpo di scena nelle righe conclusive che invece non c'è stato lasciandomi un po' di sapore di insoddisfazione in bocca. In bilico per entrare nella mitica cinquina. . -
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Seconda lettura. Ci vuole davvero un animo molto meditativo per leggere questo racconto. Tanta carne al fuoco, concordo con chi scrive che sembra un romanzo condensato. Per quanto riguarda lo stile e la forma, Arianna in particolare ti ha dato tantissimi consigli su come migliorare il racconto. Per il resto, confermo le mie impressioni alla prima lettura. . -
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Grazie a tutti per i commenti utilissimi che mi avete lasciato. Spero che qualcuno passi a leggere (in realtà: dopo aver letto il commento di Vivonic al proprio racconto, probabilmente in questo momento sto scrivendo per un paio di persone, ma non importa).
Ho già indirettamente ringraziato Arianna per l'analisi dettagliata sulla forma del racconto. Aggiungo i ringraziamenti a Vivonic, fonte inesauribile di suggerimenti per tutti soprattutto sulla questione formale. Non ho giustificazioni: ho cannato la consecutio.
Giuro che non avevo pensato a "mettere in risalto l'unità dei personaggi in quanto gruppo" (grazie darnocj) però ci sta, lo prendo come un punto di forza che vedrò di perfezionare negli altri racconti storici che ho scritto e che scriverò. Su questo spunto si sono ritrovate anche Esterella e triss1, grazie.
Non vi cito uno per uno. In molti non hanno gradito lo stile distaccato, definendo la mia scrittura pesante; in molti invece non hanno avuto problemi e hanno notato solamente gli svarioni di consecutio. Qui ovviamente non posso accontentare tutti Ho deciso di improntare questo racconto su un determinato stile e penso che negli sviluppi futuri vi rimarrà fedele; scontenterò metà di voi, ma è inevitabile; se facessi il contrario forse scontenterei l'altra metà. Ho letto con attenzione i consigli di tutti, comunque! Anche chi non ha gradito il mio stile ha saputo dare spunti validi.
Veniamo alla nota dolente: il racconto storico come sapete è il mio genere preferito. Per partecipare al primo step di INK ho rovistato nel mio cassetto e... ho estratto la storia sbagliata! Si tratta infatti di una storia che vorrei utilizzare per scrivere un romanzo. Mi è piacita molto l'osservazione di asbottino: "Non è un problema della forma racconto: è che sono due cose diverse. Due campi da gioco diversi. Forse addirittura due sport diversi." Avrei dovuto capirlo fin dal principio! Ho scontato un errore madornale e, nel genere in cui aspettavo il mio risultato migliore, risulto invece classificato per un pelo!
Ringrazio Stefia per avermi donato l'unico punto che ho raccolto. Ringrazio Allerim 4 che mi ha citato nella votazione, Tommasino e SuperRiccardo che invece mi hanno citato nei commenti come "votabile".SPOILER (clicca per visualizzare)I fatti storicamente accertati sono:
la conquista longobarda delle Venezie tra l'Isonzo e Verona nel 568-569;
l'alluvione dell'Adige del 17 ottobre 589;
la nascita dell'Abbazia di Gavello nel VI secolo.
Invenzioni:
Tutto il resto.
In particolare Alboino non andò mai oltre l'Adige e non ne aveva motivo, dato che le Venezie meridionali erano già paludose anche prima dell'alluvione del 17 ottobre 589.
Raudi non è mai esistita.
Forzature:
Si cominciò a parlare di Contea di Gavello solo a partire dal IX secolo, comunque nell'invenzione del racconto ho inteso porre le basi per la nascita di questo territorio così com'è stato riportato dalla storiografia polesana..