La madre

bucaneve88

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    Penna suprema

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    💝👏🏻💝👏🏻💝👏🏻💝🎄🎄🎄Grazie, Petunia. Sei stata chiarissima.
     
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    Racconto fantastico, per il modo in cui coinvolge, per le descrizioni, per l'emotività che riesce a trasmettere.
    Mi sono mancate le tue descrizioni originali e intrise di dialettismi.
    Epperò, anche se ben sai che amo il tuo modo di usare il dialetto, in questa storia ce lo vedo meno bene che in altre. Spezza il ritmo, cambia il registro, insomma, non lo avrei usato.
    Mi ha anche un po' spiazzato l'incipit, con la descrizione del sogno che è a tratti bizzarra. Baciare gli omeri è una cosa che fuori dall'Iliade non avevo mai sentito. :P

    A parte questo, davvero un ottimo lavoro.
    Bentornata!
     
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    Dio della penna

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    Il racconto si apre con un sogno incredibilmente commovente: un uomo incontra la vecchia madre ritenuta morta da molto tempo...
    Il tutto in un alone di poetica visione intinta in toni quasi gialli raffigurati dalla luce d'un lampione.
    Poi prende corpo la storia e pare che questa visione onirica sia guidata da qualcosa di misterioso. Conosciamo Carlo e la sua travagliata storia famigliare e la commozione continua seguendolo nella sua ricerca "guidata".
    Carlo scoprirà tante cose e ritroverà l'affetto della madre, che ha perso la ragione. Ma poi sarà così? Nel mondo degli eventi ogni cosa è possibile e questa madre che pareva aver abbandonato il figlio in realtà non lo ha mai fatto. Note di generosità e predisposizione al prossimo e bravura nella scrittura ne fanno un ottimo lavora da tenere in considerazione per il pathos che sa creare nell'animo del lettore, bravissima.
     
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    Penna furiosa

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    Racconto limpido, pulito, lineare, nello svolgimento e nella forma, che è ineccepibile (ci sono solo un paio di minuzie che cambierei).
    Tutto è ritmato, scandito. Mi ha trasmesso la sensazione di un grande controllo. Anche troppo.
    Una forte razionalità che nasconde altro, anche se non so dire cosa… una gran rabbia, forse.
    Almeno è quello che è venuto in mente a me.
    Provo a spiegarmi.
    Carlo, bambino orfano, scopre in un istante che la mamma, che per tutta la vita ha creduto morta, è viva. Non si precipita agli Zoccolanti, anche solo per dire alle suore “sono qui, dite a mia mamma che suo figlio è qui”. No, lui obbedisce a uno sconosciuto e va a prendere il trolley dalla macchina, per aspettare le quattro del pomeriggio.
    Il pomeriggio, un nuovo incubo: la mamma ha preferito far credere al suo unico figlio di cinque anni (appena rimasto orfano di padre) che lei è morta e che quindi lui è davvero solo al mondo, piuttosto che fargli rimanere un genitore vivo e, magari, andarlo a trovare di tanto in tanto (la decisione è presa prima della malattia).
    Certo, erano altri tempi, tempi in cui veramente poco ci si preoccupava del benessere emotivo dei bambini, in modo particolare forse in determinati contesti.
    Io però ho trovato in questo racconto degli elementi di forte crudeltà, o almeno di negazione della sofferenza e della rabbia.
    Forse è per questa dissonanza, tra l’apparente dolcezza e quello che ho percepito sotto, che non sono riuscita ad appassionarmi alla lettura.
    Ribadisco, però, un ottimo lavoro, ben costruito e sviluppato e ben scritto. Ben collegato anche l’excipit.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Buc! Ho scritto e riscritto molte volte questo commento, sai?
    Il tuo racconto è davvero bello, scritto da mano esperta e precisa, che regala belle descrizioni e praticamente nulla sbaglia.
    Tuttavia, non posso non esprimere le mie perplessità. Mi spiego meglio: trovo innaturale la reazione di Carlo. Lui scopre che la mamma è ancora in vita, e che è stata la Madre Superiora, per sua decisione, a tenergli nascosta la verità (ma come si è permessa?) Mi sarei aspettata di vederlo arrabbiato e indignato, invece lui mantiene una certa compostezza. Questo e altri piccoli particolari mi hanno lasciata un pò perplessa...
    Anche la prima parola del racconto "annotava", scritta e un pò abbandonata a se stessa, potrebbe essere a mio parere eliminata e l'incipit non ne risentirebbe. Immagino che Carlo cammina e annota qualcosa... Ma dove? In un block notes? Non è facile camminare "a lunghe falcate"e scrivere allo stesso tempo. Oppure sono io a non avere capito niente :P
    Ovviamente è solo il mio sentire personale e nulla toglie all'indiscussa validità del racconto :)
     
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    Ciao, Constance. Grazie per il bel commento. Il termine è ANNOTTAVA è una parola desueta per dire “ si stava facendo notte”. Infatti i lampioni erano accesi.

    Carlo non solo accetta la scelta della Superiora, ma le è anche grato, capisce il gesto. Mi spiego: fino a quando la madre era padrona delle sue facoltà, era stata lei a scegliere l’oblio per garantire al figlio un futuro sereno. Quando la malattia la rende gravemente invalida, la suora decide di lasciarlo libero di vivere la sua vita senza l’onere di dover accudire un’anziana che non l’avrebbe riconosciuto. Se pensi al sacrificio fatto dalla madre quando lui era piccolino, (era di salute cagionevole e temeva di non essere in grado di allevarlo) trovo in linea l’atteggiamento della Superiora.
    Scusa per la lunga spiegazione, ma mi sono affezionata a questo racconto e ai suoi personaggi...eheh🌷🍀🎄
     
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    Ciao
    Le descrizioni iniziali sono pennellate da impressionisti: mi sono piaciute moltissimo.
    Come anche la visione onirica, il richiamo e il rapporto ritrovato, almeno in sogno, con la madre, sono per me di grande effetto.
    Poi ho sentito stridere qualcosa, come un gessetto sulla lavagna.
    Insomma, lui ritrova la madre, sa che è viva, tiene nascosta la cosa alla moglie in piena crisi post partum, ma si precipita in banca a sistemare l'aspetto economico.
    Certo fa una bella donazione ed è vero anche che ha vissuto senza conoscere l'affetto di una famiglia, però non mi ha convinto del tutto.
    Resta comunque che non essendoci errori, refusi, o altro, il testo scorre piacevolmente e rimane un gran bel racconto.
    brava

    a me annottava è piaciuto moltissimo.
     
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    storia carica di sentimento e di emozione, a tratti anche commovente.
    ottime le caratterizzazioni dei personaggi, anche quelle della suora e dell'albergatore.
    buone le descrizioni, buona la sintassi e quasi nessun refuso.
    in sostanza è ben scritto e la storia è esposta in modo tale che il lettore riesca a sentirsene parte.
    sul contenuto ho alcuni dubbi, avrei agito diversamente, ma non sono l'autore.
    mi lascia molto perplesso il fatto che la madre voglia farsi credere morta da un bimbo di cinque anni, per esempio.
    e anche per il finale avrei utilizzato un altro excipit, sebbene questo calzi molto bene.
    concludendo, dico che è un oottimo lavoro.
    brava
    :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
     
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    Il racconto è molto toccante e scritto davvero con maestria, ma la storia non mi ha convinto fino in fondo:
    non ritengo sufficienti le giustificazioni addotte dalla suora per il fatto che la donna non abbia mai cercato il figlio.
    Anche il fatto di dire a un bambino che la mamma è morta, per calmarlo, mi sembra un po' tirata per i capelli: dire che è morta, significa separarli per sempre.
    Oltre a questo, d'accordo che la moglie ha una gravidanza difficile, ma ha ritrovato la madre dopo decenni, e se ne va tranquillo lasciandola dov'è dopo un paio di giornate.
    Tutti questi dettagli, uniti al modo un po' semplicistico con cui terze parti gestiscono i soldi della donna, hanno tolto un po' di magia alla storia.
    L'excipit è legato alla perfezione e le prime due frasi mi sono piaciute moltissimo: veramente poetiche.
    Mi è piaciuta l'idea ma, tutto sommato, la costruzione è un po' debole.
     
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    Dal punto di vista linguistico niente da eccepire. Ben scritto, ritmo ottimo.
    Idem per lo stile. Scrittura davvero piacevole, che cattura, emoziona, in grado di creare luoghi, personaggi, di immergerci nella storia.
    Unico piccolissimo appunto, la parte che va da:
    "Carlo decise che non poteva più rimandare..." a "Una storia dolorosa da lasciarsi alle spalle. Fino a quel momento." mi è parsa scritta con uno stile leggermente diverso da quello dirompente del resto del racconto. Un riassunto di quanto successo fino ad allora, ma scritto in un modo che non mi ha convinto fino in fondo, un po' distaccato... ma è proprio una mia sensazione.
    L'excipit si inserisce in modo perfetto, naturale.
    Insomma, gran bel racconto. Ben scritto e molto coinvolgente ed emozionante. Un racconto delicato, dolce. Bello, bello, bello. =0)
     
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  11. Davide223
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    Ciao, sembra tratto da un romanzo talmente è scorrevole e piacevole da leggere.
    Inoltre il tutto è velato dal mistero.
    Non ho individuato particolari refusi nè tantomeno errori di progettazione.
    Il racconto è un bel racconto.
    Congratulazioni
     
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    È un racconto scritto benissimo con la tecnica e con il cuore in cui l'excipit si inserisce perfettamente . Belle le espressioni dialettali. Immagino che sia verosimile, penso però che nessuno abbia il diritto, per nessun motivo, di togliere la madre a un figlio, né la nonna a un nipote o la suocera a una nuora. Capisco quando il figlio è piccolo ma, diventato adulto, doveva essere informato della realtà. Io non avrei mai lasciato solo mio figlio, né mia madre. Penso che anche per la nuora in difficoltà, sarebbe stato utile sapere che la suocera era viva e talmente buona da avere rinunciato a tutto per la salute del figlio. Io penso che un abbraccio sarebbe stato una medicina per entrambe. Ovviamente, è un'idea mia.
     
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    Penna stilografica

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    Ho letto il racconto due volte di seguito. L’ho ritenuto indispensabile, più che per ogni altro racconto che ho letto fra quelli proposti. Ho riscontrato due piani diversi di lettura, ognuno dei quali richiedeva una particolare riflessione.
    Nella prima lettura sono stato letteralmente conquistato dalla vicenda, descritta in modo esemplare, che mi ha portato avanti con lo stesso interesse con cui si legge una trama gialla, perché hai saputo dosare nel modo giusto le informazioni, alimentando la mia curiosità. Mi sono dispiaciuto addirittura della rapidità a cui ti ha costretto la brevità del testo: di certe cose avrei voluto sapere di più, maggiori dettagli della vicenda. Lo trovo un ottimo punto di partenza per costruirci qualcosa di più ampio e corposo. E’ una storia che riguarda quaranta anni di vita di un uomo e la narrazione potrebbe essere spinta all’infinito, ivi compresi alcuni personaggi che appaiono fugacemente e che meriterebbero un maggiore approfondimento.
    Nello stesso tempo ho avvertito alcune note stonate che, in parte, sono già state evidenziate e non tutte le motivazioni che hai espresso mi hanno convinto. Ho trovato di difficile assimilazione quella decisione della madre di far credere al figlio di essere morta. Come anche che questa decisione abbia trovato una sponda anche in tutto il paese e nelle stesse suore che si sono assunte la responsabilità (ma potrei dire l’arbitrio) di non informare il figlio, nemmeno dopo l’aggravamento delle condizioni di salute della donna.
    Ho trovato precipitoso il modo in cui l’albergatore, dopo aver taciuto una vita come tutti gli altri, rivela la verità al figlio.
    Capisco poi l’esigenza di arrivare a quella lettera strappata del finale, ma non sarebbe stato più semplice mandare una lettera normale o un telegramma allo studio dell’Ingegnere, oppure farsi dare il recapito telefonico per avvisarlo del verificarsi dell’ineluttabile (espressione un po’ di altri tempi)?
    Nella parte dialettale (azzeccatissima) avrei scritto “ripòsate” e non “riposàte”.
    Infine una stupida curiosità: ha un significato quel cognome ricorrente Lugli?
     
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    Penna suprema

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    Leroux, che immenso piacere! Un commento corposissimo e "pensato". Grazie. Non ho tutte le risposte, anche io sono una lettrice "esterna" della storia. Non so a te, ma a me le robe vengono fuori da sole: non so mai, una volta iniziato, dove andrò a parare.
    Cerco di dirti la mia:
    1) La madre vuole farsi credere morta perchè si sente ed è malata nel corpo e nell'anima; dopo la morte dell'amato marito, è rimasta completamente sola. Su consiglio del parroco, affida Carlo a un collegio serio, che si occupa di orfani. Il bambino si troverà accanto a compagni che hanno vissuto la sua tragedia e avrà alla spalle una struttura in grado di accompagnarlo fino alla maggiore età. MA il bambino è cagionevole di salute, cerca la sua mamma. E qui si aggiunge dolore a coraggio: si finge morta per aiutarlo a vivere senza di lei (che comunque potrebbe mancare e lasciarlo completamente solo).
    2) Il paese non conosce la decisione della madre, in quel periodo le suore sono datrici di lavoro alla loro cuoca, non hanno potere di interdizione sulle sue decisioni.
    3)La Superiora sa il grande sacrificio della mamma per assicurare una vita serena al figlio; conoscendola meglio di noi e forse per raccomandazione ricevuta dalla donna quando ancora la testa aveva sprazzi di lucidità, non "disturba" il figlio.
    4)L'albergatore, come il resto del paese, non conosce la storia in ogni particolare. Si meraviglia che il figlio non sappia e gli scappa detto.
    5)In quanto alla comunicazione del decesso hai assolutamente ragione, ma non sappiamo la data degli avvenimenti, forse non erano ancora immersi nella tecnologia come noi...
    6)Giustissimo il ripòsate. Me ne sono resa conto quando l'ho riletto qui dopo che Man l'aveva postato. Conosci il dialetto eugubino e quello della Marca centrale? Lo scambiano tutti per romanesco, ma è molto diverso..
    7) Lugli... Pensa che, così su due piedi, non ricordavo nemmeno di averlo usato. No, non ha motivazioni. È il cognome di una mia prof. neanche particolarmente amata. Forse lo uso perchè è breve e mi ruba poche battute...
    Grazie ancora. Un bacio in fronte.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Buc, un racconto emozionante, scritto bene, che si legge senza intoppi. Ho molto apprezzato le prime battute, con quel tocco di soprannaturale che trovo sempre affascinante. Atmosfera particolare e misteriosa che viene assicurata anche da un semplice nome: Lugli. Il viale che Carlo percorre nel sogno porta lo stesso nome del locandiere eugubino che lo accoglie e gli da informazioni sulla madre. Una coincidenza? Non credo. A me piace vederla come un'informazione elaborata oniricamente dal sesto senso, dall'istinto del protagonista. Pollice alzato per annottava; non l'avevo mai sentito e mi piace molto. Altro apprezzamento per la parte dialettale che è davvero un tocco in più, da quel senso di veridicità alla vicenda. Io durante il dialogo mi sono immaginato il locandiere con la voce di Silvio Spaccesi, un attore marchigiano dalla parlata inconfondibile. Quello che invece non mi ha convinto, e te l'hanno detto in tanti, è il comportamento della madre che decide di "sparire" per il bene del figlio. Che una madre voglia sempre il bene del proprio figlio non è in discussione, ma che questo debba attuarsi azzerando completamente i rapporti mi sembra davvero drastico. Non so, non tutte le persone sono uguali, ma per fare questo ci vuole un gran coraggio, in un certo senso la donna deve annullare il proprio istinto materno che si basa molto sul contatto diretto col proprio bambino. Questo aspetto un pò mi stona, per il resto il racconto è gestito davvero bene.
     
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