NOƩTOI, RITORNI

Bar Abbas

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna suprema

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    6,941
    Me gusta
    +659

    Status
    Offline
    Grazie, Abbas.
    Che Dio ti benedica.
    Sei una potenza.
    Stai dando tantissimo a SPS e a questo concorso.
    Sono qui da otto anni e non ricordo
    personalità alla tua altezza.

    Edited by tommasino2 - 25/5/2020, 14:18
     
    .
  2.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna stilografica

    Group
    Member
    Posts
    606
    Me gusta
    +75
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    Mi spiace di aver sollecitato involontariamente una spiegazione che non eri tenuto a dare. Ognuno ha le proprie preferenze e compie le proprie scelte personali che vanno sempre rispettate. È un peccato però che le tue conoscenze e la tua cultura, che immagino molto vasta e profonda, non siano rese maggiormente fruibili da parte di lettori medi.
     
    .
  3.     +1   Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna furiosa

    Group
    Member
    Posts
    1,514
    Me gusta
    +152

    Status
    Offline
    Un passo indietro rispetto al racconto precedente, che mi aveva sinceramente colpito per la qualità della scrittura e la gestione della trama, ma pìù di ogni altra cosa per la capacità di parlare al lettore tramite una lingua carica, complessa, elevata, eppure totalmente funzionale alla storia. Qui parti altrettanto bene, nei primi due paragrafi, poi ti ritiri in te stesso e il racconto smette di essere racconto e resta solo quell'ossatura di cui parli nei tuoi commenti, quell'indagine attorno alla quale avresti dovuto organizzare una storia ma che diventa più importante e urgente e necessaria di tutto il resto. "Ma questo è un racconto poi? O una storia vera? Oppure è un saggio?". Non a caso tu per primo ti poni le stesse domande. Anche lì scrivi molto bene e riesco a seguirti perchè hai un modo splendido ed elegante di organizzare i tuoi pensieri, però mi manca tutto il resto. Scrivere per se stessi è sempre il primo passo e credo che chiunque di noi lo abbia intrapreso. Cercare conforto a un'autostima traballante è quello successivo. Non ti dirò quale è il terzo: hai le qualità per arrivarci da solo. Bravissimo comunque.
     
    .
  4.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna d'oca

    Group
    Member
    Posts
    343
    Me gusta
    +63

    Status
    Offline
    Mi spiace che ti sia piaciuto meno del precedente, asbottino.
    "Ma questo è un racconto poi? O una storia vera? Oppure è un saggio?".
    Citi un pensiero del protagonista del racconto che, a sua volta, legge un racconto dentro il racconto; non è un mio pensiero, quale autore, riferito al racconto nella sua interezza. Si tratta di una tua libera e legittima interpretazione di quanto hai letto nel suo complesso, ma non riflette certo la mia idea di quanto ho scritto.
    Quell'indagine attorno alla quale avrei dovuto organizzare una storia, come tu scrivi, a mio modo di vedere esiste. L'indagine si lega alla storia di Ego Wenger e sta lì; forse appare in una veste provocatoria, se vuoi astrusa: e anche il legame tra il presente e il passato l'ho messo nero su bianco e mi pare evidente, come altri lettori hanno già notato. Può certo piacere o meno, esser riuscito o meno questo modo di affrontare una storia, lo si può odiare e detestare (so che molti di voi lo faranno), considerarlo incompiuto e irrisolto, ma esiste.
    A ogni modo, nel futuro, per forza di cose, dovrò tirare le somme, e provare a esser di nuovo diverso.
     
    .
  5.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Su chef

    Group
    Member
    Posts
    1,585
    Me gusta
    +228
    Location
    Sardegna

    Status
    Offline
    Ciao Bar. Nel mio commento mi concentrerò poco e niente sul messaggio e il contenuto del tuo lavoro, te lo anticipo, non perché non mi interessi, ma perché è già stato detto tutto. Ripetere non è costruttivo, soprattutto per te. Ti dico però che condivido solo in parte le tue asserzioni. Essere e necessità non sono in guerra, per come la vedo io la necessità è una determinazione dell'essere, che è e non può non essere. Un principio tautologico Parmenideo, che comprende come determinazioni dell'essere anche l'immutabilità, l'eternità etc insomma, per dirla come la diceva Severino (che citi anche tu), la metafisica occidentale è una lotta all'evidenza del divenire, una sorta di medicina contro l'angoscia della morte. Sulla realizzazione del Paradiso della tecnica sono invece d'accordo con te. Anzi, probabilmente ci siamo già dentro.
    Tornando al racconto, poco ma sicuro, una vittoria l'hai avuta, quella di far discutere. Per come la vedo io questo lo ottieni con due tipi di racconto: il provocatorio, l'eccessivo, lo scorretto (e non è questo il caso) oppure lo stimolante, il complesso, l'originale. Il problema, passami il termine, è che il tuo racconto è anche parecchio criptico. Oscuro, attorcigliato. Non solo, anche la struttura ciclica, uroboro, non aiuta, perché ruota su un argomento non certo d'immediata comprensione. Non solo, il tuo è forse il testo dove la mancanza delle spiegazioni che ci saranno nel prossimo step pesa di più. Non solo, il racconto è autoreferenziale, nel senso che parla continuamente di sé, è un recinto di parole chiuso, non parla di cose che il lettore riconosce come vicine, come riconoscibili.
    Trovo che la disamina di Asbo sia corretta, che l'ossatura, lo scheletro dell'indagine filosofica, in effetti tenda a divorare ciò che è "storia", quello che si intende semplicemente come racconto. Ma io voglio andare oltre, voglio disossare il testo, renderlo invertebrato. E quello che rimane è un personaggio straordinario, complesso, completo, amico e nemico di se stesso, il suo rapporto con l'autodistruzione, con le donne, la dipendenza dall'alcol. È una roba assurda, un personaggio così vivo, tridimensionale, immerso in un racconto così etereo, che sembra sceso dall'iperuranio. Un personaggio oserei dire ottocentesco, un esperimento alla Michele Mari. Tom cita Foster Wallace, io non sono d'accordo. Amava i suoi lettori, amava stupirli e ubriacarli, ma amava anche aiutarli, ne sono esempio le note di Infinite Jest o di Una cosa divertente che non farò mai più. Io nella poetica di Bar vedo più uno scrittore metafisico come Bufalino, ad esempio.
    Insomma, per me questo è un racconto ottimo, che avrebbe potuto essere (non dovuto essere, sia inteso) più magnanimo col lettore, ecco, tutto qua.
     
    .
  6.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna furiosa

    Group
    Member
    Posts
    1,495
    Me gusta
    +286

    Status
    Offline
    Ciao Bar Abbas,
    ti confesso che ho fatto una faticaccia a leggere questo racconto!
    Comunque, prendo per buono il consiglio che esce dalle labbra di Ludovico: Non mi aspetto che lei comprenda, ma solo che mi ascolti.
    E quindi farò così.

    Mi lascio quindi condurre da quel simpatico ubriacone di Ego Wenger a fare un giro sulle montagne russe della sua mente contorta.
    Scendo e sono confusa.
    La prima domanda che mi faccio è questa: come mai uno scrittore capace di scrivere un racconto così convincente, intrigante e completo come quello del past, si diverte qui a shekerarmi il cervello? Come mai là c'era una cura accurata affinché il lettore si sentisse "a suo agio", mentre qui si fa di tutto per confonderlo?
    Un virtuosismo? Per sostenere una traballante autostima, per l'avidità di elogi? (come tu stesso dici da qualche parte nel testo)?
    Non credo.
    Credo invece che dietro a questo testo ci sia un fine intervento machiavellico di depistaggio, la volontà di distrarre il lettore, perchè questo racconto è un bluff. Non esiste.
    La scelta del punto di vista è un indizio: un immotivato cambio da onnisciente a prima persona, per poi cambiare ancora e ancora, unito alle diverse informazioni che dai all'inizio e alla fine riguardo lo stupefacente risultato di un preciso esperimento, mi hanno fatto dedurre che tutto questo non è accaduto.
    Tutto legato insieme dalla riflessione finale di Vales: o esiste il primo esperimento a Ginevra, o esiste il secondo. Anzi, forse ne esisterà un terzo, perchè Vales non mi sembra molto soddisfatto.

    Ecco, se leggo il testo come "copertura o distrazione" da qualcosa di più grande, riesco a trovarci qualche soddisfazione e il racconto ha un suo perchè.
    In caso contrario rimane solo una vaga sensazione di soffocamento...

    Cosa volevi dirmi?
    Ed esasperato sollevò lo sguardo al soffitto.
    Porto l'esempio di questa frase, che non ho ancora ben compreso: o quel cosa volevi dirmi è un pensiero, o altrimenti non so proprio chi la pronunci e ne a chi.

    Un racconto che ha l'indubbio merito di aver fatto riflettere un bel pò!
     
    .
  7.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna stilografica

    Group
    Member
    Posts
    756
    Me gusta
    +107
    Location
    MONDO

    Status
    Offline
    Dunque, dunque, dunque…
    a mio semplice e limitato parere, quello che ho appena letto è un susseguirsi di flussi di pensiero dai quali emerge una cultura sopra la norma. Collegamenti continui fra scienza e cultura, fra arte e filosofia… L'impressione è il divertimento di mischiare continuamente le carte senza mai distribuirle veramente. Chi legge è sempre in attesa di vederle svelate sul tavolo da gioco, ma l'attesa rimane lì, sospesa, infinita. C'è, a mio parere, un filo conduttore, un qualcosa che tiene unito il fluire dei pensieri, ed è il tasso alcolico. Mi immergo nei pensieri, nel testo, nelle dissertazioni e la sensazione è una continua e crescente ubriacatura.
    Ho letto una sola volta il racconto perché a mio parere un racconto deve saper dare subito a una prima lettura. La rilettura deve esserci solo per un compiacimento personale, non per una maggiore comprensione. Quello che da, da, il resto non s'aveva da dare. Non ho capito tutto, ma perché, a mio parere, non era tutto da capire. Non siamo ancora pronti per leggere la firma di Dio, ed è proprio nel poter capire, a mio parere, il senso del tutto.
    Hai una scrittura decisamente alta, uno stile ricercato e puntuale. A volte, a mio gusto, ma è proprio questione di gusto personale, eccedi in ricercatezza. Il ritmo non sempre mi ha sostenuto nella lettura, e alcuni avverbi e termini li ho trovati un po' faticosi… ma la sensazione e la convinzione è che ci sia stata da parte tua una scelta scientifica nell'uso di questi termini, nel aver voluto in modo conscio rendere difficile ed enigmatica la lettura del pensiero…
    Piaciuta tantissimo la disgressione sullo scrivere… una sorta di manifesto!
    Insomma… il racconto mi è piaciuto tantissimo, malgrado le difficoltà di arrivare alla fine sano e salvo, soprattutto dal punto di vista mentale.
    Gran bel lavoro.
    E ora vado a farmi un grappino!
     
    .
  8.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna d'oca

    Group
    Member
    Posts
    343
    Me gusta
    +63

    Status
    Offline
    Ciao, Aki. Grazie per avermi concesso tanto tempo, apprezzo i tuoi interventi, sempre profondi e mai banali.
    1) Excusatio non petita accusatio manifesta.
    Su Ananke hai naturalmente ragione quando scrivi: "Essere e necessità non sono in guerra, per come la vedo io la necessità è una determinazione dell'essere, che è e non può non essere".
    Invece di Ananke avrei dovuto scrivere On o Onta, ma ho preso in prestito il termine Ananke (troppo complicato qui spiegare il perché), che con l'Ente, con gli Enti gli Onta, non c'entra nulla, e all'ingranaggio della Metafisica ho adattato la Necessità. Se però ad Ananke sostituisci Onta tutto torna al proprio posto, o quasi. La scontro non è tra Essere e Necessità, ma tra L'Essere e la Metafisica tutta.
    Scriveva Cartesio: "la Philosophie est comme un arbre, dont le racines sont la Metaphysique, le tronque est la Physique et les branches qui sortent de ce tronc sont toutes les autres sciences".
    La terra in cui vive l'albero della metafisica è L'Essere.
    2) Excusatio non petita accusatio manifesta.
    Anche nella risposta a Necromante ho evitato di correggere il tiro e il termine nello sforzo di farmi comprendere e quindi Ananke è rimasta tale. Ho ritenuto inutile anche qualsiasi accenno alla metafisica (il cui significato nel linguaggio comune è stato totalmente stravolto e banalizzato), alla dimensione ontica, nella speranza di raggiungere chi mi leggeva.
    3) Excusatio non petita accusatio manifesta.
    Ho studiato filosofia al liceo e, come molti, l'ho odiata. Messi da parte gli oscuri testi scolastici, incomprensibili ministeriali mediatori di non-sapere, le parole dirette, vive e semplici, di tanti pensatori hanno trovato la giusta strada. Ho riconsiderato persino il greco e il tedesco, e anche il francese, per non perdere la lingua originale. La filosofia vive ad anni dalle aule scolastiche per quanto mi riguarda. E non solo quella.
    Mi sono innamorato di Parmenide leggendo Severino. E quindi mi sono innamorato del Parmenide di Severino. Ma anche di quello di Heidegger. La profondità di Parmenide è sconvolgente e a scuola viene liquidato come un presocratico. Un aggettivo vagamente spregiativo.

    Non ho mai letto Wallace (non lasciate che vi impongano la loro letteratura, leggete la nostra prima che scompaia del tutto), ma su Bufalino hai visto giusto. Adoro Bufalino, sarà che sono siciliano, e forse vediamo il mondo in modo non dissonante; forse è questa isola antichissima a costringerti a ragionare e considerare in modo lucido ma un po' sognante.I siciliani che si prendono sul serio non sono già più siciliani.
    E infine, grazie per esserti soffermato sul mio protagonista, Ego Wenger, che a tratti mi ha commosso e a tratti fatto incazzare, il solipsista figlio del nostro tempo; temevo che non saltasse fuori, anzi a dirla tutta l'avevo quasi nascosto apposta, non volevo metterlo troppo in mostra; ma con te, eccolo lì, è bastato un accenno per riapparire vero, autentico, in tutta la sua grandiosa e melanconica e alcolica e degradante e odiosa minutezza e misoginia.
     
    .
  9.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna d'oca

    Group
    Member
    Posts
    343
    Me gusta
    +63

    Status
    Offline
    Ciao, Caipi. Non sono un giocatore di poker, né un giocatore in generale e non mi piace l'azzardo. Ma tra il non esistere e il bluffare ce ne passa. Forse non è accaduto mai nulla (ma in realtà non è mai accaduto nulla) di quanto narrato, ma non ho costruito un bluff. Si inganna solo chi vuole essere ingannato. Ho capito che non capire ti procura una vaga sensazione di soffocamento, Caipi. Ma se anche questo effetto fosse stato voluto, ci si troverebbe sempre in presenza di un bluff? Una menzogna che si guarda allo specchio che cos'è? La verità? Se ci rifletti il cambio di persona ha una spiegazione, e l'esperimento al CERN, hai ragione, potrebbe non essere mai avvenuto, come il prima, come il dopo. Dopo tutto Ego Wenger beve come una spugna e solo grazie al limite di battute ho lasciato fuori almeno il novantacinque per cento degli alcolici disponibili (o almeno di quelli che ricordo di aver bevuto io in un posto o nell'altro). Turismo alcolico, il termine forse l'ho inventato io. Dove vivono insieme presente passato e futuro, a parte che nei racconti di Lewis Carrol?
     
    .
  10.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Dio della penna

    Group
    Il vagabondo
    Posts
    14,769
    Me gusta
    +887
    Location
    mamma

    Status
    Offline
    beh, qui c'è un fantastico mix di saggistica e fantasia.
    scritto splendidamente, diviene poco scorrevole, per me, proprio per gli splendidi pezzi di filosofia che contiene.
    lo ammetto, non mi è mai piaciuta, la filosofia, di qualsiasi ramo fosse.
    però la storia è davvero bella e coinvolgente, con un finale sospeso, almeno per ora.
    ti faccio i complimenti per la grande cultura che dimostri, ma anche per le capacità creative che riesci a mettere in atto.
     
    .
  11.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Scrivano supremo

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    3,712
    Me gusta
    +485
    Location
    Polesine

    Status
    Offline
    Ciao Bar.

    È evidente che ci troviamo in un ambito dove è possibile il viaggio nel tempo con la possibilità di modificare gli eventi durante il viaggio. Questa evidenza risulta dal primo e dal penultimo capoverso. Sarebbe stato sufficiente questo per arrivarci, ma in mezzo hai scritto un racconto con la scusa di scrivere un saggio (o un saggio con la scusa di scrivere un racconto?). È facile che si tratti di un limite mio, ma ad un certo punto mi sono stancato di andare a cercare sulla Treccani online tutti i riferimenti che lasciavi e ho letto con il solo desiderio di sperare che tutto finisse. Capisco che parte di ciò che hai scritto è funzionale a capire il meccanismo che sta sotto al tuo racconto, ma la sensazione che ho è che sarebbe bastato molto ma molto meno. Con il risultato che i personaggi si perdono, restano funzionali al saggio. Ego Wenger è un alcolista e nonostante ciò non sembra esserne limitato, se non per la figuraccia fatta durante il congresso: ricorda il tossicodipendente Dr. House e risulta altrettanto antipatico (questo non vuol dire che non mi sia piaciuto). Il narratore è Ludovico Velez ma al tempo stesso è un narratore focalizzato che segue Wenger ovunque e ne decifra pure i pensieri: questo come può essere possibile? Come tecnica narrativa è straniante e non ci dai nessun indizio per capire come mai Velez è così focalizzato sul protagonista; non ha una vita propria? È solo una specie di "ologramma"? Dal punto di vista filosofico, ho apprezzato molto il discorso sulle due componenti del tempo Ananke/Einai con i riferimenti mitologici Prometeo/Epimeteo. Forse sarebbe bastato questo, sfrondare e lasciare questo.

    Grazie e alla prossima.
     
    .
  12.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Teropode assennato

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    1,308
    Me gusta
    +173

    Status
    Offline
    Che dire.
    Avevo tenuto per ultimo il tuo racconto perché. avendoti dato il mio primo posto nel Past, confidavo in un'altra sfaccettata e inquietante storia sulla falsariga.
    Pertanto mi trovo un po' spiazzato da quel che ho letto.

    Devo necessariamente usare le parole di altri commentatori: questo è uno di quei casi in cui sai, ti rendi perfettamente conto, che hai davanti un racconto di livello altissimo. Un racconto intellettuale, visionario, che anche dove appare incomprensibile in realtà cela un significato perfetto, voluto, incontrovertibile.
    Potrei rileggerlo 40 volte alla ricerca di una svista logica o un errore concettuale e non ne troverei.
    Per fare una similitudine con un mondo a me caro, quello delle automobili, sarebbe come essere davanti a certe vetture di altissimo livello, ingegnerizzate fino al dettaglio: stupiscono, colpiscono, impressionano, ma sotto sotto non le senti "tue". Se quello che cerchi in un'auto sono 5 sedili comodi e l'aria condizionata, difficilmente ti farai catturare dal fascino estroso di quelle creazioni.
    E io in realtà questo cercavo nella tua storia: un altro assaggio del primo episodio, che per me era stato incredibile.

    Non voglio metterla, comunque, sul piano della non-comprensione.
    E' vero, diverse cose non le ho capite, ma non è un cruccio: so, sulla fiducia, che l'ingranaggio funziona ed è anche molto ben oliato.
    Il problema di fondo, con una storia improntata sulla filosofia, è la sua base. La filosofia appunto.
    Faccio parte di quella categoria di persone che la filosofia l'ha studiata al liceo e l'ha odiata in fretta. Ma per un motivo molto semplice: a me sembra palese che la filosofia non risponde quasi mai a domande reali, ma a problemi che essa stessa crea, problemi che non esistono, che non ha senso porsi e che non vivono di vita propria, in un circolo vizioso che non porta da nessuna parte.
    La filosofia è come prendere un grosso sasso da terra e cercare di spiegare perché qualcuno o qualcosa abbia creato proprio in quel punto, proprio con quel materiale e quella forma, colore, odore e scopo, la suddetta roccia.
    Che resta un sasso.
    Non creato da nessuno.
    Messo da lì da nessuno.
    Che non ha uno scopo, al massimo una storia.
    Che risponde solo a regole, o puro caos, al momento non comprensibili dalle nostre pur notevoli facoltà.
    E' un lavoro fine a se stesso, un virtuosismo.
    Specie se lo pensi in relazione al fatto che siamo esseri viventi di poco conto su un globo di fango che ruota senza scopo intorno a una stella in mezzo a un casino di altre.

    Con queste premesse, forse un po' amareggiate, mi ritrovo a dover scendere a patti con il mio vorace ego e riconoscere che il tuo lavoro è troppo di alto livello per non meritarsi un posto da qualche parte in cinquina.
    L'unica cosa filosofica certa è una sola, comunque: il mio vorace ego voleva un'altra razione di intrighi nazisti con rocamboleschi risvolti ucronici. :P
     
    .
  13.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna stilografica

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    886
    Me gusta
    +103

    Status
    Offline
    Un racconto da assaporarsi bevendo uno Stroh dal colore verdastro e ascoltando Einaudi che suona Oltremare. Parafrasando l'ultima frase, «Io non sono ancora pronto per leggere questo racconto»
    è un racconto che come una Matrioska racchiude mille altre cose che ne racchiudono altre mille ciascuna. Va letto, pensato e discusso. Non è un racconto da leggere e basta, e infatti hai fatto bene a rispondere e spiegare, perchè è questa la sua funzione: alimentare il pensiero e il confronto.
    Me lo rileggerò varie volte, insieme alle tue spiegazioni.
    Per ora mi sono segnato un paio di frasi su cui riflettere: "La tecnica è il mezzo che si fa fine, l’assenza di necessità che si fa necessità, e lascia svanire tutte le mete, che trasformano l’uomo e gli conferiscono un senso;"

    Ho una perplessità sull'ucronia, che c'è. Ma l'elemento fantascientifico che la scatena, i viaggi nel tempo, non so se siano perfettamente in tema.

    Quanto a Un'eterna ghirlanda brillante, per anni è stato tra i miei libri preferiti. Ora è un po' che non lo vedo in giro per casa, mi sa che l'ho perso, dovrò ricomprarlo, grazie per avermelo ricordato.
     
    .
27 replies since 1/5/2020, 15:19   428 views
  Share  
.