Scrittori per sempre

Posts written by bucaneve88

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    Ciao, Stilografo.
    Il tuo è l’ultimo racconto che commento e mi ha subito richiamato alla mente un libro che adoro: “L’antologia di Spoon River”. Se non la conoscessi, ti dico in due parole di cosa si tratta. Spoon River è un cimitero e l’antologia raccoglie i messaggi che ciascun morto comunica ai vivi. Sono diversissimi: c’è chi accusa il suo carnefice, chi racconta i patimenti in vita, chi svergogna qualcuno, chi ringrazia, chi si presenta, chi saluta…
    Il tuo racconto (lunghetto per l’Antologia) non è fatto da un morto, ma da un amico di Rick, uomo dalla vita invidiabile, con scheletri nell’armadio e destinatario di una lettera che l’avvisa di essere portatore di un male incurabile. L’estensore del pezzo approfitta del caso capitato all’amico e mette in guardia il lettore rammentandogli la fugacità della Vita; lo esorta a ricordare che il nostro Tempo è prezioso essendo l’unica cosa non in vendita; ogni secondo è un dono che deve essere goduto.
    Commento tecnico:
    Il pezzo, a mio avviso, non è perfetto: ho trovato qualche incertezza nella punteggiatura, alcuni termini non corretti (lama appuntita/lama affilata), (nome inciso/nome scritto, essendo su carta)…
    L’excipit è inserito correttamente.

    Benvenuto fra noi. Spero che continuerai a partecipare ai nostri concorsini in famiglia, ottimi per acquisire sicurezza nel tenere una penna in mano o una tastiera sotto le dita. Un abbraccio. :pazzo.gif:
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    Ciao, Gian. Mi hai fatto venire in mente immediatamente Eduardo e il suo "Presepe in casa Cupiello".
    Anche lui aveva allestito la Sacra Rappresentazione all'interno di una cassapanca poi aveva costruito tutto il paesaggio, le casine, la neve, la Sacra Famiglia e la povera gente in cammino per l'adorazione del Bambinello... Bravo, veramente poetico. Anche la musica di sottofondo contribuisce a conferire un'atmosfera sospesa.
    Ma dove cacchio ti sei procurato le stoviglie minuscole, i bicchieri, i lumi...
    Bravo, la classe non è acqua.
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    Commento tecnico

    - quotidianamente. Smistura di scartoffie e disposizione…/ quotidianamente: smistura… (i due punti spiegano quello che segue)
    - dell’archivio: luogo ove trascorreva/ archivio, luogo ove
    - lavorative, in solitudine./ lavorative in solitudine
    - in solitudine. O meglio / in solitudine, o meglio: in compagnia…
    - Migliaia si, / Migliaia,sì,
    - Memphis quando tornava a casa veniva accolto da sua moglie Rita e da suo figlio Roth. L’una di 36 anni; solamente due anni più grande di lui e l’altro, di appena 4 anni. / Quando Memphis tornava a casa, veniva accolto da sua moglie Rita, trentasei anni e da suo figlio Roth, quattro.
    - Si erano dati da fare considerando che avevano un figlio solo, Rita e Memphis./ cosa intendi? Se vuoi dire che avevano avuto una intensa vita sessuale, avresti dovuto scrivere “anche se avevano”…

    Da qui, non ti segnalo oltre la forma (personalissima), ma solo eventuali chiarimenti dei contenuti.
    - scazzottata? Quindi anche lei aveva risposto, si era difesa…
    - quattro stanze più in là/ capperi! Un bibliotecario con una villa…

    Commento personale:
    Tu, bambino, sei un pazzo. Un pazzo lucido, simpaticissimo, che ti tiene incollato a una storia inverosimile, senza capo né coda e tu ci caschi, cerchi di spiegarti, vai avanti, poi ti incuriosisci e vuoi sapere come va a finire.
    Non vedo l’ora di leggerti di nuovo. Ciao e benvenuto fra noi.
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    Commento “tecnico” intercalato da Osanna…ehehe

    - lo chiamavano Klimt/ mi sembra un appellativo “alto” affibbiato da ragazzini di un liceo anche se artistico…Avrebbero dovuto “intuire” nel loro amico un quadro psicologico complesso e compararlo a un Autore altrettanto complesso…
    - alienese/ metterei in corsivo anche questo termine
    - Andrea abbassa gli occhi sul foglio/ Andrea invece si alzò… (Indichi due diverse azioni, è un omonimo)?
    - dette/ arcaico, meglio diede
    - Ti metto 0/ ti metto zero (non si usano cifre in narrativa)
    - le rodeva dentro e puzzava come un crisantemo appassito. (Bellissimo)
    - il posto vuoto lasciato dal compagno accanto al suo/ il posto accanto al suo, lasciato vuoto dal compagno,
    - sguardi spalancati, dove ammirazione e sbigottimento sguazzavano nelle sclere azzurrine. (Bellissimo)
    - lo cercò nei corridoi, trovandolo seduto/ lo cercò nei corridoi: era seduto
    - nel giardino: il sole scivolava in mille capriole sui riccioli biondi e l’occhio azzurro colpito di sbieco, sembrava trasparente/ nel giardino;(il quasi punto fermo separa l’azione dalla descrizione -stupenda- che segue e l’esalta)
    - il profilo del ragazzo si stagliava nitido e deciso contro la parete rosicchiata dagli anni e splendeva come qualcosa d’innaturale. La fronte alta, il naso che precipitava verso la bocca carnosa fermandosi un attimo prima di diventare grottesco, lo zigomo alto, come se avesse un delizioso osso in più appiccicato sul viso, e quei riccioli che… Perché era così dannatamente bello?/ La considerazione finale mi induce a credere che questa bellissima descrizione, altamente poetica, dovrebbe essere frutto dell’osservazione del ragazzo. Mi sembra troppo “alta”
    - Alzare la tua mano tremante e scostameli dalla faccia/ alza la tua mano e…
    - scendere impigliata al groviglio meraviglioso di quella cascata di capelli. Alberto rimase rigido e affogò in tutta quella morbidezza (mi sembra un pelino esagerato…)
    - che per sempre avrebbe immortalato/ che avrebbe immortalato per sempre
    - La campanella… trillò/ il trillo è un suono argentino, la campanella, per sua natura, suona.
    - Il sole di fine giugno accolse i ragazzi all’uscita di scuola con un abbraccio quasi materno: soffocante ed eccessivo (Bellissimo)!
    - Klimt, che usciva/ niente virgola
    - Sulla faccia aveva impresso un sorriso dolce e malinconico, una riga storta che gli calzava a pennello./ il sorriso dolce e malinconico era una riga storta che gli calzava a pennello (qualsiasi sia la forma che sceglierai, è una descrizione bellissima)
    - Alberto preso alla sprovvista cercò/Alberto, preso alla sprovvista, cercò
    - sempre prima del solito e non si faceva in tempo a/ sempre prima del solito: non si faceva in tempo a
    - la calligrafia, la sua calligrafia./ la calligrafia, la SUA calligrafia (per far capire che non s’intende Andrea, ma Alberto)
    - Prese la lettera in mano/ Prese la lettera

    Commento personale.
    Il tuo pezzo, degno di un quadro di Klimt (adoro la sua coppia abbracciata, gli ori, le ridondanze), è carico, dorato, scintillante, ricco di frasi poetiche e descrizioni azzeccatissime che cercherò di rubarti (la descrizione di giugno è fantastica); la trama, a mio avviso, è un pelino forzata. Tu vorresti farmi credere che un ragazzo gay (come sai, non è una tendenza, ma un dato di fatto) fa scoprire a un amico, particolarmente sensibile, la sua natura gay; fin qui, ok.
    Ma nella conclusione mi mostri un’evoluzione totale e poco credibile: il gay si è sposato e ha famiglia, il ragazzo ex fidanzato grida e rivendica la sua natura gay e il suo amore per Klimt. Avrei potuto accettare una giravolta, ma due mi sembrano eccessive. È un mio convincimento personale… Brava, Caipi. Dai tuoi scritti traspare la sensibilità e la natura di una grande Artista.
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    Ciao, Byron. Ti segnalo alcuni aspetti ”tecnici” in ossequio al nuovo corso dei commenti.
    Oltre questi punti, secondo me, ci sarebbe qualche incertezza nella punteggiatura, ma sono tutti peccati men che veniali.
    - …lo fa immagina/lo fa, immagina
    - Forse (però) vuole celare (anche) un'ombra d'insicurezza che sente pizzicargli (i lineamenti del) il viso…
    - …pensieri (gli) riempiono
    - …tutto a posto» cerca di …di un sorriso. «Stavo solo/ tutto a posto – cerca di… di un sorriso - stavo solo… (l’inciso di un discorso diretto generalmente è così)
    rivolti così come la mente sulle ombre del passato./ rivolti, come la mente, alle ombre del passato.
    Si, puoi/ Sì, puoi
    Commento:
    Il tuo pezzo mi è piaciuto molto, mi ha commosso non tanto l’incontro con il mister, quanto le riflessioni dell’anziano boxeur circa l’importanza di dare ai giovani una speranza, un’idea di futuro diversa da quella fornita dalla malavita organizzata. Lo spiega al suo campione e gli chiede di continuare ad essere una bandiera.
    Bravo. Un pezzo che si legge d’un fiato e insegna cose importanti in questo mondo che sembra precipitare sempre più in basso. Excipit perfetto.
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    Ciao, Aki. Comincio dal "tecnico":

    - giorni. Per questo, la notte in cui/giorni: la notte in cui
    Lei si era riparata\ Lui faceva \Lei, da lontano/Sono vicinissimi, in 4 righe, sanno di ripetizione; i due pronomi continuano a rincorrersi in tutto il racconto. Darei un nome a lui, cercherei sinonimi per lei.
    - acceso che creava/ acceso creava
    - , e/,
    - A fine di novembre/ a fine novembre
    - scura, lui/ scura; lui
    - ne seguì/seguì
    - così appagato, e così continuava/ appagato: continuava
    - E niente, gli era sembrato/Gli era sembrato

    Ci sono, secondo me, altre piccole imperfezioni di punteggiatura, qualche termine da modificare, ma volevo solo darti un’idea. Continuando la lettura, mi sono resa conto che tutti quei Lei/Lui erano voluti, dimostravano l’appartenenza a due mondi diversi, paralleli e impossibili da fondere.
    Commento:
    Il pezzo mi è piaciuto, ma avrei delle considerazioni da fare: lui parcheggia nello stesso posto da tanto tempo e lei, pur avendolo notato, non fa caso al seggiolino nella macchina e alla fede sicuramente evidente mentre lui regge l’involto del kebab? Perché, nonostante tutto, accetta il cappotto, gli dà la fototessera, lo illude? Perché si ribella all’improvviso?
    Come può lui avere “ questa idea romantica di essere un cavaliere che l'avrebbe tratta in salvo, un principe azzurro armato di due biglietti d'aereo per Rio”? A casa ha famiglia...
    Tutto qui, Aki. Ciao.
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    Ciao, Leroux, ho letto con piacere il tuo bel pezzo.
    La forma è quasi perfetta (allego in calce delle opinioni tecniche delle quali farai l’uso che credi), il contenuto inquietante. Nella mia ocaggine ho dovuto rileggere più volte la parte conclusiva per capire che il libro lo aveva convinto a recedere dalla sua decisione “riparatrice”; la cosa mi ha un po’ delusa, speravo che avrebbe fatto giustizia anche in nome e per conto del piccolo fantasma che visitava le sue notti, invece l’amore per il figlio ha vinto. Certo, bisognerebbe trovarsi nelle sue scarpe per poter mettere bocca con cognizione di causa. Amen. Ma come farà alla prossima visita? E il Visitatore sorriderà ancora?
    Ti abbraccio e ti ringrazio ancora per lo splendido commento. Buona domenica.

    il trapianto di cuore,/al trapianto
    Nessuno ne avrebbe mai saputo niente di quella storia/Nessuno avrebbe mai
    scritto quella lunga lettera, fornendo/una lunga lettera
    primo libro che gli era capitato in mano dalla sua libreria: “Dialettica senza dogma” e nascosto il tutto dentro un…/ primo libro della sua libreria che gli era capitato in mano: “Dialettica senza dogma”, poi l’aveva nascosto dentro un…
    quando aveva letto quel libro/da quando l’aveva letto
    negli anni/durante gli anni
    «Si, tesoro/Sì, tesoro
    la porta di camera./della camera
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    Una lectio magistralis, un monologo intenso, una preghiera fatta a posteriori su una bara amatissima che si credeva di odiare.
    Avevo cominciato a segnalare la punteggiatura, il surplus, a mio parere, delle virgole, ma poi, procedendo nella lettura, ho capito che erano funzionali a trasmettere il pathos della protagonista. Non so se il brano farà parte della mia cinquina, ma l’ho letto volentieri.

    - e immobili, così, una sull'altra, come vengono deposte/ e immobili, una sull'altra, come vengono disposte
    - L'angoscia mi prende al petto, ecco, torna quel "male…da cui ognuno si difende come può. Forse… /L'angoscia mi prendeva al petto, ecco, tornava quel "male… da cui ognuno si difende come può, forse…
    - chi ci ha provato
    - Perché vai via?/Perché, vai via?
    - dovresti saperlo. -/ niente lineetta finale
    - ho conosciuto la vita/ la Vita
    - l’excipit è perfetto.
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    Brava, Constance! Un pezzo storico letto dal di dentro. Tanto di cappello per il contenuto e per la forma.
    In ossequio alle richieste dei nostri admin, elencherò qui sotto le pulci di carattere tecnico che, nel caso le condividessi, potrebbero farti comodo.

    - a lui passavo/a lui, passavo;
    - insieme a lui e a Marian./insieme a lui e Marian;
    - La schiena curva a causa degli anni di duro lavoro, camminava aiutandosi/Il soggetto è la schiena... Il nome Marian è molte righe sopra: lo metterei qui e lo toglierei nella frase seguente;
    - l’uomo di famiglia. Compito aggravato/famiglia; compito aggravato
    - questi privilegi. Potrebbe/ privilegi: potrebbe
    - BAXTER (soggetto)non aveva esitato a incolpare WILLIAM(complemento oggetto), CHE (il quale, riferito a William, soggetto) era con me quel giorno, ma si sgolava(sottinteso BAXTER che però qui non è soggetto, il soggetto continua ad essere William)per convincermi a rinunciare al mio proposito./ Non so se ci avrai capito niente. Prova a staccare le parti della frase e attribuire i soggetti. Vedrai che qualcosa non fila.
    - severa punizione. Ma/ punizione, ma
    - Poi mi si/Poi si
    - Sentire quel nome mi procurò una fitta dolorosa al petto.
    - Excipit perfetto.

    Sei nella mia rosa di otto pezzi. Ancora brava.
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    Ciao, Ste.
    Ho trovato il tuo pezzo lineare e pulito, con un fondo di stress che si attacca al lettore e lo spinge ad arrabbiarsi con questo cretino che non legge la lettera e non si toglie di dosso il macigno che lo esaspera. MA… l’intervento pacato, intelligente e amorevole della moglie conquista il lettore e lo fa rappacificare. Sono sicura che la soluzione sia la seconda: il padre era presente alla discussione della laurea. Ne discende la considerazione che fosse comunque rimasto in contatto con qualcuno vicino alla famiglia, in grado di fornire parecchie notizie sul figlio.

    In ossequio alle richieste degli admin, passo al poco tecnico che ti posso contestare:
    - Nel discorso diretto, dopo la lineetta c’è sempre uno spazio;
    - …raccontare: “La… / …raccontare: (a capo) – La…
    - …il contrario: che era vivo e vegeto e che stava scegliendo…/ …il contrario: era vivo e vegeto, stava scegliendo…
    Brava, Stefia. Un bel racconto, scritto con una gran penna e tanta ironia ben calibrata.
    Un abbraccio.
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    Achi, il mio commento sarà anomalo: l’avevo già scritto, ma ho chiuso senza salvare…
    Ti lascio una sequela di interventi, alcuni con consigli tecnici, altri che sottolineano la tua bravura. Due righe finali riassumeranno.

    - Urla e la mena/le mena;
    - sottovoce ma/sottovoce, ma;
    - è bravo a far male e a non lasciare il segno, non fuori almeno/bravissimo, una frase che apparentemente scorre via fra altre, invece racchiude un mondo: la sapienza dei torturatori nel mascherare i crimini;
    - Lei si stringe nei panni da casa, vestita a cipolla con solo sfumature di grigio/da manuale: me la mostri vivida e reale;
    - sorella. «Maddy, papà ti vuole parlare.»/Achi, un consiglio che riprenderò più avanti: il discorso diretto va, per sua natura, collocato a capo. Il testo diventa subito più arioso e comprensibile. Preferirei la sola lineetta iniziale, ma è solo una scelta personale;
    - grida la voce fuori campo/un testo pensato per essere “visibile”, sotto gli occhi di chi legge. Qua la mano. Bravo;
    - Mio fratello ridacchia; impara bene l’erede, diventerà migliore di papà./un lupo diventa tale perché assorbe l’imput in famiglia. Ancora bravo+
    - perdonami,» le dico/via la virgola finale;
    - ascoltare la TV ma vedo/TV, ma
    - wow;/so che si pronuncia uau, ma qui, in un testo raccontato da una ragazzina, lascerei da parte l’inglese e lo italianizzerei;
    - …gne.» Adesso… perché? «Non è che adesso…/ …gne – adesso… - non è che adesso…(me lo ha insegnato il grande Ecly e volentieri te lo agevolo…ehehe;
    - Eh?» Ci guarda con gli occhi spiritati. «È vero o no? Siete…/…Eh? – ci guarda… – è vero o no?
    - dovrò perdere un genitore, che sia lui!/l’odio, che è principio di ogni tragedia anche quando non esplode palesemente, cova dentro l’anima e magari si incanala in azioni che sembrano non essere connesse al fatto scatenante. Bravo, Achi;
    - …e gioca a FIFA con mio fratello mentre mamma va ai fornelli e io apparecchio/ la fotografia della famigliola felice.
    Commento personale:
    Achi, avrai capito che questo pezzo è fra i miei preferiti in assoluto; mostra le violenze di uno str… sulla sua famiglia; si abbatte sulla vittima diretta, ma anche sulla figlia che impara l’odio e sul figlio che sarà a sua volta uno str…
    Chi racconta è la ragazzina e noi vediamo e soffriamo empaticamente attraverso i suoi occhi.
    Hai tante donne in famiglia, sono sicura che prima di affidarne una a un futuro compagno ti assicurerai che sia una persona perbene. Bravo.
    PS: non ho notato excipit.(ehehe)
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    Ciao, Arianna.
    Ho letto con piacere il tuo bel racconto.
    Bella l’idea, vivide alcune descrizioni, excipit che ci sta come fosse lì da sempre.
    Ho rilevato alcune cose tecniche che ti allego:
    - Quella di apertura è un’immagine potente che da sola vale la lettura del racconto.
    - Nelle quattro righe successive, la parola “vecchia” è ripetuta tre volte: rivedrei.
    - --- da dove poi le venga/da dove poi le sia venuta
    - il tunnel mi sembra posizionato in un posto troppo accessibile data la sua grande importanza…
    - (Ti allego anche la revisione di questo periodo, fatta con lettere maiuscole per superare il cambio di formattazione)
    … non solo SONO di un colore diverso, ma ogni abito HA tanti colori vivaci, intrecciati, CHE risplendono nella luce.
    Dopo il sogno, sono arrivate le PAROLE, AFFIORATE all’improvviso. All’inizio ERANO sconosciute, poi SONO compaRSE le immagini; Zero le HA VISTE E INFINE LE HA CAPITE. ORA ricorda. Vede i colori E li cerca.
    - Nel discorso diretto andrei sempre a capo: il testo, a mio avviso, diventa più “arioso” e chiaro.
    Un abbraccio, Ari.
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    Leroux, che immenso piacere! Un commento corposissimo e "pensato". Grazie. Non ho tutte le risposte, anche io sono una lettrice "esterna" della storia. Non so a te, ma a me le robe vengono fuori da sole: non so mai, una volta iniziato, dove andrò a parare.
    Cerco di dirti la mia:
    1) La madre vuole farsi credere morta perchè si sente ed è malata nel corpo e nell'anima; dopo la morte dell'amato marito, è rimasta completamente sola. Su consiglio del parroco, affida Carlo a un collegio serio, che si occupa di orfani. Il bambino si troverà accanto a compagni che hanno vissuto la sua tragedia e avrà alla spalle una struttura in grado di accompagnarlo fino alla maggiore età. MA il bambino è cagionevole di salute, cerca la sua mamma. E qui si aggiunge dolore a coraggio: si finge morta per aiutarlo a vivere senza di lei (che comunque potrebbe mancare e lasciarlo completamente solo).
    2) Il paese non conosce la decisione della madre, in quel periodo le suore sono datrici di lavoro alla loro cuoca, non hanno potere di interdizione sulle sue decisioni.
    3)La Superiora sa il grande sacrificio della mamma per assicurare una vita serena al figlio; conoscendola meglio di noi e forse per raccomandazione ricevuta dalla donna quando ancora la testa aveva sprazzi di lucidità, non "disturba" il figlio.
    4)L'albergatore, come il resto del paese, non conosce la storia in ogni particolare. Si meraviglia che il figlio non sappia e gli scappa detto.
    5)In quanto alla comunicazione del decesso hai assolutamente ragione, ma non sappiamo la data degli avvenimenti, forse non erano ancora immersi nella tecnologia come noi...
    6)Giustissimo il ripòsate. Me ne sono resa conto quando l'ho riletto qui dopo che Man l'aveva postato. Conosci il dialetto eugubino e quello della Marca centrale? Lo scambiano tutti per romanesco, ma è molto diverso..
    7) Lugli... Pensa che, così su due piedi, non ricordavo nemmeno di averlo usato. No, non ha motivazioni. È il cognome di una mia prof. neanche particolarmente amata. Forse lo uso perchè è breve e mi ruba poche battute...
    Grazie ancora. Un bacio in fronte.
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    Ciao, Molli. Comincio dalla parte tecnica e premetto (da pignola cronica) che le mie segnalazioni sono soltanto “migliorative” della forma. Toglierei/modificherei le parti tra parentesi.
    - (perché stavolta non CI sarebbe tornato da sua madre) perché stavolta no, non sarebbe tornato da sua madre…. Era uscito di casa promettendosi di non tornarCI…
    - un’indipendenza ECONOMICA
    - (un’entità astratta) un pio desiderio.
    - arrivato E (ma) già si stava chiedendo
    - . “Tutto a posto.”, C’è un punto all’interno e una virgola all’esterno delle virgolette
    - al telefono; (e) metterei il punto e virgola per evitare ripetizioni…
    - (per un istante/ambiziosi) è un concetto contorto, lo rivedrei, mentre il paragrafo successivoè stupendo…
    - (quel)le tre regole/come quello
    - Sì, perché Alessandro ha imparato tanto. Ha imparato tutto. (questa frase al presente fra altre ancora al passato, mi stona)
    Ci sono altre minuzie, ma non voglio annoiarti.
    Passo al commento.
    Il tuo racconto, per me, ha tre pregi:
    1) è scritto bene, 2) tratta un argomento attualissimo, 3) racconta il tipo di sfruttamento economico e morale di gentaccia senza scrupoli nei confronti della nostra gioventù.
    Il pezzo lo fa tirandoci dentro, facendoci indossare i panni del protagonista: ci cala della sua storia normale e piena di sogni, ci mostra la caparbietà di voler riuscire e infine ci sbatte in faccia lo scontro fra un mondo normale e la giungla dei lupi che sfruttano la fame di lavoro, le normali, sacrosante aspirazioni della nostra gioventù. Niente stipendio, niente indeterminato. Avanti un altro.
    Io ce l’ho con gli sfruttatori, certo, ma soprattutto con chi li lascia liberi di spegnere sogni e magari caccia loro in mano una bustina di veleno. Un bacio in fronte, Molli.
    PS: Non mi sono resa conto di excipit di sorta…ehehe
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    Ciao, Constance. Grazie per il bel commento. Il termine è ANNOTTAVA è una parola desueta per dire “ si stava facendo notte”. Infatti i lampioni erano accesi.

    Carlo non solo accetta la scelta della Superiora, ma le è anche grato, capisce il gesto. Mi spiego: fino a quando la madre era padrona delle sue facoltà, era stata lei a scegliere l’oblio per garantire al figlio un futuro sereno. Quando la malattia la rende gravemente invalida, la suora decide di lasciarlo libero di vivere la sua vita senza l’onere di dover accudire un’anziana che non l’avrebbe riconosciuto. Se pensi al sacrificio fatto dalla madre quando lui era piccolino, (era di salute cagionevole e temeva di non essere in grado di allevarlo) trovo in linea l’atteggiamento della Superiora.
    Scusa per la lunga spiegazione, ma mi sono affezionata a questo racconto e ai suoi personaggi...eheh🌷🍀🎄
2797 replies since 15/3/2013
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