Scrittori per sempre

Votes taken by allerim 4

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    L’idea della città concepita come buco nero non mi dispiace, ma non riesco a leggere senza sbadigliare di fronte a tante ripetizioni di concetti e perfino di vocali o parti di parole. Qualcuno apprezza, io purtroppo trovo banale e per niente accattivante questo piccolo espediente come l’ironia affidata a una monotonia ripetitiva (si va beh… )
    In conclusione mi sembra un racconto bizzarro, poco chiaro nei contenuti e poco fantasy. Nello stile ravviso la velleitaria ricerca di originalità a tutti i costi. Niente di geniale, a mio parere. Secondo me, eccesso e stravaganza non pagano. Mi scuso per la franchezza, dopo tutto l’autore può considerarsi soddisfatto per altri commenti ricevuti.
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    Il racconto si articola in tre parti: La regina e lo specchio: solitudine e dolore/materializzazione e arrivo delle figure da lei convocate: bisogno di aiuto/ la regina esce dalle sue stanze e si unisce ai suoi ospiti: superamento della solitudine e presa di coscienza.
    L’approfondimento psicologico del personaggio principale è pregevole, ma la parte più vicina al fantasy è la seconda ed è un peccato che il viaggio e l’arrivo di mercanti, spiriti dei boschi, signori del lago, folletti, sibilla etc venga raccontato piuttosto che mostrato. Il narratore riferisce che gli ospiti raccontano aneddoti avvincenti, ma al lettore non è dato conoscere le avventure dei singolari personaggi, vengono solo descritte le modalità del viaggio.
    La scena migliore mi sembra quella che dà il titolo al racconto. La peggiore è quella rappresentata nella parte iniziale a causa di un’esposizione ridondante (che caratterizza purtroppo anche il seguito). Non c’è un sostantivo che non venga accompagnato da uno o più aggettivi; l’effetto mi sembra stucchevole. Nel complesso non male, tuttavia – a parer mio – non all’altezza di altre prove più convincenti.
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    L’infodump dell’esordio “Era una tranquilla famiglia di lupi mannari” smorza il piacere della lettura; è una informazione inutile, dovevi lasciare che il lettore se ne accorgesse pian piano da solo. Tono, stile, esposizione rispondono ai canoni della favola che è cosa diversa dal Fantasy.
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    Commovente la speranza di Anna, ma a tutto c’è un limite. Emy, quando tutto dimostra che la fiducia/speranza è mal riposta – sono trascorsi cinque anni e anche i genitori si sono arresi all’evidenza – la fede a oltranza mi sembra solo autoinganno. Cmq peccato che il racconto sia fuori concorso perché è piaciuto e di certo si sarebbe ben piazzato in classifica.
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    La rassegnazione, certo e che altro si può fare? Non per questo si cancella il dolore. Accettare è sempre più razionale che disperarsi. Il messaggio mi sembra valido e il racconto vero e toccante. Tra i miei preferiti.
    “Tornavamo in moto da Livorno e per scansare un camion che aveva invaso la corsia, siamo finiti sulla scogliera: tre vertebre rotte e questo è il risultato.
    Ma Marco è rimasto lì, gli occhi aperti al cielo sereno.”
    Non sono due storie diverse, Viv, l’incidente è uno.
    Ma poi, dico io, per emozionarsi, per trovare pathos, serve l’urlo? Anche un sussurro può trasmettere emozioni, a volte è anche più efficace, come quegli occhi di Marco aperti al cielo sereno. (Il racconto non è mio, eh!)
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    Brutto scherzo dell’inconscio dispettoso. Come scrive resdei, a chi non capita? Nel flusso di coscienza “viaggia bella” o “cazzo” ci stanno. Alcuni commenti approvano, altri no. Non parlerei di discrepanza di stile: ai pensieri tutto è permesso.
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    Secondo me, la madre ha capito. Come molti genitori, preferisce mentire a se stessa piuttosto che affrontare il problema. Credo per amore, non per egoismo. Un errore che si paga caro: questa volta cinque punti e la prossima?
    Un mini che fa pensare. Piaciuto.
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    A me dispiace per Semprefalcone. Ripenso al suo entuiasmo quando è arrivata in SPS.
    I commenti duri alla fiaba non c'entrano.
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    La trama non mi sembra originalissima; anche in questo step ce n’è una simile. Qui però c’è l’atmosfera incantata tipica della fiaba e tanta poesia che culmina nella danza delle gru. Una danza descritta così bene che sembra di vederla.
    Ti segnalo alcune improprietà: un refuso “Rose e gris andava…”, qualche espressione che suona stonata (“mica sceme”, “due metri e trenta”) una d eufonica (un giorno, ad un segnale convenuto). Piccolezze che si correggono facilmente e nulla tolgono all’atmosfera fiabesca. Piaciuta.
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    È un vero peccato che tu abbia inserito la storia della bella addormentata. Così hai ridotto a sequel la fiaba di Rosanuova, che mi sembra molto coinvolgente e originale. Invece tutta la prima pare mi pare noiosa oltre che inutile, anzi nuoce al racconto perché lo rende ripetitivo.
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    Forse un po’ lunga; si potrebbe snellire in alcuni punti. (Il presidente col ciuffo e la partita di pallone)
    Buono il finale, dove si anticipa che la “missione” di Miranda non è finita. Piaciuta, ma altre fiabe mi hanno coinvolto maggiormente.
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    Linguaggio poetico ricco di belle descrizioni. Rossina, la coccinella curiosa, è il mio personaggio preferito: chi non si pone domande, non può trovare risposte. Peccato che questo tema non ha seguito nella trama. Ho apprezzato la cura dell’autore nella descrizione dei gesti. Uno per tutti: «… si alzò sulle zampe posteriori e allungò il muso per cogliere una carezza d’aria.» La fiaba mi è piaciuta.
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    «I sogni arrivano da soli» Ho colto in questa frase la chiave di lettura del testo, perciò ho attribuito minore centralità al messaggio ambientalista che pure è presente, ma come argomento attorno al quale ruota la morale della storia. I sogni hanno un potere maggiore di quello dei potenti e dei loro divieti. «Ogni cosa parla, basta sapere ascoltare» e ancora «Ascoltami, ascoltami, ascoltami».
    Un invito a seguire i propri sogni, perché possono cambiare la realtà. Il bello di questo racconto è che i messaggi che contiene (sogna, disobbedisci, agisci, cerca solidarietà) sono espressi, come si conviene in una fiaba, con semplicità e non in modo intellettualistico. L’unico appunto che mi sento di fare riguarda lo stile e i dialoghi da migliorare, per dare un ritmo più vivace al racconto. Piaciuto.
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    cit.Byron
    "ma quale è la sua missione di cui si accenna all'inizio? "
    eppure è facile, basta leggere:
    "Ci fu un momento di silenzio, allora l’extraterrestre si ricordò della sua missione e domandò all’abete: «Tu che sai tante cose mi sapresti spiegare perché il Natale è la festa dell’amore e poi, cos’è l’amore?»
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    Buona caratterizzazione dei personaggi; dialoghi vivaci, buon ritmo narrativo. Una fiaba "fantascientifica" che sembra “farsi” mentre la si racconta. Beta mi sembra insostituibile; è troppo simpatico, ma anche il gatto e la sfera capricciosa non sono da meno. Il vero “miracolo” di questa notte magica è l’amore che dura, anche quando i capelli diventano bianchi.
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