Scrittori per sempre

Posts written by Byron.RN

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    Non ho capito il discorso sulla dozzina d'anni. Ok, il mese di quarantena fa sì che per il bambino sia sempre domenica ma quei dodici anni? Non so, vado dietro la lavagna e continuo a pensarci.
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    Brano tenero, permeato dell'amore di una mamma per la propria figlia. La mia interpretazione è quella di una madre che vede crescere la propria bambina ma non può godersi il momento con serenità e naturalezza. Fuori la primavera esplode, c'è il risveglio della natura, mentre le persone devono fare i conti con le notizie cupe dell'informazione, con la quarantena, con una situazione che avvilisce la mente, crea disperazione e sconforto, impedendo di godere appieno uno dei momenti più gratificanti della vita, veder crescere il proprio figlio.
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    Non avendo fatto il liceo credo di essere tagliato fuori dalla comprensione di questo brano, anche se si capisce l'intento comico, quasi surreale del pezzo. Peccato non sapere nulla di latino, ma quell'inglese maccheronico e l'invito all'assaggio del ciambellone mi ha fatto venire in mente un messaggio cifrato a Seneca, tipo "Parla come magni". Va bé, probabilmente non ho capito nulla.
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    Testo simpatico che ha una buona riuscita. Il linguaggio è inattaccabile, due galeotti siciliani non possono esimersi dal mettere dentro al discorso qualche minchia, anzi qui non lo usano neppure come intercalare. L'unico piccola sbavatura è quando uno chiede all'altro quanto gli manca: stanno insieme tutto il giorno e anche se il tempo non passa mai dovrebbe saperlo. Da valutare bene per un inserimento in classifica.
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    Come già ti hanno detto la scelta di un unico periodo è audace. Metti il lettore davanti al classico muro di parole che può scoraggiare e deviare l'attenzione del lettore pigro. Molte d eufoniche, credo tre o quattro e mi piace segnalartelo perché questo era un errore che facevo anche io, anche se a scuola mi era stato insegnato così.
    guardando meglio nel mio più sincero sé: qui credo che dovresti sostituire sé con io.
    Per quanto riguarda la tua riflessione credo che ci sia del vero, avendo così tanto tempo a disposizione che non ci viene più rubato dal lavoro, possiamo concentrarci su altre cose che non eravamo più capaci di vedere. Sarà che io ho sempre fatto un lavoro che non mi piace, ma sinceramente è già da un pò che mi piace guardarmi attorno e soffermarmi a guardare i segnali della vita che ci circondano. Il lavoro è importante, ma metterlo al centro di tutto è insensato, e la cosa ha la sola utilità di renderci peggiori di quello che già siamo.
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    Anche qui l'idea è molto buona, e anche lo sviluppo, sino alla battuta finale. Il medico dà del lei "bruttino davvero, sa?" quindi quasi sicuramente si rivolge a un parente, e quello non è un modo professionale di comunicare. Sì, forse è anche un pò brutale e categorico, ma quello ci può anche stare. È proprio il modo in cui si esprime che smonta il pezzo e gli fa perdere in credibilità. Purtroppo in un 100 certe volte è la cura del dettaglio che fa la differenza. Peccato, perché fino a quel punto avevi gestito tutto bene. Il messaggio di fondo è stracondivisibile, e per cambiare tutti dovremmo prenderci i nostri tempi, pur di andare allo scontro con superiori e altro, ma nessuno fa mai niente.
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    L'idea di come avevi concepito il racconto per me è interessante, il contrasto tra le alte disquisizioni e poi l'atterraggio finale nelle cose semplici e banali della quotidianità. Forse nella prima parte ti sei soffermato troppo, perché la scrittura, pur essendo corretta, non conquista pienamente, l'argomento un pò intimorisce.
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    Un buon pezzo, una preoccupazione che arriva al lettore sincera, almeno per quanto riguarda la parte centrale. Sì, perché l'inizio aulico un pò stona con quanto succede dopo. Io avrei fatto una scelta più decisa adottando un unico registro. Anche il finale, che comunque ho gradito, sembra leggermente scollegato col resto, ma questa è solo un'impressione soggettiva e potrei essere in errore.
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    Questo 100 è particolare, non lascia indifferenti, poi il finale grottesco e spiazzante è un punto forte, non c'è bisogno di capire il perché, il significato. Io solitamente, se un soggetto mi piace, sulla forma ci passo su, faccio finta di niente e premio l'idea che mi ha sbalordito. L' ho fatto tante volte senza pentirmene. Qui non ce la faccio.
    La sensazione è che la forma non sia stata curata abbastanza, le varie parti non sono ben amalgamate, sembrano addirittura slegate e poi la discordanza dei tempi verbali che disturba ed è davvero evidente. Una cura maggiore avrebbe sicuramente fatto spiccare di più questo racconto "esagerato", però la forma abbatte di parecchio le sue grandi potenzialità.
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    Nel complesso mi è piaciuto, l'ho trovato pulito e pieno di speranza.
    Molto bello il passaggio della stella che inciampò nei suoi pensieri e cadde; chissà perché certe immagini io non riesco mai a crearle.
    Per quanto riguarda le cose da migliorare:
    1-La terra deve:io avrei usato la terra doveva
    2-Poi, la stella si spense. Ma si accese la speranza. Io questa frase non l'avrei messa, il tuo messaggio di speranza era già stato forte facendo esprimere a tutta l'umanità lo stesso desiderio.
    Un buon lavoro, anche se non perfetto.
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    Non so, a me è sembrato un pò troppo algido, distaccato. Magari avresti potuto iniziarlo col tempo presente invece del passato, avresti avvicinato di più il lettore alle tue riflessioni.
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    Carino, con quel tocco surreale che a me piace sempre. Dal punto di vista formale mi sembra che manchi qualche virgola, però nel complesso mi è piaciuto e mi ha divertito.
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    Mi è piaciuto molto, anche se migliorabile.
    Sessant’anni dopo, un villaggio turistico e tanto traffico.è migliorabile, secondo me non c'entra nulla dove lo hai messo, crea davvero confusione, avresti dovuto metterlo dopo: Sistemi la catena e andiamo al mare.
    Il paragone con la catena è bello, suggestivo, anche se la catena la puoi sistemare e tutto si dimentica, la perdita proprio no.
    Non so, come detto ci sono cose da sistemare, però mi piace molto.
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    Considerazioni, non racconto, però mi sembra molto più vivo e personale di molti altri. È qualcosa di vero, genuino, o almeno così pare a me e non una tematica astratta. Avresti dovuto mettere questa tua esternazione davvero in forma di racconto, per rendere il lettore più partecipe, comunque a me è arrivato il tuo stato d'animo anche così.
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    Anche queste considerazioni condivisibili, con la solitudine forzata che ci ha fatto prendere coscienza delle nostre fragilità. Sul fatto che siamo solo numeri è da un pò che è così, anzi, forse è sempre stato così.
986 replies since 30/12/2013
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