Scrittori per sempre

Votes taken by Arianna 2016

  1. .
    Vivonic, mi dispiace davvero molto che tu ti sia sentito così ferito da quello che ho scritto, perché non era mia intenzione farlo. Leggendo le tue parole, capisco che tu ti sei sentito ferito nel tuo orgoglio di scrittore, di studioso e di storico.
    Mi dispiace, perché il mio commento non era volto a questo, ma era riferito a me che l’ho scritto.
    “È stata fatta la scelta letteraria di cogliere solo alcuni momenti della rapina del 25 gennaio 1851, sorvolando su quelli più drammatici e soffermandosi sugli aspetti più “alla Robin Hood” del Passatore. La scelta è legittima, come qualunque altra in narrazione.”
    Dicevo sul serio: ogni scrittore è re e Dio nel proprio mondo, sceglie il taglio da dare alla narrazione, su cosa accendere i riflettori e cosa invece lasciare in ombra; questa scelta è legittima: anche io ho fatto scelte, nel delineare il mio Carlo V, scelte magari non sempre consapevoli o condivisibili, ma le ho fatte.
    “ma io non riesco a non pensare alla sorella dell’Artusi, inseguita, violentata, impazzita per la violenza subita e poi chiusa in manicomio.”
    Io, Arianna, sulla base delle mie limitate conoscenze, di quel poco che so sulla vicenda, appresa un po’ qua e un po’ là, io Arianna, dunque, non riesco a non pensare… Perché forse in effetti, nel mio cervello di donna quella narrazione ha lasciato una traccia. Non pretendo che altri abbiano il mio stesso sentire. Non pretendo di saperne certamente quanto una persona che a queste vicende ha dedicato anni di studio e ricerche.
    Non credo però che sia realistico pensare che, con 38 racconti storici in concorso, ogni partecipante abbia competenze storiche a tutto tondo su tutti gli argomenti presentati. Immagino che tanti saranno un po’ come me, avranno qualche conoscenza in più su alcune cose, magari perché studiate, e in meno su altre.
    “Al di là di questo…”, quindi, passiamo oltre una certa associazione, che è mia personale.
    “…il racconto è ben scritto e ben costruito.”
    Se hai letto un po’ dei mie commenti, ti sarai accorto che io non ho utilizzato spesso questa frase, anzi. Non ho criticato niente, del racconto, perché niente c’era da criticare.
    L’intento del mio commento non era certamente quello di sminuire né te né le tue ricerche e, ripeto, mi addolora davvero, non puoi capire quanto, che tu ti sia sentito così.
  2. .
    Ho scritto il mio ultimo commento. Se ho fatto bene i conti, ho letto e commentato tutti i racconti, anche quelli fuori concorso.
    Al di là di quali saranno i risultati del concorso, volevo dire che mi sono davvero divertita. Mi ero iscritta per rispolverare una scrittura ferma da troppo tempo, per condividerla con qualcuno, per leggere gli sguardi degli altri su quello che scrivo. Ho avuto tutto questo e, in più, mi sono accorta che dovere analizzare i racconti di tutti mi ha costretto ad un utile, ulteriore esercizio di scrittura.
    Anche io, come immagino tutti, aspetto con un po’ di impazienza il momento in cui potrò dire e chiarire. Aspetto anche però con preoccupazione: tutti si toglieranno i sassolini dalle scarpe; spero che i sassolini non verranno lanciati con eccessivo vigore.
  3. .
    Gli errori formali sono già stati segnalati nei commenti precedenti.
    Il racconto oscilla incerto tra narrazione e didascalismo. Non è chiaro se la retorica che, nella prima parte, traspare dal lessico, abbia l’intenzione di restituire in modo serio o ironico il clima di un’epoca. Leggendo il finale, sembrerebbe prevalere l’intento ironico/critico, ma rimane non chiaro. Chissà, mi sto chiedendo ora, forse in effetti non è chiaro nemmeno nell’animo dello scrittore, se in qualche modo gli eventi narrati hanno qualcosa di autobiografico: in fondo, verso il mondo in cui siamo stati bambini si ha sempre un sentimento di odio-amore.
  4. .
    Buona l’idea di mostrare due punti di vista dello stesso evento storico, ma realizzata non bene. La forma diaristica non è resa in modo convincente, in modo particolare dal 13 agosto in poi, quando sembra davvero difficile immaginare che qualcuno gravemente ustionato, con la pelle a brandelli, possa scrivere come se fosse serenamente seduto sotto il portico della veranda.
    Anche la frase di chiusura è stonata, didascalica e fuori luogo.
    Sono rimasta perplessa dai “libri di fantascienza che tanto mi piacciono”. C’erano già libri di fantascienza in Giappone, nel ’45? Qui però confesso la mia ignoranza.

    Scusate. Ho letto i commenti solo dopo avere inserito il mio e ho visto che qualcuno aveva già chiarito il problema "fantascienza".
  5. .
    Veramente ben scritto e ben costruito, fluido, centrato anche come racconto storico. Forse il miglior racconto che abbia letto finora.
    C’è qualche errore di battitura (addentarci= addentrarci; il piccolo ponte sera= il piccolo ponte era), ma dall’alto livello della scrittura si capisce che sono solo errori di distrazione.
    Per il mio gusto, ho trovato un po’ troppo dettagliata la parte con la descrizione di tutti i movimenti dell’esercito. Mi ha destabilizzato scoprire che a narrare sia qualcuno dall’oltretomba, perché, in un racconto così realistico e poetico insieme, la cosa mi è sembrata stonata, ma non riesco a definirne meglio il motivo.
    Ad ogni modo, chiunque tu sia, scrivi davvero bene, con una naturalezza che fa scomparire la scrittura dietro le immagini e le sensazioni. Complimenti.
  6. .
    È stata fatta la scelta letteraria di cogliere solo alcuni momenti della rapina del 25 gennaio 1851, sorvolando su quelli più drammatici e soffermandosi sugli aspetti più “alla Robin Hood” del Passatore. La scelta è legittima, come qualunque altra in narrazione, ma io non riesco a non pensare alla sorella dell’Artusi, inseguita, violentata, impazzita per la violenza subita e poi chiusa in manicomio. Al di là di questo, il racconto è ben scritto e ben costruito.
  7. .
    Bello e inquietante l’incipit, anche se non si capisce poi perché tutti questi parenti non fossero presenti sul letto di morte di Gaio.
    Da “Erano passati vent’anni…” vengono raccontati fatti antecedenti ad un passato, da rendere con il trapassato prossimo:
    - Erano passati più di vent’anni da quando Alboino… attraversò l’Isonzo= aveva attraversato
    - e giunse= ed era giunto
    - Rivolse quindi= aveva quindi rivolto
    - Goffredo si offrì= si era offerto
    - si avvicinò= si era avvicinato
    - si inginocchiò= si era inginocchiato
    - lo chiamò= lo aveva chiamato
    - si tolse= si era tolto
    - chiamò= lo aveva chiamato
    - riabbracciarono= si erano riabbracciati
    E via di seguito, fino a “continuità di sangue tra la sua famiglia e il popolo Longobardo.”
    A questo punto si dovrebbe mettere un imperfetto “Era proprio questa spada…”
    Poi di nuovo il trapassato prossimo: “la spada passò= la spada era passata” e continuare fino a “La notizia della morte di Gaio”. Da qui in poi va bene continuare col passato remoto, almeno per un po’. Nel seguito del racconto, ci sono altri punti in cui c’è questo tipo di errore, nell’uso dei tempi verbali.
    Il racconto, partito in modo incisivo, si è però a questo punto annacquato.
    Alcune espressioni suonano stonate (“Ma restate a casa, che non succede nulla!”, con quel “ma” ripetuto ad inizio di ogni frase, con uno stile colloquiale contemporaneo; “Non è che siete in combutta con Adria?”; “Ma sì, aspettiamo che si rassereni.”).
    In sintesi, una buona idea, sviluppata tra una bella partenza e un finale valido, ma con una lunghissima parte centrale tutta da rivedere e asciugare, sia a livello narrativo che formale.
  8. .
    L’elemento che mi è subito balzato all’occhio e che ho trovato suonare “falso” è l’inserimento di parole scritte in latino. Chiaramente i due protagonisti staranno parlando tra loro in latino, per quanto un latino non letterario, ma quello usato quotidianamente. Tutto il racconto è in realtà “tradotto”, quindi anche per le parole scritte in latino si sarebbe dovuto trovare il corrispondente termine in italiano.
    Il dialogo poteva essere divertente, ma viene continuamente interrotto e falsato da tutto il didascalismo delle spiegazioni. Il racconto finisce così per diventare una sorta di lezione sulle usanze romane e di veloce riassunto di alcuni elementi di storia romana.
    Io penso che qui andasse fatta una scelta di fondo: racconto o lezione. Sulla base di questa andava costruito il testo, pronti a sacrificare ciò che non serviva.
  9. .
    Il mio dubbio sul non essere un racconto di genere storico è basato più su una sensazione, forse. E' vero, si parla di un personaggio che fa parte della storia del cinema, ma alla fine il focus è sul vissuto della coppia che parla. In fondo, ogni narrazione è ambientata su un qualche sfondo storico, ma non per questo si tratta di un racconto di genere storico. Ad ogni modo, forse non ho proprio del tutto chiare le esatte coordinate del racconto storico.
  10. .
    Ciao, ho un dubbio sul regolamento. Riporto qui i due stralci interessati:

    Tutti i partecipanti dovranno, pena l’esclusione, commentare tutti i racconti in gara con una critica costruttiva o un elogio motivato.

    Se lo desiderano, durante ogni step, gli autori potranno commentare il proprio racconto con una critica fine a sé stessa, sulla base dei commenti degli altri. Tale commento non è obbligatorio.

    Il mio dubbio è il seguente: dato che è obbligatorio commentare i racconti altrui ma non il proprio, non è che da questo poi si riesca a capire di chi è un certo racconto? Vale a dire, di chi non lo ha commentato.
    Forse sono io che non ho capito bene... :mumble.gif:
235 replies since 27/9/2016
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