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| Tristezza in questo caso fa rima con bellezza. Non troppo originale l'idea secondo me, ma estremamente realistica e ben resa. Belli i personaggi di Anna, della quale ho sentito il "peso" di primogenita e di Claudio, che mi hai fatto sentire altrettanto gravato dal macigno emotivo di dover dare la notizia.
Pertinente l'aggancio con la canzone attraverso l'excipit.
Sicuramente uno dei 200 migliori. |
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| Ma sì dai, un 200 onesto, senza picchi particolari, ma che offre interessanti spunti di riflessione sull'adolescenza dei protagonisti gemelli. Non è mai troppo tardi, o troppo presto, per cambiare. Forse non si tratta solo di cambiare, anche se ciò che fa il gruppo lo si continua a fare, a imitare. Si tratta di non adeguarsi, di non rinunciare al proprio modo di essere. Un ulteriore compromesso pur di rimanere se stessi e prendere un'altra strada.
L'aggancio alla canzone scelta ci sta.
Discreta prova. |
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| Racconto positivo al Covid-19, nel senso che il virus ne ha influenzato in qualche modo l'idea di fondo. Mi sembra che nel contest sia in gara "Tamponi lontani", un altro racconto contagiato. Forse il fatto di raccontare storie che hanno come sfondo il virus, la pandemia, deriva dal desiderio sfrenato di normalità degli autori. Non so a voi, cari amici scrittori, ma a me il virus ha creato solo rotture.
Il senzatetto, povero e malridotto, vive un universo parallelo interiore, che lo estrania dalla sua reale condizione, quella di tutti i giorni, di tutte le notti. I libri, profumati e consumati, sono il mezzo ideale per portarlo oltre. Per fortuna, nella vita reale, c'è che non si dimentica di lui, tanto da scriverne la storia: il libraio, la fonte da cui sgorga per Amedeo il prezioso nettare di parole.
Chiedo ai più esperti: ma secondo voi, questo testo può essere considerato un metaraccontino? |
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| Dico subito che questo è un altro bel 200. L'aut amministra bene le parole a disposizione restituendo al lettore un racconto fluido e al contempo carico di emozioni, che sa catturarti.
Ancora non saprei chi dei due protagonisti è il fantasma. Entrambi potrebbero esserlo, anche contemporaneamente. Rileggerò.
L'aggancio con la canzone ci sta, anche qui il pianoforte la fa da padrone.
Buona prova. |
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| Bello questo 200 catastrofico che mi fa pensare ad un altro scenario, ben descritto dall'aut, in cui potrebbe trasformarsi la terra a causa dei cambiamenti climatici. In realtà qui non cambia solo l'habitat dell'uomo, ma l'uomo stesso:
CITAZIONE Michele strisciò sui mozziconi di gambe che aveva, e con un braccio cinse la gamba del nonno.
questa frase fa gelare il sangue.
Coerente l'aggancio alla canzone scelta. Il titolo non lo stavo capendo finché non hai nominato Genova. E il cerchio s'è chiuso.
Una buona prova. |
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| Anch'io fatico a capire. Non mi sono chiare tante cose a cominciare dal titolo, che non contestualizzo.
Ogni informazione che viene data al lettore sembra far spaziare il racconto su diversi generi: thriller (inseguimento), ironico (i viaggi), rosa (l'incontro). Non so.
Ma come sono i panini d'oltre oceano? Dipende da che parte stai.
Excipit aggancio così così. |
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| Lo interpreto così: un artista che ha smarrito la sua passione per il pianoforte (aggancio) e la musica, e che quando questa passione bussa alla sua porta sembra che non gliene importi un fico secco. Come dire, rimane un personaggio sottotono, di basso profilo.
Eppure è lui che racconta ciò che accadde sette anni fa. Sette anni o sette giorni sarebbe stata la stessa cosa.
Buona la prima parte, meno il dialogo centrale e finale. Il "devo andare al mercato" funziona poco come aggancio, è molto forzato nel contesto, visto che la protagonista ha di fronte nientemeno che la passione. |
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| C'è ancora tanto da fare. Le intenzioni sono buone, la realizzazione meno.
Questa protagonista è un po' confusa, non le viene resa giustizia (narrativa, intendo) per le traversie che ha subito. Il tutto appare soltanto come lo sfogo, il delirio di una vittima di violenze che sembra sopraffatta da se stessa.
C'è effettivamente una revisione da fare. L'aggancio alla canzone è banale: una pianista, la via del mercato.
Migliorabile: meno flusso di coscienza più racconto drammatico, o noir. Magari in terza persona. |
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| | Di questo racconto mi sono piaciuti l'incipit e il finale. Il dialogo, corpo centrale del testo, mi lascia perplesso. E' un po' criptico nonostante si capiscano bene le dinamiche pregresse del rapporto dei dialoganti. Tutte le sfaccettature dell'amore. Prima o poi però bisogna prendere una decisione definitiva, dalla quale non si torna indietro. La protagonista non lo sa ancora e l'Aut non ce lo fa sapere. Ma per me sceglie la verde. |
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| Aggancio alla canzone: incipit. Si presta bene.
CITAZIONE Mentre all’alba la mia auto lucertola verso il covo dei tamponi
Bello, lucertola. Voce del verbo...
CITAZIONE il santuario più vistato al mondo.
Refuso: visitato
Ambientazione realistica e d'attualità, anche se dal racconto percepisco un'emergenza Covid-19, come dire, peggiorata. Sia in termini pandemici che economici.
L'Aut rende bene lo stato d'animo del protagonista, che poi sembra essere la condizione di molti esseri umani in questo momento. |
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| Ottimi la resa della noia e l'aggancio alla canzone.
Mi sono chiesto: "E se a sessant'anni mi riducessi così, come i protagonisti del frame (si dice così?) tra pensionati annoiati?". Ma va, ci sarà sempre SPS!
L'unica cosa che è fuori posto, o meglio, che non c'è proprio, è la punteggiatura. Petunia ti ha già detto.
Un 200 onesto che fa il suo mestiere fino in fondo. |
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| Mi è proprio piaciuto questo Oreste, solitario e malinconico guardiano di questo faro d'altri tempi.
Buone le descrizioni del luogo in cui il protagonista rivive i ricordi del passato. Un passato lontano, ma nitido attraverso colori che non ci sono, che sono solo immaginazione. Mi piace pensare che Oreste si sia ritirato al faro dopo la morte dell'amata moglie.
Un 200 d'effetto, anche se con pochi sussulti. Buono l'aggancio alla canzone. Una buona prova. |
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| Curiosa la resurrezione della notte. Potrebbe avere un significato nascosto.
Dopo una prima lettura, mi è sembrato veramente un dialogo tra ubriachi. Mi riprometto di leggerlo la prossima volta che sarò ubriaco.
La mia impressione è che hai farcito il tuo "racconto" di troppe informazioni. O meglio, in questo dialogo, ho avuto tanti input, ma nessuna conclusione verso qualcosa di certo. Oltre alla già citata notte, c'è la Fenice, titolo del racconto; C'è un posto che a uno dei due dialoganti fa male (un pub? perché ubriaco?); il senso della sofferenza (che presuppone lacrime) e la risata, che pare perduta.
In conclusione è meglio andare, perché se li scoprono, quei due! Ma a fare che?
In definitiva: questo pezzo non mi ha convinto. |
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| Chiedo venia, ma io non riesco a capire chi sogna chi.
Mi sembra contorto l'inizio: incipit in prima persona, poi descrivi il luogo di una festa e di nuovo in prima persona dici "Ricky suonaci qualcosa". Allora chi parla è Ricky. E mentre Ricky suona, sogna qualcuno, non ben definito, un amico/a, un amante.
Nella parte centrale hai ben descritto, a mio avviso, il sentimento di Ricky verso questa figura misteriosa, che rivive in lui attraverso la musica e i sogni.
Il finale non mi quadra nuovamente. Ricky, perché torni alla prima persona, cerca di urlare e prega Max di svegliarsi. Ma se Max dorme ed è lui che sogna Ricky crolla tutto il castello. Chi è 'sto Max?
Richiedo venia poiché potrei non aver capito io (possibilissimo) il significato di questo 200 un po' confuso in principio e nel finale. Ho cercato d'interpretare.
Dimenticavo: aggancio alla canzone un po' debole, al limite del forzato. |
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| Grazie mangal . Mi fa piacere ritrovarti al timone di uno dei concorsi storici del forum.
Buona lettura a tutti. |
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1155 replies since 16/10/2016
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