Scrittori per sempre

Posts written by Fante Scelto

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    Il principale demerito di Marx è aver fatto previsioni date per certe che non si sono avverate. Che non è un demerito da poco.
    Non condivido comunque questa visione minimizzante che ne verrebbe data nello studio, né per lui né per Freud.
    E non li ho studiati troppi anni fa.

    Si può riconoscere il valore delle intuizioni e delle lezioni di Marx senza essere necessariamente seguaci delle sue idee socio-politiche, ritengo.

    Quello che il complottismo/negazionismo non considera mai, tra l'altro, è sempre l'elemento umano.
    Siamo umani. Tutti. Anche i super ricchi e potenti signori della nostra specie. Rispondiamo ai medesimi istinti e schemi di comportamento.
    Soprattutto, gli umani sbagliano.
    Laddove ci si vuol vedere una voluta omissione, una voluta mancanza d'azione, o un'azione negativa tout-court, non si considera mai che può esserci un banale, semplice, (troppo scontato?), errore umano.

    Il non credere a qualcosa, l'andare contro il pensiero dominante, raramente è un atto disinteressato.
    Lo si fa per appagare il proprio ego. Per sentirsi coinvolti.
    Per questo io credo solo a quel che vedo, e a volte neanche a quello.
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    Non sono un fan dei banditi o dei rinnegati in generale, ma il tuo articolo è scritto benissimo, si fa leggere con molta facilità e non minimizza o empatizza in maniera inutile.
    Ottimo lavoro!

    (una domanda di contorno: ma i cognomi d'origine italiana in Corsica vanno comunque letti alla francese, con l'accento sulla finale?)
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    CITAZIONE (Bar Abbas @ 28/10/2020, 17:19) 
    Mi sento come Cratete di Tebe. Caro Fante, mi pari schiacciato dal presente, su quel passato che è passato, ma sei sicuro? È a causa della noncuranza con cui si è trattata la sanità pubblica ieri che ci troviamo nei guai oggi. Si è scelta l'efficienza invece che l'efficacia. In base a scelte fatte nel passato ci troviamo oggi a che fare, ciò che abbiamo preparato ieri ci troviamo oggi. Il presente è conseguenza del passato ma non solo: il passato ci permette di indagare la complessità della vita e di cogliere particolari che il presente non ci consente di notare. Il presente è solo un attimo che è già sparito, mentre nel futuro si dispiega la progettualità umana, quello che tu chiami fare.

    E' giustissimo che il passato ci permetta di imparare e cogliere cose che il presente non permette di notare.
    Ma il passato non ti permette di migliorare il presente, ti permette di migliorare il futuro (forse, se ti ci applichi).
    Quindi, insisto, dire che aver depotenziato la sanità è la causa della tragedia che stiamo vivendo è corretto, ma non risolve il problema, come non lo risolve addossare la colpa al Governo.
    Lo risolverà in futuro SE impareremo che queste scelte hanno quest'altre ripercussioni.
    Non so te, ma io dubito.

    E' l'atteggiamento, poi, che secondo me è sbagliato.
    "Avete fatto la cavolata di tagliare i fondi alla sanità e adesso venite a limitare la mia libertà? Col cavolo."
    Il fatto è che se non lo facciamo ci rimettiamo tutti. Ma tutti. A parte forse chi ha i soldi per riservarsi un posto in ospedale.

    Per quanto riguarda la seconda domanda, la risposta mi sembra evidente: nessuno vuole la responsabilità di un disastro, anche se mezzo, anche se parziale. E' lo stesso motivo per il quale le Regioni e sindaci non vogliono decretare i lockdown e vogliono sia il governo a farlo.
    Chi mai vuol stare al timone quando la barca cola a picco?

    Parentesi Cina.
    La Cina ha sconfitto, almeno per ora, il virus grazie al fatto che non è una democrazia.
    Non baratterei mai il vivere qua col vivere come là, mai, ma va (ri)detto, con ampia amarezza, che da cadavere me ne farei poco della libertà.
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    Anche se tutto quel che hai scritto è vero, Bar, non intacca il punto del problema.
    Io non ti sto dicendo che il governo fa bene come fa, ma che NON può fare bene qualunque cosa decida di fare. E' inevitabile.
    Fa il meno peggio, o presunto tale.

    Mi parli del caso della Sicilia, d'accordo. Ogni regione dovrebbe agire in base alla propria situazione, più o meno grave che sia.
    Ha anche senso agire in maniera sproporzionata rispetto all'entità del pericolo in via preventiva. Così difficile da accettare?
    Hanno imposto restrizioni non commisurate all'entità del pericolo e ci vedi una dietrologia? Va bene, la domanda è: perché? A chi giova?
    Lo so che annusate dittatori nascosti ovunque, ma dovete anche sempre chiedervi perché si fanno le cose che si fanno, e magari non partire prevenuti sulla risposta.

    Discorso Ferrari e Punto.
    Il governo a me sembra che stia dicendo un'altra cosa, che è la stessa cosa che sta dicendo la comunità scientifica, a caratteri cubitali: noi di questo virus ancora non ci abbiamo capito niente.
    Perché è così.
    Ed è NORMALE (purtroppo) che sia così.
    Non siamo così fighi e avanti come ci piace sembrare.
    Chi lo avrebbe pensato che saremmo tornati ai livelli di marzo ora che conosciamo il pericolo, usiamo le precauzioni, ecc.?
    E guarda un po', siamo tornati a marzo. E magari finirà pure peggio di marzo.
    Quando hai un nemico che non conosci, che fai? Lo prendi per il verso sbagliato, è sicuro.
    Ma in qualche modo lo devi prendere, e lo fai con i mezzi che hai e che la scienza ti dice.
    Hanno fatto riempire tutti di gel e mascherine, come la scienza ha suggerito di fare, e come siamo messi? Stiamo tornando ai livelli di marzo.
    Ergo i casi sono due: o la gente se ne frega delle precauzioni, o gel e mascherine servono a poco o nulla!
    Se è buona la prima, allora è giusto punire. Se è buona la seconda, allora che colpa puoi fare a chi decide se non ha i mezzi per prendere le decisioni corrette?

    Infine.
    Il discorso che mi fai sullo smantellamento dello stato sociale, è sacrosanto.
    Ma non cambia, ancora una volta, il nocciolo del problema.
    E' come se, per parlare di Black Lives Matter, dicessimo "Eh, certo che se i colonialisti non avessero schiavizzato gli Africani! Adesso ve li tenete incazzati e riottosi."
    Ma è chiaro che la radice storica del problema è lì, ma saperlo non ferma le rivolte, come sapere che abbiamo smantellato lo stato civile non risolve la carenza dei posti in terapia intensiva o la mancanza di personale medico.
    Viviamo nel presente.
    Il passato è andato. Fatto. Finito.
    Adesso c'è il presente e bisogna fare coi mezzi e gli strumenti che altri ci hanno lasciato.
    Quelli che stanno qui ora non sono gli stessi che hanno deciso di smantellare tutto; quelli che hanno fatto questa scelta avevano altre idee, altri contesti e, come quelli di oggi col virus, quasi sicuramente di economia non ci capivano una beneamata mazza.

    Provocazione finale: il fatto che la sanità pubblica non abbia i mezzi per fronteggiare la pandemia mi suggerisce che, magari tra qualche annetto ancora, quando la situazione internazionale potrebbe peggiorare, saremo qui a dire "ah se avessimo comprato 100 F35 invece di 20!"
    Faresti mai questo ragionamento oggi?
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    Apro il topic perché la tag è troppo restrittiva per argomentare.

    Io faccio una fatica tremenda a capire come si possa ragionare nel modo in cui leggo qui ma non solo qui.
    Vado per punti.

    1) A cosa serve chiudere i locali alle 18.
    Dalle 6:00 alle 18:00 hai 200.000 (numero a caso) persone che frequentano locali. Dalle 18:00 in poi ne hai 80.000 (altro numero a caso).
    Chiudendo alle 18 hai 200.000 occasioni di contagio invece di 280.000.
    Se chiudessi tutto sarebbe meglio, ovviamente, ma per il ristoratore sarebbe molto peggio.

    2) Incompetenza e cialtroneria del governo.
    Forse. Il problema principale è chiunque fosse al loro posto avrebbe lo stesso dilemma.
    Salvo vite o salvo economie?
    - Salvo vite.
    Risultato --> bombe carta, insurrezione di datori di lavoro. Economia che cala brusca. Posti di lavoro persi. E molto altro.
    - Salvo economie.
    Risultato --> insurrezione della gente che perde i propri cari. Denunce alla sanità. Ospedali al tracollo. Incompetenza del governo.
    Paura. Flessione dell'economia.

    Il governo è incompetente e cialtrone qualunque scelta faccia, è nell'inevitabilità di una situazione come questa.
    Ed è incompetente e cialtrone anche se tenta di fare mezzo e mezzo per non scontentare (troppo) nessuno. E' inevitabile anche questo.

    3) La mia tazzina di caffè è reato.
    Sì. Perché dopo averti detto per mesi che è meglio se a prendere il caffè non ci vai ma tu ci vai lo stesso, dopo un po' anche basta.
    Soprattutto se il tuo (come quello di altri 56 milioni di italiani) diritto di andare a prendere il caffè di fatto uccide e provoca sofferenze.

    La libertà che si rivendica in questo contesto è la stessa di chi chiede di abolire i limiti di velocità.
    Sono affari miei se voglio andare a 200 all'ora per le strade, e se causo un incidente in cui muore qualcuno, pazienza, fa parte delle cose del mondo.
    E' un modo di ragionare che posso capire, che non condivido affatto, e che è curiosamente tipico di chi mette se stesso al di sopra degli altri: una roba che può suonare fascista ma che è in realtà il manifesto puro dell'anarchia.

    4) La funzione di un governo.
    In una qualsiasi condizione di crisi, dove serve prendere decisioni, la funzione di un governo (che è delegato a tale compito) è quella di prendere le suddette decisioni.
    Anche limitando le libertà personali, e sì, dovrebbe essere, per me, sacrosanto. Altrimenti si torna al punto precedente: affidiamoci alla responsabilità di ognuno, così avrai chi rispetta le norme sanitarie consigliate e chi no, chi guida a 200 all'ora tanto non succede niente e chi no, ecc.
    Con la differenza che il responsabile di un incidente lo puoi individuare, quello di un contagio ormai non più.
    E pazienza se muoiono dei poverazzi, tanto fa parte delle cose del mondo (altra cosa che suona fascista ma che no, affatto, è l'anima dell'anarchia).

    L'irresponsabilità non può e non deve essere un diritto costituzionale, poiché è totalmente incompatibile con il diritto alla sicurezza.

    Si badi bene, io non sto dicendo che la tutela della sicurezza sia più importante di quella della libertà/irresponsabilità (sinonimi).
    Sto dicendo che PER ME lo è.
    Se per voi non lo è, va bene, ma non fatelo passare come una verità universale. Perché trattasi, appunto di opinione.

    Grazie della lettura!
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    Dove le trovate queste storie d'amore in giro per il mondo?
    Io continuo a credere siano invenzioni hollywoodiane.
    Anche il dialogo dei due personaggi è un po' hollywoodiano e un po' sottinteso, come se il lettore fosse chiamato a stare alla finestra senza capire proprio tutto quello che i due si dicono. O chi dica cosa, se non si legge con attenzione molto alta.
    Insomma, non sono convintissimo del risultato finale.
    Comunque un plauso per una lettura che in qualche modo non lascia indifferenti.
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    Che la notte vinca sempre sul giorno è tutto da dimostrare.
    O magari è solo questione di bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti.
    Proprio in questi giorni ho avuto una brutta esperienza, per fortuna indiretta, con un tale Amedeo. Che caso vuole non essere troppo diverso dal personaggio che hai descritto, anche se con attitudini ben differenti.

    Ma a parte questo: il racconto non è male, c'è del poetico, dell'uso sapiente delle parole, ma la forma non è molto fluida e qualche costruzione mentale di troppo allontana la scena dalla percezione di chi legge, o almeno dalla mia.
    Comunque un plauso per la scelta peculiare dei soggetti.
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    Ma magari il calcio fosse ancora uno strumento di omologazione, quantomeno è uno sport.
    Il gruppo di oggi persegue cose sempre più lontane dallo sport per sentirsi apprezzati e integrati: però capisco il punto di vista di Giacomo e in parte mi ci ritrovo. A un certo punto anche io ho detto basta alla vita precedente e via a una fatta delle cose che piacevano a me, senza dover compiacere più nessuno.
    E le conseguenze di quelle scelte le sto pagando ancora oggi.
    Vabbé.
    Mi piace il calcio, tra l'altro.

    Tornando al racconto, è molto lineare, basico, c'è qualche scelta lessicale che non mi convince.
    Un discreto lavoro che forse non riesce a brillare di luce propria.
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    La storia in sé mi sembra chiara (ma solo dopo un paio di riletture).
    Lei ha un passato di violenze domestiche subite dal suo uomo, scappa a Goteborg dove si rifà una vita da pianista, lui le scrive dopo tot tempo invitandola a un fantomatico concerto di beneficenza nel suo paese, ma in realtà è un trucco per attirarla lì e rinchiuderla.
    Nel finale però mi perdo.
    A parte il mensile di sangue, che quando ho capito cos'è ho sgranato gli occhi (ma io sono un'anima candida, è risaputo).
    Il problema è che non si riesce a focalizzare cosa accade. Dice di vedere la via del mercato (unica salvezza) ma poi si parla di sabbia e sassi, quindi uno s'immagina che è chiusa in città ma anche fuori città.
    Ho pure pensato che fosse sepolta in un interrato, ma all'inizio si menziona una stanza assolata, quindi non torna comunque.

    Non so, questo finale troppo fumoso lascia un po' tronco un racconto potenzialmente molto interessante.
    Brava/o comunque.

    EDIT - Aspetta, due cose.
    1, il titolo. Apparentemente non c'entra niente, ma ci leggo una sorta di bacchettata sul tema del femminicidio? Può essere.
    2, hai usato troppissimi possessivi. Devi sfoltirli un po' quando scrivi in prima persona.
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    Io sono per le sfaccettature multiple. Cioè, niente doppia personalità qui, mi sembra più una parte in là con gli anni che insegue la se stessa più giovane e dunque frivola. Forse questo spiega il titolo.
    Però gli indizi latitano e quindi rimango nel campo delle suggestioni.

    L'idea secondo me era buona, lo sviluppo però ne ha risentito per l'eccessivo vedo/non vedo.
    Sono comunque fermamente convinto che, se ci darai la spiegazione finale a cose fatte, ne resterò meravigliato.
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    Non amo molto quando si parla di malattie, specie quella lì.
    Ciò nulla toglie alla bellezza e profondità del brano, che non drammatizza in maniera teatrale il dolore della protagonista, ma anzi lo nobilita con una dignità importante.
    Un buon lavoro sotto tutti i punti di vista.
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    Malinconico ma anche ben scritto e dalle immagini ben rese.
    L'unica mancanza è un guizzo forte, qualcosa che superi il quadro mentale che viene tratteggiato già dalle primissime righe.
    Non è un male, nel complesso.

    Ti tengo in considerazione.
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    Non ho ben capito se siamo nella realtà o in una sua variante più apocalittica.
    A prescindere, il corto è ben reso, funziona, unisce bene tragicità e umorismo in piccole dosi.
    Pollice su per questa idea e per il titolo, che è una ciliegina (mutuato da Battiato? Viaggio troppo, lo so).

    Al proposito.
    L'infermiera elettrica l'ho visualizzata così (perdonami, non ho il controllo sulla mia immaginazione):

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    Troppo aulico, aut-, la complessità della costruzione e delle similitudini non aiuta il lettore a farsi prendere dalle tue parole, anzi lo blocca a districarle e capirne il senso.
    Forse proprio per questo mi ha fatto sorridere (in positivo) quel "cretino" nel finale, come a voler dire che tutto ciò che viene prima è solo frutto del momento, del contesto.
    La cosa delle contorte viole e dell'utero d'eden/Eden mi ha un po' turbato.
    Scherzo.

    A rileggerci.
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    Un racconto che pecca forse d'ingenuità, tra incontri improbabili e battute di circostanza.
    Ciononostante ho amato la frase "ognuno percorre un tratto di cielo diverso, che è un piccolo capolavoro.
    La storia non è molto nelle mie corde, aut-, ma bravo comunque.
864 replies since 1/5/2017
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