Scrittori per sempre

Posts written by G.Leroux

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    Grazie mille, chiarissimo. Non mi ero mai posto il problema.
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    Una bella fiaba, ben scritta e molto gradevole da leggere. Una riflessione un po' amara: visto che la vicenda ha una datazione precisa, dobbiamo dire, alla luce dei fatti, che di quella pioggia purificatrice non abbiamo ancora avvertito gli effetti benefici.
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    Grazie Mangal e Fante scelto per l'apprezzamento che mi lusinga. Visto che siamo qui anche per imparare qualcosa, mi piacerebbe saperne di più sul corretto uso delle d "eufoniche", visto che il mio uso è assolutamente automatico, dettato dal suono e non dalla conoscenza di regole precise.
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    Era strano quel mondo capovolto che scorreva, sempre più velocemente, davanti agli occhi e quel vento, sempre più teso, che distendeva i tratti del viso costringendolo ad un innaturale sorriso.
    Sesto piano
    Paolo non aveva mai amato niente e nessuno, a parte il denaro. Non aveva mai avuto amicizie, ma solo conoscenze superficiali. È inutile confidarsi con altri: avrebbero avuto la sensazione di farti un piacere a starti ad ascoltare e prima o poi ti avrebbero presentato il conto, con gli interessi. Donne, nemmeno a parlarne; aveva ragione la mamma: solo buone a spillarti i soldi...
    Quinto piano
    Già … i soldi. Avevano un che di magico. Ne aveva un profondo rispetto. Chi ha detto che il denaro è sterile? Lui lo vedeva crescere, accumularsi e questo gli dava un senso di appagamento, perché pensava a tutte le cose che avrebbe potuto farci, se solo avesse voluto. E intanto cercava di spenderne meno possibile. Quando proprio non poteva farne a meno e doveva estrarre una banconota dal vecchio portafoglio consunto, la cerimonia era sempre la stessa: avvicinava al viso il portafogli ancora chiuso e lo apriva soltanto quando era all'altezza dei suoi occhi. Allora, sicuro che altri non potessero sbirciare e vedere quanto c'era dentro, apriva il portafoglio quel poco che bastava per afferrare una banconota fra pollice e indice, mentre le altre dita restavano sollevate, la stropicciava fra le due dita, per esser certo che non fossero due. Il tutto con grazia, con delicatezza, come se raccogliesse una sacra reliquia.
    Quarto piano
    Il distacco era il momento peggiore: consegnava rapidamente la banconota, per rendere meno intenso e più rapido quel dolore e ritirava l'oggetto acquistato, il cui possesso raramente lo compensava del trauma che gli era costato. Guardava con disprezzo chi teneva le banconote accartocciate a casaccio nelle tasche, senza sapere esattamente quante fossero. La giudicava una mancanza di rispetto, una lesa maestà, da parte di chi probabilmente aveva ottenuto quel denaro senza meriti, senza sacrificio o forse disonestamente. Non pensava che qualcuno potesse legittimamente vedere il denaro soltanto come un pratico mezzo di pagamento.
    Terzo piano
    Il suo appartamento, acquistato a prezzi stracciati ad un'asta fallimentare, era in un palazzo di sette piani, in una squallida zona periferica. Il tetto a terrazzo del fabbricato era la meta preferita delle sue vacanze. Lì stendeva i panni, si portava una sedia a sdraio e, soprattutto nel periodo di primavera e inizio estate, si godeva a buon mercato quel sole appannato dalle polveri sottili della città. E proprio mentre cercava di aprire la sdraio per sistemarsi a sedere, in calzoni corti e ciabatte, il portafogli gli era caduto di mano e si era aperto: ne erano uscite tre banconote da cinquanta euro. Schizzò in piedi, perché c'era un venticello fresco e teso che avrebbe messo a repentaglio il suo tesoro. Prima che quei fogli potessero volar via cercò di fermarli. Con un piede ne bloccò uno, con l'altro il secondo ... stava per piegarsi per raccogliere il terzo con la mano quando una ventata più forte lo fece volare e sparire al di là del parapetto che delimitava il tetto.
    Secondo piano
    Un tuffo al cuore. Si affacciò al parapetto e lo vide. Era rimasto su un cordolo che sporgeva all'esterno, più o meno in corrispondenza del piano del tetto. Poco più a destra, sullo stesso cordolo, un gattino che miagolava. Evidentemente si era spinto fino a quel punto pericoloso ed ora non riusciva a ritrovare una strada per un ritorno sicuro. Non amava gli animali e giudicava con disgusto chi dedicava tempo, attenzioni e denaro a quelle bestie. Perciò non fu distratto da quel miagolio. Pensò che in fondo quella banconota fosse ancora facilmente raggiungibile, purché avesse fatto presto, prima che arrivasse una nuova raffica di vento.
    Primo piano
    Si protese verso l'esterno cercando di ancorarsi saldamente con le gambe al parapetto in cemento. Le sue dita protese arrivarono a circa dieci centimetri dalla filigrana di quel foglio. Ancora un piccolo sforzo e l'avrebbe toccato. Si spinse ancora un po' e fu in quel momento che il piede destro si sfilò dalla ciabatta. Fu una frazione di secondo: si ritrovò completamente sbilanciato verso il vuoto ed iniziò a precipitare. Fu lo stesso spostamento d'aria del suo corpo che fece volare quel foglio e, mentre iniziava a cadere muovendo scompostamente gli arti, lo vide allontanarsi, trasportato dal vento.
    Piano t....
    E poi un tonfo sordo. Una piccola folla di curiosi guardava quel manichino senza vita che giaceva in una pozza di sangue. Qualcuno disse, indicando in alto: "Pover'uomo! Guardate, ha cercato di salvare il suo gattino ed è precipitato da lassù".
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