Scrittori per sempre

Posts written by G.Leroux

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    Mi spiace di aver sollecitato involontariamente una spiegazione che non eri tenuto a dare. Ognuno ha le proprie preferenze e compie le proprie scelte personali che vanno sempre rispettate. È un peccato però che le tue conoscenze e la tua cultura, che immagino molto vasta e profonda, non siano rese maggiormente fruibili da parte di lettori medi.
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    Veramente un bel seguito della prima parte. E’ l’ultimo che leggo e posso dirlo con cognizione di causa: questo pezzo, più di molti altri, rispetta l’antefatto del primo step e prepara adeguatamente l’atto conclusivo. Si ha l’impressione, a differenza di altri, che la storia sia stata concepita fino dall’inizio nella sua interezza, ma magari mi sbaglio.
    Come nel precedente brano del passato, avverto la profonda conoscenza di questo periodo storico o almeno una tua accurata documentazione. Parlo di una sensazione perché purtroppo la mia conoscenza di quel periodo è invece piuttosto limitata. L’attribuisco al fatto, ricordando i lontani tempi della scuola, che all’epoca si passava abbastanza frettolosamente dalla caduta dell’impero romano alla scoperta dell’America e alla fine del Medio Evo. E’ questa una ragione in più per spiegare il mio interesse nella lettura del racconto .
    Ce ne sono altre, però: un linguaggio semplice, accurato, essenziale che apprezzo sempre nei tuoi scritti e la capacità di alimentare la curiosità del lettore, attraverso l’uso, non originale ma ben replicato, di strumenti tipici di gialli storici, opera di penne di assoluto prestigio e di grande successo.
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    Avevo creduto a un racconto erotico nel secondo step e mi stavo già attizzando con le chiappe di May e invece… niente. Pazienza. Quindi, niente eros ma arista e rosticciana!
    Non ricordo di aver letto altri brani di Ecly in precedenza, salvo i regolamenti delle prove, ma anche solo da quelli avevo intuito l’attitudine all’ironia del “capo supremo” e ancora di più si apprezza in seconda lettura, dopo che hai capito di chi stiamo parlando.
    L’umanizzazione di questi suini mi ha fatto ricordare quello che diceva una dietologa di mia conoscenza che sconsigliava il consumo alimentare di carne suina. Diceva che geneticamente il maiale è molto vicino all’uomo (nessun riferimento diretto al genere umano), per cui il maiale va benissimo per farne pezzi di ricambio per l’uomo ma non per essere consumato a tavola, a meno che il soggetto da alimentare non sia Hannibal Lecter.
    Questo, tanto per dare qualche speranza in più ai nostri eroi del racconto e alla loro guerra di liberazione contro El Gordo.
    Ottimo anche l’aggancio all’H1N1.
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    Ho trovato questo secondo step, secondo i miei gusti, in crescendo rispetto al precedente, su cui avevo espresso qualche riserva soprattutto stilistica che comunque non metteva in discussione la qualità del racconto. In questo ho trovato un linguaggio più immediato e diretto, ma anche più spontaneo. Un linguaggio meno condizionato dalla ricerca di frasi a effetto e più funzionale allo sviluppo del racconto. Molto azzeccato il titolo che ricorre nel testo e che trova una precisa spiegazione nel finale. Ho apprezzato molto anche il ritmo che contribuisce a catturare l’attenzione del lettore che viene irretito nella trama, come accade in un giallo di un autore di razza.
    Alcuni hanno considerato superfluo quel colpo di scena finale, ma non ho avuto questa sensazione. Al contrario mi ha ben predisposto all’attesa degli sviluppi futuri.
    Mi ha colpito questo bel passaggio: “Mauro aggiusta gli occhiali da sole, senza capire: ci vogliono alcuni secondi perché i suoi occhi inizino a comporre correttamente linee e curve, dando all’immagine una forma, alla forma una logica, alla logica un concetto.
    Al concetto un nome.”
    Un appunto sulla costruzione di alcune frasi:
    “Posso chiederle,”lui azzarda, “Quelle lettere se le possiede?” quel “lui azzarda” spezza il ritmo. E “quelle lettere se le possiede?” non è bello. Io avrei detto: “Azzarda: “Posso chiederle se possiede quelle lettere?”
    E poco dopo: “perché”, mormora, “Sta facendo tutto questo?” stesso problema.
    E poi: “Un fremito: Livio aspetta che lei s’accomodi sulla poltrona, aiutata, che prenda le raccomandazioni dell’altra donna sul restare tranquilla, il non fare sforzi” Anche questa mi sembra da riscrivere e non solo per quell’"aiutata" che mi è parso nel posto sbagliato.
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    E' un altro esempio del cento modi diversi in cui riesci ad esprimerti e tutte le volte riesco sempre a trovare qualcosa di non banale o scontato. Anche questa volta c'è qualcosa di nuovo nel tuo modo di scrivere e penso che se non fosse per quei tocchi di ironia o di poesia disseminati qua e là, dubito che sarei riuscito a riconoscerti.
    Tanto per fare un esempio, sono rimasto spiazzato da quel vecchio ritaglio di giornale. Mi sarei aspettato di trovarci una storia, almeno in forma embrionale, che poi avrebbe avuto un seguito nello sviluppo del racconto. E invece, no. Il giornale è solo una scintilla che scatena ricordi di episodi di vita quotidiana che personalmente non credo che sarei riuscito a raccontare senza scadere nell'ovvio. Tu hai saputo rendere profondo il leggero e il superficiale e non è dote da poco.
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    Confesso la mia inadeguatezza nel dare un parere su un brano che, per mia ignoranza, sono riuscito a leggere con grande fatica. Mi trovo combattuto fra due opposte sensazioni: da un lato, la grande ammirazione per la tua conoscenza di discipline cosi diverse fra loro, come la scienza e la filosofia, che sei riuscito a rendere strettamente legate e connesse. Aggiungerei anche tutte le altre incursioni, più superficiali, meno profonde, in molti (oserei dire "tutti") gli altri campi della conoscenza e della cultura dell'umanità. E tutto questo in poche pagine. Dall'altro lato però ti rimprovero, bonariamente, perché ho trovato questo modo di scrivere troppo autoreferenziale. Mi ha dato l'impressione che tu abbia scritto solo per te stesso, quasi a voler fare un punto della tua cultura in una specie di inventario mentale del tuo bagaglio culturale, perdendo di vista il filo della narrazione che resta molto in ombra e assolutamente secondario. Altrettanto secondario è il ruolo del tuo lettore che si trova schiacciato da questa massa di dotte citazioni, senza riuscire a entrare in alcun modo in gioco. In sintesi: hai tutta la mia ammirazione, ma ho un'idea più "altruistica" della scrittura.
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    A me piace molto il tuo modo di scrivere e non lo scopro soltanto ora. Sarà perché un po’ somiglia al mio che poi è l’unico modo in cui riesco a scrivere. Quello che mi piace di più è proprio questa tua capacità di fornire al lettore tutti gli strumenti per poter entrare autonomamente nella storia, se vorrà, con le proprie emozioni e con la propria sensibilità, senza volerlo per forza prendere per mano per portarlo dentro una vicenda già confezionata nei minimi dettagli. Usando una metafora culinaria, preferisco avere a disposizione gli ingredienti e crearmi un piatto che non assaporare un piatto ottimo ma già confezionato.
    A parte questa digressione che forse lascia il tempo che trova, ho apprezzato soprattutto la descrizione delle parti più concitate che si leggono con una certa apprensione e con immedesimazione totale. Mi ha ricordato l’atmosfera dei film d’azione di Bruce Willis, in cui l’eroe ne esce a pezzi ma vincitore.
    Anche tu, come me, hai scelto la strada del riscatto dei nativi che nel tuo caso appare già sufficientemente consolidato. Chissà se hai già un’idea chiara del futuro? Per me è ancora nebbia fitta.
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    Ci sono autori da queste parti che ammiro perché mi ricordano, in meglio, il mio modo di scrivere (non parlo volutamente di “stile” perché lo riterrei presuntuoso, visto che non credo di averne uno). Questa ammirazione nasconde probabilmente la tentazione narcisistica di elogiare indirettamente sé stessi.
    La tua scrittura invece è molto diversa dalla mia e il mio apprezzamento è dovuto proprio al fatto che non riuscirei mai a scrivere altrettanto bene, allo stesso modo, pur desiderandolo.
    In questo racconto non trovo note stonate. Sospetto pennellate autobiografiche, ma l’ossatura del racconto è comunque questa crisi di coppia, accentuata dal virus che, come tutte le situazioni di disagio come la fame, la pandemia, le difficoltà economiche, non fanno mai bene all’amore, nonostante il detto popolare “due cuori, una capanna”.
    La struttura replica efficacemente la turbolenza dei pensieri che si accavallano e si susseguono nella mente.
    A essere pignoli ho trovato soltanto un po' debole il collegamento al primo step. Questa parentela di secondo grado con il vecchio Dorando avrebbe anche potuto non esserci e il racconto sarebbe stato in piedi ugualmente.
    Comunque, buona prova, come sempre.
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    Che vuoi che ne pensi, Caipi? Non riesco a obiettare una virgola delle tue osservazioni. Nemmeno se avessi riletto cento volte mi sarei accorto dei difetti segnalati che certamente ci sono. Avere i tuoi suggerimenti è già una buona ragione per cimentarsi in queste prove.
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    CITAZIONE (Bar Abbas @ 18/5/2020, 16:27) 
    Ciao, Achillu.
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    Mi viene da ridere pensando che in realtà, senza quel ministro dell'interno ma con i vecchi alleati di governo sempre in sella, si è riusciti ad eliminare tutte le libertà garantite dalla Costituzione senza che si levasse un solo lamento o un solo dubbio. Ma questo è un altro discorso.
    ...

    Tristemente vero, Bar ...
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    Non so proprio da dove cominciare. Rischio di ripetere quello che è già stato detto da chi mi ha preceduto. Cercherò di soffermarmi sulle cose che ritengo più importanti.
    Ho ammirato la fantasia e la capacità di costruire suspense, attesa e emozioni e anche il ritmo del racconto, sempre incalzante. Mi sono piaciuti molti dialoghi e molte descrizioni, soprattutto quelle che illustrano le scene più cruente, come ad esempio: “Il sibilo di lame fu l’ultima cosa che udirono. Un forte dolore alla gola, i mitra caddero a terra seguiti dai loro corpi, il sangue zampillava dai colli fra i rantoli, nel tentativo inutile di respirare. Le pupille si dilatarono nell’ultima immagine della loro vita.”
    A fronte di questi enormi pregi che rendono godibile la lettura del racconto, ci sono alcuni elementi negativi che riguardano la forma e l’aspetto non meno importante dell’autodisciplina nella scrittura.
    Ribadisco l’uso del tempo dei verbi: un vero disastro. Ho cercato di trovarne una logica “letteraria” ma non ci sono riuscito. Quei passaggi repentini da passato a presente per poi tornare quasi subito al passato li ho trovati fuorvianti. Ma penso che questo sia facilmente rimediabile, così come le altre imprecisioni formali sulle citazioni che vedrei bene virgolettate , come sui dialoghi che dovrebbero essere più definiti visivamente perché mi sono trovato più volte a dover rileggere per capire chi stesse parlando fra i due interlocutori.
    L’altro aspetto riguarda lo sforzo che dovresti fare per evitare di mettere troppa “carne al fuoco” in un racconto che ha comunque un’estensione limitata. Ne è risultato un materiale che avrebbe potuto essere sufficiente per un romanzo (oppure come già osservato, come sceneggiatura di un film) di azione e di avventura, che mi ha ricordato molto (forse un po’ troppo) romanzi alla Dan Brown o film già visti di Indiana Jones.
    Scusa se mi sono dilungato un po’ troppo, di solito non lo faccio perché non mi sento l’autorità per poter dare consigli di scrittura a nessuno, ma penso che ne valga la pena perché sono certo che hai molte cartucce da sparare e hai soltanto da aggiustare la mira.
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    Il tono è lo stesso, scanzonato, irriverente e goliardico come nel primo step. Inoltre è scritto, come al solito, molto bene per cui la lettura è scorrevole e piacevole. Purtroppo ho fatto il primo incontro con la goliardia nel 1968 e per quei tempi mi parve nettamente superata dalle nuove idee che avanzavano. Sarà per questo che non ho trovato molto interesse nel tono del racconto che ho percepito, suo malgrado, piuttosto maschilista nonostante l'apparente iperfemminismo. Anche sull'utilizzo del povero Silvio, di cui ho sempre pensato tutto il male possibile finché non ho visto di peggio, direi che è stato fin troppo sfruttato in tutte le salse e la satira ha un senso se il potente di turno è in auge e non al crepuscolo. Nonostante queste perplessità alcuni spunti sono geniali e sono sicuro, per tutto quello che ho letto dei tuoi scritti precedenti, che avresti potuto fare molto meglio. Penso che tutto sia dovuto alle premesse un po' vincolanti del primo episodio, soprattutto nel tono del racconto, un tono molto difficile da mantenere elevato a lungo (Ops! inconsapevolmente mi faccio trascinare sui riferimenti "prepuziani"!).
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    “Mentre lo dice la coltre di nebbia che si allunga dall’oceano inizia a cedere, come un tessuto vecchio e sfibrato, bruciato dai raggi del sole invernale.” Comincio da qui tanto per fare un esempio pratico delle tue capacità di scrivere. L’impressione generale è quella di chi sa scrivere molto bene e che conosce perfettamente le cose di cui parla, non so se per esperienza diretta o per un’accurata documentazione, ma propendo per la prima ipotesi.
    Ciò vale sia per i riferimenti cinematografici, sia per la descrizione dell’atmosfera che si respira della costa californiana, pur modificata da eventi ucronici.
    Come hanno detto già altri, anche per me questo secondo step è in crescendo rispetto al primo, su cui avevo avuto qualche perplessità sulla scelta del tema.
    Ho trovato molto interessante quell’idea che percorre tutto il racconto di voler resistere a ogni costo alla maturazione per conservare l’ingenuità infantile, ma ho trovato confortante, tutto sommato, questa resa finale che interpreto di buon auspicio.
    Forma pressoché perfetta. Niente da dire. Aspetto il seguito.
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    No, quello mai avuto. Preferisco stare dalla parte di sopra del mare che in quella di sotto. 😊
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    Quasi tutti i racconti che ho letto, anche nel primo step, pur lasciando intravedere che qualcosa sarebbe successo nel futuro, potevano considerarsi racconti a sé stanti, conclusi o comunque arrivati a un punto fermo. Il tuo primo step mi aveva lasciato perplesso perché non aveva vita autonoma. Con questo secondo invece il quadro si fa più definito. Nicolino/Nicoletta sta diventando un vero personaggio, in tutta la sua umanità.La lettura è stata piacevole e i dialoghi molto vivi e naturali.Anche il rapporto con Mauro è ben definito con sensibilità e tenerezza. Anche qui resta un senso di curiosità inappagata, ma in fondo è una buona cosa. Aspettiamo il terzo round per dare un giudizio completo e definitivo. Per ora siamo "in crescendo".
484 replies since 29/9/2018
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