Scrittori per sempre

Posts written by Otter Dan

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    La tua storia non è banale, anzi è piuttosto spinta, e non è nemmeno banale il modo in cui è raccontata cercando di passare dal tratti più leggeri ad altri più profondi. A mio parere proprio nelle situazioni estreme a volte si cade in espressioni e corportamente più sicuri, meno estremi e perciò meno adatti. Ma io sono una persona tendenzialmente poco leggera, non era mia intenzione offendere il tuo lavoro ma solo specificare una realizzazione che non riesco ad apprezzare fino in fondo.
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    Prima di tutto faccio i complimenti a tutti per avermi messo in crisi che per un brontolone come me non è mai facile. Vi presento la mia cinquina.

    1 L'alfabeto del silenzio: io scrivo spesso in modo indiretto perché far arrivare un'idea controversa senza scansare le difese mentali della gente non funziona. In questo racconto è tutto il contrario, questo fa tremare i miei principi e per questo si merita il primo posto.

    2 L'occhio sinistro: questo racconto ha un livello di espressione della componente psicologica grandissimo, e nonostante ciò è perfettamente dipinto da un velo di mistero e da pennellate di umanità. Quello che cerco solitamente in un racconto e piacevolmente trovo qui.

    3 Love: quando l'ho letto ero sicuro che sarebbe stato primo perché è semplicemente perfetto. Purtroppo a volte è una questione di gusto, ma in ogni caso complimenti.

    4 Ugo Meta: compito degli scrittori secondo me è saper innovare e ho trovato delizioso questo nuovo modo di scrivere. Peccato per l'inizio e la fine che non sono a livello.

    5 E pizza sia: uno stile delicato e a tratti incalzante e una storia molto intelligente, a volte divertente a volte molto profonda. Purtroppo il genere ti ha costretto a inserire dei passaggi che stonano alquanto.

    Ho il piacere di nominare quasi a ex equo con il quarto e il quinto La cunsata del letto, Il quadro, Inko e Renza e L'uomo della bottiglia. Così come gli ultimi due della mia cinquina questi racconti hanno grandi pregi e più o meno grandi difetti che, a differenza di quelli da me votati, sono più difficili da risistemare.
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    In fondo in fondo i cattivi sono i più simpatici anche se allo stesso tempo stanno sui coglioni. Tu autore non puoi che essere un cattivo: annichilisci le critiche prima di riceverle, ti fai beffa del tema e dei generi e ti prendi libertà artistiche come un tiranno. Bravo, ma la tua svolta un filino ruffiana sulla dinamica del concorso toglie al racconto l'universalità che merita e ti trasforma da folle rivoluzionario a giullare di corte. L'inizio senza prendere fiato è incredibile, altre parti noiosette, la biografia smuove di brutto, il finale è banalotto per i livelli di estro che ci avevi mostrato. Sarò felice di darti il mio pieno appoggio quando mostrerai il tuo coraggio fino in fondo.
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    Mi sembra quasi ci sia la volontà di appiattire un personaggio interessante per renderlo più simpatico e questo è un piccolo delitto. Difendo sempre chi ha voluto rappresentare una sfumatura del tema, o che non ha specificato teatralmente l'aderenza a esso, qui ci troviamo nel caso contrario e la centralità del tema si mangia storia, personaggi e stile.
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    Secondo racconto dello step che mi fa un po' incavolare, perché include bellissime cose e altre che non mi soddisfano. Lo stile è meraviglioso secco, quasi nominale, pungente. L'idea di base, il concetto di adattabilità come prigione di vita è molto interessante. Ma la citazione in fondo è bruttina, forse all'inizio sarebbe servita da chiave di lettura, in fondo fa da "spiegone" ed è antipatico. E poi, ma questa è una mia crociata personale, io credo che l'allegoria sia ben diversa della metafora. Mi spiego meglio: o un personaggio elabora una metafora e la mostra in quanto tale o la serie di eventi simbolici deve esistere fuori dalla realtà. Qui la cosa sta un po' in mezzo, Matteo è nella bottiglia ma esiste anche fuori come camaleonte umano possedendo due io coscienti coincidenti in due dimensioni opposte, una reale e una simbolica. Questo non mi aggrada, forse la follia giustifica tutto ma così perderebbe la profondità che è la forza di questo racconto. Scusa per il pippone autore, spero tu intuisca che quando mi infervoro è perché ho intravisto qualcosa di incredibilmente buono.
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    Gran bel lavoro! Una psicologia finissima che ci manda in un delirio di eredità difficili da sopportare. L'analogia cecità follia è veramente centrata, dove l'occhio non vede l'immaginazione corre o forse la memoria, che poi non sono in realtà la stessa cosa?
    Spezzo una lancia a favore del tema: la definizione che troviamo nel sito inizia con "Incoerenza significa, letteralmente, mancanza di coerenza, quindi di sequenza logica." Io qui di sequenza logica non ne vedo e ancor meno la vede la nostra cara protagonista.
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    Non mi metto a insistere sui dialoghi iniziali che funzionano poco, anche perché il racconto cresce e l'inizio debole si dimentica. In questo racconto trovo però un qualcosa di grottesco, un modo di alleggerire quel periodo con un'ironia un po' politically correct che mi lascia un brutta sensazione addosso.
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    Mi spiace ma a me questo racconto non è piaciuto, ho trovato lo stile troppo ammiccante, e il groviglio di vicende che si susseguono fumose mi ha dato la sensazione di nascondere una trama inconsistente.
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    Personalmente non ho trovato la forma così noiosa, anche se dei paragrafi sono parecchio colmi di date e nomi e non certo scorrevolissimi. L'unica cosa che non ho apprezzato è che non sono presentate prove convincenti sul sesso di Cleopatra sarebbe stato interessante un ritrovamento che provasse a dimostrarlo.
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    Mi spiace ma in questo ho sentito molti luoghi comuni e ben poco coraggio nel raccontare una storia il cui dolore dovrebbe bruciare da impazzire. Le vicende sono si molto umane, ma il modo di raccontarle, forse per il desiderio di non offendere nessuno, finisce per essere un po' da telefilm.
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    Un racconto originale che mescola Oriente e Occidente in un viaggio sbirciato dal buco della serratura. Un inizio un po' tedioso, però alla fine anche la noia è un sentimento che non sempre mi dispiace.
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    Ho trovato in questo racconto degli estratti veramente potenti, purtroppo immersi in tratti più banali o più confusionari. Forse per non apparire più fumo che arrosto va visualizzata di più la storia per renderla più reale. Peccato perché qualcosa aveva davvero delle buone vibrazioni.
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    Mi è piaciuto moltissimo l'inizio e l'idea di inserire gente di carne all'interno di un periodo storico idealizzato fra eroi e carnefici. Il resto del racconto invece manca un po' di convinzione, con qualche paragrafo di troppo tipo libro di storia e una narrazione troppo distaccata. Il moto di sdegno alla vista del cadavere del compagno è forse l'esempio più lampante di come si è scelto di descrivere sentimenti un po' assopiti.
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    La persona dimentica del proprio passato non può essere coerente nel suo vivere, per questo secondo me la definizione d'incoerenza in Olivia secondo me calza eccome. L'aria che tira è quella di una moderna favola e devo dire che non mi è dispiaciuta. Un po' meno lo stile a tratti molto forte e commovente a volte invece un po' traballante come immagini e fluidità, però la storia è bella.
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    Una storia interessante raccontata con due linee narrative che s'intrecciano fino a mescolarsi, cosa che ho apprezzato molto. Purtroppo però non ho trovato lo stile di mio gradimento, un po' meccanico, poco ritmico e non molto avvincente.
187 replies since 4/10/2018
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