Scrittori per sempre

Posts written by Gianfranco39

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    Non fraintendermi, non ho detto che deve essere corretto, anzi, ho detto che le annotazioni riguardanti la forma sono del tutto oziose, quindi: così è e così deve rimanere.
    È comunque innegabile che, se qualcuno volesse tradurlo in inglese o in francese, sarebbe libero di farlo.
    Così come se a qualcuno dessero fastidio eventuali errori, potrebbe correggerseli.
    Chiaro che poi il racconto non sarebbe più lo stesso.
  2. .
    Il racconto è talmente bello che ogni considerazione diversa è puramente oziosa.
    Se qualcuno vuole averlo, riveduto e corretto, può scaricarselo e correggerlo.
    Davvero chapeau Tom.
    Gianfranco39
  3. .
    È la sera del primo aprile 2021 quando, in un appartamento milanese:
    “Drriiiin”, squilla il telefono.
    «Chi potrà essere a quest’ora?» borbotta Carlo, sciabattando verso il telefono, dopo aver interrotto il film che sta guardando su Sky.
    «Pronto!» risponde con voce seccata, pensando a uno scherzo.
    «Ciao Carlo!»
    «Chi parla?»
    «Sono Giordano…»
    «Ah, ciao Giordano! Quanto tempo che non ci si sente! Come va?»
    «Bene, grazie! E tu? Stai bene?»
    «Si, si, grazie! Sembra che, finalmente, anche da noi siano arrivate dosi di vaccino sufficienti, così anch’io potrò immunizzarmi.»
    «Sì, ho sentito...»
    «Come mai questa telefonata? È successo qualcosa?» chiede Carlo, al quale è sembrato di cogliere una certa titubanza nella voce del cugino.
    «Volevo farti gli auguri di buona Pasqua…» sta rispondendo Giordano, quando viene interrotto da Carlo, che vuole chiudere la telefonata per tornare al suo film.
    «Ah, grazie! Ricambio di cuore anche a tutti voi»
    « … poi volevo dirti che stiamo organizzando la solita rimpatriata tra parenti» riprende Giordano.
    «Per quando?»
    «Avremmo deciso per domenica l’altra, se sta bene a tutti»
    «Per me non ci sono problemi» risponde Carlo, che poi chiede: «Come al solito alla Secchia?»
    «Naturalmente! Da Cristiano si mangia bene e non si spende molto»
    «Per me va benissimo, adoro le sue tagliatelle; poi vedrò di farmi dare anche qualche bottiglia del quel suo Reggiano…»
    «Allora siamo d’accordo. A domenica l’altra…»
    «D’accordo. Ciao, e salutami la Teresa…»

    Carlo è un pensionato milanese vedovo che, nonostante abbia abbondantemente superato la settantina, è ancora in buona salute e lucido di mente.
    Ha parenti sparsi un po’ in tutta Italia che ogni tanto amano ritrovarsi a Soliera, nel modenese, per una tavolata.

    La domenica stabilita Carlo è a Soliera, alla Trattoria Secchia, assieme a una trentina di parenti.
    Tra una battuta e l’altra, dopo essersi scambiati notizie sullo stato di salute e sui nipoti che, come al solito, avendo altri interessi, hanno preferito restare a casa, si sono seduti a tavola.
    Mentre aspetta che arrivino gli antipasti, Carlo si gira alla sua destra per vedere di scambiare due parole con qualcuno.
    Ed è così che si accorge di avere al suo fianco un’anziana signora, ben curata e dall’aspetto ancora giovanile, nonostante sia evidentemente in età avanzata, che non ricorda di avere mai visto alle precedenti rimpatriate.
    «Ciao, io sono Carlo, di Milano, e tu chi sei che non t’ho mai vista le altre volte?»
    «Ma Carlo non mi riconosci? Sono Marta, la nipote di Lucio… non ti ricordi più di me?»
    «Marta!?» esclama Carlo «Quanti anni che non ti vedo!»
    Intanto, fatti rapidamente i calcoli, si rende conto che, se lui ha settantasei anni, lei ne ha settantotto.
    Ed è ancora una donna piacente per quell’età, commenta tra sé e sé.
    «Dov’eri finita tutto questo tempo?» le chiede poi, tanto per dire.
    «Eh, dopo essermi sposata, mio marito ha trovato lavoro in Germania, a Colonia. Sai lui era motorista, così è stato assunto alla Deutz e siamo emigrati»
    «Poi, l’anno scorso, lui è morto e allora ho deciso di tornare a vivere in Italia ma, abituata a una grande città, qui a Soliera non riesco ad ambientarmi quindi vorrei trasferirmi…»
    Mentre Marta continua a raccontargli di sé Carlo, continua a sentirla senza ascoltarla.
    Intanto torna col ricordo a un’estate di molti anni prima quando, quattordicenne, aveva trascorso un’estate a Soliera, nel cascinale dello zio Lucio che, per la verità, non era zio suo, ma di sua madre...

    Col ricordo torna a una mattina in cui il cielo, coperto di nubi scure, prometteva acqua e lui aveva deciso di restare a letto più del solito.
    Tanto nei campi, a giocare con gli amici, non sarebbe potuto andare; meglio quindi restare a poltrire tra le coperte, godendo la frescura del pagliericcio imbottito di cartocci.
    Grazie all’attiva vita nei campi, ai giochi all’aria aperta e alla sana alimentazione a base di cibi genuini annaffiati con del buon Lambrusco, si era rinforzato e irrobustito e dimostrava più dei suoi anni.
    Ma, come molti suoi coetanei in quegli anni cinquanta, era ancora vergine e inesperto di sesso e non provava ancora alcun interesse per l’altra metà del cielo.
    Quell’anno però gli era già capitato più volte di avvertire un certo turbamento quando si era trovato accanto a Marta, la sedicenne figlia di Lucio; una ragazza mora, con occhi di gazzella e la bocca a bocciolo di rosa (così almeno la vedeva lui).
    Di recente poi, aveva scoperto un gioco col quale, ogni tanto, gli piaceva trastullarsi.
    L’aveva scoperto per caso un giorno mentre stava facendosi la doccia, ovviamente nella sua casa milanese, perché in cascina non esisteva la doccia; lì ci si lavava in un mastello riempito con acqua, scaldata in grossi paioli al fuoco del camino.
    Stava dunque facendo la doccia quando, dopo essersi insaponato, aveva indirizzato il getto del telefono verso le parti intime per sciacquarsi.
    Quel getto gli aveva provocato un brivido che, dall’inguine, gli era risalito fin dietro la nuca e lui si era accorto che il suo pene si era allungato ed era cresciuto di volume.
    Era stato allora che, agendo d’istinto, l’aveva impugnato e aveva cominciato ad accarezzarlo con un lento movimento ritmico, che gli aveva procurato una sensazione piacevole.
    Si era anche accorto che, più proseguiva con quel movimento, più quella sensazione piacevole aumentava di intensità.
    Poi era arrivata un’esplosione di piacere che, per una decina di secondi, aveva coinvolto tutti i suoi sensi lasciandolo, alla fine, sfinito ma soddisfatto.
    Quella mattina, mentre steso sul pagliericcio era intento a trastullarsi, era stato colto sul fatto dalla cugina Marta, che era entrata in camera per rassettare il letto.
    Resasi conto dell’attività del cugino Marta, imbarazzata, si era fermata sulla soglia, mentre lui, colto di sorpresa, era rimasto a guardarla con la bocca aperta e lo strumento che gli moriva in mano.
    La scena, a dire il vero, era piuttosto comica e Marta, divertita, aveva dovuto fare un notevole sforzo per non scoppiare a ridergli in faccia.
    Poi però, mossa a compassione gli aveva detto:
    «Scusa, non voglio disturbarti, torno più tardi»
    Ma lui, sentendosi arrossire, si era affrettato a dirle:
    «No, no, rimani; adesso mi alzo…»
    «No, non ti alzare» aveva detto lei, che intanto si era avvicinata.
    Poi, sedutasi sulla sponda del letto:
    «Ma tu non ce l’hai una ragazza?» gli aveva chiesto.
    «In che senso?» aveva chiesto a sua volta lui, che non aveva capito il significato di quella domanda.
    Marta, sorpresa della sua ignoranza, lì per lì non aveva saputo cosa rispondere.
    Lei, che viveva in campagna, dove nelle scuole la promiscuità tra maschi e femmine era una cosa normale, era infatti molto più emancipata di lui, che viveva in città, dove nelle scuole le classi miste erano ancora di là da venire.
    In campagna il rapporto tra maschi e femmine era molto più libero e, alla sua età, molti di loro avevano già sperimentato, nelle calde serate estive, quanto bene si prestano fienili e pagliai a fungere da alcove improvvisate.
    «Non giochi mai con le ragazze?» gli aveva chiesto lei, superato il momento di perplessità.
    «Vuoi dire a Mondo, Palla avvelenata… sai che palle! Molto meglio giocare con i miei amici, a pallone, alla lotta o ad altri giochi simili» aveva obiettato lui.
    «Non credi che, se quello che stavi facendo, te lo facesse una ragazza, sarebbe più piacevole?»
    Lui non aveva saputo cosa dire ma, all’idea di farselo fare da Marta, aveva avvertito un brivido di desiderio ed era arrossito.
    «Tu me lo faresti?» aveva chiesto speranzoso.
    «Distenditi e rilassati» aveva detto lei andando a chiudere a chiave la porta.
    Poi, dopo essere salita sul letto, si era tolta la vestaglietta e, rimasta coi soli slip, aveva preso ad accarezzarlo con movimenti esperti.
    A lui era sembrato di sognare e, vedendo i seni nudi di lei, avrebbe voluto accarezzarli, prenderli in mano, ma non osava.
    Poi però, sentendo il piacere che aumentava:
    «Posso?» le aveva chiesto allungando una mano verso il seno.
    «Fa parte del gioco» gli aveva risposto lei guidandogli la mano.
    Stringendo il morbido seno di lei, Carlo si era ancora più eccitato finché si era sentito esplodere in uno spasimo di piacere, che era durato pochi secondi, ma che a lui era sembrato fosse durato un’eternità.
    Poi ansimante e soddisfatto:
    «E’ stato bellissimo» era stato solo capace di dire abbandonandosi, completamente rilassato, sul pagliericcio.
    «A domani…» gli aveva sussurrato lei con un sorriso, mentre chiudeva la porta uscendo dalla camera.
    Ma non c’era stato nessun domani e lui, deluso, era rimasto, per tutta quell’estate, col desiderio insoddisfatto...

    Ora Marta, accortasi dell’assenza di Carlo, ha interrotto la narrazione delle sue peripezie e, rivolgendosi a lui:
    «Dove sei andato?» gli chiede «Ho avuto la sensazione di averti perso…»
    «Stavo pensando a quanti anni sono passati da un certo ‘A domani…’», le risponde lui allusivo, con un mezzo sorriso.
    Marta ricambiando il sorriso:
    «Quando ti ho perso stavo dicendoti che, qui a Soliera, non riesco ad ambientarmi e che quindi vorrei trasferirmi in una città più grande…»
    Aveva fatto una pausa poi, guardandolo dritto negli occhi, aveva aggiunto:
    «… e penso che verrò a stabilirmi a Milano…
  4. .
    Una short story ben scritta e molto verosimile.
    Un guardiano notturno, dopo trentacinque anni di onesto servizio, è finalmente giunto all’ultima notte di lavoro prima della pensione.
    In quei trentacinque anni, quante vicende gli saranno capitate?
    Nel monitor scorge due individui, coperti da passamontagna, che si intrufolano nel condominio a lui affidato.
    Forse non è la prima volta che accade e, in passato, specialmente i primi tempi, si sarà anche precipitato, pistola in pugno, ad affrontare i malintenzionati; forse gli sarà anche capitato di dovere usare l’arma…
    Ma manca un quarto d’ora alla fine del turno e alla tanto sospirata pensione… e lui pensa: “Chi me lo fa fare?”
    Sarà poco professionale, ma umano!
    Concordo con chi trova che l’accenno al suo dubbio sull’onestà della moglie poteva essere evitato.
    Non è così importante, e poi… lei lo sta ancora aspettando.
    Bravo comunque. Complimenti!
  5. .
    Chiedo scusa, volevo dire pentasillabo
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    Io, veramente, nell'ultimo verso avrei posto una sinalefe, che lo rende un quinario:

    Si-cu-roèil-pa-ne.

    Grazie, comunque, per la dotta lezione.
    Gianfranco39
  7. .
    La bianca coltre
    ricopre la campagna-
    Sicuro è il pane
  8. .
    Grazie Estrella, anche per le puntualizzazioni critiche.
    Buon Natale e Felice Anno Nuovo
    Gianfranco39
  9. .
    Alla capanna
    adorano i pastori
    il nuovo Adamo
  10. .
    Caccia al tesoro-
    S’affannano i nipoti
    sorride il nonno
  11. .
    E dopo avere
    mangiato il panettone-
    Caccia al tesoro
  12. .
    Adorazione-
    Vengono da lontano
    dietro a una stella
  13. .
    Vedo che ti sei attivata anche tu.
    Molto bello e di buon augurio quel viaggio nel sole per ricevere nuova linfa.
  14. .
    Non vorrei sembrarti pignolo, ma... o un'immagine o una immagine
    Un caro saluto e... grazie per l'attenzione e i preziosi, puntuali appunti
    Gianfranco39
  15. .
    Riempie la notte
    l’allegro sfavillare
    delle lucciole
126 replies since 24/1/2019
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