Scrittori per sempre

Posts written by _kiriku_

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    Non è un racconto "felice" ma mi ha fatto sorridere.
    Capisco lo smarrimento di Anna, che si sente abbandonata da suo padre (che non rientra nemmeno per Natale) e si trova a confrontarsi con sua mamma che si comporta come se nulla fosse, tra parenti invadenti e sontuosi pranzi natalizi.
    Dal punto di vista di Anna, capisco quanto l'ipocrisia del Natale sia deprimente. L'idea di gettarsi sotto un treno e far incazzare tutti coloro che si stanno recando a festeggiare in famiglia, vista dall'esterno e sapendo che Anna non ha davvero intenzione di suicidarsi, diventa una sorta di umorismo macabro che fa sorridere.
    Fortuna che, alla fine, ci pensa il ragazzo del calorifero a salvare il Natale, o almeno a risollevare la giornata.
    Chissà se, tra una decina d'anni, saranno sposati e parleranno di quel giorno in cui Anna voleva guastare in Natale gettandosi sotto un treno in stazione centrale.
    Nulla da eccepire sullo stile, leggero e scorrevole.
    Molto carino il sarcastico punto di vista di Anna.
    Un ottimo racconto :)
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    Un bel racconto di caduta e rinascita, dal punto di vista immersivo di Adelaide che, per liberarsi del suo aguzzino, ha dovuto lei stessa impugnare il coltello e uccidere, contro la sua natura e contro la sua volontà, per salvarsi la vita.
    Adelaide che, dopo essere sopravvissuta, ha quindi deciso di dedicare la sua vita a evitare, nei limiti del possibile, che l'orrore si ripeta.
    Una storia forte, narrata con uno stile scorrevole, semplice e, per questo, immediato.
    Arriva dritto al lettore, dall'inizio alla fine, e si trasforma in un pugno allo stomaco quando si apprende che "al risveglio era in ospedale, un ventre secco contro un aguzzino morto".
    Non ho niente da segnalare, è tutto perfetto.
  3. .
    Un racconto pregno di amarezza, oltre che dispiacere per una coppia che si sta rovinando la vita, una dose di droga alla volta.
    Il furto alla signora anziana con la spesa lascia una profonda tristezza al lettore, che si trova a chiedersi fino a che punto la droga e il conseguente bisogno di soldi abbiano risucchiato l'umanità e la moralità dei due protagonisti.
    La struttura frammentata del racconto, con momenti di vuoto, ben si addice ai ricordi confusi di Lucia, dopo "una bomba di ero e coca".
    Anche lo stile colloquiale e talvolta sgrammaticato rende bene il flusso di coscienza alterato dagli stupefacenti, il tutto condito da bassa autostima e da un evidente problema di bulimia, che accentua la sensazione di degrado e collasso psicologico generale.
    Un ottimo racconto, in cui incipit ed excipit si mescolano alla perfezione, diventando parti integranti del testo.
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    Grazie!
    Buona lettura e in bocca al lupo a tutti! :]
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    Ho aperto questo racconto catturata dal titolo e, pur sapendo che fosse un racconto micro, non mi aspettavo di trovare 3 righe al suo interno.
    3 righe meravigliose, comunque, la dimostrazione lampante di come, talvolta, non sia necessario nulla più di una manciata di parole per ricreare una scena bellissima.
    Nel leggere il tuo componimento, ho immaginato una giornata di sole, di fine settimana, in cui bambini infagottati in sciarpe, cappotti e cappellini, costruiscono un pupazzo con la neve fresca caduta durante la notte.
    Nel tuo testo non ci sono tutti questi dettagli, ma 12 parole sono bastate per delineare una scena tanto vivida nella mia testa.
    Complimenti :)
  6. .
    XD
    Meravigliosa, davvero! Complimenti, si legge che è un piacere!
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    Il racconto è carino, fila bene, ritrae un minuscolo spaccato di vita di Salvatore e Patrizia ed è narrato con uno stile pulito e leggero.

    Ti segnalo un passaggio poco chiaro:
    "Patrizia si allontana.
    – Stai fermo, che quello papà sennò fa un casino!
    Arrivati al portone si salutano. Dopo un poco dalla finestra della sua camera sente cantare una canzone di Pino Daniele:"
    Ho capito a chi si riferisse il "sua" nell'ultima frase dopo aver fatto un leggero sforzo di ricostruzione del periodo, anche perché viene detto che Salvatore e Patrizia si avviano verso casa, ma non viene esplicitato a casa di chi.
    Visto che Patrizia ha detto di aver fretta di rientrare per studiare e che teme di essere vista da suo padre, deduco sia casa sua e non quella di Salvatore.
    Pertanto, l'ultima frase avrebbe potuto essere riscritta in questo modo:
    "Arrivati al portone si salutano. Patrizia entra in casa e, dopo un poco, dalla finestra della sua camera, sente cantare una canzone di Pino Daniele".
    Oppure, se preferisci non ripetere il soggetto, si potrebbe riscrivere in quest'altro modo:
    "Patrizia si allontana.
    – Stai fermo, che quello papà sennò fa un casino!
    Arrivata al portone, saluta Salvatore ed entra in casa. Dopo un poco, dalla finestra della sua camera, sente cantare una canzone di Pino Daniele"

    Per concludere, solo un parere personale.
    Mi sarebbe piaciuto che la partita, sul finale, fosse stata meno abbozzata.
    Nello specifico, mi riferisco a questa frase:
    "La partita continua, gli animi sono accesi, la competizione stimola i ragazzi a impegnarsi a fondo. Patrizia guarda dalla panchina col cuore in gola, pochi minuti dopo è finita."
    Salvatore ha appena segnato e, poiché la partita pochi minuti dopo è finita, posso ipotizzare che al momento del gol il termine fosse vicino. Però leggo che gli animi dei ragazzi sono accesi. Dopo il gol di Salvatore, erano quindi in una situazione di pareggio? O una delle due squadre ha tentato una rimonta?
    Se fosse stato narrato, anch'io avrei seguito la partita con il cuore in gola, come Patrizia.
    In questo modo, invece, devo per forza lasciare che sia il narratore a dirmi come si sente Patrizia.
  8. .
    Visto che l'ispirazione ha deciso di farsi viva... Ho inviato anch'io :)
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    In realtà, spero davvero, prima o poi, di trovare qualcuno che abbia apprezzato il live action e che sia in grado di farmi vedere l'altro lato della medaglia.
    Purtroppo, finora, ho trovato solo pareri negativi.
  10. .
    Alcune settimane fa ho visto il nuovo live action di Mulan targato disney.
    A proposito di ciò che ne penso, ho scritto una recensione come guest post per il blog di un'amica, ma ci tengo a condividerla con voi, nel caso in cui qualcuno abbia avuto la medesima impressione o, invece, abbia voglia di esprimere un parere diametralmente opposto.
    Sono curiosa, per cui, via alla recensione! :)

    Da sempre, tra le protagoniste dei film Disney, Mulan è la mia eroina preferita perché, pur essendo nata priva di poteri e doti speciali, per di più in una cultura fortemente patriarcale, che la vuole moglie e madre, attraverso l’impegno, la tenacia, la determinazione e la perseveranza, riesce a salvare suo padre, a portare onore alla sua famiglia e a salvare l’imperatore.

    Da questo punto in avanti, seguiranno spoiler. Se non avete visto il film e intendete vederlo, non proseguite oltre.

    In questa nuova versione live action, Mulan viene invece caratterizzata come una bambina talentuosa, capace di padroneggiare il Chi, che la Disney interpreta come una sorta di forza vitale che è però destinata agli uomini, non alle donne, e che Mulan pertanto deve nascondere.

    Premesso che il Chi, nella cultura cinese, è l’energia vitale che scorre all’interno di ogni individuo, non solo all’interno degli uomini, ed è la base dell’agopuntura, in molti film di azione basati sulle arti marziali orientali, viene spesso reinterpretata la concezione Taoista per cui, sfruttando il Chi, si possano raggiungere poteri soprannaturali.
    Questo, però, avviene coltivando il Chi, attraverso la disciplina, la meditazione e l’allenamento, in una sorta di “Mens sana in corpore sano” latino.
    La Disney avrebbe potuto sfruttare la tematica del Chi in modo corretto, mostrando un lento incremento delle potenzialità di Mulan attraverso l’allenamento, ma non l’ha fatto.

    Inoltre, nella versione animata, Mulan è una donna che, pur non essendo dotata di grandi abilità fisiche, è in grado di risolvere i problemi che le si presentano davanti con creatività, inventiva e determinazione.

    Quando, nella versione animata, Mulan cerca di fingersi uomo, accentuando quelle caratteristiche che vengono normalmente attribuite agli uomini (camminare in modo virile, sputare per terra, fare risse), risulta soltanto ridicola e si rivela essere la peggiore della sua divisione, in mezzo a centinaia di reclute inesperte quanto lei.
    Solo quando scala il palo di legno con i pesi, utilizzandoli come un aiuto nell’arrampicata, invece che come un ostacolo, abbandona il modello dell’uomo iper-maschilizzato (per raggiungere i propri obiettivi basta la forza) e fa ricorso all’inventiva, che non appartiene né allo stereotipo di uomo, né a quello di donna.
    Allo stesso modo, sul finire del film di animazione, i compagni di Mulan, per salvare l’imperatore, si vestono da donna.

    Così come Mulan, una volta fatto ricorso alle sue abilità intellettive, più che a quelle meramente fisiche, non risulta distinguibile dai suoi compagni maschi, i suoi compagni, alla fine, cambiato l’abito e cambiato il trucco, non risultano diversi da lei.
    Mulan, solo abbandonando lo stereotipo dell’uomo forte e rozzo e lo stereotipo della brava moglie, è in grado di esprimere al meglio se stessa, attraverso l’impegno e la dedizione.
    Allo stesso modo, anche i suoi compagni, abbandonando lo stereotipo del soldato invincibile e impenetrabile, creano scambi piacevoli (Yao il re della roccia) che prendono appunto in giro l’iper-mascolinizzazione che sta alla base del patriarcato.

    Tutto questo, secondo il mio parere, si accosta molto bene a quello che è il vero finale della ballata di Mulan quando, al termine della guerra, i suoi commilitoni si recano a trovarla e, solo in quel momento, vedendola vestita da donna, apprendono la sua vera natura.
    Sorpresi, i suoi compagni le chiedono come sia possibile che in più di dieci anni di guerra non si siano mai accorti che lei fosse una donna.
    Al che, Mulan risponde:
    “Le zampe del maschio della lepre sono agili e scattanti, gli occhi della femmina della lepre sono misteriosi e confusi, ma quando due lepri corrono l’una accanto all’altra, come puoi dire quale sia il maschio e quale sia la femmina?”

    Questo era il vero significato della ballata di Mulan.
    Non c’è differenza tra uomo e donna.
    Il live action, invece, in questo fallisce.

    La prova che sancisce a tutti gli effetti l’ingresso di Mulan nell’esercito e che, nella versione animata, lei supera con l’inventiva, nel live action diventa la salita di una lunga scala con dei secchi pieni d’acqua tra le mani.
    In questo, non c’è inventiva. Ci sono solo forza, allenamento e il fantomatico Chi, che Mulan possiede come dono di nascita.
    Se Mulan vuole diventare un vero soldato, Mulan deve diventare forte come e più di un uomo. Basta. Nient’altro.

    Inoltre, nella versione animata, Mulan voleva salvare suo padre e onorare la sua famiglia. Voleva salvare l’imperatore in quanto persona in pericolo e non in quanto imperatore della Cina. Mai una volta, ha detto “io servo l’imperatore e la Cina”. Lei era un soldato per salvare vite (suo padre prima, i suoi compagni poi e l’imperatore alla fine), non per servire qualcuno.

    Nel live action, invece, è un soldato per servire l’imperatore e la Cina.

    La differenza è sottile a livello di azioni, ma a livello di motivazione c’è un abisso.

    Ho apprezzato che nel live action si veda Mulan uccidere i suoi avversari, nella versione animata questo non accadeva, ma non basta comunque a risollevare un film che cinematograficamente è anche piacevole alla vista, ma che travisa completamente la figura di Mulan.
    La chicca finale del live action arriva nell’incontro tra Mulan e sua sorella, poco prima dei titoli di coda, quando Mulan chiede a sua sorella di raccontarle qualcosa e lei risponde che sta per sposarsi.
    Ora, vista senza riflettere, questa scena non comunica nulla di particolare, eccetto due sorelle che si aggiornano velocemente su quanto accaduto mentre erano lontane.
    Analizzandola meglio, però, si vede Mulan, dotata di un Chi straordinario, compiere grandi imprese, messa a confronto con sua sorella, una ragazza ordinaria, che non può fare altro che conformarsi al ruolo che la società ha scelto per lei.
    Immaginate adesso di essere una ragazzina insicura, che vede le sue compagne di classe più belle e più brave di lei negli sport.

    Quelle compagne di classe, ai suoi occhi, sono Mulan.
    Lei si sente solo una ragazzina anonima, destinata a sposarsi e a fare la moglie.

    La Mulan che ho amato da bambina e che ancora amo tantissimo è quella della versione animata, una ragazza normale, mossa dalle migliori intenzioni, che grazie all’impegno può diventare grande.
    Le ragazzine insicure non hanno bisogno di qualcuno che dica loro “non nascondere il tuo talento, perché ti farà diventare grande” perché magari il talento lo hanno davvero, ma non lo vedono, sono insicure, hanno paura.
    Le ragazzine insicure hanno bisogno di un modello che dica loro “non importa se hai talento o meno, impegnati e ce la farai, chiunque tu sia”.
70 replies since 11/11/2020
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