Scrittori per sempre

Votes taken by Parnassius

  1. .
    Un gran bel racconto distopico! Il genere è azeccato, la scrittura è accattivante e la lettura molto scorrevole. Buona la caratterizzazione dei personaggi.
    La trama, per me come per Vivonic, è già stata letta in CInacittà di Pincio, ahimè, e questo influisce un po' sul giudizio complessivo.
    Un altro fattore stona un po' è la chiusa. Io sarei stato molto più cupo e disfattista: ma non sono io l'autore, quindi accetto per buona la idea di chi ha scritto il racconto!
    Una buona prova a mio parere, complimenti!
  2. .
    Dissento da alcuni dei precedenti commenti: non è assolutamente un racconto distopico.
    Descrivere una società controllata non è sufficiente a sostenere il genere distopico.
    La protagonista nutre speranza, e non sapremo mai se la sua speranza porterà dei risultati positivi. Per questo non può essere annoverato tra i distopici.
    Forse c'è una fantascienza molto vicina a noi, non saprei dire.
    Il racconto è molto lungo, scritto bene e scorrevole. La storia è anche interessante, anche se forse un po' abusata...
  3. .
    Come qualcuno saprà, sono laureato in letterature straniere e ho sostenuto millanta esami sul genere distopico.
    E, lasciatemelo dire, leggendo alcuni commenti resto alquanto perplesso.
    La sensazione che il lettore medio di questo step non abbia nemmeno la più pallida idea di cosa sia un distopico mi porta a pensare che certe corbellerie che leggo siano state scritte solo per scrivere qualcosa, senza una vera e propria cognizione.
    Non mi esprimo sui racconti di fantascienza, ma su quelli distopici posso farlo, abbondandemente.
    Il romanzo distopico (distopia è il contrario di Utopia, ma questo spero sia superfluo) racconta di una società che è la peggiore possibile. Il lettore DEVE sentirsi infastidito da quello che legge, deve percepire la mancanza assoluta di speranza, la rassegnazione dei personaggi che non hanno identità, sono solo parti del sistema.
    Una delle caratteristiche del genere è l’esasperazione, il portare tutto all’eccesso. E quindi anche gli elementi più semplici devono essere esagerati: l’autore c’è riuscito in pieno.
    La scienza non è uno degli elementi caratteristici del genere. Il che significa che se c’è un elemento scientifico (il sangue di topo immesso nel corpo delle ragazzine,qui) non dev’essere per forza giustificato e spiegato: non ce ne frega un emerito del fondamento scientifico, quello che qui ci importa è vedere quali sono le conseguenze sulla società. E quindi il centro del racconto non è né la scoperta scientifica né l’ultilità e lo scopo dell’esperimento.
    È normale che si possa usare il latte materno o contenere i costi.
    Ma chi se ne frega? Non ci deve essere per forza una ratio in una società che di raziocinio non ne ha.
    Qui bisogna chiedersi se l’autore sia riuscito a creare una società che faccia ribrezzo, che sia indesiderabile, fastidiosa e scomoda. Un racconto senza nemmeno uno spiraglio di luce.
    Se questo racconto viene confuso con l’horror, mi viene da pensare che il lettore medio di questo racconto non sappia neanche cosa sia un horror.
    Per quanto riguarda il racconto, ci sono alcune cose da sistemare, indubbiamente:
    anche io ho pensato che la protagonista fosse troppo piccola per avere un seno strabordante..
    A me il racconto sembra perfettamente in genere. Non so se chi ha letto 1984 o Brave New World o anche il famosissimo Arancia Meccanica sia rimasto meno infastidito… se l’avete letto e non vi ha infastidito mi viene da chiedere cosa avete letto.
    Mi sa che ti metto in cinquina.
  4. .
    Con la presunzione di uno che ne capisce abbastanza, posso dire che il genere è distopico che più distopico non si può. Ci sono molti degli elementi che lo contraddistinguono, a partire dalla follia di una società sadica e totalmente al rovescio. C’è il controllo assoluto.
    L’eccesso è un altro di questi elementi. Non devono esserci motivi per spiegare quello che l’autore ci racconta. Non ci serve sapere perché la società raccontata ha quelle determinate caratteristiche. Non ci possono essere vie di fuga, altrimenti ci sarebbe una speranza, e allora l’autore sarebbe finito fuori genere.
    Il distopico è un pugno nello stomaco, lasciarti l’amaro in bocca.
    Ma soprattutto non deve rispondere a tutti i perché.
    E quindi non posso che complimentarmi con l’autore.
  5. .
    No, non ci siamo. Il genere non è distopico ma nemmeno fantascientifico. Un labile accenno a un videoregistratore che funge da macchina del tempo non regge un racconto così lungo, non è un espediente sufficiente.
    Il riferimento, o l'omaggio, a Carroll mi sembra un po' esagerato: secondo me c'è un limite fra il farsi ispirare e lo scopiazzare. Ciò significa che l'autore ha mancato di originalità...
    Non ho nulla da segnalare in merito alla grammatica e alla sintassi, il racconto è scritto perfettamente.
    Mi dispiace.
  6. .
    Il racconto è scritto bene, non ho rilevato nessun tipo di errore o di imprecisione a livello di scrittura.
    Ciò che ho rilevato, invece, è un’incongruenza che reputo determinante nel voto che darò al racconto: si parla di sganciare questa bomba superpotente per fermare una volta per tutte la furia nazista, ma non è così. La bomba fu sganciata per arrestare l’esercito giapponese, dato che la Germania si era arresa nel mese di aprile; le bombe atomiche arriveranno ad agosto.. ci sono quattro mesi di salto temporale, che non sono trascurabili, a mio modesto avviso.
    Mi dispiace.
  7. .
    Scrittura perfetta, in un italiano ormai desueto e per questo forse pesante da leggere.
    Una storia che si inserirebbe perfettamente nel contesto del genere storico, se non fosse scritta in un altro genere: è un racconto epistolare per me (genere tra l’altro presente nella rosa).
    Per questo, solo per questo, non lo reputo votabile. E me ne dispiaccio…
  8. .
    Un buon lavoro.
    Il genere è azzeccatissimo e la trama è interessante. Ho letto il racconto con vivo interesse, curioso di vedere dove andavi a parare e il risultato mi è piaciuto un sacco. La giusta dose di angoscia che non guasta male.
    Qualche errore a livello grammaticale, già segnalato; ho trovato alcune proposizioni troppo articolate, non hanno agevolato la lettura. Comunque un buon lavoro!
  9. .
    Molto bello! Il racconto si colloca all’interno del genere storico; è ricco di particolari, le descrizioni sembrano vere e proprie cartoline (prima da Mantova e poi dal fronte) e la narrazione ricca di particolari non appesantisce affatto la lettura.
    Ho notato qualche refuso qui e là, ma nulla di rilevante.

    La scena della morte del protagonista mi sembra uguale a quella di Piero nella celeberrima canzone di Fabrizio De Andrè: magari ti ha ispirato! 
  10. .
    La colonna sonora di questa lettura è stata “Su in collina” di Francesco Guccini. Non poteva essere diversamente: quando si parla di Resistenza c’è sempre un coinvolgimento particolare da parte mia. Mi lascio travolgere da un misto di rabbia e commozione e sento un forte impeto montarmi, alla faccia di chi parla di revisionismo storico.
    Il racconto è molto bello, scritto bene e la lettura molto scorrevole, grazie anche agli intermezzi del nonno che la spezzano e permettono di riprendere fiato prima di rituffarsi negli orrori della guerra.
    Forse io avrei abbassato di qualche anno l’età del nipote, ma credo che sia una considerazione personalissima e assolutamente irrilevante. Complimenti davvero!
  11. .
    Il genere storico è troppo debole. Una cornice che fa da sfondo alla storia dei due personaggi.
    Serve solo per collocare cronologicamente la storia che ci racconti. Per me quello appena letto non è un racconto storico, è semplicemente una storia ambientata negli anni 60. Credo sia diverso. Purtroppo questo non mi basta, penso non sia affatto sufficiente, per questo reputo il racconto non votabile, mi spiace.
    Per non parlare della fretta con cui è stato scritto: confusione con la punteggiatura e con la formattazione, soprattutto.
    La storia è semplice, si legge bene e non riserva particolari sorprese.
  12. .
    Sarò duro, forse, ma ho letto alcuni commenti che oserei definire “sempliciotti”.
    Molti sottolineano il fatto che il Passator non fosse un brav’uomo, si vocifera di stupri, di violenze e di efferatezza. Nessuno si ferma per un attimo a pensare a quale sia il momento storico raccontato? Siamo nel 1850, l’Italia intera è in fermento, imperversano moti rivoluzionari da anni, si parla di unificazione sotto il regno dei Savoia. In Romagna il potere temporale dello stato pontificio è messo in serio pericolo.
    Mi seguite?
    Ecco, il passator godeva di una fama di benefattore, ma era un brigante; e di sicuro non poteva non essere preda di maldicenze, calunnie e perseguitato dai gendarmi del papa. Non potevano di sicuro dire “oh, che bravo! Ruba ai ricchi (borghesi, protetti dal potere temporale) per dare ai poveri”.
    Non dimentichiamo che anche Pascoli o Garibaldi ne hanno sempre parlato bene. Ed essi erano vicini al popolo: non stupisce quindi che la figura del Passatore venga invece boicottata da gran parte della stampa dell’epoca e da chi era vicino allo Stato Pontificio.
    Ergo, le fonti da cui si attinge, spesso, sono da verificare.
    Qui credo che si sbagli nel sindacare sul fatto che il protagonista fosse o non fosse una brava persona, credo non sia questo il punto su cui concentrare la nostra attenzione.
    Pensiamo al racconto: scritto bene, anzi benissimo. Si sente il profumo della Romagna e si narra un episodio che è nobile e romantico. E questo mi basta. Quello che leggo mi basta, dato che non sto leggendo né un manuale di storia né una biografia.
    Quindi, argomento storico centrato, scrittura perfetta e storia ben condotta: complimenti!
  13. .
    Boh. Non mi trasmette poi tanto. Non riesco a cogliere la dsperazione, non sento lasensazione di tremenda paura che mi aspetterei da un condannato a morte.
  14. .
    CITAZIONE (LEG @ 25/2/2015, 00:05) 
    In altre parole: ai lettori non piace sentirsi ignoranti... ok che non si può sapere tutto, ma qualcosa la devi pur spiegare: non puoi dare per scontato che si sappia la definizione medica di autismo, quando e dove sono iniziati i primi studi in merito alla pet therapy etc.

    Io la penso in modo totalmente diverso. Non è questione di sentirsi ignoranti: è questione di imparare e di essere curiosi.
    Non sapevo chi fosse Boris Levinson: mi sono documentato. Non conoscevo la razza del suddetto coniglio: mi sono documentato.
    E ho imparato un bel po' di cose nuove.
    Mi piace un sacco sentirmi ignorante, e mi è piaciuto anche il racconto!
66 replies since 29/1/2009
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