Scrittori per sempre

Posts written by Parnassius

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    Interessante il tuo racconto, autore. Il genere è quello che piace a me e quindi ti ho apprezzato. La quarantena della protagonista non è stata bella e, temo, questo sia un tema attuale del quale nessuno o pochi parlano. Quindi un + per la scelta dell’argomento lo meriti.
    Troppe virgole nel primo rigo, ne potevi togliere qualcuna.
    “Delusioni, percosse, umiliazioni e minacce con il coltello alla gola.” È una frase superflua a mio avviso, si era già capito a cosa ti riferissi.
    Una buona prova!
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    Una riflessione amara e malinconica, un grido di aiuto che porta seco la speranza di un lieto fine.
    Anche qui la formattazione non è propria: ci sono degli a capo a metà riga inutili.
    Le virgole prima della congiunzione non sono necessarie, tutt’altro. Qualche incertezza nell’uso dei tempi verbali, passando dal presente all’imperfetto e viceversa. Quel “DURISSIMA” urlato stona col tono delicato dello scritto.
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    Molte le imprecisioni in questo cento, a partire dalla formattazione: quegli a capo a metà riga sono inutili.
    Le frasi sono troppo lunghe e forse bisognava mettere qualche segno di punteggiatura per snellire la lettura.
    Inutile dire che dopo il punto ci vuole la lettera maiuscola e che il verbo essere alla terza persona singolare del presente indicativo vuole l’accento. E perdonami autore, ma questi sono errori troppo gravi anche per uno che non è esperto di scrittura. Se uno vuole partecipare a un concorso letterario dovrebbe almeno rileggere quello che scrive, anche per rispetto nei confronti di chi legge. Certi obbrobri, davvero, non si possono leggere: non sono errori ma orrori!
    Le mascherine non vanno a paia.
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    Molte sono le cose da sistemare in questo cento, autore.
    Casona è già un accrescitivo, l’aggettivo è superfluo; l’aggettivo vecchia dovrebbe essere preposto al nome al quale si riferisce e non postposto. “Ma che non ha”: cosa? Il vanto? Le relazioni? Qual è il soggetto qui? Non mi piacciono molto le domande retoriche. Il punto e virgola nell’ultimo rigo è superfluo, bastava una virgola.
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    Interessante il parallelismo che hai costruito, autore. Hai messo nella tua riflessione un qualcosa in più che mi ha consentito di leggere tutto il cento senza annoiarmi troppo.
    Qualche incertezza nell’uso della punteggiatura, ahimè.
    Sei riuscito a rendere bene il senso di frustrazione di questo periodo, bravo autore. Una riflessione che comunque trovo essere un buon lavoro.
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    Uhm. Non sono convinto: credo che quella che hai fornito nell’incipit sia più la definizione del concetto di storia e non di tempo. Anche se forse ci potrebbe stare anche come definizione di tempo. Insomma, mi hai mandato in confusione e non so se questo è un bene per il tuo cento.
    I puntini di sospensione prima del punto interrogativo sono inutili.
    Lo trovo un po’ didascalico.
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    Un cento particolare: Parte con delle immagini poetiche, forti e poderose per poi smussare il pathos e arrivare alla quotidianità. Ci avviene con un repentino cambio di registro, stilistico e linguistico.
    Forse questo cambiamento è troppo repentino e per questo traumatico, spiazza il lettore.
    Il tuo cento è comunque scritto bene, io avrei usato diversamente la punteggiatura, ci sono troppe virgole (per esempio nella terzultima riga, che poteva essere scritta in modo più snello).
    Il tema è labile, io potrei averlo interpretato come aspettare che il caffè salga, quindi appartenente alla tematica del tempo che scorre. Sì, labile. E forse questo, in concorso, ti penalizzerà.
    Non male, in ogni caso!
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    Non male il tuo cento, autore. Sei riuscito a rendere bene l’idea del fastidio, dell’impotenza. Forse troppo lunga la prima frase.
    Un buon lavoro, comunque, anche se il titolo che hai scelto non mi entusiasma poi troppo.
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    Un cento a lieto fine il tuo.
    Una trama, finalmente, ambientata nel periodo del COVID e non la solita riflessione.
    Poco originale, forse, ma scritto bene e con un messaggio che riempie il cuore di speranza.
    Una buona prova.
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    Qui i tempi verbali ballerini la fanno da padrone!
    Ricapitolando: imperfetto, presente, trapassato prossimo, passato remoto, imperfetto, passato remoto.
    E poi cosa fai, autore? Dopo tutto sto concerto di verbi, te ne dimentichi uno!
    Che ti posso dire: troppa confusione, troppa ingenuità quasi da racconto per ragazzi… almeno c’è una parvenza di trama, nonostante le incongruenze: le stelle non si muovono ma il sole (che è una stella!) sì; le stelle tutte alla stessa distanza? Viene meno la funzione didascalica della fiaba; L’ultimo punto è da eliminare, anche perché la successiva è un’avversativa.
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    Ciao autore, ho riscontrato diverse criticità nel tuo cento. Prima tra tutte la mancanza di originalità: usi immagine abusate, delle quali oggi siamo saturi e che sono ormai diventate luoghi comuni. In circa cento parole hai usato per ben cinque volte la parola libero e ci sono diverse altre ripetizioni.
    L’aggettivazione è eccessiva: associ praticamente un aggettivo a ogni sostantivo che utilizzi e la lettura ne risulta davvero appesantita.
    Evitabile anche la domanda retorica.
    Ribadisco inoltre la mia avversità verso i cento di riflessione e senza trama.
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    Belle le immagini che hai costruito, autore. Delle pennellate poetiche ed evocative.
    Scritto bene, per carità, ma non incontra il mio gusto. Non è un racconto ma una riflessione.
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    La prima frase era da spezzare con un punto fermo dopo la parola “notte” e ci voleva una virgola dopo la parola “orologio”, perché quella è una incidentale.
    “Nascondo la tristezza di attimi di tempo sospeso per gli abbracci ormai ignoti con i silenzi riempiti di catastrofe”: autore, questa frase è talmente ingarbugliata che per un attimo ho temuto fosse una supercazzola, non volermene.
    Dà, quando è voce del verbo dare, vuole l’accento.
    Un’altra incidentale, quindi ci vuol la virgola dopo la parola “mondo”.
    “Al di là… al di là” è una ripetizione che poteva essere evitata.
    Troppe cose da sistemare per sole cento parole.
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    Ennesima descrizione della vita in periodo di isolamento.
    Qui si parte proprio dalle basi: la daily routine. Una roba forse troppo semplicistica, la facevo coi miei alunni quando insegnavo alle elementari.
    E forse per questo mi sei piaciuto più della miriade di racconti pseudo-filosofici e vagamente moraleggianti che ci sono in concorso.
    La lettura si inceppa ogni tanto, bisognerebbe rivedere la punteggiatura. La descrizione degli ambienti e delle azioni è dettagliata, forse troppo. Potevi risparmiare qualche particolare e provare a raccontarmi qualcosa.
    PS: le uova si friggono (che se mia madre mi presentasse le uova soffritte col cavolo che le mangerei! E… ma davvero stiri i calzini?XD
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    Qualche imperfezione da segnalare: la virgola prima della congiunzione e è superflua; idem davanti alla congiunzione disgiuntiva o; invece dopo il sì ci voleva una virgola.
    Anche qui ritroviamo l’ennesima descrizione della vita di quarantena del protagonista: grazie all’elemento del caffè almeno stavolta mi ci riconosco.
    A parte questo, però, il nulla.
    Scritto non propriamente, tema trattato in modo non originale e poco interessante.
669 replies since 29/1/2009
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