Scrittori per sempre

Posts written by E©ly

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    “Per paura che ormai non avesse padroni
    lo fermò con la morte inventò le stagioni”


    Non vedo l’ora di incontrarti, ammesso che tu esista. Dovrai rendermi conto di tutto. Non accetterò scuse generiche. Punizione? Per cosa? Per averci fatti imperfetti? Per le nostre colpe? E che colpa hanno i medici e gli infermieri che rischiano la vita per la vita altrui, per stipendi da fame?E le creature innocenti dei reparti di oncologia pediatrica? Oppure chi muore vittima delle carestie in paesi poveri, sfruttati da quelli ricchi? Di questo virus e di tutto il resto dovrai darmi spiegazione. Prima o poi faremo i conti. Amen.
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    Guardava la scacchiera e sapeva perfettamente che quella sarebbe stata la mossa decisiva, l’avversario lo aveva messo spalle al muro.
    Guardò la clessidra, la sabbia ormai quasi finita e, avvicinando la mano sudata, tremante, alla scacchiera, mosse l’alfiere: un sorriso apparve sul teschio seduto di fronte a lui e, in un istante, capì di aver sbagliato!
    “Scacco Matto” disse la morte e l’ultimo filo d’aria passò per i polmoni di John un attimo prima che potesse rendersi conto che sarebbe passato alla storia: era lui la milionesima vittima al mondo del Coronavirus!
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    Le onde del mare passano rotolando sui dolori e sulle gioie, sugli amori e sugli odi, sui ricordi e sulle speranze... appartengono al mare e si infrangono sulla riva: Il mare resta!
    Dolori e gioie, amori e odi, ricordi e speranze passano, ma il sogno resta: immerso in quel mare etereo senza età...
    Il tempo scorre diventando passato: riflesso sfuggente sul mare dell'inquietudine.
    Domani forse ci riscopriremo migliori e vivremo sulle onde del tempo, immersi nell'eternità, o saremo quelli di sempre. Di nuovo soli... in mezzo alla folla.
    O forse... quando il silenzio riecheggerà nel nulla, sentiremo il tonfo di milioni di cuori che battono dentro un unico grande cuore.
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    “Calò, con ‘sta quarantena ci stanno proprio scassando.”
    “Non me lo devi dire, Santì; che poi alla televisione con ‘sto Corona sempre in mezzo pure la minchia mi hanno fatto ammosciare.”
    “Per la nostra salute lo fanno.”
    “’Ncà vero è… per farci stare meglio ne inventano una al giorno: nell’aria, nelle bottiglie, nelle scarpe, nei cavoliceddi. Ora pure cani e gatti; e le mascherine, i guanti… non gli bastava avercelo
    fatto mettere nella minchia, il guanto.”
    “E così, rinchiusi pure il tempo non passa mai, Calò. Ci si scassa.”
    “Già… A proposito, Santì, ma a te quanto manca?”
    “Dieci anni. L’avvocato fu bravo: per un omicidio proprio il minimo è.”

    Edited by E©ly - 13/4/2020, 16:44
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    Certi induisti praticano da anni la cura del silenzio e Nanni Moretti, che non è induista, diceva “le parole sono importanti”. Così, nella mia quarantena solitaria, mi lancio nella sfida di non dire più di cento parole al giorno, compreso il saluto alla vicina. Vinco facile e la sera io e il vaso di tulipani brindiamo col refosco del contadino.

    Faccio un’eccezione per le parole scritte. Non le conto, però le peso. Sono una specie di testamento a me stessa perché questo periodo dovrà pure essere ricordato. E non basterà una tradizione orale.

    Scripta manent.

    Virus volant (si spera).

    Edited by E©ly - 10/4/2020, 10:23
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    Scrivere ogni sera ciò che mi passa per la mente mi dà il senso del tempo che in questi giorni di quarantena sto perdendo. La giornata è monotona: leggo, pulisco la casa, cucino per me,seguo in TV le notizie tragiche del giorno. Non trascuro niente, ma trascuro me stessa e trascuro, anche te, anche se inconsapevolmente. Il presente mi inchioda alla sedia, vivo sospesa. E’ il pensiero dell’amore che mi porta al futuro e mi fa ritrovare il respiro della vita. Sono sicura, presto lascerò questa prigione e cancellerò per sempre anche il ricordo di queste assurde giornate.

    Edited by E©ly - 9/4/2020, 19:28
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    Stava da sempre in un giardino pubblico di periferia. Era una panchina di legno di un verde brillante all’inizio, poi sempre più scolorito col passare degli anni.

    Era stata ridipinta di marrone durante un intervento di manutenzione, ma lei avrebbe preferito rimanere verde, trovava che il marrone la invecchiasse un po’.

    Il nuovo colore, lentamente, era sfumato nel grigio, il legno cigolava. Sempre più spesso la panchina si interrogava sul suo futuro. Se avesse potuto scegliere, avrebbe chiesto di finire i suoi giorni ridipinta di azzurro, come il cielo limpido o il mare. Forse nella prossima vita…
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    Ero bella e mi sembrava di non invecchiare affatto. Poi una mattina, mi accorsi che gli anni mi erano piombati addosso. Appena uscita dalla doccia, nello specchio, vidi una quarantenne che mi fissava con diffidenza. La mia era stata una vita segnata da un vuoto che non riuscivo a colmare. La mia più grande paura era quella di scoprire un giorno di non essermi mai innamorata veramente. Mi sentivo triste, ma potevo evitarlo. Ero stanca dell’esistenza triste degli ultimi anni, vivendo senza più alcuna identità. Dovevo solo convincermi che le mie certezze poggiassero su solide fondamenta, ma ero consapevole che si trattasse di un equilibrio estremamente precario.

    Edited by E©ly - 6/4/2020, 14:17
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    Strano percepire la mancanza dei miei, con cui ho sempre vissuto e che, per decisioni altrui, non posso più vedere.
    Durante il fine settimana, avevo il permesso di andare a trovarli e adesso? Nemmeno quello.
    C’è chi prova invidia nei miei confronti perché vivo con parecchie mie coetanee ed io invece provo invidia verso coloro che possono abbracciare i propri genitori ogni giorno.
    Fossi in voi, apprezzerei maggiormente tutto ciò.
    Adesso, che riesco a vederli solo attraverso un telefono, mi accorgo di quanto sia difficile vivere con delle restrizioni imposte dallo Stato.
    Cosa farò terminata la quarantena? Abbracciarli affettuosamente.
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    La mia quarantena non è imposta, è scelta obbligata per sopravvivere.
    Non è dettata dalla positività di un virus, ma dalla negatività della vita.
    Come gli astronauti di ritorno dalla luna, messi in quarantena, cerco il ricordo delle stelle.
    Avevo la mia stella che ha invano combattuto per oltre due anni in un letto d'ospedale, giungendo
    all'inevitabile fine.
    Oggi vorrei uscire da questa quarantena per sconfiggere l'inesorabile trascorrere del tempo, la lotta è dura...DURISSIMA.
    Ma la speranza deve vincere. Non può morire.
    Piuttosto guardami tu e non farmi morire, portami di nuovo nel mondo guidato dai tuoi splendidi occhi, liberandomi da questo letargo di dolore.
  12. .
    La lebbra mi ha portato in questo Lazzaretto della Lombardia. Siamo in tanti qui dentro, troppi. E nessuno prova orrore nel guardare l’altro, come accade fuori.
    Ieri Lazzaro è morto nel letto accanto al mio. Non hanno bruciato il suo giaciglio, che è stato subito occupato da un altro lebbroso. Ho la sensazione che non vivrà a lungo.
    Quell’infermiera continua a fissare il mio volto pieno di papule e pustole.
    Sembra che provi attrazione verso di me e questo suo interesse mi eccita.
    Quasi quasi provo a tossirle vicino quando si avvicina per visitarmi, tanto so che il letto accanto al mio si libererà presto.
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    Di questo Marzo abbiamo vissuto poco, quasi non è esistito. Ma ce ne ricorderemo per sempre. La fine della giornata anticipata ai resoconti giornalieri delle ore diciannove. Le lancette dell'orologio hanno preso la forma di due falci, le ore sostituite dal numero dei morti, accolti dalla Signora in Nero che pur facendo ciò per cui è nata versa lacrime amare raccogliendo anime lasciate sole nel loro ultimo momento, impossibilitata a sovvertire l'incontrovertibile potenza di questo virus; la solitudine. Leggersi dentro e modificarsi, per un futuro diverso e migliore. Di questo Marzo duemilaventi noi ci ricorderemo, pur non avendolo mai vissuto davvero, sopravvivendo tra le distanze.
  14. .
    “Che sete! Non mi gusto un goccino d’acqua dall’estate scorsa” pensai.
    “Sigh, sigh.”
    Dietro il mio ramo secco vidi l’umana che piangeva.
    “Quarantena! Pandemia!” urlò terrorizzata.
    La vita era cambiata. Quella sul davanzale però, restava sempre la stessa.
    La mattina sentii sussurrarmi: “Guarda come ti ho trattata Serilla, un’ Orchidea così bella, ormai secca. Acqua fresca ti serve!”
    Bevvi d’un fiato e poi la guardai.
    “Orsú umana, basta con questi occhi da rana, non piangere!”
    “Farò io qualcosa per te.”
    “Verde farò il ramo, i boccioli nascere ed eccomi… Io sono il Fiore. Rosa come ti piace. Sorridi. La Quarantena mi ha fatta sbocciare!”
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    Seppur dovuta al momento drammatico che stiamo vivendo, per la causa scatenante (covid19), bisognerebbe saper riconoscere il lato positivo anche in questa occasione, almeno io l’ho fatto: sfruttare questi giorni per una crescita personale, per godersi cose che prima si davano per scontate, stare vicino ai propri cari e imparare ad apprezzare ciò che si ha, pensando che ci sono persone con condizioni peggiori, che siano fisiche, psicologiche o economiche. chi sopravviverà dovrà prepararsi al dopo, che credo sia come un nuovo inizio, tanto culturale, quanto economico e sociale, quindi bisogna “formarsi” su questo concetto: la vita può cambiare o terminare in un istante.
4296 replies since 20/12/2011
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