| Sgrani piselli in una ciotola rossa, tutto il tuo mondo chiuso in due mani troppo piccole per contenerne di più: lo hai ridotto per poterlo stringere meglio. Sgrani piselli, su una vecchia sedia di legno smangiata dal tempo, in testa un cappello di paglia a ripararti da un sole invernale senza calore, ma gonfio di ricordi. Ieri è solo una manciata di minuti prima, ieri è solo un’altra vita che hai dimenticato, cancellato. O forse no? Torna, quella vita, puntuale. Torna e bussa. Tu apri sempre, non hai ancora imparato come si fa, a lasciarlo fuori, quel passato. A lasciarlo sullo zerbino fino a quando non andrà via. No, tu apri. E lui entra, si siede nel tuo cervello, si accende una sigaretta solo una e poi vado, dice, mentendo. E poi ti getta addosso ricordi, manciate di ricordi duri, di sangue e corpi scomposti, spari, e fuoco. Immagini che ti fanno tremare. Immagini che veloci ti passano nel cervello, lo riempiono fino a farlo scoppiare. Ti ritrovi inginocchiato a terra a pregare un dio nel quale non credi, un dio qualunque, non t'importa quale. Ripeti: "Ti prego, basta, ti prego... Io non ho mani per fermare il dolore, non ho mani a sufficienza. Non ho abbastanza piedi per correre lontano da me, per lasciarmi in un angolo a morire e fuggire oltre il dolore. Non riesco a scappare. Ti prego, basta. Ti prego, per favore, basta." Vorresti il perdono, il tuo perdono. Ma sai che non ti spetta, che non lo puoi avere. E poi è mattina, stiri il tuo corpo e ricominci, dimenticando di nuovo. Provando a dimenticare. Fino a quando non tornerà ancora. Toc toc.
Si tratta di un esercizio per il corso di scrittura creativa in Accademia. Letto in aula la scorsa lezione.
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