Scrittori per sempre

Votes taken by mangal

  1. .
    io non so come facciate a capire le cose, francamente
    o non riesco a spiegarmi io, e ci sta, mica sono super
    oppure volate talmente tanto con la fantasia che interpretate ogni cosa come volete

    senza offesa per niente e nessuno, mi pare di avere chiarito abbastanza cosa si intende, comunque provo a riassumere.

    in ogni step abbiamo avuto un tema
    qui ne abbiamo due (fin qui ci siamo?)
    il primo è legato ai generi indicati all'inizio, il secondo non è legato a niente

    se vi dedicate al primo tema dovete far rientrare il racconto in uno dei tre generi collegati: a) epistolare b) biografico c) rosa

    se vi dedicate al secondo (INKiostro) potete scrivere col genere che vi pare, anche semplice narrativa, basta che rientri nel tema. unico obbligo è quello di indicare nella mail che tipo di racconto è: giallo, verde, rosso, nero, narrativa, fantascienza o qualunque altro cristo di genere esista.

    non create, per cortesia, problemi dove non esistono
    se non sono stato chiaro, ditemelo ancora, cambierò detersivo per avere un risultato migliore
  2. .
    Buongiorno a tutti voi, femmine, maschi o incerti che siate.
    Sta per concludersi anche questa serie di INK, e stavolta sarà uno stop definitivo.
    Ovvio, avremo altre forme di concorso, su questo non ci piove, ma INK se ne va in pensione dopo aver fatto alla grande il proprio lavoro.
    C'è però un ultimo step nel quale ci dovremo cimentare, pertanto vado a presentarvi tema, generi e date.
    La vincitrice ha scelto il tema della

    INKonsapevolezza

    i cui generi collegati sono

    a) epistolare b) biografico c) rosa


    Vi avevamo però promesso una sorpresa, quindi eccola qua:
    oltre al tema su indicato, coi relativi generi, vi lasciamo liberi di scrivere sul tema che riteniamo più adeguato:

    INKIOSTRO

    il genere viene lasciato libero, con la sola condizione che all'invio del testo venga indicato. Ossia, nella mail dovrete indicare di che genere è il racconto con cui partecipate (giallo, avventura, horror...).
    Ed ecco le date: potete mandare i capolavori alla solita mail [email protected]

    dal giorno 8 fino al 17 luglio 2019

    La data d'inizio della competizione, cioè di letture e commenti, verrà comunicata successivamente.
    Va da sè che al ritrovo di SpS, in quel di Villa Piazzo a Pettinengo, verranno consegnati i premi INK.
    Per ora ci fermiamo qui, augurandovi, come sempre, buon lavoro e buon divertimento.
  3. .
    stavolta sono io a chiedere un giorno di proroga.
    anziché oggi, lo step partirà domani, perché ci sono ancora dei racconti dei quali stiamo aspettando una versione corretta.
    non temete, ce la faremo


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  4. .
    CITAZIONE (Luce 5 @ 22/5/2019, 16:32) 
    www.booksprintedizioni.it/autore/elisabetta-preti

    Alla fine ho scritto tre libri e il 9 maggio sono stata al Salone Internazionale del Libro a presentarli

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    ecco, brava
    però qui non ti ha vista nessuno
    manco ti sei fatta viva
    non mi pare il massimo del comportamento pubblicizzarsi e sparire
  5. .
    CITAZIONE (G.Leroux @ 15/5/2019, 20:46) 
    Ecco, avevo in mente cosa scrivere per il nuovo step di INK e invece mi sono messo a leggere il tuo Mini e ora non mi ricordo più quello che volevo scrivere!

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  6. .
    anche questo pezzo è molto coinvolgente
    ho visto perfettamente tutta la scena, compresa quella con la micia
    davvero, molto ben esposte tutte le emozioni che passano nell'animo della protagonista

    brava
  7. .
    Eh sì, l'nkomunicabilità storica è un dato di fatto del quale abbiamo esempi in ogni tempo e luogo di cui si abbia traccia; e pensate dove traccia non c'è: mi sa che l'nkcomunicabilità è stata totale, definitiva.
    Quella rosa è un altro dato di fatto che possiamo riscontrare nella vita di ogni giorno di tutti noi, e non dite che non è vero perché non vi crederebbe nessuno.
    Quella fiabesca, per metaforica che possa essere, si rifà comunque alla vita comune (di mortali o immortali non importa molto) ed è quindi riconosciuta.
    Ma se parlarne così è semplice, scriverne non lo è altrettanto, e vado quindi a fare i complimenti a tutti quelli che ci hanno provato; ne sono usciti dei pezzi che sono davvero piccoli capolavori, e sono sicuro che sarete d'accordo con me dopo averli letti.
    Ora basta, partiamo tutti insieme e leggiamo come si può inkomunicare a tutti i livelli.
    Abbiamo tempo per commentare fino a tutto il 19 aprile prossimo.
    Buona lettura a tutti.
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  8. .
    grazie, achi
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  9. .
    Gianmaria non parla. Il suo umore è precipitato sotto le suole delle scarpe di ginnastica.
    Stiamo in silenzio. Scena da vecchi film, come quelli di Antonioni. Ogni tanto si alza dalla poltrona e si muove nervosamente per casa. Mi dà ai nervi quando fa così; lui non lo sa, perché non gliel’ho mai detto.
    Torna a sprofondarsi in poltrona. Silenzio. Peggio che sulle nevi del Tibet.
    «Facciamo qualcosa?» propongo incauta. No, non mi chiede che cosa, sarebbe pretendere troppo. Invece risponde con un’altra domanda. «Perché, non si può stare in silenzio nella stessa stanza?»
    «Va bene. Stiamo in silenzio nella stessa stanza.»
    Chissà mai che sarà questo star soli insieme; io rispetto i suoi pensieri che non riescono a tradursi in parole, vorrei solo condividerli. Oggi poi il silenzio è passato di moda, l’incomunicabilità non esiste più. Caso mai assistiamo a un eccesso di comunicazione. Sui social si condivide tutto: un sacco di roba che magari sarebbe meglio tenersi per sé: dalla foto della torta di mele, del cane, del gatto, del geranio sbocciato anzitempo sul balcone alla canzone ascoltata al mattino. Si comunicano pensieri, emozioni, opinioni politiche; c’ è gente che usa FB come diario personale. Ma Gianmaria e io siamo una coppia fuori moda.
    Ormai ho smesso di chiedergli: «Che hai, che ti succede?», tanto la risposta è sempre uguale: «Ho lo storto.» Non significa che gli è andata storta qualcosa , ché anzi se c’è un motivo preciso di malessere, ne parliamo; ma “lo storto” è un’altra cosa. Per quanto ho potuto capire, è uno stato di disagio indefinito che affiora all’improvviso e senza motivo; può durare anche alcuni giorni. Gianmaria si chiude nel suo mutismo e buona notte al secchio!
    In me questo silenzio ha un effetto devastante. All’inizio me ne sentivo offesa, mi sembrava che non avesse abbastanza fiducia per confidarsi, poi ho capito che non era questione di misteri o di segreti: era un attacco di “storto”.
    Ho cercato di abituarmi; le donne si adeguano sempre. È l’errore più grande: trascuriamo la nostra insoddisfazione. Siamo abituate a una cultura del sacrificio. Almeno, io appartengo a quella cultura. Se la mancanza di condivisione mi fa stare male, penso che non si può condividere tutto, come non si può fare tutto insieme.
    Ora le cose sono cambiate, si cade nell’eccesso opposto. “Alla prima che mi fai…stop!” Anche dopo due mesi di matrimonio. Che dico? Anche dopo una settimana.
    Le donne cambiano. Fanno bene. Io non sono stata capace. Mi sono tenuta Gianmaria, il suo” storto” e così sia. Il fatto è che lo amo, anche se il suo silenzio tradisce un frastuono che mi investe e si trasforma in rabbia e impotenza, perché c’è una parte di lui da cui sono esclusa, mentre invece io vorrei stargli dentro, sotto la pelle.
    Ci ho ragionato tanto sullo “storto”. Ho pensato di parlargliene, di affrontare per prima la questione, ci ho provato, ma i miei tentativi sono falliti miseramente.
    C’è stato un periodo in cui mi sono tormentata, pensando a come entrare in argomento. In modo diretto, no – non potevo certo dirgli “ho intenzione di capire che cosa è questo “storto” che ti prende, parlamene, ti ascolto.” – No. Così l’avrei spaventato Avrebbe temuto il mio sguardo indagatore come una minaccia. Dovevo prenderla più alla lontana, magari con una domanda: “Gianmaria, c’è un difetto di comunicazione tra noi?” E brava, così lui mi avrebbe risposto: “No. Quando mai?” Argomento chiuso. Perché, a prenderla da lontano c’è il rischio di rimanere distanti, come quando si cammina insieme per una strada e pian piano uno dei due va avanti; si va ancora insieme, ma ci si osserva sempre più da lontano.
    Infine, che posso aspettarmi? Se anche mi confidasse d’avere un vuoto dentro, senza sapere quale forma dargli e perciò senza riuscire a condividerlo, come potrei aiutarlo per fargli sentire quel vuoto meno spaventoso? Non si tratta nemmeno di rinegoziare i codici comunicativi, risalire a quelli dell’inizio della nostra relazione, perché lo “storto” c’è stato sempre tra noi, fin da principio. E se invece adesso fosse subentrata una ragione nuova, se ci fosse un’altra donna e non saprebbe come dirmelo?
    No. Non è possibile. Sono sicura che Gianmaria ama solo me. “Sono totalmente tuo, fatalmente tuo” lo ha detto solo una volta e mi pareva che scherzasse. Non lo dice più, ma ha dimostrato che non scherzava.
    Sono fatta così. Un disagio esistenziale mi sembra più innocuo della presenza di un’altra donna.
    In fondo lo viviamo tutti il dissidio tra la nostra interiorità, fatta di certezze e valori acquisiti e una realtà esterna che va cambiando in modo così veloce da minacciare le nostre convinzioni. Il conflitto tra dentro e fuori di noi può assumere una forma disturbante, ma perfino drammatica se si finisce col sentirci inadeguati di fronte a una realtà che stentiamo a comprendere. Siamo rimasti fermi, mentre il mondo correva avanti, diventava un altro.
    Chi non si sente in qualche modo escluso, insoddisfatto? È naturale che la frustrazione si riverberi sulla coppia: è un problema che ha origine nei mutamenti socio culturali.
    Ma se ci fosse una donna? Mi ripeto che non è possibile. Già, sono una gran codarda; tendo sempre a scartare l’ipotesi che mi sembra più temibile.
    A un certo punto mi sono messa in discussione, chiedendomi se fossi pronta ad accogliere desideri, pulsioni, conflitti non previsti.
    Magari il mio voler aggredire il problema “alla distanza” nasconde soltanto l’indecisione di volerlo affrontare. Davvero li voglio guardare in faccia quei mostri che si agitano dentro la testa di Gianmaria? Forse no. Fanno paura anche a me.
    Così ho gettato la spugna. Mi sono convinta che – dopo tutto – in una coppia conta quello che avvicina più di quello che allontana, che ognuno ha una zona segreta e non è indispensabile raccontarsi tutto, proprio tutto. Che diamine, un minimo di riserbo! Perché poi pretendo di entrare nella zona d’ombra di Gianmaria, forse gli ho permesso di entrare nella mia?
    Poi oggi accade qualcosa che mi illumina, come la lampadina nella nuvoletta di un fumetto di topolino.
    Sto muovendomi nervosamente per casa, mi lascio cadere sulla poltrona, mi alzo, vado in cucina a prendere un altro caffè, torno a sprofondarmi in poltrona, muta come un pesce.
    Gianmaria mi osserva incuriosito, poi un po’ preoccupato mi domanda: «Che ti succede, come mai questo silenzio?»
    Io zitta; faccio spallucce, sollevo un po’ la testa, alzo i sopraccigli.
    «Ehi, sto parlando con te. Che dici, usciamo?»
    «Perché, non si può stare in silenzio nella stessa stanza?»
    «Certo, ma cambiamo stanza. Vieni, andiamo in camera da letto.»
    A volte mi domando perché devo essere così contorta, sembro la succursale dell’ufficio complicazioni affari semplici; mi faccio certi scenari inesistenti, arzigogolandoci su per giorni, se non per mesi e, talvolta, addirittura anni.
    Finalmente ho imparato che tra Gianmaria e me non c’è un difetto di comunicazione, ma di traduzione. Ho capito che “ ho lo storto” significa: “ho voglia di te”.
    Sì, il lessico di coppia si impara poco per volta, ma in fondo non è impresa impossibile se si parla la stessa lingua. Bisogna dare lo stesso significato ai modi di dire, fare attenzione alla punteggiatura, alle pause, soprattutto ai puntini di sospensione che sembrano silenzi, ma basta dare forma alle parole non dette, per riempirli di significato. Che poi – a dire il vero – mica si può dire “ti amo” a ogni piè sospinto, si rischia si svuotare di senso la frase, si diventa monotoni. Che diamine, ci vuole un po’ di fantasia e poi è importante allenarsi ogni giorno, perché la comunicazione è come un muscolo: si fa moscia se non la eserciti.
    La vita di coppia è un’avventura; sempre di più quando dura da diversi anni. Ogni giorno c’è qualcosa da imparare e da scoprire. Del resto – come la lingua si evolve, abbandonando alcuni termini e arricchendosi di nuovi – anche il lessico di coppia cambia. In fondo sta qui il bello: basta adottare lo stesso registro linguistico.
    Da qualche tempo mi piace usare un’espressione che non mi appartiene: “Ho lo storto”. Gianmaria sa che voglio dire; gli ridono gli occhi. Mi piace quello sguardo complice.
    Lo faccio spesso; funziona ch’è una meraviglia!
  10. .
    CITAZIONE (Grace K @ 16/3/2019, 20:31) 
    Io l’adoro! Grazie Mangal per averla postata

    grazie a te, Grace
  11. .
    CITAZIONE (Lycia @ 16/3/2019, 07:00) 
    Anche questa brilla di originalità. E' come guardare la vita da strani punti di vista. Qui protagonista è la mosca che si nutre di merda. Piccola metafora delle ingiustizie del mondo?

    esatto, Lycia
    la mosca è la persona normale, qualunque
    e visto il mondo in cui si trova...
  12. .
    Non sarò per te un orologio,
    il lampadario che ti toglie il reggiseno,
    quando è tardi, è notte e tu sei stanca
    e la tua voglia come il tempo manca.

    Non sarò per te un esattore
    di una lacrima ventuno volte al mese,
    non conterò i giorni alle tue lune
    per far l'amore senza rimborso spese.

    Non sarò per te solo lo specchio
    di una faccia che non cambia mai vestito,
    non sarò il tuo manico di scopa
    travestito da amante o da marito.

    Non sarò quel cielo grigio quel mattino,
    il dentifricio che fa a pugni con il vino,
    non sarò la tua consolazione,
    e neanche il padre del tuo prossimo bambino.

    Per questa volta almeno sarò la tua libertà,
    per questa volta almeno solo la tua libertà,
    per questa volta almeno la nostra libertà
    e la piazza calda e dolce di questa città.
  13. .
    CITAZIONE (Lycia @ 13/3/2019, 18:38) 
    E' difficile , e forse inopportuno, ridurre la mente umana in compartimenti stagni. La musica suscita ricordi, associazioni di idee, muove corde anche sconosciute a noi stessi, culla stati d'animo, risveglia passioni, anche politiche perché no?
    Poi si subisce molto la" moda", in tutti i campi non solo in quello musicale. Se per la maggioranza qualcosa è bello, lo spirito critico si affievolisce. Solo il tempo rende giustizia alla qualità obiettiva ( alla quale io credo).

    concordo, lycia
  14. .
    CITAZIONE (Dafne @ 13/3/2019, 15:36) 
    Scusate ma fa davvero ridere che un cantante piaccia o meno per le sue idee politiche. Non dico il cantante, le sue canzoni. Lw canzoni di jovanotti non mi piacciono. Forse qualche canzone non è male, ma nel suo caso per me è la sua voce che proprio è irritante. Al top delle voci orrende la Pausini. Ma credo di averlo già detto. Ah ecco, dimenticavo, anche la canzone con musica e testo stupendi ma cantata da una voce che non mi piace... non c'è storia.

    concordo su quasi tutto
    sono uno che gradisce, da sempre, soprattutto i testi
    ci sono canzoni, a mio parere, che hanno un solo accordo (chitarra o pianoforte fa lo stesso) e le amo per quel che dicono, che trasmettono.
    il cantautorato è per me una cosa meravigliosa e irripetibile.
    ma apprezzo anche altri generi
    se poi voglio perdermi nel tempo e nello spazio ascolto i Pink Floyd o gruppi similari
    in sostanza, dipende dal momento
  15. .
    ovviamente non concordo su molte delle cose descritte, e mi pare giusto, visto che i gusti sono personali.
    però volevo dire a fante che sono sempre stato di sinistra, anche extraparlamentare, e Jovanotti mi faceva cagare prima e anche adesso.
    di contro, i Queen mi sono sempre piaciuti, certo non per l'icona gay.
    con calma proverò a commentare anche il resto
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513 replies since 30/12/2011
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