Scrittori per sempre

Votes taken by asbottino

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    - Tutt'e due, Jackie. Voleva uccidere tutt'e due.
    - Come se fossimo una cosa sola?
    - Come se fossimo una cosa sola.
    Ci sei tu, in dieci minuti. Magari meno del solito, magari fai capolino tra le righe solo qua o là, ma ci sei tu. Tu e la scrittura siete una cosa sola.
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    Piú che una linea temporale alternativa è una specie di esplosione, perché avverti il vuoto che lascia l’assenza di un annuncio così importante (che lo si consideri storico o no), e di nodo, perché vedi le linee del tempo che si ingarbugliano fino a perdere qualunque significato. Divertente, ma non è un racconto. Terribilmente ispirato, ma non ti lascia emozioni addosso. Fuori genere, ma per certi versi irresistibile nel suo essere sopra le righe.
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    Un gran lavoro, estremamente lucido, che unisce conoscenza storica e immaginazione e applica con successo l'una all'altra. Non posso dire che mi abbia emozionato, che poi è la qualità che più cerco in un racconto come lettore, ma non credo fosse nelle sue intenzioni farlo. Il racconto meno letto, in questo momento, forse per via della scelta tecnica adottata. Una scelta tecnica difficile, molto postmoderna, ma gestita bene, senza sbavature, senza voler strafare, ma limitandosi a esporre i fatti. Bene
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    C'è il senso della privazione, sì. Della fame. Del rigore imposto(il collegio). La parola dieta non c'è, ma non lo trovo così fuori tema. Bello il passaggio dall'invidia alla compassione. Piaciuto
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    Non pensi mai che il tuo commento sarà più lungo del racconto. Ma eccoci qui. Ha la semplicità di certi manifesti. Non racconta ma mostra il disgregarsi di un'idea e nel farlo ti da la forza di risalire dal vuoto alla parola completa. Non è un racconto, ma ha un fascino indiscutibile.
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    Bella l'idea del telegramma, delle tre parole. Metà del racconto è scandita da quelle, anche se curiosamente io le avrei presentate nell'ordine inverso e gli avrei dato maggior risalto. L'altra metà del racconto spiega la prima e lascia intravedere un passato che alla base di tante cose non dette e che all'improvviso acquistano un significato profondo e mi piace di più. Forse il titolo concentra troppa attenzione su Blackwater, ma la città mi sembra più che altro un pretesto per raccontare Jake e il suo passato. Buona prova
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    Nessuna provocazione, ma un gran pezzo di bravura. Nostalgia a secchiate in una finzione cinematografica raccontata con un occhio speciale, che quasi la rende più vera della realtà di un vero western. Fuori competizione, ma grazie per averlo scritto. Un omaggio al cinema e un regalo per i lettori.
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    C'è uno strano senso dell'umorismo e un'intelligenza un po' selvaggia che si agitano dietro questo racconto, che non riesco a capire fino a che punto sia inconsapevolmente scorretto e un po' grezzo. Per assurdo è come se certi errori fossero quasi cercati. Ma alla fine è più che altro il suo scappar via dal fantasy per cercare altre forme di fantasticheria e tagliarlo fuori dal contesto. Ma mentre scappa via un sorriso te lo strappa, senza dubbio.
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    CITAZIONE (vivonic @ 7/10/2017, 11:48) 
    Certo, in ventimila battute più di questo non si può fare, ed è alquanto iniquo non ricordare questo aspetto fondamentale che rema troppo contro: di fatto, racconti fantasy (o distopici) non ne esistono! E quante pagine ha, in media, un romanzo fantasy?

    Tocchi un punto importante. Come ho scritto altrove non è un problema di genere ma un problema di forma e di come un genere faccia fatica ad adattarsi a una forma. Forse la sfida non era scrivere un fantasy e basta, ma scrivere un racconto fantasy, provando a offrire al lettore una storia fantasy che si adattasse alla forma racconto, senza sacrificare sviluppo e personaggi. Sempre che si possa fare senza tradire un po' il genere. Ma ci sono tradimenti e tradimenti e alcuni sono meno difficili e hanno meno conseguenze di altri. Detto questo, la storia di Duerien si legge con piacere e a tratti mi è quasi sembrato di stare in un videogioco, non so perchè. Nella mia ignoranza sono due cose che ho sempre visto bene insieme e qui ho sentito una linea di confine molto sottile. Un buon lavoro.
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    Tess, che bello!!! Congratulazioni!!!! Un grande abbraccio
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    "Zhilong non ha mai combattuto un nemico che sa di non poter vincere."
    Forse è così che mi fa sentire questo affresco mozzafiato. Arianna ha usato la parola giusta. Perchè è qualcosa di più di un racconto. E mi sento un po' come un guerriero di fronte a un nemico che sa di non poter vincere. Anzi, peggio. Perchè il punto è che non sono nemmeno un guerriero. Non ho armi per combattere.
    "Questo è un racconto Fantasy, con la F maiuscola", ha scritto Aki. Credo sia così. Mi fido di lui.
    "Che altro si deve volere da un racconto fantasy?", ha scritto anche. Azzardo una riflessione. Ma un racconto di genere non dovrebbe in qualche modo anche tendere una mano a chi il genere non lo conosce o persino per assurdo non lo ama? Non dovrebbe per assurdo sforzarsi di essere un pochino meno stesso e se ha una bella storia da raccontare cercare di raccontarla a più persone invece che a una cerchia ristretta? Come fa un genere a sopravvivere al tempo? Resta sempre se stesso o prova a conquistare nuovi lettori?
    Non ho risposte a queste domande. Anche qui sono disarmato.
    Ma al di là di quanto debba essere fantasy o no un racconto, di nuovo il punto è che non è un racconto. Non è una questione di genere, ma di struttura. Ed è per questo che è una battaglia che non posso vincere, che non ho le armi per combattere, che ami/legga/scriva fantasy o no. Un racconto breve è fatto di scelte. Non scegli cosa raccontare. Scegli cosa "non raccontare". E per un scrittore è la cosa più difficile.
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    Una storia che strizza l'occhio: al racconto di genere, a una comunità di scrittori. Forse fuori dal cerchio quella strizzatina d'occhio non ammalierà nessuno, ma qui funziona. E la scrittura mi sembra sufficientemente valida per sorreggere una storia che forse nemmeno pretende di andare oltre i confini. Perché é importante tenere conto che quei confini ci sono, che ciò che scriviamo deve andare oltre le letture e l'attenzione che ognuno di noi dedica all'altro. Ma è anche importante dimenticarlo, e sentirsi a casa. Questa casa. E il genere letterario stesso diventa un luogo d'incontro. Con approcci diversi e capacità di aderenza differenti. Credo sia importante giudicare ogni storia per quello che è prima ancora che per quello che non è. E questa è un buon lavoro, appassionato. Un'omaggio e una dichiarazione. Grazie autore

    Edited by asbottino - 30/6/2017, 22:51
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    1. 22 marzo 2017, mercoledì
    2. Discutiamone ora
    3. Un rimedio creativo e soprattutto efficace
    4. Tempo di andare
    5. Il tarlo dell'identità
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    Grande abilità. Scrittura decisa e rabbiosa, che mette il lettore in un angolo e non lo lascia uscire da lì fino alla fine. Forse troppo in un angolo. Ora che sono quasi alla fine delle letture, ho scoperto di amare flussi meno precisi, meno autoritari, più disposti ad accogliere il lettore lasciando che le sue riflessioni si fondano con quelle dello scrittore. In ogni caso un ottimo lavoro.
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    Non dice delle cose nuove. Nemmeno cerca di farlo, penso. Ma le dice con una precisione disarmante. Gli credi. Credi a tutto quello che dice. Ti prende per mano alla prima riga e ti lascia andare all'ultima. O Forse non sei tu che te ne vai, ma è lui che ti chiede di lasciarlo andare. Piaciuto
106 replies since 3/2/2012
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