Scrittori per sempre

Votes taken by asbottino

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    Ok, senza andare tanto lontano su Wikipedia c'è scritto così:

    La favola ha inoltre la stessa etimologia della "fiaba" (entrambe da «fabula»). Sebbene favole e fiabe abbiano molti punti di contatto, oltre alla comune etimologia, i due generi letterari sono diversi:
    1. I personaggi e gli ambienti delle fiabe (orchi, fate, folletti, ecc.) sono fantastici, mentre quelli delle favole (animali con il linguaggio, i comportamenti e i difetti degli uomini) sono realistici
    2. La favola è accompagnata da una "morale", ossia un insegnamento relativo a un principio etico o un comportamento, che spesso è formulato esplicitamente alla fine della narrazione (anche in forma di proverbio); la morale nelle fiabe in genere è sottintesa e non centrale ai fini della narrazione.

    Possiamo muoverci all'interno di queste linee guida?
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    Ciao Viv. Grazie: è un complimento bellissimo. E grazie a tutti per i commenti e i voti.
    È buffo, vero? Il genere l’ho scelto io e poi sono andato a cacciarmi in una storia che ha creato così tanti dubbi. Io penso questo: quando c’è di mezzo la manipolazione del tempo, che si tratti di andare avanti o indietro o di fermarlo, la fantascienza si trasforma un po’. Diventa un avventura fantastica. Le basi scientifiche reggono poco, secondo me, e la macchina del tempo è in realtà uno stratagemma per parlare di altro: di possibilità, di cambiamenti (o della paura dei cambiamenti), del nostro posto nel tempo e del segno che lasciamo. E perché no? Anche di amore. A un certo livello tutta la fantascienza classica è così. E avete fatto bene ad accostare il genere alla distopia, proprio perché la fantascienza classica parla molto spesso di utopie.
    Uno dei romanzi più famosi sul viaggio nel tempo, Indietro nel tempo di Jack Finney, ipotizza la possibilità di viaggiare nel tempo attraverso l’autoipnosi e trovandosi in specifici luoghi rimasti immutati nel corso delle epoche. Non ha nulla di tecnologico. Eppure viene considerato un romanzo di fantascienza.
    Quanto ad Alice penso invece che Disney a Burton l’abbiano resa più fantasy di quello che in realtà è. Entrambi i libri di Carroll sono libri scritti da un matematico. Sono tra i primi romanzi a ipotizzare la possibilità di viaggiare tra universi paralleli, idea su cui tanta fantascienza ha lavorato producendo risultati fantastici. Ma sicuramente ho esagerato a giocare con i riferimenti. Mi dispiace.
    Se riduci il racconto all’osso è la storia di un uomo che crea un loop nel tempo usando un vhs. Secondo me è fantascienza, ma capisco perfettamente tutte le perplessità sollevate e le rispetto.
    Grazie ancora. E se avete voglia di aggiungere altri commenti, sarò felice di continuare a dialogare su questo e altro.
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    Ok, vado a ruota libera. Perdonami se dico sciocchezze. Mi vengono in mente due cose quando leggo quello che scrivi. La prima è Philippe Petit che cammina sul filo. Lo guardo e ho il cuore in gola. Non penso che possa cadere me nemmeno per un attimo mi distraggo dall'idea di quanto sia pericoloso e impegnativo quello fa, anche se a lui risulta così facile. Non so se rendo l'idea. L'altra cosa è un saxofono. Credo qualcosa legato all'improvvisazione jazz. Le dita sui tasti, quell'agilità, quel'estrarre le note da uno strumento. Tu estrai le parole dalla carta. Sono già lì, le tiri fuori. Come se non avessi una pagina bianca, non come quella che mi trovo davanti io tutte le volte che devo iniziare una storia. Strepitoso il finale: Per chi sa a malapena della mia esistenza posso aggiungere che la mia esistenza continuò a essere la stessa, pure con qualche turbamento per il futuro: apertura del bar alle sette, graffiti romantici sul tetto dei cappuccini per le signore, brioche calde a ripetizione, caffè bollente irresistibile, controllo della fila alla cassa dove una cassiera con lo smalto color menta, i capelli rossi da barboncina e gli occhi viola faceva i conti senza bisogno di consultare le somme, sostenuta in ogni azione dal suo hobby per Georges che la osservava con un amorevole sguardo terrestre.
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    Forse c'è troppo. L'intera storia della Terra. Troppo per un racconto breve. Ma è bello leggere di un'utopia, dopo tante distopie. Vero quel che dice Tom, che ti tornano in mente gli Urania di quando eravamo bambini. Forse era quella la fantascienza. Fantastiche utopie. Forse è per quello che la fantascienza non esiste più. Siamo nel futuro e non assomiglia per nulla a quello che avevamo immaginato.
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    Qualche ingenuità, qualche momento in cui il ritmo scende e dici troppo e mostri troppo poco, ma tanta passione. Nel modo di scrivere, nella vicenda che inventi. E arriva, sai? Arriva davvero a chi legge. A me è arrivata. Bellissima l'immagine del morbo che trasforma le persone in alberi. Potevi scrivere un racconto solo su quello. Non me la dimentico, grazie!
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    Bellissime le parti in corsivo. Hanno una capacità di comunicazione superiore rispetto al resto del racconto. In generale la struttura è troppo frammentata, però. Sarebbe bello leggere un'idea così profonda e originale organizzata in una struttura più lineare. Ma è una scelta, e la rispetto, e il racconto è comunque speciale e molto intenso.
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    Molte bello. Mi ha ricordato tanto un racconto di Asimov, L'ultima domanda. Anche lì la necessità era quella di invertire l'entropia e il finale è analogo. Qui c'è in più una variazione umanistica che ho gradito molto. Un vero racconto di fantascienza. Complimenti.
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    Scrittura sperimentale e creativa, immagini forti come in American Psycho. Bravura indiscutibile e grande coraggio. Fino all'ultimo ho cercato una traccia di umanità, ma non l'ho trovata. Proprio questo è uno di quei racconti che più mi mettono in crisi, in cui è difficile trovare l'equilibrio tra quel che pensa lo scrittore e quel che pensa il lettore. Lo scrittore è rimasto ipnotizzato, credo sia il termine giusto. Il lettore no. Il lettore avrebbe voluto vedere applicata tanta bravura a un altro tipo di storia. Non riesco a metterla in altri termini. Ma credo che chi l'ha scritta lo sappia. Bravo, però. Davvero.
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    Io penso questo.
    Quando inizi a scrivere, cambia qualcosa. Mi verrebbe da dire che cambia tutto, ma procedo per gradi.
    Non sei più un lettore: o meglio non sei più solo un lettore. Non c’è alcuna negatività in quel “solo”, lo sottolineo.
    Quando commenti il lavoro di qualcun altro, quella parte di te che leggeva e basta dovrebbe essere lasciata indietro. Almeno un po’.
    Chiunque di noi ha letto più storie di quante ne potrebbe mai scrivere, quindi è difficile, lo so. Ma ti avvicini al lavoro di qualcuno che come te si è trovato davanti a una pagina bianca, che come te sa quanto è difficile iniziare e soprattutto quanto è difficile finire. Non va mai dimenticato.
    Scrivere è come andare a caccia di uno squalo: devi portare a casa la testa, la coda e tutto quello che ci sta in mezzo e stare attento a non lasciarci le penne. È sempre un atto di coraggio e perché funzioni al meglio deve anche essere qualcosa che fai per gli altri più che per te stesso.
    Se commenti tenendo conto che la persona che ha scritto è stata la fuori come te, in mare aperto, rischiando di lasciarci le penne, allora per certi versi è più facile non essere duri, credo.
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    No no, fenomeno no. Però mi piace la scrittrice americana ben tradotta! :rotfl: :rotfl:
    Comunque è dal primo giorno che sono su SPS che tutti si chiedono se sono donna!! :rotfl: :rotfl:
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    Visto che c'erano dei dubbi.......
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    Sono uomo!
    :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl:
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    Eccomi!!! Grazie a tutti! Grazie a SPS per la splendida organizzazione e a tutti gli scrittori per la qualità delle vostre storie. Senza questo forum non riuscirei nemmeno a tenere la penna in mano! Le new entry sono state una piacevolissima sorpresa. Restate con noi! Non ve ne pentirete :appaluso: :appaluso: :appaluso:
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    1. Concerto
    2. Popeline
    3. L'ultima battaglia
    4. Secondo atto
    5. EST 1988
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    Scritto bene. A me i muri non spaventano, però qualche a capo in più avrebbe giovato. Il difetto che ha però è che gli manca un po' di equilibrio tra la prima parte e l'ultima decina di righe. La morte della madre sono due righe appena. "Era a terra, un lago rosso attorno a lei. Mi inginocchiai e le accarezzai il viso. La cullai non so per quanto tempo. Dovevo pensare al funerale e invece pensavo a lui e lo incolpavo: se avesse vissuto ancora più a lungo la mia povera mamma sarebbe stata ancora in vita." Due righe che sono il centro del racconto, secondo me, ma arrivano appena alla fine.
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    Ok, strepitoso. Che dire? Il modo in cui guarda le cose, la voce che usa. Racconto, saggio, articolo. Tutto questo e molto di più. Bravissimo. Scriverei di più in questo commento, ma preferisco rileggermi di nuovo quello che hai scritto. Penso che sia il modo migliore per farti capire quanto mi è piaciuto.
106 replies since 3/2/2012
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