Scrittori per sempre

Votes taken by asbottino

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    Davvero un racconto speciale. Forse più bello nella parte lontana dalla guerra piuttosto che nel vivo della battaglia, perchè è lì che la Storia si fa storia e riesci a "sentire" ogni cosa distintamente. Ritmo perfetto, avvolgente. Complimenti.
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    Direi che il suo punto di forza sta nella gestione della trama, nei tempi, nella disinvoltura con cui una scena segue l'altra. Sa come prendere il lettore e come tenerlo incollato alla pagina fino alla fine, che la storia che sta leggendo gli piaccia oppure no. E quindi lo confesso, non posso dire che mi sia piaciuto. Quando la Storia diventa così lontana dal presente, come lettore faccio un po' fatica. Limite mio. E certe espressioni/situazioni non sono tanto nelle mie corde. Ma ripeto sono limiti mie nei confronti di un racconto che limiti invece non ne ha. Ottimo lavoro. Forse l'ambientazione non è così precisa e non si aggancia a un evento specifico, ma lo trovo perfettamente nel genere.
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    Scrittura strepitosa. Questo va detto, come prima cosa. Struttura a blocchi, alcuni più riusciti, altri più difficili da elaborare. Bello il blocco iniziale, ti da la possibilità di entrare nella storia senza che la Storia sia un ostacolo. Bellissimo il blocco successivo, con tutti quei condizionali, a cercare di tradurre il desiderio di riscrivere la Storia e la frustrazione di non poterlo fare. Forse il momento più riuscito di tutto il racconto. L'ho letto più volte. Poi c'è il blocco problematico, dove la Storia schiaccia la storia. Il blocco della lettera mi lascia perplesso. Forse lo avrei saltato. Sto cercando di capire se sia davvero indispensabile all'economia del racconto. L'ultimo blocco è di nuovo molto bello, e funzionale. Nel complesso mi è piaciuto molto e l'ho trovato molto impegnativo, ma nel senso più positivo e gratificante del termine. Avrei fatto delle scelte, questo sì. Perchè la Storia va raccontata tutta, senza tralasciare alcun dettaglio, ma in una storia non è necessario raccontare tutto.
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    Wow! Grazie Man!!! Un grande abbraccio!
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    Grazie Mangal per averci portato fino qui, a questo ultimo step. Grazie a chi c'è e a chi c'era. Abbiamo passato due anni con la testa tra le stelle. Un applauso all'ultimo podio. I racconti migliori sono lì. Bravissimi tutti!
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    Ci sarebbe tanto da dire sulla riconoscibilità di certe scritture e di come dai commenti emerga quanto può esserci di buono e quanto di meno buono (tecnicamente? artisticamente?) nell'essere riconoscibili al punto da diventare inconfondibili. Ci sono autori che per tutta la vita scrivono la stessa storia e alcuni di noi si stufano mentre altri non farebbero che leggerli a rileggerli. Ci sono autori che cambiano sempre e c'è chi ama il continuo rinnovamento e chi invece ci vede un indizio dell'incapacità di avere una voce personale. Tutto e il contrario di tutto. Si potrebbe parlare a lungo di questi argomenti, ma toglierei spazio a ciò che voglio dire di questo racconto. Questo, non quelli che l'autore può aver scritto prima, anche se Zodiaco è stato per noi tutti l'occasione di costruire delle costellazioni di racconti ed è ovvio (forse anche interessante se osservato da una certa distanza, proprio dalla distanza da cui dovrebbe osservarsi il cielo) che certi elementi ritornino comunque a formare un disegno che è qualcosa di più della somma di singole parti.
    Tre frasi, mi porto via:
    "Mi è sempre piaciuta l’inutilità delle cose che fa. Io apprezzo le cose inutili. Mi sento capace di nuovo di volerle bene proprio per questo."
    "Forse tutto accade solo perché siamo stufi di non vedere accadere nulla."
    "La sua risata mi avvisa che vado bene così e che è stanca di vivere senza far accomodare nessuno accanto a se."
    Tre frasi per un racconto che parla di coincidenze e casualità, di ciò che inutile e ciò che conta davvero, di quanto sia sottile il confine tra queste due verità, di come certe cose importanti accadano perché qualcosa deve accadere e di come l'essere umano sia in grado di ricondurre la propria avventatezza al destino.
    Ci diciamo così poco grazie per le storie che scriviamo l'uno per gli altri. E allora grazie, autore.
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    Grazie. Grazie a tutti per i vostri commenti e per l'affetto che avete rivolto a questa storia. All'inizio pensavo di scriverne tutta un'altra, ma poi è venuta fuori questa. Aveva ragione Allerim scrivendo che le sembrava di averla già letta in Sette. "Ha poi così tanta importanza?" era mio. Ma ormai mi sa che mi riconoscete praticamente dalla prima riga, no? :rotfl: Credo siano due storie gemelle. A iniziare dai titoli, entrambi una domanda. Vicende diverse, narratori rovesciati. Ma è come se una storia non fosse abbastanza per esplorare il tema dell'amico immaginario. Vero anche chi ha citato Inside Out. Come si fa a non amarlo quel film meraviglioso? Grazie ancora, vi abbraccio
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    Particolare. Una scrittura estremamente fine. Vero: aggancio forzato. Ma trovo più forzato il meccanismo che fa del personaggio Daniela un personaggio e basta. Perché è come se l'autore stesso tirasse via un po' la penna dal foglio. Se invento un personaggio, lo credo reale. Per me esiste. Come esiste la gente che conosco. Per certi versi di più. E quanto più ci credo, tanto più chi legge riesce a percepirlo, a sentirlo. Qui mi resta una scrittura eccezionale, un racconto brevissimo e intenso, parole che si susseguono senza che nessuna di loro vada perduta, ma non mi resta un personaggio.
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    Il messaggio arriva forte e chiaro, nonostante gli errori che già gli altri prima di me ti hanno fatto notare. Raccontare una vita è difficile. Farlo nello spazio di un racconto è quasi sempre un'impresa impossibile. Chi ti legge riesce a intravedere quello che c'è dietro, ma si perde. Come guardare un album di fotografie sfogliando le pagine troppo velocemente, senza soffermarsi abbastanza su nessuna foto. Il consiglio che ti posso dare è che alle volte basta una sola immagine, una sola fotografia di quell'album, e se la guardi con attenzione, se la mostri al tuo lettore prendendoti il tempo necessario a far si che ogni dettaglio emerga lentamente, allora è come se in quella singola immagine ci fosse qualcosa di tutte le altre. Potrebbe essere quella di una ragazza molto magra che prende una confezione di taralli a una macchinetta. O quella stessa ragazza che sviene alla lezione di ginnastica. Parti da quella singola immagine. Se ci racconti tutto di quel momento allora riuscirò a intravedere con chiarezza anche il resto.
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    Bravissimi tutti. Grazie per aver scritto delle storie così belle. Per me quelli che vanno via perdono solo una chance di crescere e di imparare a scrivere racconti. complimenti al quartetto di testa!
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    nome vero. Grazie!
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    Sindrome di Stoccolma, dovevi intitolarlo, se ho colto bene il significato. Particolare, non mi dispiace.
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    Buc, Tessa, Silma: fiori per voi :emoticons-saluti-6.gif?w=593: :emoticons-saluti-6.gif?w=593: :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
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    CITAZIONE (bucaneve88 @ 2/11/2015, 17:06) 
    Scusa, Asbo. Ho bistrattato il tuo lavoro, ma ci ho trovato tanta aridità d'animo e un vuoto cosmico.
    Non è colpa tua. Ciao.

    Non ti preoccupare Buc. Anche se, beh, forse un po' colpa mia lo è, no? Il responsabile dei miei personaggi sono io, quindi... Quello che dicono, quello che fanno. Ma ascolta questo: l'aridità che percepisci, è solo la punta dell'iceberg. Più di ogni altra cosa è un racconto sulla paura, sul peso dei ricordi, sul fatto che la vita a un certo punto diventa solo un mucchio di ricordi, dolorosi per lo più, e l'unico modo per non averne altri è smettere di vivere. Se è vuoto niente può andare storto. Non è una scelta. O è una scelta obbligata, dettata dalla paura e dalla debolezza. La stessa debolezza che ti impedisce di credere davvero. Nemmeno io li amo tanto questi tre, ma così sono. Se li amassi di più, forse sarebbero meno reali, meno convincenti, meno "umani".
    Sul fatto che hai trovato il testo poco curato, mi dispiace. Non era mia intenzione scrivere un flusso di coscienza. C'è un uomo che racconta la sua storia. Questo la rende parziale, incompleta per forza di cose. Il modo di raccontare influenza la storia stessa. C'è sicuramente un elemento di immediatezza, di linguaggio parlato più che scritto, ma ti assicuro che ogni frase è stata scritta e riscritta cento volte prima di diventare definitiva, perchè io sono una specie di maniaco in questa cosa ed è per questo che scrivo pochissimo e sono lento da far schifo.
    Grazie comunque per averlo letto. Credo che in un modo o nell'altro il racconto ti abbia "smosso" e questa è sempre una cosa positiva, indipendentemente dal tipo di emozione suscitata. :appaluso:
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    Grazie a tutti per quello che avete scritto. Non sono molto originale nei miei ringraziamenti, mi rendo conto, ma sono sempre un po' stupito e emozionato nel leggere i commenti e nell'apprendere come certe frasi abbiano il potere di smuovere i lettori. Emotivamente, intendo. Mi sa che scrivere in fondo è tutto qui. Come questo accada però è sempre stupefacente... Ogni volta. Finisco una storia mi chiedo se riuscirò a scrivere quella dopo. Ma certi commenti non lasciano scelta che continuare a provare. Grazie ancora.
106 replies since 3/2/2012
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