Scrittori per sempre

Posts written by asbottino

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    Sembra di essere lì, è questo che ti colpisce di più all'inizio. Ed è quasi un'esperienza più coinvolgente di un film, perché ci sono dentro anche tutte le altre sensazioni e un occhio che si allarga e si restringe, mostra con la stessa precisione i dettagli più piccoli e la vastità che li racchiude. E poi la grande qualità di avere una voce tutta tua, che va oltre i cambiamenti temporali e se anche torni indietro di migliaia di anni resta fedele a se stessa e non si carica mai del peso della Storia. La parsimonia con cui dosi la parole antiche e in una lingua straniera, la delicatezza di non sopraffare il lettore offrendogli sempre qualcosa di umano e universale a cui attaccarsi perché la lettura sia prima di tutto un'esperienza emotiva.C'è sempre uno studio accurato dietro i tuoi racconti, ma la conoscenza è sempre funzionale, non è mai sfoggio di cultura, perché di nuovo è la storia, quella con la s minuscola, che alla fine prevale su tutto.
    Potresti raccontare qualunque cosa, amico mio, non mi stancherò mai di ripetertelo. Sei come una di quelle biglie: la luce ti attraversa e produci arcobaleni.
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    Scrittura molto semplice, diretta, sicuramente godibile. Si sente che sei alla ricerca di una voce tutta tua e che forse la fretta o forse la necessità di condensare tanta materia in uno spazio così breve ti costringono a ricorrere spesso a espressioni che suonano già sentite. Dalla tua hai una notevole capacità di "far vedere". Ecco perché la scena dell'assassinio della serva e di Lavinia è tra i passaggi più riusciti. Oltretutto mi sembra uno dei momenti in cui hai adottato uno stile più personale, dimenticando tante letture e romanzi che sicuramente hai letto e assorbito prima di arrivare al punto di decidere di avere una storia tua da raccontare. Del resto è un percorso che facciamo tutti, credo. Si tratta di assimilare quanto più possibile e poi dimenticare. La passione e il desiderio di scrivere sono evidenti. E le tue risposte ai commenti non fanno che confermarlo. Per come sono fatto io, se devo trovare un vero difetto al tua racconto è che non è un racconto (breve). Vero che abbiamo la possibilità di portare avanti una storia tra passato, presente e futuro, ma credo che sarebbe altrettanto importante che ogni momento nel tempo potesse vivere di vita propria ed essere completo e godibile in se stesso. Quando scrivi che questo racconto è la parte iniziale di un romanzo, ti credo, perché lo è davvero. Un racconto breve è un'altra cosa. Ed è una cosa che ripeto sempre, lo so, ma presuppone un modo completamente diverso di pensare la scrittura e non solo: inizia dalla materia stessa che decidiamo di raccontare. Qui ci sono vite e vicende dal 71 al 111: sono 40 anni. Sono davvero tanti. Come gli altri anche io sono curioso di leggere il resto, però, quindi continua così!
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    Che dire? Davvero notevole. Davvero davvero. Ho fatto solo un po' di fatica all'inizio, in tutta la parte prima del bordello, che non trovo altrettanto ispirata ed efficace come il resto. Frasi che forse potrebbero essere alleggerite, come "sterminati campi di grano, solcati da torrenti gonfi d’acqua bruna, che si alternavano a colline colorate dai girasole, nel ventre del gigante eurasiatico" oppure " stormi di Stukas e di Messerschmitt ruggivano sopra le nostre teste, numerosi come nugoli di mosche sopra una carogna, carichi di bombe da sganciare sulla prossima preda oltre il Dnepr", rallentano i ritmo e non catturano l'attenzione come i dialoghi perfetti del resto del racconto o in generale ogni momento in cui fai interagire i personaggi tra loro. Sono quelli a portare avanti la storia. E lo fanno alla grande. Ma dopo quell'inizio faticoso tutto fila via liscio, nonostante la scrittura resti molto carica, tra termini tedeschi e dialoghi in francese. Ma ogni cosa è funzionale e nulla è superfluo. Peccato che l'ucronia sia solo suggerita e il racconto non ci porti alla sua sua realizzazione pratica. Probabilmente hai le idee chiare su come proseguire e fin da ora pensi all'economia di una vicenda che si svilupperà in tre passi, ma per quel che mi riguarda avrei sperato che non restasse una supplica. Immagino che avresti gestito piuttosto bene la scena. Comunque nel complesso ribadisco: davvero notevole. Complimenti.
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    Molto bella l'idea. Sicuro e coinvolgente lo stile e ottima la qualità della scrittura. Colta senza essere pedante, precisa senza essere soffocante. L'andare e venire continuo nel tempo e i tanti piani sovrapposti non disturbano, perché gestiti molto bene, con mano sicura, con un'idea che si profila chiara fin dal principio e viene perseguita in quel attimo finale in cui si consuma l'ucronia. Eliminerei però la citazione iniziale di Tibbets, messa lì a ricordare come è andata davvero la storia, perché penso sia superflua. Sempre parlando dei piani e dell'andirivieni: come detto non disturbano perché il tuo modo di scrivere e la corrispondenza esatta tra quello che avevi in testa e quello che hai prodotto permettono al lettore di non perdere mai il filo, ma per un racconto così breve, in cui la brevità è per forza di cose una questione di scelte e di sottrazioni, resta il dubbio se una struttura diversa non avrebbe potuto alla fine risultare ancora più efficace.
    "Caramelle dall’alto, altra azione profetica che nella quotidianità del destino individuale avrebbe avuto peso nella vita di molti." Su questa immagine molto bella avresti potuto insistere di più, nei momenti finali prima della virata ucronica, lasciando più libertà al lettore di capire la somiglianza e la differenza tra sganciare caramelle e bombe. A quel punto non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di dire: "Dal cielo può cadere manna a dare ristoro alla fame oppure mannaia a tagliare le speranze dell’uomo.", perché implicito nell'immagine suggerita.
    Ecco forse se devo trovare un difetto nel tuo modo di affrontare la scrittura è quello di lasciare poca libertà al lettore di unire i puntini. Alle volte basta un'immagine forte a suggerire tante cose e quell'immagine ti resta in testa più delle parole.
    In ogni caso complimenti.
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    Buon racconto. Molto accurato nella sua ricostruzione storica, nelle descrizioni di atti e stati d'animo, degli uomini e del territorio, e forse a causa di questo un po' frenato nel suo slancio emotivo. Procede in punta di piedi, senza mai lasciarsi andare davvero, se non forse nella battaglia finale, anche questa descritta in modo minuzioso e con movimenti realistici, ma in cui riesci davvero a rendere la fisicità e la violenza, creando finalmente un'onda emotiva che investe il lettore. Mi ha ricordato certe scene dell'Ultimo dei Mohicani. Il linguaggio è per forza di cose sospeso tra l'omaggio alla letteratura classica di genere e i film western e forse difetta un po' di originalità, ma la mano è solida: non ci sono sbavature, non ci sono indecisioni. il racconto fila liscio e l'attenzione resta viva dall'inizio alla fine. Piccolo appunto sui nomi italianizzati. io avrei usato quelli originali: non Black Kettle ma Mo'ohtavetoo'o per esempio. Per quanto difficilmente pronunciabili avrebbero contribuito ad alimentare l'enfasi del racconto leggendario. In ogni caso un lavoro che non delude affatto e apre spiragli molto interessanti per il presente e il futuro.
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    L'idea alla base la trovo bellissima. Ucronie che fanno scoppiare la Bomba ce ne sono tante (Aki ne aveva scritta una bellissima nello step di Ink), ma agganciarla al libro di Wells, profetico per certi versi, e lavorare su come la fantascienza anticipi la Storia al punto tale che gli scrittori di quel genere possano arrivare ad essere considerati quasi del nemici pubblici, mi è piaciuto tantissimo. Lo stile che usi, la parole che usi, questa atmosfera un po' sospesa, il ritmo pacato ma insistente (come una goccia d'acqua che scava): devo dire che dopo un po' di fatica iniziale poi mi ha conquistato. Forse la cosa che mi ha convinto meno è la gestione della storia, il modo in cui l'hai organizzata, la scelta di farla raccontare a Miguelito. Forse avrei scelto Kate, parlando di più del suo decadimento, quasi un lento scivolare nella follia delle radiazioni in compagnia di quell'unico libro che predice il futuro in cui è costretta a vivere, fino alla fine, fino alla richiesta di quella promessa del titolo. "Kate aveva sedici anni quando il suo mondo fu inghiottito dalle tenebre": è questo il momento in cui mi hai preso dentro. Ma il racconto mi è piaciuto molto comunque e rispetto la tua scelta. Davvero bello, complimenti
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    Si può apprezzare un'ucronia quando non si sa nulla della Storia che viene narrata e cambiata? Forse sì o forse no. Forse si, se è scritta così bene. In un dei tuoi commenti scrivi "Il mio intento come scrittore è solo quello di dare vita a dei personaggi credibili e quindi calarli in un contesto credibile". Giustissimo. Ed è qualcosa che non può che riuscirti bene. I tuoi personaggi non sono soltanto credibili. Travalicano la Storia, qualunque essa sia. Sono vivi. Nel loro modo di parlare. Nel modo di pensare e di agire. Sono il punto di forza della tuo modo scrivere. Quelli e il tuo stile cinematografico. Sul contesto credibile faccio più fatica a esprimermi. O sul contesto in generale, dato che la sua credibilità sta nell'essere storicamente credibile pur essendo u-cronico. Qualcosa mi perdo comunque. E non riesco a capire se è solo la mia ignoranza a limitarmi o ci sia dell'altro. Il tuo racconto mi fa riflettere molto. Non tanto sulla Storia in sé, ma su questo genere narrativo, su come si possa lavorare su un'ucronia per renderla accessibile a più livelli, e se sia possibile renderla accessibile a chiunque oppure no. Il piacere di questo genere sta nel descrivere il cambiamento o nel raccontare una storia ambientata in una realtà che con il passare del tempo assomiglia sempre meno alla nostra? Forse entrambe le cose, no? Te lo chiedo perché il piacere del cambiamento non è sufficiente se non si conosce ciò che viene cambiato. Non riesco ancora a vedere la realtà che sta iniziando a immaginare, o una storia, con la s minuscola, al di là di quella dei personaggi storici. Ma tu hai le idee chiare. Sei uno scrittore seriale, uno scrittore da romanzi e mi sembra da capire che non hai in mente solo il passato, ma anche il presente e il futuro. E allora aspetto di leggere il seguito, per capire se quello che hai in testa con il passare degli step diventerà sempre di più una storia ambientata in una realtà che assomiglia un po' meno alla nostra e non soltanto la descrizione di un momento storico e di un suo possibile cambiamento.
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    Tutti in piedi ad applaudire chi non c'era più: che inizio folgorante. Un spinta a far precipitare il lettore nella storia. Molto riuscito. Poi una serie di rapidi flash, sequenze che si succedono con salti temporali più o meno lontani uno dall'altro.
    Ricorda quando nei film la trama accelera e i giorni scorrono veloci con la colonna sonora sotto a scandire un pezzo di storia che non c'è il tempo di raccontare piano. Con le immagini e la musica forse è più facile, ma con le parole è complicato. Ti ci riesci piuttosto bene perché la scrittura è molto precisa, molto misurata. Asciutta ed essenziale. Usi persino immagini come uno zero in più, gli occhi a dollaro, il contratto pieno di zeri. Numeri e simboli che saltano fuori dalla pagina come titoli da prima pagina.
    Una scrittura minimalista per una vicenda che forse da racconto non è. Ci sono tante cose che lasci intendere. Lo fai con molta maestria, perché la narrazione è talmente sicura che il lettore non mette in dubbio una parola di quel che legge e nemmeno ha il tempo di pensare a ciò che non è lì, ma non di meno il lettore arriva in fondo senza fiato, appagato dalla velocità, ma con la sensazione che manchi qualcosa. Forse avrei lavorato per dilatare certi istanti, scavando in personaggi che altrimenti restano un po' sulla pagina. Il rischio è di non provare empatia.
    Un lavoro tecnicamente convincente. Soltanto un po' freddo nella ricerca della sua essenzialità. Ma davvero ben scritto.
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    Il tuo solito modo di usare le parole, così accattivante, originale, spiazzante, si sposa a qualsiasi narrazione, a qualunque storia. Perfetta la prima parte, che si chiude con questa riflessione così densa di significato e così visiva e semplice da afferrare che la riporto qui, perché salta proprio fuori dalla pagina: "L’amore gli appare lucido e improvviso come il portoncino scorrevole a scomparsa del negozio. Purtroppo quello si vede solo quando è chiuso...". Da lì il racconto prosegue con la stessa efficacia narrativa, sfociando in un futuro nuovo, forse a tratti bizzarro, una storia d'amore dolce e un po' triste allo stesso tempo, impossibile ma ugualmente convincente. Forse avrei allungato la parte della maratona, lì dove cambi il futuro, e accorciato la parte in ospedale, quasi a farne tre quadri, di uguale ampiezza e importanza: Carpi, la maratona e la stanza d'ospedale. L'esplosione finale è quasi un ritorno alla realtà, all'evidenza del cambiamento, delle possibilità storiche del cambiamento, di come la storia di un uomo possa cambiare la Storia. Devo dire che mi ha sorpreso.
    In generale mi sono piaciute tante cose, piccole luci che si accendono qua e là, tra le righe, quando meno te l'aspetti. La tua è una scrittura che richiede impegno nel leggere, ma ripaga sempre l'attenzione che il lettore decide di dedicarle.
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    Scrittura molto precisa, misurata, ti conquista fin dalla prima riga, senza assalirti ma prendendoti per mano. Te ne accorgi da piccole cose, ti rendi conto che c'è un'idea ben chiara dietro le parole che usi. Un progetto. Il racconto non gira mai a vuoto e non ho trovato nulla di superfluo o di fuori luogo. Forse soltanto questa frase: "A dieci anni e mezzo d’età alcuni concetti restano bloccati nel cervello e impregnano la mente, e se non hai nessuno con cui parlarne ti rimangono dentro e ti gonfiano la testa come un palloncino". Che toglierei, anche se è bella, ma è proprio l'idea su cui si basa la storia, l'urgenza di questo breve viaggio di ricerca, e messa lì a all'inizio sembra quasi sfiducia verso il lettore. Il palloncino annuncia la leggerezza del finale, che ho apprezzato, ma che forse poteva pur nella sua leggerezza essere più poetico. Forse mi aspettavo una confidenza più profonda, non so, ma va bene così. Fa sorridere, ma non fa riflettere. Questo buio futuro alternativo resta un po' sullo sfondo e c'erano possibilità di renderlo protagonista al pari del bambino e un po' si sente la mancanza di interazione con altri esseri umani. Sul finale aggiungi un elemento di minaccia, ma resta appena un accenno e non mi è chiara quale fosse la tua intenzione. In ogni caso sono tutte decisioni che mi sembra tu abbia preso in modo consapevole e al di là degli appunti che ti ho fatto, il racconto mi è piaciuto. Mi piace il tuo modo di affrontare le storie e il ritmo che dai alla narrazione è il tuo punto di forza, indipendentemente da ciò che scegli di raccontare. Quanto a un possibile futuro, ha cambiato il Mondo e la Storia quindi non dovresti avere difficoltà ad andare avanti.
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    Auguri!!!!
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    Auguri!!!!
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    Grazie a tutti!!!!!!! Un grande abbraccio!!!
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    Si anche io!
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    Un corto. Potente e preciso come solo certi cortometraggi riescono a essere. Vedi ogni cosa, come l'avessi davanti agli occhi. In poche righe dice tutto quello che va detto. Quando raggiungi questa densità di linguaggio, ti rendi conto che di più sarebbe troppo. Perfetto così.
1298 replies since 3/2/2012
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