E se fosse nato Belzebù al posto di Gesù?

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    Scrivano supremo

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    Maria quel giorno era pensierosa.
    L’annuncio di Gabriele si era rivelato esatto.
    Lei era misteriosamente incinta.
    Consapevole della responsabilità che le era stata affidata, portare nel suo seno il figlio di Dio, aveva detto “sì”, come si conviene ai comandi divini, ma non si sentiva felice. Quel figlio strano, e tanto impegnativo, scalciava di continuo causando dolori al povero ventre.
    Si era confidata con la cugina Elisabetta che le aveva raccomandato di non preoccuparsi, probabilmente si trattava di un bimbo vivace, destinato a grandi imprese e quindi pieno di energie soprannaturali.
    Ma più la gravidanza avanzava e più Maria era piena di dubbi. Quel bambino le dava incubi notturni dai quali si svegliava piangendo e aggrappandosi a Giuseppe per la paura.
    “Ma che hai cara?” le chiese lui amorosamente, una volta.
    “Ho sognato che il bimbo era un mostro che mi picchiava. Era orrendo e rideva di me e di te.”
    “Sono solo brutti sogni che possono capitare alle donne incinte. Dormi serena. Ormai il parto non è lontano.”
    Ma il parto riservò una sorpresa: Il bimbo era bello sì ma sulla fronte riccioluta spuntavano due piccole corna.
    Il bue e l’asinello si agitarono muggendo e ragliando. Maria diede un grido di dolore. Giuseppe imprecò contro Gabriele.
    I pastori, appena arrivati alla grotta, guidati dalla cometa, si diedero velocemente alla fuga seguiti dalle pecorelle, dall’asino e dal bue.
    Rimasero nella grotta solo Maria, Giuseppe e il bambino. Anche se c’erano molti dubbi sulla sua natura, si trattava pur sempre del loro bambino. Lo avvolsero in fasce e Maria lo allattò.
    +++
    Iniziò così il percorso sulla Terra del figlio di Lucifero che venne chiamato Belzebù.
    Erode, appena saputa la notizia, rimpianse di avere ucciso tanti innocenti per nulla. Ma su quegli innocenti Belzebù si fece una risata perché già da piccolo amava ridere sulle disgrazie degli uomini.
    Crebbe in fretta il pestifero ragazzino e si mostrò subito desideroso di propagare il suo verbo. Si presentò al Tempio di Gerusalemme e, a soli dodici anni di età, riuscì, con il suo strano fascino, a incantare tutti i dottori della Legge che lo riconobbero come uno estremamente competente nella definizione del Male assoluto.
    Non pago del successo avuto presso i dottori della Legge, iniziò a farsi conoscere in tutta la Galilea divenendo presto famosissimo, soprattutto presso le famiglie dei così detti indemoniati che non sapevano a che santo votarsi per liberarli o per liberarsi di loro. A Belzebù bastava affacciarsi alla porta di una di quelle case per vedersi venire incontro una schiera di diavoli e diavoletti di tutte le dimensioni.
    Gli saltavano in braccio amorosamente come cuccioli finalmente liberati da quei noiosi umani che non facevano che strillare.
    Incantati da quel potere, molti uomini lo seguirono chiedendogli dei favori o addirittura dei miracoli: chi di far morire l’insopportabile suocera, chi di fare affondare le barche dei loro concorrenti nella pesca o nell’amore.
    Lui seppe scegliere, tra i molti, i più adatti a essere i suoi discepoli che lo avrebbero aiutato a diffondere l’odio secondo quanto gli aveva imposto di fare suo padre Lucifero. Ne scelse dodici tra i più cattivi. E si mise a insegnare loro a introdursi nel cuore degli uomini, promettendo le più squisite felicità dei sensi.
    Seguendo il maestro, si divertirono un mondo a guarire i lebbrosi uccidendoli; e la stessa sorte toccò ai paralitici e a ogni genere di ammalati.
    Tra un omicidio e l’altro, Belzebù amava anche parlare alle folle che lo ascoltavano a bocca aperta, letteralmente innamorate di lui che diceva cose nuove, ben diverse da quelle tramandate loro da Mosè che erano noiosissime da ascoltare con tutti quei comandamenti che impedivano di fare tante cose belle e interessanti.
    Un giorno salì su un monte e, ridendo sotto i baffi per il grande autocompiacimento, disse:
    “Beati i ricchi, quelli con il ventre sempre pieno, e anche quelli che ridono perché sono più scaltri degli altri e tutti li rispettano e li onorano e li invidiano.”
    “Accumulate i beni sulla Terra, non stancatevi mai della ricchezza. E ricordatevi sempre di odiare, di odiare, perché l’odio vi libererà da tutti vostri nemici. E se uno vi dà un calcio, voi dategliene due o anche tre.”
    “E se volete che la Terra sia pulita, uccidete tutti quelli che non sono degni del Regno di mio padre Lucifero: i malati, gli storpi, i deboli, i brutti.”
    “Sentitevi liberi di usare tutti i mezzi che avete a disposizione per liberarvi di chi ostacola il vostro cammino verso la felicità.”
    “State attenti al pericolo dei così detti miti, umili, quelli che pretendono il Paradiso che gli hanno promesso, quel luogo noioso dove non si fa che pregare quel dio che si è permesso di scacciare mio Padre più bello e intelligente di Lui.”
    “Nel nostro Inferno troverete la felicità perenne.”
    Quando parlava, diventava anche più bello, non fosse per le corna che con gli anni erano pure cresciute dandogli un aspetto piuttosto inquietante.
    Ma questo particolare non impediva alle donne di innamorarsi perdutamente di lui. E lui le accontentava tutte, scartando le più brutte per consegnarle ai suoi discepoli perché si sollazzassero a loro volta.
    La sua preferita si chiamava Maria, una che lo amava da impazzire e gli praticava certi massaggi da vera esperta, con un balsamo molto erotizzante. Lui sapeva come compensarla mentre la sorella Marta sgobbava in cucina per servire entrambi.
    Tra i suoi preferiti c’erano anche gli appartenenti ad un certo gruppo, molto in vista in quegli anni: i farisei. Tra lui e loro ci fu subito un’intesa profonda anche se essi continuavano a proclamarsi seguaci di Mosè e delle leggi, ma il loro cuore batteva per lui per una specie di affinità spirituale.
    Essi gli furono alleati durante tutta la sua predicazione e contribuirono a diffondere una certa modalità di comportamento che durò per secoli e secoli.
    ***
    La fama di Belzebù si estese, in breve, oltre i confini della Galilea e impressionò anche l’Imperatore Romano Tiberio, a sua volta colpito da una predicazione inaspettata in una Regione dove veniva praticata una religione monoteista e basata su pilastri molto diversi.
    Giungevano a Roma notizie su movimenti e comportamenti anomali da parte della popolazione che appariva pervasa da una specie di febbre distruttiva. Le famiglie si ponevano l’una contro l’altra e anche all’interno di ogni famiglia le mogli si ribellavano ai mariti e i figli ai genitori. Un certo Barabba imperversava con i suoi delitti terrorizzando la popolazione.
    Fu mandato a Gerusalemme il procuratore Ponzio Pilato che si informò subito circa la situazione, pronto a fare sfracelli nel caso le rivolte si dirottassero contro il potere di Roma. Gli fu detto che i due individui più pericolosi erano un certo Barabba e un certo Belzebù. Iniziarono gli interrogatori. Barabba si mostrò per ciò che era: un comune delinquente assetato di potere e di voglia distruttiva.
    Belzebù, al contrario, gli diede l’idea di un tipo di un certo fascino: bello, aitante, seduttivo. Gran parlatore. Si disse inviato da suo padre Lucifero per far capire agli uomini quale fosse il loro destino: una felicità eterna costituita da piaceri raffinati, primo tra tutti, l’accumulare ricchezze e il calpestare sotti i piedi chiunque predicasse qualche cosa di diverso, come facevano certi tipi infedeli alla sua parola che ancora circolavano da quelle parti.
    Ponzio Pilato si sentì stranamente attratto da quel tipo e, senza neppure consultare la folla, come era uso dei romani fare in quei casi, decise subito che avrebbe mandato a morte quel giuggiolone di Barabba. Belzebù, ormai suo amico, gli consigliò di farlo pure flagellare prima di mandarlo a morire sulla croce. E i due si divertirono un sacco ad ascoltare le urla di dolore e a vedere il sangue sgorgare dalle ferite.
    Iniziò così una nuova era per tutta l’umanità perché Ponzio Pilato portò con sé il suo amico a Roma e ne fece il suo braccio destro, dopo averlo presentato all’imperatore Tiberio che lo accolse alla sua Corte.
    Dopo Tiberio, si succedettero tanti altri imperatori, tutti fedeli all’immortale Belzebù che nel frattempo diventava sempre più indispensabile quale consigliere di Corte.
    Ma il suo successo cominciava a preoccupare alcuni cittadini e pure alcuni senatori più perspicaci che vedevano un futuro pericoloso per l’Impero.
    E infatti il suo potere divenne progressivamente un potere politico che attraversò molte vicende storiche importanti, compresa la Caduta dell’Impero stesso d’Occidente, rinforzandosi sempre di più e, dopo molti secoli, alla fine, si costituì in un Ente chiamato Onacitav che disponeva pure di un pezzo di territorio di Roma. Da lì partivano gli ordini da tutti i ministri di quella specie di Impero organizzato anche su territori lontani da Roma. Veniva imposta, prima di ogni altra cosa, l’obbedienza al Capo.
    In tutte le sedi extra territoriali, venivano nominati i migliori tra i fedeli di Belzebù perché spargessero a piena voce il suo verbo.
    “L’odio è il sale della Terra perché procura un piacere immenso!”
    “La guerra è il mezzo più rapido per sterminare i deboli, gli incapaci, i malati, i brutti, gli umili.”
    “Il dio di Abramo avrebbe voluto fondare un’umanità di seguaci dell’amore, quello che rende tutti ugualmente stupidi, pronti perfino a morire gli uni per gli altri.”
    “I nemici più pericolosi sono coloro che ancora credono nella promessa di certi profeti.”
    “I più valorosi tra di voi sono quelli capaci di distruggere tutti gli ospedali in cui si curano i malati.”
    La gente ascoltava e imparava.
    Non tutti però: alcune frange resistevano all’incanto di quelle promesse di felicità, e si riunivano in sette segrete dove invocavano il Dio di Abramo perché inviasse il promesso Cristo a riaggiustare il mondo. Anche da lì partirono predicatori coraggiosi, che rischiavano la vita.
    ***
    Non è consentito, al modesto storico narratore di questa vicenda, sapere come sarebbero andare le cose nel futuro. E’ possibile che le sette segrete rimaste fedeli al Dio dell’Amore avrebbero finito per distruggere il fascino di Belzebù. Ma bisogna rilevare che anche il mondo risultato dalla nascita di Gesù non è proprio diversissimo da quello risultato dalla nascita di Belzebù.
     
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    Sembra un racconto manzoniano, ha una capacità descrittiva fuori dal comune.
    C'è qualche ripetizione qua e là che appesantisce certi periodi, ma mi sembra una bella ucronia, piacevole da leggere, scorrevole e leggera.

    Se devo trovare un mini-difetto, credo che l'inizio promettesse una storia più dark per poi virare invece su toni più pastellosi.

    :)
     
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    Penna furiosa

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    Molto, molto carino e divertente.
     
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    Penna furiosa

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    Pezzo gradevole e intelligente, con buoni spunti e una buona riflessione finale. L'appunto che posso farti è che la narrazione corre un pò troppo nella parte finale, quando si avvicina ai giorni nostri, dando una sensazione di minor equilibrio e omogeneità rispetto alle righe precedenti.
     
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    Penna suprema

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    Sembra scritto da un seguace dell'Isis, ma la lettura è piacevole.

    Edited by tommasino2 - 11/2/2018, 11:12
     
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    Lettura scorrevole. L'autore pare alludere, con il finale, alla somiglianza tra un mondo governato da Belzebù e uno governato da Gesù. Non sarà che Maria ha partorito due gemelli : uno inviato nel mondo per predicare l'Amore e un altro tenuto nascosto ma in realtà operante nel distruggere le opere del suo gemello?
     
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    Penna furiosa

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    Un po’ “Rosemary’s baby”, un po’ ucronia surreale, un po’ satira.
    Una narrazione in cui viene detto il contrario di ciò che invece l’autore pensa buono (credo, da quanto ho capito).
    Un paio di dubbi sull’inizio.
    Come mai l’arcangelo Gabriele annuncia la nascita del figlio di Dio e invece nasce il figlio di Lucifero? Immagino, allora, che l’arcangelo fosse un diavolo travestito.
    Come fa Erode a venire a sapere che il bimbo (tra l’altro non trovato) non è il figlio di Dio? Erode poi aveva sentito dell’avvento di un “re”, per questo si era preoccupato, non del figlio di Dio.
    Dopo, il racconto scorre via liscio.
    Scritto complessivamente bene; mancano alcune virgole.
     
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    Penna furiosa

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    Samboseto di Busseto (Ma nata a Parma)

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    Testo molto curioso che mi fa un veloce ripasso su tutto quello che ho dimenticato degli studi di catechismo e degli anni della Roma imperiale.
    L'idea è parecchio originale e mi sembra anche ben raccontato.
    A volte è un po' noioso e didattico, anche se è comprensibile visto che ha voluto raggruppare un qualche migliaietto di anni in un racconto.
    Tutto sommato non mi è dispiaciuto ma non mi ha colpito in modo particolare.
     
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    Molto carino. E la risposta al titolo è abbastanza facile. Se fosse nato Belzebù al posto di Gesù il 4 marzo avremmo le elezioni politiche... ;)
     
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    Penna furiosa

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    È un pezzo coraggioso che invita a una giusta riflessione. Il messaggio è chiaro: la somiglianza di questo mondo con quello dominato da Belzebù. Non riesco a darti torto, autore. È abbastanza angosciante, ma tu sei riuscito a "sdrammatizzare" i toni con una vena satirica che strappa un sorriso, alleggerisce e rende gradevole il testo (che è piacevole da leggere e scorre bene).
     
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    Su chef

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    L'immortale Belzebù. Non so, perché immortale? È dotato di poteri soprannaturali? Perché allora si accontenta di essere consigliere e non imperatore? Perché permette il crollo dell'impero d'occidente? È tuttora in vita?
    Il fatto storico, ovvero la nascita di Gesù, viene sostituita dalla nascita di un essere dotato di poteri soprannaturali, il che fa perdere il carattere storico della vicenda e lo rende fantastico. Il racconto va letto quindi come una parabola, una iperbole, quindi secondo me è fuori genere.
    Per il resto si legge bene, a parte la brusca accelerazione finale, che davvero ho poco gradito. Era davvero necessaria? Si poteva parlare della fazione fedele al Dio di Abramo anche senza arrivare ai giorni nostri e alla creazione dell'Onacitva, che rende parodistico il passaggio. Così come l'ultimo paragrafo, con l'arrivo del narratore, un escamotage ottocentesco che si poteva evitare.
    Apprezzabile infine l'intento e il messaggio.
     
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    Penna stilografica

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    Idea simpatica e originale. Ho sofferto un po' lo stile che ho trovato un po' lento nel ritmo e con la tendenza a spiegare molto, mantenendo in questo modo un tono un po' distaccato nei confronti della vicenda. Uno sguardo dall'esterno, storico/ironico... ma senza troppa partecipazione. Le idee sulle quali è costruita la trama sono molto carine... forse ci voleva solo un po' più di empatia... Comunque un buon lavoro...
     
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    Penna furiosa

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    L’Onacitav c’è ancora e, composto da uomini, continua a combinare guai!
    Hai avuto una buona idea, anche coraggiosa.
    Il ribaltamento dell’odio sull’amore così netto e deciso mi ha provocata angoscia.
    Belzebù consigliere dei politici mi è sembrata oggi una situazione talmente reale che ucronico sarebbe il contrario.
    Scrittura sciolta, a volte troppo veloce nella narrazione, non mi ha coinvolto completamente.
    ciao
     
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  14. Matteo Urgesi
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    È stato spassoso
     
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    Penna furiosa

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    L'idea che ha avuto questo autore è davvero molto affascinante!
    Riscrivere la storia di un mondo dominato dal male obbliga l'autore a essere cattivo e sanguinario, cosa che però l'autore evita sterzando su una satira e un ironia che forse dovevano essere più presenti. Perchè il vero intento dell'autore non è presentare un mondo ucronico dominato al male, ma far riflettere il lettore sulle similitudini tra quello e il nostro mondo.
    Il racconto si soda descrivendo sotto una luce "malvagia" fatti già notti, presentandoli al lettore intrisi di significati negativi, per poi fare un parallelo tra il mondo odierno e quello ucronico trovandoci diverse affinità ( a questo proposito le ultime due righe sono gestite male: come faceva il narratore a conoscere il destino di un mondo che ha visto la nascita di Gesù e poter fare dei paragoni?).
    Di conseguenza tutta la storia perde un pò l'ucronia, in quanto sembra essere scritta per lettori che conoscono il mondo non ucronico desritto...

    Racconto ben scritto che però sacrifica il racconto stesso appesantendolo con un messaggio che vuole essere anche una morale.
     
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27 replies since 4/2/2018, 17:46   740 views
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