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Tenera brezza autunnale, ciò che resta del sole muore all’orizzonte oppresso dalla notte. La luna pare vicinissima stasera, fosforescente, i suoi raggi bucano il rubino del vino immobile nel bicchiere, agitandone i tannini.
Lo sguardo attento si posa tra le parole mentre risuona il bel fruscio della carta di giornale: “Non è difficile immaginare l’implosione del pianeta terra, avvelenato e bistrattato dalla mano dell’uomo.”
Il canto del grillo oltre la ringhiera accompagna un generoso sorso. Quanto è grande la luna stasera, allungando la mano sembra di poterla toccare.
“Il colpo di grazia, forse, sta già arrivando.” La luna è caduta.. -
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Quasi una poesia e poi… quel finale. . -
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Una prosa delicata ed evocativa, dove l'autore si diletta in volteggi alla tastiera.
E per i volteggi ti do un bel 10.
Il tutto però va un pò a discapito del racconto, dove rimango un pò titubante, senza raggiungere l'anima del testo, o capirne con sicurezza il messaggio.
Quindi, ecco ciò che mi rimane dopo la lettura: mentre si aspetta l'implosione della terra (causata dal comportamento scriteriato dell'uomo), in realtà veniamo sterminati dalla luna che ci cade addosso?
Se fosse così, dov'è il nesso tra le due tragedie?
Il bicchiere è uno solo, quindi ho due chiavi di lettura: 1)il protagonista legge il giornale a voce alta, 2) il protagonista riflette a voce alta.
Entrambi mi fanno immaginare una persona tranquilla a bere il vino sul terrazzo ascoltando il canto dei grilli.
Non "vedo" quello che dice.
Forse dice cose a cui non crede o alle quali non dà importanza.
Forse il tocco poetico che avvolge il protagonista, ci vuol far capire come le anime semplici accettino meglio degli altri la realtà.
Forse non gliene frega niente di ciò che accade intorno a lui.
Forse è un filosofo.
O forse…
Troppi forse, troppe immagini al posto dei fatti.
Interessante la profezia del titolo abbinata all'ultima frase.
E' un cerchio perfetto.. -
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Un'immagine che volge al tramonto, il tramonto d'un mondo voluto dai suoi abitanti e cullato con molta melanconia. . -
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Ho visto un tramonto, il declino del mondo e la pacata rassegnazione dell'uomo! . -
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Poetico e drammatico. L’uso sapiente delle parole ti porta rapidamente verso la fine che , però, mi è parsa un po’ deludente o forse non ho capito bene. Posso pensare che si tratti di un’immagine metaforica quella della luna che cade, ma non so … . -
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Un mini impreziosito da descrizioni sapienti. Nonostante si parli di una fine imminente, non c’è pathos né paura e neppure rimpianto o rabbia. Un immagine che per certi aspetti mi ha fatto venire in mente Nerone che suona la cetra mentre la sua città sta bruciando. Inviato tramite ForumFree Mobile
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Questo racconto al limite dell' onirico mi è piaciuto molto tranne per il finale che rompe un po' l'aria poetica di cui era pervaso. . -
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Non vado matto per i pezzi troppi poetici. Questo lo è, però non mi è dispiaciuto affatto. Quel senso di pacata rassegnazione fatalista che pervade il pezzo ha il suo perché. . -
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Molta rassegnazione.
Non cambiano le abitudini.
Il giornale, il bicchiere di vino buono, Rosso. E la fine.
Piaciuto molto.. -
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Un buon pezzo, forse un po’ troppo lavorato, ricercato, per essere un cento. Avrei asciugato un po’ per rendere la fine meno “nuda”. . -
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Ben scritto, ma forse architettato non egregiamente: troppe immagini e poca trama. L'intreccio del racconto fa da cornice, così come fa da cornice il tema scelto. Non ho capito se mi sei piaciuto o meno. . -
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Un 100 di non immediata comprensione, che richiede più di un passaggio. Io, di letture, gliene ho concesse cinque, e a un certo punto un commento lo dovrò pur fare.
Troppo.
Per un 100, è davvero troppo: è decisamente il finale di Melancholia, soltanto che Lars aveva avuto a disposizione due ore (noiosissime, se vogliamo) prima di giungere a quei dieci minuti finali di puro capolavoro mondiale.
Qui non solo non c'è il tempo per sviluppare un pathos adeguato, ma soprattutto non si capisce come possa cadere la Luna per colpa della mano sciagurata dell'uomo. Una sovversione della fisica metaforica di cui proprio non riesco a cogliere il senso e che, di conseguenza, mi lascia più perplesso che emozionato.
E, giusto per completezza, fatico a vedere il tema del concorso: sembra più una tragedia che una scadenza. Imprevista e irrisolvibile, non programmata e attesa.. -
.Per un 100, è davvero troppo: è decisamente il finale di Melancholia, soltanto che Lars aveva avuto a disposizione due ore (noiosissime, se vogliamo) prima di giungere a quei dieci minuti finali di puro capolavoro mondiale.
Come noiosissime? Ti concedo lente, ma non noiosissime. È l'incedere lento verso l'inevitabile, la tragedia che non può che accadere e infatti accade. È l'inno alla fine della speranza. Se l'intento di questo 100 era lo stesso a parer mio non è stato raggiunto in pieno, se le immagini poetiche e cariche sono lo specchio letterario della fotografia di Melancholia manca completamente il pathos. Ma manca soprattutto la certezza della tragedia, della fine. Questa caduta della luna è reale o metaforica? A cosa è dovuta? Il 100 è troppo criptico per essere centrato in pieno, serviva qualcosa di chiaro e diretto, come un pugno, come uno scontro tra pianeti.
Edited by Akimizu - 2/10/2019, 14:43. -
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Decisamente criptico, l'autor@ ha lasciato ampio spazio all'interpretazione, forse volutamente. .