CITAZIONE (Bar Abbas @ 5/2/2020, 13:22)
Provo a esporre il mio pensiero. La quasi totalità dei commenti che ho ricevuto ai miei racconti in circa dieci anni di gara letterarie è di una banalità disarmante. Si riducono a un'esternazione di apprezzamento, o del suo contrario, suffragata da frasi di circostanza sempre generiche, del seguente tenore per fare un esempio: non è il mio genere, scritto bene ma non mi è piaciuta, oppure, troppo lungo o troppo corto, troppo barocco o poco moderno e amenità simili. O di segno diametralmente opposto con apprezzamenti positivi ma di identico tenore.
Ho notato che non si tratta mai di giudizi di valore, in cui si esprimono le proprie convinzioni e le si sostengono punto a punto, ma di generiche condivisioni, del tipo dei like di quel posto che io non conosco, ma di cui ho letto qualcosa.
Manca, a mio modo di vedere, una capacità di pensiero critico, che permetta di individuare gli elementi portanti e le contraddizioni di una narrazione, oltre che una competenza tecnica specifica grammaticale, sintattica, lessicale, per non dire narratologica.
Ben venga dunque il commento costruttivo di E@ly.
Chi siamo noi per esprimere giudizi, scrive Dafne.
A parte che anche un semplice "mi piace tantissimo" costituisce un giudizio, io credo, forse a torto, che anche i semplici, spesso terribili, racconti pubblicati e disseminati di sito in sito appartengano alla categoria della forma d’arte e non a quello del semplice esercizio tecnico.
E l’arte, lo pensava il defunto Heidegger in L’origine dell’opera d’arte, non solo non è il mero, personalissimo, tentativo di interpretare la realtà, ma ha a che fare essenzialmente con la Verità. L’opera d’arte realizza la verità dell’Ente, quindi disvela la verità della cosa che rappresenta o raffigura.
Da questo indirizzo parte la necessità, da parte mia, di interpretare, di capire cosa voglia dire l’autore, e di esternare il mio modestissimo punto di vista in questo senso.
Pertanto occorre sforzarsi d'esser complessi invece che semplici.