Non esistono vite sterili

aut. Conrad Siever

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    Penna d'oca

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    Ciao devo dire che ho fatto un pò di fatica, come detto da molti prima di me, ho avuto un inizio piacevole e scorrevole, poi, ho avuto la sensazione di aspettarmi una storia e poi trovarmene un'altra, scusa, ma non so spiegarlo meglio :)
    A parte i refusi, formattazione ecc queste sono cose che io non guardo...ci stanno i professionisti per questo, io mi sono perso la storia che a un certo punto mi ha lasciato fuori dal contesto dentro al quale non sono più riuscito ad entrare, il finale mi sembra un pò forzato. Altro non dico non sono in grado! ;)
     
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    io credo che tu non sia di lingua madre italiana. sbaglio?
    se sbaglio vuol dire che devi rivedere parecchie cose nella grammaticaa, la sintassi e i verbi.
    se invece ho ragione ti perdono in partenza tanti errori, comprensibili.
    venendo al racconto, la storia c'è ma è poco chiara, almeno ai miei occhi.
    a tratti la trovo confusa e non riesco a collegarmi al pezzo precedente.
    oltre a ciò, ti consiglio di andare a capo un po' di più per agevolare la lettura.
    detto questo, le descrizioni sono buone, incipit ed excipit si ntegrano bene.
    mi raccomando, rivedilo perché è una splendida storia.
     
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    Ciao Conrad Siever,
    la prima cosa che mi viene da dirti è "Peccato!"
    Sì, peccato perchè la storia che hai proposto è molto ricca e intensa, ma a un certo punto mi sono persa e tutt'ora non riesco a riallacciare in maniera soddisfacente i fili della trama. Mi rimane la strana sensazione di aver letto due storie distinte cucite insieme frettolosamente e con poca cura. Sembra quasi che dal momento in cui entra in scena Carl (a proposito, chi è?) inizi un nuovo racconto: fino a quel punto hai proposto i ricordi e le sensazioni di un professore della Sorbona che sembra rivangare quasi con piacere dei frammenti del passato (no, aspetta, ma dopo muore? Quindi come fa a ricordare? Quando, ricorda?) e dopo descrivi la scena di una specie di agguato ( con immagini intese ed efficaci, complimenti!). Poi siamo davanti a un plotone d'esecuzione e il racconto finisce.
    In effetti non dici da nessuna parte che il professore muore, quindi quelli iniziali possono essere davvero i suoi ricordi, ma al fine di quello che hai proposto il tutto non regge in maniera soddisfacente.
    Non capisco nemmeno la scelta di cambiare l'io narrante ( a meno di due testi già scritti uniti in maniera veloce...), che non aiuta a comprendere il testo, anzi, aggiunge confusione a una situazione già poco solida.
    Suggerirei di andare a capo, almeno con i dialoghi.
    Da quello che hai proposto mi è arrivato il livello di potenza della tua voce e questo mi è piaciuto molto: s'intuisce la profondità del pensiero di Dean, ma la struttura ballerina dell'intero testo non mi ha fatto apprezzare fino in fondo ciò che volevi dire.
     
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    Penna stilografica

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    E' la prima volta che leggo qualcosa di tuo e ti ho letto con curiosità ma... mi son perso. Mi sembrava chiaro che Dean fosse il protagonista di questo capitolo della resistenza francese poi mi son ritrovato con un capitano sbucato dal nulla e quindi in mezzo a una battaglia praticamente inimmaginabile con tutti che sparano in una stanza e con pure una granata che esplode e alla fine ci sono i tedeschi (com'è possibile che ne sia rimasto in piedi uno! In una stanza!) che si ritirano. Chi ha aperto la porta? Dean? Mi hai rintronato con le esplosioni. Poi, chi viene fucilato? Continuo col rintronamento. Giuro che ti rileggo ma prima mi devi strutturare bene il tutto. Sorry but...
    Ora ho letto i commenti degli altri. Meno male che non sono il solo a essersi perso.
     
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    Grazie a tutti per i feedback. Sono stato frettoloso ho ceduto alla tentazione e skippato la revisione seria, e la storia ne a risentito. Il racconto va riscritto e lo farò. Per il resto giusto perché molti se lo sono chiesti ad aprire la porta è stato Josep, dopo che Dean lo ha mandato a difendere la porta sul retro( Lo stesso Josep che chiede di essere risparmiato nel finale).
     
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    Il titolo, mi ha dato subito da pensare in maniera profonda. Leggo, la storia, poi la rileggo, e di nuovo. La prima parte mi sembra lineare e di facile comprensione, con un buon carattere del protagonista, ben raccontato. Poi mi sono persa tra la battaglia, anche se ambientata bene e raccontata a modo, da lì in poi mi sono persa. Forse bisognerebbe dare una revisione al racconto. Mi piacciano le storie sulla guerra, sulla resistenza, dove i dialoghi sono la base, per far muovere i personaggi. L'argomento e le dinamiche ci sono, basterebbe risistemarlo e ne uscirebbe un bel racconto.
     
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    L'ho riletto tre volte e poi mi sono arreso...
    Sicuramente è un mio limite ma faccio fatica a capirlo, a seguirlo.
    La prima parte non è niente male (a parte un refuso, credo, quando scrivi "finì" mentre immagino dovesse essere "finii"; altrimenti anche qui il senso si perde.) ma dopo "la promessa di una vita migliore" improvvisamente si passa alla terza persona (fino a quel momento la storia era narrata in prima persona) senza nemmeno una riga bianca di stacco a segnalarci il cambiamento.
    E da lì in poi mi sono perso; mi è sembrato che ogni singola scena (alcune scritte anche molto bene) facesse storia a sé e non sono riuscito a collegarle tra loro.
    E alla fine l'excipit mi è sembrato fuori contesto. probabilmente proprio perché qualcosa mi è sfuggito prima.
     
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    Non insisto sulle cose già ampiamente dette nei commenti precedenti e che condivido. Voglio dire solo una cosa. Indubbiamente il controllo del testo è una fase più noiosa e meno creativa del piacere di scrivere. Tuttavia è estremamente necessaria se si vuole evitare di compromettere una bella idea e una bella storia.
    La cosa importante è che le osservazioni fatte sui testi in questa sede, siano colte con il giusto spirito, come mi pare che tu stia facendo, poiché hanno il solo scopo di stimolare un miglioramento del proprio modo di scrivere.
    Al piacere di rileggerti presto.
     
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    Ciao,

    pur concordando con chi mi ha preceduto devo dire che l'immagine di Dean che emerge dal tuo racconto mi è piaciuta molto; anch'io avrei voluto conoscerlo, come il tuo professore.
    Penso che in generale con una buona rilettura e una maggiore disponibilità di caratteri ci sia assolutamente lo scheletro per una buona storia; al momento, purtroppo, molto è lasciato all'intuito del lettore.
    Ti consiglio poi di andare a capo più spesso, e di staccare maggiormente il momento in cui si passa dalla narrazione in prima persona alla narrazione in terza persona.

    In ogni caso, complimenti!
     
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    ciao

    parto dal titolo: mi è piaciuto e lo condivido.

    Perfetta la prima parte in aggancio all’incipit.
    Crei delle belle immagini, le descrizioni sono particolareggiate e i personaggi convincenti.

    Forse troppo materiale, la foga del raccontare e una formattazione non troppo precisa
    hanno penalizzato questo tuo racconto che,
    a mio avviso, mostra comunque una buona capacità di scrittura.

    Le imprecisioni ti sono state evidenziate.

    A rileggerti
     
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    Hanno già detto quasi tutto i commenti precedenti, quindi non mi dilungo più di tanto sui limiti del racconto. Metterei in evidenza le cose positive: l'attacco è davvero riuscito, secco, incisivo, io avrei mantenuto lo stesso punto di vista anche per il seguito. Molto ben caratterizzato anche il personaggio di Dean, ambiguo quanto affascinante.
    L'incipit è perfetto, sull'excipit avrei qualche dubbio in più, ma forse è coerente con la filosofia di fondo del racconto.
     
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    Un plauso lo faccio per il genere scelto: è il più difficile da condurre, i rischi di cadere nella mera cronaca sono sempre in agguato. Devo ammettere che comunque, a mio parere, ai saputo ben inquadrare il contesto storico, che mi sembra fedele e coerente.

    Detto questo, senza incorrere in inutili ripetizioni, non posso che concordare con chi mi ha preceduto. Lo sviluppo è confuso: anche nella prima parte, che è la migliore, metti tanta carne al fuoco per cui crei delle aspettative nel lettore che sono purtroppo disattese. Manca "il dopo" di quanto ci narri: subentrano altre situazioni ed altri personaggi a scapito del buon Dean o, per esempio, del professore. Ma se il protagonista assoluto è Dean, allora mi manca qualcosa di lui, poiché sembra perdersi insieme alla trama. Buona la descrizione della battaglia, anche se sotto quella pioggia di colpi e schegge di granata, fatico realisticamente a capire chi e come fa a rimanere in piedi.

    Come detto, graficamente, hai fucilato il testo contro un muro di parole.

    Se l'incipit è ben integrato, non lo stesso dico dell'excipit: cosa è peggio di essere crivellato di colpi dopo qualche istante? A mente fredda rispondo: non esistono vite sterili.

    Da rivedere nella realizzazione, non nei contenuti.
     
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    Considera che io, nonostante sia pacifista sin dal midollo e non abbia neanche fatto il servizio militare, sono un appassionato di storia delle seconda guerra mondiale. Libri, film, persino fumetti, tutto divoro, o forse divoravo, sul tema. E considera pure che ho trovato le prime venti righe eccellenti, le migliori che abbia letto finora. Considerato questo, ti dico che il racconto non mi è piaciuto. Dopo le righe iniziali, tutto diventa confuso. Narrare una scena di guerra guerreggiata, uno scontro a fuoco è molto, molto difficile. Ci vuole una padronanza tecnica che io, ad esempio, non possiedo. La tensione, la puzza della polvere da sparo mischiata alla paura, non si sentono.
    Non posso comunque che ringraziarti della scelta del tema: ora e sempre resistenza.
     
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    Ciao Conrad.

    Il racconto inizia in prima persona e poi, quando la soggettiva passa su Carl, vira in terza e ci rimane fino alla fine; al punto che il narratore della prima parte diventa il professore fino alla fine. Al di là del mio giudizio personale, ossia la cosa non mi è piaciuta, ci sarebbe voluto uno stacco tra la prima parte in prima persona e la seconda parte in terza persona: una riga vuota come minimo, io avrei addirittura messo in corsivo tutta la prima parte.

    Alcuni concetti sono esposti in modo contorto, in particolare mi ha disturbato “molte persone accusate d’aver aiutato gli attentatori si videro giustiziare la propria famiglia per poi unirsi a loro”.

    Mi è piaciuta molto la scena della battaglia nell'appartamento, secondo me la migliore di tutto il racconto. Purtroppo non ho capito che cosa abbiano visto i cinque quando le pallottole hanno smesso di fischiare.
    L'incipit è ben inserito mentre l'excipit è paradossale: cosa potrebbe essere peggio della fucilazione?
    A meno dei refusi, ottima la grammatica e la sintassi.

    Grazie e alla prossima.
     
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    Di questo racconto s'apprezza molto l'idea di ricreare una certa atmosfera e di tirare il lettore dentro di essa. Riviviamo con l'autore quei tempi lontani e quel mondo d'occupazione nazista in Francia. Mondi e personaggi appaiono nelle loro figure anche se non sempre il racconto riesce a caratterizzarli al meglio per consentirne un'adeguata comprensione, ma forse è questo l'intento. La trama non appare troppo lineare nello svolgimento e comunque d'apprezzare l'intenzione di trasmettere la foga degli eventi attraverso la scrittura.
    Sull'excipit bisogna cogliere l'ironia della fucilazione e in ogni caso un gravoso pezzo di storia ci viene riproposto e l'apprezzamento va soprattutto alla volontà di ricreare quei tempi in cui il concetto di libertà dell'uomo sopra ogni cosa era principe. Grazie autore a rileggerti.
     
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30 replies since 23/11/2020, 15:44   420 views
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