Mirna, Livia e l'uovo a colori

aut. Petunia

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    Penna stilografica

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    Mi sistemi questo "e a gioca" e ti offro il mio braccio per salire sul podio. Una storia semplicemente bella. C'è la forza di volontà di non cedere alle ire di una "pazzoide" proponendole un toccante racconto d'innocente infanzia ma che alla fine giustamente mandi all'aria. Se proprio uno non ne vuole sapere mica siamo tutti Madre Teresa di Calcutta ecchediamine! Bravissima Petunia a presto.
     
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    La storia è scritta bene e la lettura è scorrevole.
    All'inizio pensavo che le due donne fossero sorelle, in realtà sono estranee e c'è un rapporto semi professionale (una si occupa dell'altra come volontaria).
    Ho apprezzato l'uso di alcune figure retoriche
    - le lacrime di frustrazione che bussavano con insistenza sotto le palpebre
    - le parole di padre Emiliano rimbalzavano da una tempia all’altra
    Storia semplice e piacevole.
     
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    Mi aspettavo tutt'altro finale e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.
    Comprendo la decisione di Livia, ma anche il disagio psicologico di Mirna, che nessun uovo o racconto può sciogliere.
    Giusto che Livia dedichi il suo tempo ad altro, a qualcuno che forse lo "merita" di più o che si trova nella condizione psicologica di reagire, invece che di respingere.
    La malattia mentale attraversa varie fasi. La sofferenza di Mirna, a mio parere, non può essere alleviata con un racconto e la compagnia. In futuro, magari...
    Ma tutto questo non è scritto, lo immagino io, grazie al tuo racconto molto vivido e realistico, scritto con un lessico semplice e scorrevole.
     
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    Ciao Petunia,
    scrivo queste righe senza aver letto i commenti precedenti,
    proprio per offrirti un commento libero e personale, seguendo il mio schema. Eccolo:

    _Scrittura: stile piacevole e quotidiano. Una scrittura lieve che, pur parlando della fatica emotiva che le persone a vario titolo care-giver si trovano costantemente a vivere, racconta senza alzare la voce (a parte il necessario scambio iniziale) dell'impegno e delle motivazioni che Livia mette in gioco per essere "sorella" di Mirna. In un questo quadro mi piace segnalare la sequenza di azioni:
    CITAZIONE
    Livia glissò, consapevole che una reazione avrebbe provocato un putiferio. Posò un bicchiere colmo d’acqua sul comodino, accanto alle pillole: due mezzelune pallide.
    Mirna aprì la bocca come per ricevere la comunione, si attaccò al bicchiere e bevve con avidità pulendosi le labbra con il dorso della mano. La crisi era scongiurata.
    Livia le rimboccò le coperte e deterse con cura la fronte imperlata di sudore.
    Mirna le rivolse uno sguardo assente prima di congedarla.

    che partendo da un acapo segnano la distanza, se non fisica, sicuramente emotiva tra le due donne in quella circostanza.

    Ancora, il felice inserimento dell'esperienza infantile della protagonista nella struttura del racconto, per tempi verbali e modalità espressive. Tutto necessario per lo sviluppo della seconda parte del racconto.

    Alcuni dettagli invece mi sembrano non in sintonia con la levità della scrittura:
    CITAZIONE
    Livia adorava sentire il lieve picchiettare delle gocce sulla testa

    CITAZIONE
    si era ritrovata catapultata a Bagni di Lucca.

    CITAZIONE
    un refolo di polvere nascosto dietro la cornice si sollevò volteggiando leggero nell’aria.

    CITAZIONE
    Cercò il cellulare e compose il numero

    Segnalo che ad un certo punto Livia scende da un letto che non era stato citato.

    _Contenuto: la storia è notevole. Nel breve spazio concesso racconta con passione -a mio vedere- la fatica e l'impegno di una persona normale per essere vicino -”sorella”- ad una persona con problemi di salute e solitudine. La storia mi appare vera, reale, anche grazie al ricordo infantile, che mi presenta le motivazioni più profonde che il caregiving porta a mettere in gioco, anche a rischio di vederle "maltrattate".

    CITAZIONE
    il ricordo del suo primo attimo felice. Quell’istante in cui l’Universo intero sembra accorgersi della tua presenza e ti fa sentire viva. Un atto d’amore che avrebbe sancito il senso di quella strana simbiosi che si era creata tra loro.

    _Bicipit: Incipit, perfetto protagonista del primo scontro tra le protagoniste. Excipit che chiude ad ogni rimpianto. Ottimo inserimento. Complimenti.
     
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    Due nomi di donne legate ad un uovo. Forse si contenderanno l'uovo di Fabergé in qualche asta? Scusa la battuta in riferimento. Leggo il racconto d'un fiato. Lo trovo dinamico, profondo. I due personaggi sono ben esposti, hanno caratteri opposti, ma non per questo non si posso incontrare, non per questo si devono dividere, infatti Livia ci prova, e riprova ad addolcire quella persona arida che è Mirna, accipicchia se ci prova portando anche una esperienza personale. Ma nulla. Per me non è una novità la lettura a domicilio. Riflessioni Quando ero piccola, mia mamma lavorava ed io ero quasi sempre malata, con febbre bloccata a letto, allora chiedeva ad una vicina di casa, che faceva la casalinga con un passato da insegnante se poteva accudirmi leggendomi delle storie. Erano gli anni 60. --- L'inizio "di scatto si alza dal letto" poi "rimbocca le coperte," "prendi le pastiglie," l'ho letto un po di volte ma non l'ho trovato molto chiaro. Comunque bel lavoro. In ed Ex mirati.
     
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    Ciao Pet,
    hai saputo presentarci due personaggi ben tratteggiati e vividi.
    La storia è semplice e si snoda con coerenza, il tuffo nei ricordi di Livia davvero una perla.
    Il racconto ha una bella struttura solida, la storia e i punti cardine sono stabiliti.
    Personalmente avrei voluto avere una visione più ampia della scenata finale.
    Livia fa tanto per cercare di far uscire Mirna dalla sua condizione, eppure dopo 3 mesi di rapporto bruciano tutto con una sceneggiata che non mi fai vedere se non per sommi capi.
    Altrimenti devo pensare che tutto l'impianto esterno Mirna Livia fosse un'espediente per raccontarmi la storia di Livia bambina, e so che non è così.
    Darei uno spazio più ampio al finale, per chiudere in bellezza :).
    Ele
     
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    Racconto molto bello, complimenti.
    Il lessico è davvero curato, avrei cambiato un po' la punteggiatura ma direi che quella fa parte dello stile di ognuno (quando è nel complesso giusta; e la tua punteggiatura, secondo me, lo è assolutamente :) ).
    Mi piace molto anche il finale, molto realistico e vero. Non è facile avere a che fare con chi soffre e non si vuole far aiutare.
    Come unica critica, ma prendila davvero con le pinze, forse avrei cercato un altro modo per far tornare in mente a Livia l'episodio dell'uovo e di Piumetta: mi pare che il collegamento sia un po' labile.

    Mi permetto di segnalare che una libreria di Trieste, la mia città, ha appena lanciato un programma di lettura al telefono per chiunque voglia un po' di contatto umano, seppur telefonico, in questo momento. La libreria si chiama Ubik, e mi sembra un'iniziativa molto bella e da pubblicizzare (adesso è rivolta a tutta l'Italia).

    Complimenti ancora!
     
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    piaciuto assai, compreso il finale.
    certo, alla fine Livia si arrende e la resa non è mai una bella cosa.
    però si rende conto che non può nulla: ha tentato ogni cosa, anche la più dolce, senza riuscire a fare breccia in quella difesa ferrea.
    e Mirna ha la sola colpa, se così la vogliamo chiamare, di essere malata, e da tale reagisce.
    molto ben scritto, con incipit ed excipit agganciati alla perfezione.
    molto buone le descrizioni, soprattutto a livello emotivo, trasmettono sensazioni intense.
    brava
     
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    Brava! Proprio un bel racconto, sia come storia che come scrittura che mi è parsa veramente notevole, nello stile e nella forma. Alla faccia di quando dichiaravi di essere un'inguaribile produttrice di refusi!
    Ho trovato originale la scelta dell'uso dei tempi, in particolare l'uso del presente per il racconto del passato, mentre tutto il resto è narrato al passato.
    Alcune piccole osservazioni:
    "c'era qualcosa di magnetico in quella quarantenne sfiorita e lei non riusciva a sottrarsi a quel potere" Forse non serve nell'economia del racconto. E' sufficiente il fatto che Livia consideri una sfida con se stessa questo rapporto turbolento con Mirna.
    "refolo di polvere" avrei usato un sinonimo di refolo che ha il significato di soffio di vento.
    Incipit ottimo. L'excipit lo trovo un po' meno calzante visto che, per ciò che si era prefissa Livia, si tratta di un fallimento totale e le cose non potevano andare peggio di come sono andate.
    A parte queste sciocchezze, per quello che ho letto fino a ora, per me è un racconto da podio.
     
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    Stavo già pensando: "Mamma mia, racconto non adatto ai diabetici", poi è arrivata la secchiata gelata del finale, Meno male.
    Sì, siamo su un piano elevato di scrittura, scorrevole e profondo nello stesso tempo. Ci sono ottimi passaggi, come le sensazioni sotto la doccia e le pennellate impressioniste con cui dipinge il vecchio contadino.Inoltre, formidabile, il modo con cui hai mostrato, senza minimamente descriverlo, l'uovo sbattuto in testa.
    Di appunti da fare ne ho pochi:
    - all'inizio avrei gradito di capire subito la situazione, sapere chi sono Livia e Mirna e che relazione c'è fra loro. Basterebbe mettere nella prima frase a chi Livia aveva letto ad alta voce la frase. Tra l'altro cominciare col soggetto Livia, proseguire con una battuta di dialogo di non si sa ancora chi, poi con una azione di un altra, disorienta un po' il lettore. Io ho dovuto fermarmi e rileggere da capo. Forse basterebbe invertire: "sbottò Mirna". Cominciare col maiuscolo di Mirna può suggerire l'idea che ci sia un punto fermo. Sono minuzie, ma un autoe che mira in alto deve tener conto anche di queste minuzie.
    - bisogna attendere parecchi capoversi prima di capire la relazione che c'è fra Livia e Mirna.
    - l'accenno dell'excipit alle cose che avrebbero potuto andare peggio non è correlato a quanto raccontato. Occorrerebbe un cenno, nel corso del racconto, a che cosa di peggio avrebbe potuto succedere.
     
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    ciao
    racconto curiosamente articolato, narrato in modo pulito.
    Molto bella e originale l’idea di portare conforto ai malati con la lettura.

    Scrivi e racconti molto bene, con immagini nitide e descrizioni convincenti.

    Mi ha colpito molto il racconto delle galline, la mia passione.
    Ne avevo una quando ero bambina.
    Anche la mia era magica, e mi regalava un uovo tutte le mattine. Un giorno torno da scuola e,
    come sempre, la chiamo, ma lei non mi viene incontro.
    A pranzo, nel piatto, c’era una coscia di pollo!

    Una suora, “sorella”, che non ce la fa più con la sua missione e, come si dice, sbotta.
    E dire che ce l’ha messa tutta.

    Certo Mirna l’aveva messa a dura prova più di una volta, ma c’era qualcosa di magnetico in quella quarantenne sfiorita…

    È difficile se non impossibile aiutare chi non vuole essere aiutato.

    Ho trovato un po' azzardato il tentativo, da parte di Livia, di condividere la sua prima emozione con Mirna, indurita dal male, incapace di rallegrarsi di niente.

    ... a Livia parve di cogliere la piega di un sorriso su quel volto
    bastava forse accontentarsi di questo e rispettare i tempi e i modi della scontrosa Mirna

    Ma si sa, nessuno è santo abbastanza.

    l’excipit mi sembra abbia pochi legami con quanto lo precede: le cose, alla fine, sono andate davvero male!
     
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    Questa è una scrittura che ama essere poetica anche nella drammaticità della vita e nella desolazione che spesso accompagna gli esseri umani. Si sente a pelle che l'autrice ama osservare il mondo e la natura, ama catalogare ogni singola emozione, bella o brutta, e da questo catalogo impresso internamente spesso ricava racconti e poesie che aiutano a rimanere sempre un passo avanti a se stessi e non è da escludere che anche il rimanere indietro aiuti a rielaborare la concretezza della ricerca di se stessi. L'autrice ama l'amore e il dolore quasi alla stessa maniera e di questi elementi ha bisogno di nutrirsi giornalmente, come quella singola goccia d'acqua che scorre sulla pelle a lava la pena che la vita induce all'anima sognante. Bello l'inserimento del pensiero in flash back e la struttura narrativa scorre seguendo la vena descrittiva dei personaggi e la necessità sempre d'inserire un passaggio naturale nella caratterizzazione dei personaggi che devo essere sempre tratteggiati con colori caldi anche se alcune sfumature tendono a mettere in evidenza ombre nere, d'altronde cosa sarebbe la vita senza gli opposti, quegli opposti che si completano e che lasciano ben marcato il segno al nostro passaggio, come un ombra in terra indotta dalla luce. La scrittura è dunque solare perché irradiata da quella luce interiore che solo chi scrive intingendo il pennino nel calamaio dell'io interiore possiede. Un plauso e tutto il mio gradimento.
     
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    Allora, io, l'ho trovato molto originale, ben scritto e molto scorrevole! Insomma mi è piaciuto molto! Complimenti!
     
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    Ciao Petunia.

    Un racconto costruito molto bene, con il "presente" raccontato al passato remoto e il flashback al presente. La scena che mi ha disturbato di più è il momento in cui Livia bambina si fida del contadino sconosciuto, pensa un po' te che strano che sono. Eppure anch'io, in una situazione simile, mi sono fidato dello sconosciuto; ma avevo una cugina meravigliosa al mio fianco, non ero solo.
    Questo racconto è quello il cui titolo mi aveva incuriosito di più e non sono rimasto deluso. Il finale ci sta: la volontaria alle prime armi non opera il miracolo ed è giusto così; ci sarebbe voluta una professionista alle prime armi.
    Lessico, grammatica e sintassi perfette.
    Perfetto l'aggancio con l'incipit e l'excipit.

    Grazie e alla prossima.
     
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    Bel racconto, mi è piaciuto molto il finale che è riuscito con un colpo di scena a evitare un happy ending che sarebbe stato troppo scontato, così come l'inserimento del flashback. Forse mi sarebbbe piaciuto sapere un po' di più di Livia e della sua storia, ma questo sta solo a significare che mi sono in qualche modo affezionato al personaggio e questo è un titolo di merito per l'autrice.
     
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