Un soffio

aut. Genoveffa Frau

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    Dio della penna

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    La vita è un soffio e quell'alito che dura l'istante d'un pensiero si traspone in queste righe di racconto che sanno raccontare. Un narrare che spiega di sé senza bisogno di altro.
    Storia vera di vita nata nell'età dei sogni e cresciuta nella realizzazione della famiglia, poi la vita stessa ti chiede di pagare pegno e tu non puoi esimerti dal cacciare le mani nel portafoglio e pagare fino a rimanere in bolletta. Scorrevole nella trama, così tragica e reale che commuove e tocca i sentimenti nel profondo. Le proposizioni sono brevi e ben strutturate e consentono un approccio alla lettura adeguato.
    Null'altro da segnalare. A volte nella semplicità e nella verità risiedono i sentimenti con radici più solide e questo racconto lo dimostra in pieno. Un'ottima prova autrice complimenti.
     
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    Bello. Eppure non amo le storie senza ombre e gli amori senza macchia.
    Ma tu sai scrivere bene e parli dritta al cuore. Brava

    Edited by gipoviani - 13/12/2020, 18:57
     
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    Un racconto drammatico, ben scritto, dove l'autrice riesce a far percepire al lettore quel sentimento di angoscia che pervade la moglie.
    Non c'è solo angoscia, ma anche speranza, la speranza di una moglie che non può arrendersi alla situazione.
    E poi smarrimento, per una situazione che nessuno può essere preparato ad affrontare.
    Nell'ultima parte, quando la coppia è in aereo e torna in Sardegna mi sono immaginato i due come dentro una bolla, una sorta di sospensione dalla realtà, mentre fuori da quella bolla la vita continua a scorrere normalmente.
    Un buon lavoro.
     
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    Racconto intenso, prosa semplice e asciutta, senza inutili ricercatezze o frasi ad effetto. Il risultato di avvincere il lettore è pienamente centrato, personaggi non descritti eppure presenti e ben delineati dall'inizio alla fine.
    Concordo che sarebbe stato bello far comparire i nomi, nel corso del racconto, così, casualmente, senza parere.
    Lo stile però è un po' troppo trascurato. Un po' più di pulizia alle frasi e alla successione di elementi da narrare non avrebbe fatto male.
    "Il viaggio della speranza… parole residue, tra le tante in fondo alla giornata." Non ho capito questa frase, ed è quella iniziale! Male. Residue di o da cosa? La prima frase avrebbe dovuto agganciarmi, invogliarmi alla lettura. Per fortuna l'amo me lo lanci subito dopo, con la spiegazione del foglietto in farmacia.
    Poi cadi un po' in confusione enunciando concetti contraddittori o usando tempi verbali non perfettamente adatti alla situazione (non sbagliati grammaticalmente):
    - "senza di lui sarei morta di dolore" Non è del passato che parli adesso, ma del futuro che ti aspetta: "senza di lui morirei di dolore", dà un senso al viaggio della speranza e chiarisce d'un colpo ogni cosa.
    - "l'unica soluzione era quel viaggio per cercare di trovare qualche soluzione" Due soluzione ravvicinate. meglio sarebbe: "Sì! L'unica soluzione era quel viaggio" Tutto il resto è ridondante.
    - "Tutto pareva convincermi" lascia intendere che la decisione sia ancora in bilico, ma poi, senza che nulla sia accaduto, tranne il flash-back della sua dichiarazione d'amore" salti a "Ormai era tutto pronto. Niente ripensamenti"
    Ti assicuro che queste non sono critiche, ma indicazioni delle possibilità di miglioramento di un racconto già buono.
    Del resto sono un vecchio barbogio nato nella prima metà del secolo scorso e tante volte mi prende il tic del "gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare", :-)
     
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    Ringrazio tutti gli autori per i loro generosi commenti e colgo l'occasione per augurare Buona Immacolata a tutti!
     
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    Non mi commuovo molto facilmente ma stavolta mi hai preso! E questo per me vuol dire molto. Inutile aggiungere quindi che lo scritto è perfetto (non è vero! le Maldive le hai messe minuscole!) scorrevole e senza fronzoli inutili. In più c'è nel dramma anche una parte di speranza che però alla fine non vuoi lasciar trasparire e allora ce la metto io. Brava genoveffa frau 1
     
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    Storia davvero toccante che trasmette molte emozioni. Nella parte centrale secondo me ci sono un paio di frasi che si potrebbero rivedere:

    QUOTE
    Eravamo quasi giunti all' aereoporto di Elmas, Milano non era poi cosi distante eppure il mare era una barriera col resto della penisola, isolati e penalizzati in quegli anni non facili per le rotte aeree, erano l'unico mezzo celere, in giornata si poteva partire e rientrare salvo complicazioni, in quel caso avremmo dovuto pernottare in qualche albergo vicino alla clinica.
    L'aereo rullava, pronto al decollo, avrei voluto smettere di pensare a quel viaggio della speranza, sarebbe potuto essere una bella vacanza da qualche altra parte, magari alle maldive, in spiaggia rilassati tra un tuffo e l'altro, che sciocca, non sapevo neppure nuotare, magari prendendo un thè freddo sotto una palma e la spiaggia tutta per noi.

    Non so se l'uso insistito della virgola sia un modo voluto per dare un senso di concitazione e di ansia, ma anche ammettendo che sia questo il caso l'ho trovato un po' troppo calcato. Anche il finale l'ho trovato leggermente affrettato: è condivisibile la scelta di non svelare il contenuto preciso della visita, che tanto è perfettamente intuibile, ma avrei gradito un qualcosa in più tra quel "-Numero 17 ambulatorio 3- Eravamo numeri, primi o ultimi, solo numeri" e la frase successiva, anche solo un elemento di descrizione dell'ambiente per dare almeno il senso del tempo che scorre.

    A parte queste piccole cose, un buon lavoro.
     
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    Racconto molto ben scritto e perfettamente incastonato tra incipit ed excipit, parti integranti del racconto stesso.
    Il racconto è necessariamente cupo, triste e alla fine hai evitato un forse troppo banale lieto fine, dando ulteriore valore al tuo scritto.
    Quando arrivano certi mali, le luci delle nostre vite si spengono e ci rimane soltanto la preghiera e una sottile speranza alla quale ci aggrappiamo fino all'ultimo nonostante la consapevolezza che quasi sempre non c'è nulla da fare.
     
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    ciao
    la vita è un soffio?

    Bello questo tuo narrare, una vita intera, la normalità, un amore giovanile, i figli, il filo conduttore l’amore anche nell’affrontare l’ultima prova.

    La malattia, tremenda. Trasmetti tutta l’ansia dell’attesa, la paura della sconfitta e la separazione. Ma non ci è concesso di conoscere il verdetto.
    Ciò che rimane è racchiuso in questa frase:
    Il nostro amore è immenso e senza confini…

    ottimo il collegamento all'incipit ed excipit

    come con la poesia, sei riuscita a emozionare
    Bella prova, complimenti
     
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    Ciao Genoveffa,
    anche per me è un vero piacere leggerti in prosa!
    A me piace molto il genere horror, ma di fronte a questo orrore rimango sempre spiazzata e senza parole: nell'horror c'è finzione, so che è solo intrattenimento e seguo l'autore con attenzione e piacere, ma qui si parla di orrore vero, difficile da gestire come lettrice.
    Il racconto è intenso e delicato al tempo stesso: mi piace il modo discreto che hai di entrare quasi in punta di piedi dentro un dolore così grande e proprio per questo riesci a essere credibile fino in fondo, riesci a rendermi partecipe.
    Ti segnalo qualche frase:
    CITAZIONE
    Senza di lui sarei morta di dolore, una vita insieme, ero poco più di una bimba quando lo incontrai, frequentavo la terza media, ricevetti una lettera tramite sua sorella che era in classe con me, una vera e propria dichiarazione d'amore.

    Credo che in questa frase ci siano troppe subordinate: agganci solo con la virgola troppi momenti diversi e in questo modo non li valorizzi, li elenchi e basta. Credo che un punto fermo sarebbe stato molto più efficace, soprattutto quando inizi a parlare del passato ( che poi liquidi tutto in una frase, svalorizzandolo).
    CITAZIONE
    Una vita colma d'amore, ora che i ragazzi erano sistemati e avevano la loro vita

    Una vita colma d'amore, ora che i ragazzi sono sistemati e hanno la loro vita... In questo caso il presente è d'obbligo: descrivi una situazione in atto al momento della narrazione.
    CITAZIONE
    L'aereo rullava, pronto al decollo, avrei voluto smettere di pensare a quel viaggio della speranza, sarebbe potuto essere una bella vacanza da qualche altra parte, magari alle maldive, in spiaggia rilassati tra un tuffo e l'altro, che sciocca, non sapevo neppure nuotare, magari prendendo un thè freddo sotto una palma e la spiaggia tutta per noi.

    Anche in questo passaggio le subordinate accatastate insieme senza interruzioni fanno uno strano effetto.
    CITAZIONE
    Ancora me lo chiedo.

    Qui, ricollegandomi all'intervento precedente, la narrazione al presente è ben inserita.

    Un racconto molto intenso, ma non stucchevole, che va dritto al cuore.
    Complimenti!
     
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    Grazie a tutti per i commenti e gli utili consigli sempre graditi!
    :picnic.gif: :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
     
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    Il racconto è semplice lo stile con cui è stato scritto è scorrevole e con un buon ritmo. L'unico neo secondo me è che i periodi a volte sono un po' troppo lunghi e io li avrei spezzati con delle pause, utilizzando il punto per separare alcuni concetti. Non ci sono dialoghi e per la maggior parte è narrato, ma questa scelta si addice al contenuto e può risultare positiva.
    Anche i sentimenti della protagonista mi arrivano, il personaggio è ben caratterizzato. Nel finale però mi sarei aspettata qualcosa di più e l'avrei approfondito meglio.
     
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    Ciao!

    Il racconto è molto realistico (purtroppo) e secondo me hai saputo narrare le emozioni della moglie in maniera veramente buona. Mi ha colpito particolarmente, forse anche perché in questi mesi una signora che conosco è in una posizione simile a quella del tuo Giuliano, sta facendo una terapia pesantissima che si spera la renda operabile.
    Non so se l'abbiano già fatto altri, ti segnalo solo un cambiamento del tempo della narrazione: inizialmente usi il presente e poi passi al passato remoto; nulla di che, non disturba assolutamente, ma in caso di revisione te lo segnalo:

    CITAZIONE
    Mi giro sul cuscino, macino respiri sonori. Guardo il corpo di Giuliano, fermo, pesante. Dorme come dorme lui, supino, a torso nudo. Dalla bocca ogni tanto cava fuori un piccolo grugnito, come una bestia placida che scaccia moscerini.

    Ancora complimenti, e un abbraccio a chi si trova nella posizione di Giuliano e di sua moglie!
     
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    L'ho riletto.
    E mi è piaciuto anche di più. La vicenda è triste ma il racconto è bello.
     
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    Una storia triste, che arriva diretta, pur senza indulgere troppo sulla tragedia, scritta con parole semplici ma sempre efficaci, quelle giuste.
    La poesia, per i fortunati che sanno scriverla, non si abbandona mai, ma anche la narrazione mi pare che ti sia congeniale. Non mettere da parte nemmeno quella.
     
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