Crepe nei muri

aut. Arianna2016

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    Penna furiosa

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    CITAZIONE (tommasino2 @ 3/12/2020, 09:51) 
    Sei stata coraggiosa a far leggere il tuo racconto a casa.
    Sogno o non sogno c'è disperazione, c'è sgomento.

    Felicità, infelicità. Perfezione, imperfezione.

    Non devi scegliere, non devi decidere.
    E questo è il vero dramma, tuo e di tutti.
    Perché il tuo flusso ci appartiene, è pure nostro.
    Se ti eri illusa che quelle crepe fossero solo tue.
    'Non esiste', si dice a Roma.
    Molla la presa.
    Dammi tutte le mie crepe.
    O almeno dividiamocele.
    Un po' a te, un po' a me.
    Così non ci scoraggiamo.

    Grande!

    :pazzo.gif: :pazzo.gif: :pazzo.gif:

    CITAZIONE (solenebbia @ 4/12/2020, 10:08) 
    Mi dico " titolo molto interessante." sembra un dei racconti di Carver, tipo "il frigorifero" . Cosa mai avrà scritto l'autore in merito a delle crepe? Inizio la lettura, arrivo in fondo. Lo rileggo e poi ancora. Probabilmente non ho quella finezza intellettuale per potelo commentare. Però ci provo con un filo di ironia. Secondo me l'autore deve aver probabilmente mangiato un dinosauro con i cetrioli e la panna, prima di scrivere questo racconto, e che l'uomo che è accasciato sul pavimento, quasi raggomitolato, non è nient'altro che il suo stomaco che chiede aiuto. Ecco è lui, il lui casomai fosse un lui, della storia il suo stomaco che si lamenta che vorrebbe creare una crepa per far uscire la cena che si è scofanato la sera prima con amici e parenti in vista del look down del giorno successivo. Scusa la battuta. Lo rileggerò, per poter entrare nel racconto, nell'abisso che hai descritto così minuziosamente, mi piacerebbe trovarne l'essenza, l'anima, la chiave. La teoria del caos, a volte sono solo crepe lungo la parete dei nostri "lego" mentali.

    XD XD XD
     
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    Vero tommasino2 a volte la mia pigrizia non ha confini...
     
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    Ciao Arianna,
    scrivo questo commento prima di leggere tutti i commenti di altri e specialmente le tue osservazioni,
    perchè vorrei offrirti un mio pensiero, frutto solo della lettura del racconto.
    Come al solito seguo un mio schema. Eccolo:

    _Scrittura: eccellente! Si può usare un termine così "ex-caelis" per valutare uno stile che affronta il chiuso, il rinchiuso, l'oscuro? Io dico di sì! Perchè la combinazione di frasi lunghe e di frasi brevi, l'interrogazione interiore e il dialogo esteriore, l'utilizzo dell'acapo frequente, ti permettono di costruire un ritmo vorticoso, con una storia in apparenza di molte giornate, non riesci a smettere di leggere. E non smetti anche se la ripetizione di termini come crepe, fessure, corridoi, ti crea un senso di angoscia di oppressione, che solo alzando lo sguardo può trovare risposta.
    _Contenuto: da appassionato di fantascienza, ho collocato la storia in quel registro dopo le prime battute incontrando il Supervisore. E la storia sembra svolgersi davanti i miei occhi come un film, magari un film espressionista tedesco, con quei particolari ingigantiti. La parole "crepa" o "fessure" mi sono familiari: nella poesia che un po' frequento sono esattamente come qui, lo squarcio nella quotidianità che mi circonda e che permette di vedere "oltre" (porterò con me la bella definizione che hai messo nel testo). Quindi ho letto con piacere il racconto ritrovando degli elementi, dei "topos" in cui credo molto.
    _Bicipit: Complimenti! Incipit straniante e adeguato. Excipit che apre, forse appena sotto dell'incipit, ma eravamo vincolati (io ho usato la stessa accoppiata, con questo retropensiero!)
     
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    Sembra una seduta di auto-psicanalisi. Scritto bene, ma faticosissimo da leggere e, ancora di più, da comprendere. Tant’è che, come il sottoscritto, in molti hanno fatto congetture, ma nessuno sembra avere centrato in pieno il significato recondito del racconto. Una nota di merito per l’italiano, ma non mi sento in grado di dare una valutazione al contenuto.
     
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    Non so se mi conviene tornare su questo racconto, il mio giudizio precedente mi aveva addirittura commosso.
    Va bene, sto due minuti, poi mi allontanerò.
    Non è tempo sprecato.
    Stare qui.
     
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    L’effetto è quello che ho davanti a un quadro astratto. Quasi sempre non riesco a coglierne il senso ma qualche volta ho la sensazione piacevole che ci sia qualcosa di profondo che l’artista è riuscito a trasmettere in qualche modo. Poi accade che qualcuno, più esperto di me nell’arte contemporanea (e non ci vuole molto), ti spieghi il senso dell’opera e finalmente riesco a comprendere meglio quella che fino a quel momento è stata solo una sensazione.
    Non hai resistito alla tentazione di spiegare i tuoi intendimenti e forse l’hai fatto troppo presto, altrimenti ci saremmo divertiti a leggere una trentina di interpretazioni diverse e probabilmente molto lontane dal vero.
    Il racconto è scritto benissimo ma è uno stile molto distante dal mio modo di scrivere, molto più “nazional popolare”, ma forse la crescita del lettore passa anche da questo tipo di scrittura. Sarebbe bello aprire (fuori da questo contesto) un dibattito sulla funzione della scrittura e sui diversi obiettivi che ognuno di noi si pone nello scrivere.
    Molto bello il titolo nel significato del racconto. In, e soprattutto Ex da discutere.
     
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    Cara Arianna,
    mi impegno a rileggerlo. Forse oggi piove, fa freddo e dovrebbe piovere anche domani. La verità è quasi un anno che non fa che piovere.
    Cosa questo c'entri questo non lo so, forse niente. Anzi proprio niente.
    In verità l'ho trovato un po' pesante.
    Anche scarsamente comprensibile.
    Lo rillego. Tanto prima o poi spivoverà.

    Edited by gipoviani - 6/12/2020, 13:48
     
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    Complimenti, centrato in pieno! Tutto, compreso lo stile un po' contorto in alcuni pezzi.

    Contento di averci azzeccato! Ci vedo un tono quasi Lovecraftiano in alcuni punti.
    Una curiosità, il titolo ti è venuto in mente per assonanza con "i topi nei muri"?
    Te lo chiedo perchè a me è venuto subito in mente (anche se poi il resto è completamente diverso e di tutt'altro genre)

    Ti faccio ancora i complimenti per questo racconto!
     
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    ciao
    complimenti davvero.

    perdonami, non ho letto i commenti precedenti, quindi forse mi ripeterò.

    All’inizio non riuscivo a inquadrare i personaggi,
    questo Supervisore onnipresente con cui la protagonista si confida.
    Poi, la tua bravura mi ha condotta per mano.
    A un certo punto non mi sono chiesta più niente, non era necessario capire, essere razionale non mi avrebbe aiutata
    e allora ho goduto della bellezza di questo racconto.

    Dove si fa una crepa e il muro si sgretola, può attecchire un seme, possono crescere radici potenti e profonde. Fare crollare il muro, con un po’ di tempo e fatica.

    La forma è perfetta, lo stile anche. i contenuti scivolano leggeri fino all'excipit che, però,
    non ho sentito troppo aderente al resto del racconto.
    A onor del vero, devo dire che di solito non mi esprimo in modo così poco educato, ma qui, in questa bruma della terra del sogno, mi sento un po’ diversa, e queste conversazioni con un uomo che vedo e non vedo, reso indistinto dalla perenne foschia, le sento strane ma, allo stesso tempo, normali e familiari, anche se non capisco perché.
    Questa frase, quasi all’inizio, mi sembra troppo lunga, l’avrei spezzata.

    Molte frasi ho preferito tra cui questa: E quello che non ricordo mi manca, ...

    bravissima. complimenti ancora!
     
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    Leroux, hai ragione: non ho resistito.
    Non tanto però a spiegare quello che intendevo, quanto a entrare subito nel dialogo dei feedback, senza aspettare la fine del contest.
    Dato che questa volta il regolamento lo permetteva, ne ho approfittato per diversi motivi, dei quali forse il principale è quest'aria di precarietà che tira quest'anno: adesso ci siamo, domani chi lo sa, e via dicendo. A volte sento come se la vita mi stesse sfuggendo via e io non voglio avere il rimpianto di avere rimandato momenti, parole, relazioni, nell'attesa del "tanto poi ci sarà tempo dopo".
    Sono sempre più consapevole che tutto quello che, alla fine della mia vita, non avrò condiviso, sarà perduto, per cui ho sentito questa volta molto forte il desiderio di condividere: i miei racconti dicono tanto di me (hai ragione, Gianfranco, i miei racconti sono praticamente sempre delle sedute di auto-psicanalisi) e mi piace pensare che un granello di me rimarrà da qualche parte e magari farà un giorno nascere altro.
    A questo, si aggiunge il fatto che, forse, questo sarà l'ultimo contest di scrittoripersempre, almeno da quanto mi è sembrato di capire, quindi, se così è, non voglio privarmi di quello che questa esperienza mi può dare.
    Per questo mi fa piacere sia trovare l'apprezzamento di Vittorio Veneto (davvero troppo buono) e di resdei (e ti ricordo che "La Tessitrice" è nato grazie al tuo excipit), sia leggere quanto cervellotico, confuso, surreale, incomprensibile, faticoso sia questo racconto per Gianfranco, Leroux, Gipoviani.
    E' tutto un mondo che mi viene restituito, e di tutto ringrazio.

    P.S.
    Novelle Vesperiane, adesso che l'hai citata, mi rendo conto di avere già sentito la frase "topi nei muri", ma non so o non ricordo cos'è.
    Resdei, hai ragione: quella frase è pesante, lo sento anche io.
     
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    Io credo tu sia riuscita a raggiungere un livello al quale stavo pensando da molto tempo: un flusso di coscienza onirico. Sei stata bravissima perchè non ti ho mollata un attimo dal principio fino alla fine. Non so dove volesse portarti quel flusso di pensiero. Se a una liberazione dell'anima o alla creazione di un qualcosa. Quelle crepe che si aprono e si diramano come fossero dendriti permettono al lettore di decidere lui stesso cosa tu abbia voluto significare. incredibilmente bello. Bel colpo Arianna. Che dici? Non ci ho capito nulla! Allora sei ancora più brava!
     
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    Direi una buona prova di narrazione introspettiva, cui manca però lo scatto trascinante che fa sospendere al lettore la sua incredulità. O almeno, a me.
    Mi dispiace di appartenere alla minoranza che non è stata capace di entrare in questo racconto, o di farsene catturare. Io per principio diffido quando non capisco dove l'autore voglia andare a parare. Ho la sensazione che mi stia prendendo per i fondelli.
    Strutturalmente è un racconto di epifania, di rivelazione, di scoperta. Ma alla fine quel mare e quel cielo non sono spazi aperti, ma un fondale che delimita un altro spazio chiuso.
    Quindi richiederebbe una analisi dei simboli, cosa superiore alle mie capacità.
    E' chiaro che l'io parlante è imprigionato: la bruma della terra del sogno, la prima cura, il supervisore. Però non soffre, nemmeno quando impara il significato della parola divertire. Allora perché vuole uscire dall'involucro (le crepe sono un bel simbolo del desiderio di evadere).
    Non è chiaro chi è invece il suo mentore, l'uomo che le parla all'inizio, e perché è ferito? C'è o c'è stato un conflitto? Io non l'ho visto. Non intendo un conflitto fisico, ma la lotta per impadronirsi del narrante fra il mentore e il supervisore.
    Il linguaggio è buono, incalzante nel momento topico (dall'apparizione delle crepe all'apertura della porta). Però ha dei momenti di stanca. Uno di questi purtroppo è proprio l'inizio. Il lettore non sa ancora nulla di chi sta parlando e alla fine del dialogo, anche se si tratta solo di sei battute, non si ricorda più chi ha detto la prima (l'io narrante o il misterioso ospite?).
    Un altro momento di stanca è il dialogo con l'uomo ferito, troppo lungo, e lì che avviene l'epifania, ma è troppo diluita per essere convincente.
    Che altro dire? Che la stoffa c'è, gli strumenti per abbigliarla pure, forse è il modello o la taglia che non sono perfettamente a fuoco.
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    sinceramente, se non fosse stato per le spiegazioni che hai poi dato, ammetto che non avrei capito praticamente niente.
    leggendolo mi sonno fatto mille ipotesi, dall'ospedale psichiatrico a un mondo futuro, passando per altre vie oscure, ma tutte sbagliate.
    che sia scorrevole è indubbio, ma nonostante i tuoi chiarimenti la storia non riesce a prendermi.
    ti faccio i complimenti per avere osato, una storia del genere non la mandano tutti.
     
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    Arianna 2016 Ti sei spiegata benissimo. Il periodo ci è debitore di molte cose :*
     
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    Corridoio, muri e crepe e muratori... siamo in una scuola, sì, ma quale? Io ero lì e mi chiamo vita e tu che scrivi sei così presa dal tuo lavoro che il corridoio non porta dove vorresti, non conduce ma ti conduce in modo quasi forzato, abulico, inerme e tu intanto cominci a chiederti, a cercare quelle crepe che qualcuno ripara in fretta, cerchi i tuoi sogni e li rendi vivi nel tuo io.
    Intanto il Supervisore decide che questa è la tua vita, ma tu cerchi la porta che sveli ciò che cerchi e ciò che cerchi è il sunto di tutto il pensiero scibile e non scibile, quello che genera sogni e mostri, quello che difficilmente mostri e del quale nulla vorresti mostrare... Sei chiusa tra corridoi e crepe e non apriresti facilmente porte che non esistono, eppure le vuoi aprire per sfuggire alla supervisione immateriale del tuo mondo materiale che ti confina spesso in stanze e corridoi e allora non resta che aprire quella porta, che la tua anima sempre aveva voluto nascondere alla tua visione interiore. È siamo con te... a percorrere corridoi, a veder turare crepe, a cercare porte dentro di noi...
     
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