Buon pomeriggio

aut. Achillu

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    Penna stilografica

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    Certo che potevano andare peggio! Magari avrebbero potuto anche buttarsi sotto il treno della metro1 Diamine che orrore di accoppiati. Se volevi ottenere il disgusto per la droga ci sei riuscito in pieno. Super drammatico. Quasi un horror. Sei eccezionale (ci posso mettere due zeta per stemperare un po' l'atmosfera?) Grande Achillu.
     
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    Dio della penna

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    beh, di sicuro vado controcorrente per una serie di motivi e il primo è che non l'ho capito proprio.
    molto probabilmente non sono in grado di arrivarci, ma il senso finale qual è?
    e Giorgio da dove viene?
    scusami, achi, ma non riesco a collegare le due parti.
    di per sé è ben scritto e senza refusi, però non riuscendo a recepirlo non mi arriva nulla
     
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    Già dalle prime righe si percepisce che la storia non sarà per niente semplice, ma si preannuncia qualcosa di burrascoso.
    Si capisce subito infatti che si leggerà qualcosa di forte.
    LO stile è abbastanza scorrevole, anche per il fatto che è essenziale. Le parolacce ci stanno; tuttavia ho delle perplessità su alcune espressioni che hai usato: viola vomito, mugolando come una tennista, un attimo senza inizio né fine...
    Nel complesso la lettura non mi ha entusiasmato molto, forse non è il mio genere.
     
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    Beh, direi che la storia non scorre come vorresti (da lettore) un pò ti violenta per entrare in un secondo in quello stato che invece racconti bene, e una volta dentro, inizi a comprendere il tutto perché vista d un altra angolazione.
    Bene l'ingresso meno l'uscita ma ci può stare...certamente se dovessi leggere un intero libro con questo ritmo... ne uscirei distrutto! :)
     
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    Dopo una prima lettura non ci ho capito niente. Rileggendo, però, il senso di questo racconto è venuto a galla con tutta la sua verità. La storia è coerente con i personaggi e viceversa. Mi spiego meglio: sembra quasi che sia lo stesso racconto a essere drogato, per cui subisce la perdita di cognizione che è propria dei protagonisti a causa della droga. E come se non bastasse la Lucia ha pure un altro non trascurabile problema, ovvero la bulimia. Chissà, il vomito magari non è veramente viola, ma lei lo vede così. A furia di bombe di ero e coca, può succedere di tutto. Altro aspetto: è evidente il gap, inteso come distanza, tra i genitori e i propri figli, tipico (o quantomeno molto diffuso) delle famiglie attuali. 'Sti ragazzi sono fuori come balconi e i grandi fanno finta di non vedere. Veramente, peggio di così non potrebbe essere.

    Scrittura volutamente confusionaria ma, come ho detto, perfettamente coerente e corretta. Personalmente, lo rileggerei altre mille volte, fino a perdere i sensi.

    Un grande ritorno.
     
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    Racconto difficile, disorientante, confesso di averlo letto tre volte prima di rinunciare a capirlo nel senso tradizionale del termine.
    Il segreto del racconto sta proprio nell'essere incomprensibile in chi come noi ha avuto la fortuna di non imbattersi in droghe pesanti o genitori vacui e assenti che finiscono per annientare le vite dei giovani, dei figli.
    E' angosciante provare a "entrare" in Lucia, una vita finita ancora prima di cominciare a viverla veramente.
    Non so dirti se mi è piaciuto in definitiva ma sento di dovermi complimentare con te per averlo pensato e scritto.
     
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    ciao
    il tuo racconto mi è piaciuto.

    il titolo mi ha ricordato il saluto con cui l’annunciatrice Rai introduceva i programmi pomeridiani della tv dei ragazzi.
    Quindi, da un’atmosfera serena e tranquilla catapulti il lettore in un pomeriggio “tipo” di un ragazzotto viziato, Massimo, e Lucia, la ragazza drogata e abulica.
    Ti confesso che alcuni passaggi mi risultavano poco chiari e ho dovuto rileggerli più volte.
    Contro chi tira i sassi Lucia?
    Cosa mi rimane? il mondo difficile di due adolescenti, ottimamente caratterizzato anche da un linguaggio forte, legati comunque da complicità e forse anche da amicizia e amore. (Massimo alla fine raggiunge Lucia).
    Il mondo vuoto e superficiale dei due adulti fa rabbia.
    Tra incipit ed excipit ho trovato perfetto l’aggancio con il secondo, perché ti fa capire che la situazione è quella e non è destinata a cambiare o migliorare.
    Complimenti per come hai affrontato il tutto, non era certo facile.
    bravo
     
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    CITAZIONE (Stefia @ 1/12/2020, 10:29) 
    D'accordo che gli uomini con i colori non vanno molto d'accordo, ma è la prima volta che leggo "color viola vomito".
    Ho sentito di un verde vomito, ma viola? ;)

    A Milano lo chiamano "Trà su de ciucch" vomito di ubriaco.
     
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    Troppe domande si fa il lettore, quindi il racconto non è perfettamente riuscito. A meno che l'autore non sia uno che "se chi legge non mi capisce, peggio per lui".
    Cominciamo dall'inizio: "Allora, triste per triste, avrebbe scambiato volentieri la propria situazione con quella di Massimo, se non fosse che poi lui avrebbe dovuto stare lì… no, non glielo poteva augurare. E non c’era proprio nessuno al mondo che potesse prendere il suo posto!" Boh!?
    Proseguiamo con la ligerata del portafoglio e lo scippo della busta della spesa. Descrizione piatta, nessuna reazione della vecchia signora. Nulla, proprio nulla, nulla? Ma siamo sicuri che c'era una vecchia signora? O una borsetta e una borsa se ne andavano in giro sole solette?
    E finiamo con Giulio : Giulio, Giulio, chi carneade è costui? (cit)) e con: "Troia! e la sberla: per il lucidalabbra in offerta, il cinque nella verifica, le scarpe di Pittarello." Boh???

    OK, so' de coccio.

    Ciò non toglie che stile, tono e annessi sono eccellenti, vestono bene il nulla (i personaggi). Nullità assolute raccontate nel loro squallore che più squallido non si può. Nemmeno una cosa simpatica come prendere a sassate i lampioni (ho fracassate anch'io qualche lampadina, da ragazzino, dietro mancette degli innamorati che amavano limonare al buio) mi ha reso simpatica la culona.

    A rileggere Achillu su qualche storia con sostanza.
     
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    Sinceramente ho fatto un po' fatica a seguire lo svolgimento del racconto. Anche leggendo gli altri commenti mi sembra di capire che la confusione sia voluta, al fine di rendere i pensieri sconnessi della protagonista, ma per il mio gusto personale l'impegno richiesto a chi legge eccede il piacere che si può provare nella lettura. Resta comunque un lavoro molto forte dal punto di vista dei temi narrati, ma non mi ha coinvolto più di tanto.
     
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    Racconto scritto bene su un tema coraggioso. Ma mi da un senso di incompiuto, di non completo.
    Usi la strategia di non far trasparire la disperazione dalla voce dei protagonisti, ma da quello che fanno.
    Ed è una scelta che condivido, ma è una strada complicata, difficile, che a mio modestissimo avviso ti è riuscita solo in parte.
    Io non riesco a sentire la puzza del vomito, lo squallore non mi blocca lo stomaco. La storia dovrebbe essere un pugno in faccia, ma sembra un esercizio di stile. I personaggi rimangono solo maschere e non diventano mai persone.
    La disperazione è dura da vivere ma ancora più dura da raccontare.
     
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    Ciao!

    Secondo me hai reso bene la confusione nella testa di Lucia, ma per il lettore forse alcuni passaggi sono difficili.
    Per esempio - ma davvero prendilo come suggerimento - invece di "Tiziana" e "Giorgio" io avrei semplicemente detto "mamma" e "padre": soprattutto per quanto riguarda Giorgio può risultare non semplice capire che si parla del padre di Lucia (o almeno io ho capito così).
    L'episodio del furto all'anziana è scritto molto bene e tragicamente vero, almeno io sono molto coinvolta dai reati in generale commessi verso di loro.
    L'excipit lo trovo poi un po' forzato, ma suppongo tu l'abbia usato più che altro per rimanere nelle indicazioni del contest: poteva andare molto peggio, vero, ma anche così non scherza niente. E Lucia al momento non mi sembra in grado di riflettere.

    Nel complesso, però, mi è piaciuto per la sua forza e per lo schiaffo che arriva dritto al lettore.

    Complimenti!
     
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    Riletto.
    Visto il periodo, invece di mostrarci lo spirito del Natale, ci mostri come si sta dall'altra parte del mondo. Un posto sgradevole, chiuso, sigillato, dove nemmeno la droga porta conforto, dove tutto è violento e violentato, dove tutto è allucinazione.
    Ogni tanto provi a inserire qualche pensiero normale , ma è come dopo aver preso la scossa, ti senti addosso la paura e il disagio che non hai fatto in tempo a metabolizzare. Pentito, concedi qualche piccola breccia. Ma hai le mani straziate dalle schegge della tastiera.
     
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    Tratto che rincorre l'essere dell'autore, forte e deciso e senza troppi fronzoli... il vivere viene fotografato nelle sue scene e queste cambiano nel divenire degli eventi. Ottima la scrittura che non s'appoggia sul classico svolgimento ma prende per il bavero il lettore e gli sputa la storia e lo fa talmente bene che il lettore dopo deve asciugare la coscienza per comprendere che le realtà della vita sono tante e non solo quella in cui vive la sua retorica. IL racconto si legge come vuole che l'autore venga letto e il suo obiettivo viene raggiunto. Abile osservatore e intercalato totalmente con la realtà che lo circonda il nostro autore riesce a trascinarci perfettamente nella scena che descrive e se poi il senso e la trama possono cambiare a seconda della sensibilità del lettore, questo non conta. Abbiamo davanti il mondo così com'è e tal quale lo descrive che scrive e non possiamo che fare plauso e complimenti.
     
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    Ma il titolo Buon pomeriggio è liberamente ispirato a Buona Domenica di Venditti?
    Magari no, comunque mi hai fatto tornare in mente quella canzone, anche per i tuoi protagonisti, adolescenti che non riescono a vivere in questo mondo.
    I tuoi personaggi sono miserabili, e proprio per questo sono veri.
    Io non so che adolescenza abbiate avuto voi, e vi auguro di averne avuta una meravigliosa e piena di gioia. Io questo racconto lo sento vicino perché la mia adolescenza è stata sempre a un passo dall'inferno, è stata sempre un continuo bivio dove la scelta sbagliata poteva mandarmi a fanculo (scusate il francesismo, ma ci sta in questo frangente). Non tornerei indietro neanche per 100 milioni di euro.
    Grande lavoro, Achi.
    Molto profondo e toccante, con un registro narrativo che riesce a dare ancora più personalità al pezzo.
    Bravo.
    Ele
     
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