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Molli Redigano
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Racconto che ho letto tutto d'un fiato. E mi è piaciuto. L'autore ha saputo ben dosare le situazioni e le emozioni del protagonista e dei suoi familiari. Credo sia questo il punto centrale su cui si debba riflettere. Alessio è caduto nel vizio del gioco e, quando tutto sembrava perduto (gli affetti, la famiglia), ha trovato la forza per reagire e uscirne. Come l'abbia fatto, che sia svenuto o meno, poco importa, ce l'ha fatta. Ma quanti Alessio ci sono che non hanno avuto nessuno da perdere per cui la rovina è stata solo personale, senza coinvolgere indirettamente nessun altro? E quanto è insondabile l'animo umano per cui la consapevolezza delle proprie azioni venga completamente offuscata da questo demone all'apparenza implacabile? Probabilmente le mie sono domande che resteranno senza risposta. E dico di più: probabilmente sono anche quesiti banali e inutili, poiché personalmente non ho mai vissuto in prima persona il disagio psicologico che provocano certi vizi, né ho avuto persone a me care con questo problema. Non so, l'argomento è spinoso e profondo, per cui non mi sento di sbilanciarmi in questo senso. O meglio, e mi scuserete, sono combattuto: a volte penso, cazzo, ma se non vuoi farlo non lo fai, se stai mandando tutto a puttane non lo fai. Altre volte penso che se è una malattia, in quanto tale il soggetto colpito non se ne rende conto. E se non viene aiutato è la fine. Mi scuso ancora per le mie riflessioni forse troppo "di pancia".
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