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Ciao B&S, c'è veramente tanto in questo racconto: descrivi il percorso difficile di Adelaide che, attraverso orribili situazioni, arriva a conoscere se stessa. A darsi meriti e valore. Il prezzo? Altissimo purtroppo. Ma la tua protagonista non si lascia schiacciare dal peso (per molti insostenibile) del senso di colpa, e risorge come una fenice, usando la consapevolezza acquisita per aiutare le donne che stanno vivendo il suo stesso dramma. L'altro protagonista del racconto è lo sguardo. Mi ha colpita la descrizione che ne fai e come sei riuscita a renderlo la chiave d'accesso a queste vite nell'ombra: sfuggente, mai diretto, impegnato a nascondere l'anima turbata. Manca qualcosa in quegli sguardi, e la sensibilità nel cogliere quell'assenza è un'abilità che, purtroppo, si acquisisce solo sul campo.
CITAZIONE E per uscirne ha dovuto tradire se stessa, la sua mente e il suo cuore, ha dovuto forzare la sua mano e distruggerlo, quell'abisso, e insieme distruggersi un po' anche lei. Riformulerei la frase evitando le ripetizioni di ha dovuto e dei possessivi, toglierei anche lei: E per uscirne ha dovuto tradire se stessa, la sua mente e il suo cuore, obbligando la mano a distruggere quell'abisso, e insieme distruggersi un pò.
Nel testo non c'è un vero e proprio messaggio di speranza, ma un'esortazione a fare qualcosa, a non lasciarsi sopraffare da una situazione che va nella direzione sbagliata, e che alcune, pur intuendone la pericolosità, si ostinano a percorrere. I perchè di questa scelta sono molteplici e, il più delle volte, incomprensibili. E' interessante notare che in natura questo comportamento non esiste: di solito è la femmina che sceglie il compagno e, se non va bene, gira la coda e se ne va. Cosa ci siamo dimenticate?
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