Adelaide

aut. B&S

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    Penna furiosa

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    E' un racconto molto coinvolgente: sai come prendere il lettore e questo è fuori di dubbio.
    Forse mi ha colpito molto perchè sono una donna o forse perchè, più semplicemente, scrivi molto bene di cose che ti stanno a cuore.
    Verosimile, e calibrata nei tempi, la trasformazione della protagonista che passa da vittima a carnefice.
    Mi fa riflettere la profondità psicologica del personaggio che, quando aggredisce per difesa diventa quello che non è, perde un pezzo di sè stessa e muta.
    Mi fa pensare il fatto che non "impara qualcosa che non sa", come difendersi da un aggressore, ma "perde un pezzo di sè".
    Incipit ed Excipit tagliati su misura nel racconto.

    Per quel che mi riguarda, ottima prova.
     
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    Penna d'oca

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    Il titolo. Nome femminile. Quale trama potrà mai aver sviluppato l'autore con un nome così di Nobile famiglia? La storia è sviluppata egregiamente, la protagonista è ben delineata, in un primo momento docile, pronta a soccombere, poi diventa aggressiva e da vittima diventa carnefice.
    L'ambientazione e tutte le azioni sono ben descritte. La narrazione è incalzante e in un
    attimo mi porta verso la soluzione, verso quella luce che finalmente Adelaide, può assaporare
    quella serenità che vuole condividere con altre donne, con altri occhi. In ed Ex coerenti.
     
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    Penna d'oca

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    Il primo pensiero che mi è venuto leggendo questo bel racconto è stato il più pericoloso: racconto letto ormai tante volte, niente di nuovo. Per fortuna è stato solo un attimo, perché di racconti come questo ce ne è bisogno ogni giorno, bisognerebbe leggerli e commentarli ogni giorno in tv, alla radio, sui giornali, perché (purtroppo) non passano mai d'attualità.
    Complimenti per la scelta del tema e per come lo hai descritto, veramente bene.
    Ottimi Incipit ed Excipit anche se verrebbe da pensare "come faceva ad andare peggio di così?"
    Un dubbio: nella frase
    CITAZIONE
    Ci si è impanata per bene per tanto, tantissimo tempo.

    la parola "impanata" è voluta o è un refuso?
    Dal punto di vista stilistico ci sono un paio di frasi un po' lunghe, faticose, quella che comincia con "Per uscirne ha dovuto armare la sua mano..." e verso la fine "E quegli occhi, che di nuovo splendono...": sottigliezze, comunque
     
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    Esposizione brutale della feroce sopraffazione di genere che ha connotato la storia della nostra specie dall'origine (probabilmente) a oggi. Sono sempre in difficoltà a commentare storie di violenza sulle donne, perché mi assumo il carico di responsabilità del mio sesso come se fosse una responsabilità personale. E se mi estranio dal contenuto del racconto per analizzarne la sola struttura, mi sembra di respingere il carico di dolore che da esso prorompe.
    Cerco di trovare il giusto mezzo.
    L'attacco, la ricerca dei segni, è stupendo. C'è tutta l'ipocrisia della società maschile: la vittima deve nascondere di esserlo, quindi via i segni dal corpo. I segni li trovi negli occhi, le finestre sull'anima.
    E qui Adelaide è brava. "Forse perché è una donna. Forse perché è empatica, intelligente, accogliente. Forse solo perché in quell'abisso c'è stata." tu dici. Mi permetto un piccolo appunto: tutti quei forse mettono sullo stesso piano la donna, l'empatia, l'intelligenza, l'accoglienza. Direi di togliere i forse e mettere l'accento sul fatto che Adelaide ci è stata, in quell'abisso. Per esempio, così "E' empatica, intelligente, accogliente. E'una donna e in quell'abisso ci è stata". Certo, detta così sembrerebbe che allora, chi non è stato in quell'abisso non potrebbe nè capire nè aiutare. Purtroppo ogni medaglia ha il suo rovescio. Non riesco a trovare il modo di dire che TUTTI, indipendentemente dal fatto di averlo o non averlo provato, devono essere dalla parte della vittima.
    "...bisognava dimenarsi non per essere felici..." dimenarsi mi sembra un verbo molto debole, contorcersi, dibattersi, divincolarsi, mi sembrano più adatti, mantengono sempre la condizione di inferiorità del succube, ma preludono allo scatto di ribellione.
    L'efficacia della tua narrazione ha del tutto sospesa la mia incredulità, per cui, per me, è perfettamente plausibile che la ferocia dell'aggressore si trasformi di colpo in stupore di fronte a un fatto inaspettato. Per convincere le più ostinate incredulità occorrerebbe qualcosa di sottotraccia, di non detto, che suggerisca che la furia dell'uomo è rivolta solo alla capacità generativa della donna, non alle sue caratteristiche di oggetto di piacere. Il coltello risparmia la vulva, a quanto mi è dato di capire e quindi anche le mani della donna sono degne di rispetto perchè danno piacere.
    "un ventre secco contro un aguzzino morto". Quel "contro" suggerisce l'idea di un contatto fisico. Forse sarebbe meglio dire "in cambio di" o "per". O addirittura "un ventre secco e un aguzzino morto", perchè non c'è nessun prezzo di scambio per un ventre secco.
    Altro dirti non so, se non che il racconto mi ha scosso e quindi è ben fatto.


    ".
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Bos,

    ciò che mi piace di questo racconto è la rinascita di Adelaide dopo essere passata per l'inferno.
    E non parlo di inferno a caso, perché lei si sente dannata, maledetta, e non per la violenza che ha subito, ma per essersi difesa e aver ucciso un'altra persona, violentando la sua indole, la sua stessa essenza.
    Per cercare di trovare la sua salvezza, tacitare la sua dannazione, Adelaide mette la sua esperienza al servizio delle altre, evitando che possano conoscere l'abisso in cui lei è caduta.
    Salvando le altre Adelaide salva se stessa e prova a rinascere.
    Ti faccio una domanda: perché hai optato per una sorta di flusso visto dall'esterno?
    Avevi pensato a farci vedere Adelaide che lavora sul campo? Che prende sotto la sua protezione quelle donne bisognose del suo aiuto?
    Non so, è un'idea che mi sono fatto, vederla all'opera forse avrebbe potuto essere una scelta ancora più incisiva.
    Comunque anche così una prova molto intensa.
     
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    Penna furiosa

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    ciao
    racconto essenziale nella sua crudezza che, per contenuti, immagini e scene arriva dritto al lettore.
    reale squarcio di una vita, come tante purtroppo, infelice e sottomessa.

    Lei abbassava gli occhi o li spostava altrove
    Rende alla perfezione lo stato di frustrazione di una donna maltrattata, fino al punto di credere di “meritare” tanta violenza.
    La sopravvivenza la spinge ad andare anche contro se stessa.

    Quando ti fai aguzzino contro la tua stessa natura
    Altra violenza, insopportabile anche questa, da cui trae la forza per la sua missione: aiutare altre come lei.

    Piaciuto per lo stile asciutto, essenziale, diretto.
    complimenti
     
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    racconto di una violenza che pare divenire sempre più quotidiana.
    in questo caso lei si ribella, giustamente, ma poi deve fare i conti col senso di colpa.
    pare assurdo, eppure è verissimo: ti segna di più il dolore che dai.
    scritto bene, mancano solo un paio di punti, ma sono errori di battitura.
    ottime le descrizioni, con le scene che passano davanti agli occhi del lettore.
    a livello emzionale colpisce in pieno.
    perfettamente integrati incipit ed excipit.
     
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    Penna stilografica

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    Prima metto i puntini sulle i: "succubi" dovrebbe essere "succube" e poi quell'excipit finale che ti ha obbligata a una piattezza terribile quando il tuo racconto è invece ad altissimo livello. L'argomento è purtroppo d'attualità ma lo è sempre stato sin dagli inizi della storia dell'uomo. La donna essendo un essere meno forte fisicamente dell'uomo fa sì che costui creda di poterla sottomettere soprattutto usando la forza. Adelaide, dal mio punto di vista, ha la soluzione perfetta: rivolgere il coltello contro chi lo impugna. E' difesa personale e quindi nemmeno punibile dalla legge. Le ha anche ucciso il figlio che portava in grembo! Brava Adelaide e bravissima B&S.
     
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    Penna d'oca

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    Diciamo che era un tema che avevo iniziato a scrivere anche io, visto il periodo di presentazione delle opere, ci stava tutto! Poi nella scrittura ho scoperto che andava trattato con più spazio, forse perchè dentro di me, questo particolare tema, cresce di intensità e rabbia, per cui ogni storia che scrivo nel mentre, inevitabilmente, la vivo e questa emozione, non riuscivo a controllarla al momento così ho desistito..
    Perdona la mia premessa, ma era per dirti che mi è piaciuta molto la storia, ben scritta e che ammiro come in poco spazio sei riuscita a rendere molto al lettore. Qualche chiusura frettolosa verso il finale, ma questa storia merita rispetto e uno svolgimento più ampio se mai lo vorrai fare in futuro, complimenti.
     
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    Il tuo racconto è molto drammatico e la drammaticità è palpabile fin dall'inizio.
    La scrittura è buona ed è corretto anche dal punto di vista ortografico.
    Ho notato la mancanza assoluta di dialoghi, ma forse in questo tipo di racconto rende il ritmo più incalzante.
    Il personaggio di Adelaide è ben caratterizzato, ma nel punto in cui la definisci "specializzata" non mi è chiaro l'intento dell'aggettivo. IO toglierei "specializzata" e lo sostituirei con un altro termine (specializzato mi sa di operaio).
    Ho delle perplessità anche sul fatto che nella scena più cruenta che descrivi, a un certo punto lui non ha più il coltello, che passa nelle mani di lei e questo passaggio, se non chiarito nella narrazione, potrebbe essere un po' forzato.
    Nel complesso, il racconto mi è piaciuto nella sua tragica tematica della violenza sulle donne.
     
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    Penna furiosa

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    Gran bel pezzo, forte, incisivo, scritto molto bene: hai una scrittura corretta, pulita, limpida e intensa al tempo stesso. Ben costruito e sviluppato in modo fluido e coerente.
    Per mio gusto personale, avrei forse tagliato la seconda frase, “E questo significa essere riconoscibili, venire fuori dalla massa di piatta felicità e mostrarsi a tutti. Non proprio a tutti, non tutti sanno guardare davvero.”, mi sembra che interrompa il ritmo. Avresti potuto collegarti quasi direttamente a quello che viene dopo.
    Ottimo lavoro.
     
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    Penna furiosa

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    A fine lettura mi sono venute in mente tutte le paia di scarpe da donna che tristemente ornavano le piazze per ricordare ciascuna una vittima di violenza. Ecco apparire Adelaide che ne indossa un paio e comincia a camminare. Un simbolo, un'eroina sconosciuta, un raggio di luce nell'abisso di questa piaga dell'umanità. Credo sia proprio questa la forza di questo racconto: un modo di rinascere di una vittima che si riprende la dignità che la violenza subita le ha fatto perdere. Poco importa, a mio modo d'interpretare, se il suo riscatto avviene attraverso la violenza a sua volta. Come si fa a non intravederla come una violenza "positiva"? Del resto, poteva andare peggio, no? Allora avremmo bisogno di tante Adelaide, coraggiose, capaci di ribellarsi, di rinascere ed anche (e soprattutto) di aiutare chi non ha avuto la forza che ha avuto lei. Il racconto è un vero manifesto, attuale e diretto, che cancella le ombre che ancora incombono, purtroppo, su questo grave problema.

    Il testo è scritto correttamente. Il ritmo che l'autrice ha voluto imprimergli, anche per la sua brevità, è un pugno nello stomaco del lettore. Personalmente, una volta intuito l'argomento, era ciò che m'aspettavo. E non sono rimasto deluso. Credo sarebbe venuto bene anche se narrato in prima persona. Incipit ed excipit perfettamente plasmati.

    Bel lavoro. Arvedse.
     
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    Penna d'oca

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    Come si fa a criticare un racconto così?
    Di cui si condiivide razionalmente tutto?
    Di cui si apprezza totalmente la morale?
    Scritto peraltro molto bene?
    Lo so, è difficile, Ele, e, quasi mi scuso, facendolo.
    Scriveva un secolo fa Vittorini, litigando con Togliatti, che gli scrittori non sono "i pifferi della rivoluzione".
    E nemmeno della lotta, sacrosanta, alla violenza di genere.
     
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    Il racconto colpisce davvero forte, forse anche troppo per i miei personalissimi gusti, però questa è solo una considerazione soggettiva. Per il resto, è ben scritto, il tema è purtroppo molto attuale, la morale condivisibile al cento per cento e la rinascita della protagonista infonde anche quel pizzico di speranza che permette al lettore di respirare dopo tutta questa violenza e questo dolore. Complimenti.
     
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    Penna d'oca

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    Ciao!

    Questo è un racconto che mi fa paura e mi inquieta, e quindi vuol dire che è arrivato dove doveva arrivare.
    Sei stata essenziale al punto giusto, zero fronzoli ed un flusso di coscienza continuo.
    A livello stilistico non ho nulla da segnalare, mi sarebbe piaciuto sapere cosa faccia effettivamente Adelaide per le altre donne (la psicologa? L'assistente sociale? Qualcosa completamente fuori dagli schemi?), ma immagino che così saresti andata oltre il limite e in generale si sarebbe perso il pathos; quindi nel complesso meglio così.

    Complimenti!
     
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