|
|
|
Da quanto ha scritto Ecly, ho capito che per forza dovremo scrivere una fiaba, perché la favola è una narrazione molto breve. Mentre la favola è in effetti una narrazione che nasce scritta, come genere letterario, anche se molto breve, e diretta ad un pubblico tendenzialmente adulto (anche se a scuola le favole sono inserite nelle antologie delle scuole elementari e medie), la fiaba invece è legata ad una tradizione orale, tramandata spesso per via femminile, perché raccontata dalle madri ai bambini. Viene poi messa per iscritto dal Seicento in poi (Lo cunto de li cunti di Basile), ma conosce una grande stagione letteraria dal Settecento in poi e, in particolare, durante il Romanticismo. Da quando diventa forma letteraria, vengono scritte apposta fiabe (Perrault, Andersen), che raggiungono anche un pubblico più adulto. Vale a dire che la fiaba, che nasce come narrazione del mondo dell'infanzia (un mondo dell'infanzia terribile, con tutte le sue paure, i suoi terrori, i pericoli spesso reali da cui è minacciato), trova poi in secoli più recenti anche una collocazione più "letteraria" e un "target" non più di soli bambini.
Immagino che molti lo avranno letto: c'è un saggio bellissimo, che io amo molto, di Silvana De Mari, proprio sul fantasy e su quello che di reale c'è nelle fiabe, la vera paura, i veri orrori della storia (i bambini venivano veramente abbandonati o mangiati), e le paure più o meno inconsce dell'infanzia. Il saggio è "Il drago come realtà".
Quindi, giusto per capire, da quanto ha scritto Ecly io ho capito niente genere Fedro o Esopo, che hanno scritto favole. La commissione che valuterà per l'ammissione, relativamente al genere, farà quindi una precisa separazione fra i due generi, che normalmente vengono distinti, oppure accetterà contaminazioni? Anche Pinocchio mi sembra che venga considerato una sorta di lunga favola.
|
|
.
.
