Luky e la luna

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    Scrivano supremo

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    La casa di Luky sorgeva in mezzo alla campagna ai margini di un antico boschetto di aceri.
    Era un edificio moderno a due piani in legno e vetro, protetto da eventuali sguardi indiscreti con siepi alte quasi due metri. I suoi abitanti erano una tranquilla famigliola di lupi-mannari: l’architetto, sua moglie e il piccolo Luky, appunto, un bambino di circa quattro anni.
    Una notte d’estate il padre scese in cucina; porte e finestre erano oscurate da pesanti tende in modo da escludere completamente la luminosità del plenilunio. Poiché non riusciva a dormire, voleva bere un bicchiere d’acqua. Fu così che scorse il figlioletto in piedi davanti al frigorifero aperto. In mano teneva un grosso oggetto rotondo che, a prima vista, poteva essere una forma di cacio, ma un po’più brillante. Osservandola si vedeva che le piccole dita del bimbo l’avevano deformata con una presa convulsa, quasi temesse di lasciarsela scappare.
    “Cos’è?” gli chiese il genitore con tono infastidito.
    “Non vedi? Sono riuscito ad acchiapparla!” dichiarò il bimbo soddisfatto, mentre gli occhi gli si illuminavano di bagliori giallastri. Ma poiché suo padre continuava a fissarlo perplesso, proseguì:
    “è la luna! Mamma mi ha spiegato che è molto pericolosa.”
    L’architetto si lasciò sfuggire un sorriso incerto, ma poi annuì, convinto dalla serietà sul volto del figlio. Dunque sua moglie gli aveva fatto il discorsetto. Quel momento era stato rimandato fin troppo. Ricordava ancora le parole della propria madre quasi sessant’anni prima:
    “Alla luce della luna i morti escono dalle tombe; le donne giovani in particolare con provocanti sudari bianchi. Quella stessa sfera sfacciata e maligna ci costringe a rotolarci dietro i fienili ululando, così al mattino ci ritroviamo pieni di pulci. E gli umani ci deridono da secoli per questa debolezza.”
    Da quanto tempo Luky teneva la sua luna tra le mani? La “cosa” aveva cominciato a trasudare un liquido giallino che gocciolava sul pavimento.
    “Che ne dici di poggiarla nell’acquaio? Se vede questo pasticcio, mamma si arrabbierà.”
    “Papà, dobbiamo ammazzarla.” Rispose il piccolo con grande convinzione. “Se ora la lascio andare, cercherà di tornare in cielo, proprio come il palloncino della fiera. Ricordi? Sale e sale, dritta, finché non tornerà al sicuro. Di lassù ci tormenterà e mi farà fare cose che agli altri bambini non piacciono. Mamma ha detto che se non faccio attenzione, non avrò mai degli amici.”
    Il signor Cerri afferrò una sedia e si sedette di fronte al suo bimbo.
    Adesso i loro occhi erano quasi alla stessa altezza e tra le labbra esangui poteva scorgere le sue piccole e candide zanne.
    “Che cosa pensi di fare, allora?” gli chiese, forzandosi di non ridere.
    “Possiamo colorarla.”
    “Scusa? Vuoi che prendiamo i tuoi pastelli?”
    “Ti ricordi quando è venuto a trovarci lo zio Devis e hai fatto le bistecche?”
    “Certo sul barbeque. Ti sei divertito a rosicchiare tutte quelle ossa, vero?”
    “Hai bruciato un sasso nero che mi sporcava tutte le mani.”
    “Certo. Il carbone.”
    “Ho fatto un disegno sul muro della cucina e la mamma si è arrabbiata perché non va più via.”
    “Me lo ricordo. La mamma ha ragione, non lo devi usare sulle pareti di casa.”
    “La faremo tutta nera con quello. Per sempre.”
    Una voce femminile si udì provenire dal piano superiore.
    “Mammina ti cerca, cucciolotto, ha trovato la tana vuota. Dai a me la tua luna, me ne occuperò io.”
    “Sei sicuro?”
    “Prometto. Parola di lupetto!”
    Risero insieme. Poi il bimbo gli consegnò la pericolosa preda.

    Neanche un’ora dopo Luky era nel suo lettino con gli occhi spalancati. Si domandava se il cielo fosse ancora vuoto, oppure la perfida nemica avesse ripreso il proprio posto, dopo essersi rinfrescata per bene nel loro frigorifero. Nonostante le promesse fatte alla mamma, non poté resistere alla curiosità e sgattaiolò in giardino dalla porta sul retro. Il vento sollevava le foglie attorno al bidone della spazzatura e i gatti dei dintorni gli soffiarono come loro abitudine, ma della luna non si scorgeva traccia.
    Se anche l’aveva liberata, il papà prima doveva averla imbrattata ben bene di nero carbone come la faccia del ladro nel telefilm che avevano visto insieme qualche sera prima.
    “Urrah!” gridò il bimbo, improvvisando una capriola con straordinaria agilità.
    Poi però fu preso da un dubbio: non poteva darsi che la luna, spaventata dopo il rapimento, si fosse invece nascosta dietro un albero del bosco, o più lontano sulla cima di un monte?
    Avrebbe dovuto aspettare qualche notte e tenere la situazione sotto controllo prima di considerarsi davvero al sicuro.
    Per alcuni giorni di seguito la luna non ricomparve nel cielo, che era invece ingombro di macchie grigiastre come tante pecore in un alpeggio. La gioia di Luky era inimmaginabile, specie perché poteva starsene fuori indisturbato, rotolandosi nelle aiuole e saltando di ramo in ramo insieme a gufi e pipistrelli.
    Purtroppo al quinto giorno la vacanza ebbe termine e una falce pallida di luna ricomparve nell’angolo di cielo proprio al centro della finestra della cucina in cui stava cenando con i suoi genitori. Loro continuarono a mangiare tranquilli, apparentemente indifferenti alla sua delusione.
    Malridotta e slabbrata, ma era riuscita a ripulirsi e riprendere il controllo della sua vita dall’alto. Anzi, a dispetto nelle sere successive divenne sempre un po’più chiara.
    Adesso Luky aveva paura e non provava più a uscire di notte. Se ne stava rintanato con la testa sotto il cuscino temendo di vedere un chiarore qualsiasi e, se si svegliava, subito si tastava la faccia con le mani per controllare se gli fosse spuntato il pelo sulle orecchie.
    Era sicuro che la luna si sarebbe vendicata di lui alla prima occasione. Magari gli avrebbe fatto comparire una lunga coda grigiastra proprio in occasione della festa per il suo compleanno. Sarebbe stato un disastro!
    Invece, dopo il taglio della torta, si contentò di scatenargli un terribile prurito che lo costrinse a rotolarsi sul tappeto del soggiorno, imitato dai suoi amici che però lo trovarono un gioco spassosissimo.
    Soltanto vari anni dopo, infatti, anche Luky avrebbe subito la sua prima trasformazione completa: durante un plenilunio tanto chiaro da illuminare l’intera vallata, e al riparo del fitto boschetto dietro la casa che la sua famiglia possedeva da più di un secolo.

    Edited by B&S - 24/9/2017, 22:50
     
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    Racconto bizzarro.
    E' scritto bene ed è stato una piacevole lettura, ma non capisco se l'intento sia volutamente caricaturale (il fatto che licantropia causi rotolamento nel fieno) o se siano solo espressioni usate per indorare la cosa al bambino.
    Sono un po' confuso.

    Bello ma cercavo qualcosa di più intenso visto il tema.


    EDIT - occhio che nel titolo Luky è scritto in un modo e nel testo in un altro.
     
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    CITAZIONE (Fante Scelto @ 24/9/2017, 22:25) 
    EDIT - occhio che nel titolo Luky è scritto in un modo e nel testo in un altro.

    Errore mio, corretto.

    Grazie Fante ;)
     
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  4. Foglia nel vento
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    Non saprei dire sino a che punto questo racconto si possa definire "Fantasy": l'utilizzo del licantropo (tradizionale figura Horror), lo rende più una parodia di quest'ultimo genere. Del fantasy in senso lato c'è la narrazione, intesa come fiaba. Non essendo stata resa innocua la luna, manca anche la componente magica.
    Si tratta comunque di una lettura leggera e divertente.
     
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  5. caipiroska1
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    Racconto abbastanza particolare da presentare a un contest fantasy..
    Linguaggio semplice quasi da favola, molto lineare senza troppi colpi di scena.
    E poca magia che nel fantasy dovrebbe essere preponderante.
    Non mi convince del tutto.
     
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    Lettura carina, piacevole, però mi da una strana sensazione di incompiuto. Forse sono le tre righe finali, però si avverte una corsa a chiudere il più rapidamente la storia. Peccato, perché come detto non mi era affatto dispiaciuta.
     
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    Lettura piacevole, deliberatamente breve.
    Manca la strategia per occupare un posto sul podio e questo rende più simpatico l'autore.
    C'è chi scrive per vincere e c'è chi scrive per esserci.
    Ti voglio bene, autore.
     
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    L’infodump dell’esordio “Era una tranquilla famiglia di lupi mannari” smorza il piacere della lettura; è una informazione inutile, dovevi lasciare che il lettore se ne accorgesse pian piano da solo. Tono, stile, esposizione rispondono ai canoni della favola che è cosa diversa dal Fantasy.
     
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    Non mi ha convinto.
     
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    A me questo racconto è piaciuto perchè è scritto fantasticamente bene, senza una sbavatura.
    Io di fantasy ne capisco poco ma qualcuno, prima di cominciare, aveva detto: "Il fantasy è un racconto che si snoda in modo normale, ma ha in sè un particolare, un elemento che normale non è". Ergo: un lupo mannaro normale non è e questo dovrebbe essere un fantasy. Chiaramente è soltanto un mio parere e, come tale, lascia il tempo che trova.
    Bravo, Autor.
     
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    Tutti noi abbiamo la fortuna di piacere, come minimo a qualcuno, e così ci consoliamo di non piacere a tutti.
    Comunque ci vuole sempre una seconda lettura per poter apprezzare,
     
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    Ciao Aut-

    La trama zoppica un po', all'inizio sembra che si parli di plenilunio ma la stessa notte diventa un novilunio; solo rileggendo ho capito. Il flashback e il flashforward non sono gestiti benissimo. Inoltre ci dai un'informazione inutile riguardo i morti che escono dalle tombe, che rende il discorso della nonna poco credibile.

    Non credevo fosse possibile scrivere una fiaba fantasy, tu ci sei riuscit@. Questo è il pregio del racconto. Letto e riletto volentieri, al netto delle poche cose che ti ho segnalato mi è piaciuto.
     
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    Tenera fiaba fantasy. Carino il modo in cui tutto viene raccontato dal punto di vista del pensiero di un bambino.
    Ti segnalo qualche sbavatura:
    po’più= po’ più
    “è la luna= È…
    ammazzarla.” Rispose= ammazzarla” rispose
    Certo sul barbeque= Certo, sul…
    Lettura piacevole, credo sarebbe molto apprezzata da dei bambini.
     
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    Sono d'accordo con Arianna: tenera fiaba fantasy.
    Che bello vedere come i bambini siano capaci di risolvere con tanta semplicità problemi che a noi "grandi" sembrano (e spesso purtroppo sono) insormontabili.
    Il finale è forse un pò affrettato ma è un racconto carino.
    un abbraccio a Luky e all'autore :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
     
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    È un racconto che secondo me è un po' lontano dell'essere fantasy, ma è molto carino e ironico. Lupi mannari pulciosi invece che terrificanti. Lucky fa tenerezza come un lupacchiotto.
    Non ho capito neanche io se la notte sia di novilunio o plenilunio.
    Inoltre trovo il discorso della nonna un po' poco credibile. Non so quale nonna direbbe al nipotino: "provocanti sudari bianchi".
    Poi si dice che la casa era moderna (e io ho capito che il padre ne era l'architetto), poi nel finale invece è la casa che la sua famiglia possedeva da più di un secolo.
    Comunque divertente e tenero.
     
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