Giorgio e la strega della luna

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    Scrivano supremo

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    Giorgio cercava un po’ di tranquillità nel bagno, lontano dalla madre. Seduto sul water, osservava la condensa sulla finestra. Le gocce si formavano sul vetro e vi scivolavano adagio, fino a scomparire nel legno dell’infisso nero per la muffa. Sembravano non finire mai. Sembravano lacrime. Dal salotto provenivano i rumori ovattati della televisione accesa e del respiro profondo di sua mamma.
    “Giorgio” la udì borbottare per l’ennesima volta, la voce impastata e lamentosa. “Giorgio, mi senti? Vieni per piacere”.
    “Arrivo, mamma” sospirò il ragazzo. Si alzò e la raggiunse strascicando i piedi.
    Le carni molli e lattiginose della donna, illuminate dalla luce azzurrognola del televisore, occupavano ogni angolo della poltrona. Un braccio enorme solcato da una rete di venuzze le penzolava fuori, verso il telecomando caduto a terra. Un filo di saliva le univa la vestaglia a fiori con la bocca semiaperta. Gli occhi, grigi come la tappezzeria che copriva i muri della piccola stanza, erano persi verso lo schermo acceso.
    “Giorgio,” biascicò “fai il bravo, portami un bicchiere d’acqua e la boccetta di Roipnol che vedi sul tavolo”.
    “Mamma, non starai esagerando con quella medicina? L’hai presa da poco. Sentiti, fai fatica anche a parlare”.
    “Amore, lo sai che sto male. Sono malata. Tu mi devi aiutare”. La voce era al limite del supplichevole.
    Giorgio chinò la testa e prese la medicina dal tavolo, tra i piatti sporchi. Gliela porse, assieme a un bicchiere d’acqua del rubinetto.
    “Hai fatto i compiti? Studia, sei in prima media” farfugliò la donna, appoggiando il bicchiere su un tavolino e svitando a fatica la boccetta del medicinale, senza aprire le palpebre di un millimetro in più dell’indispensabile.
    “In seconda, mamma, sono in seconda, lo sai. Possibile che non te lo ricordi mai?” Disse Giorgio, mentre scuoteva piano la testa. Prese meccanicamente il telefonino dal tavolo e face partire Pokémon Go.
    La donna contava le gocce di Roipnol mentre cadevano nel bicchiere: “…sette, otto, di’ a tuo padre di preparare la cena, dodici, tredici…”.
    “Basta!” Gridò Giorgio. “Non ne posso più. Papà ti ha telefonato prima per dirti che non torna a dormire neanche questa sera. Non è possibile dimenticarsene, come fai tu”. Corse ancora in bagno con il telefonino in mano, sbattendosi alle spalle la porta, facendo cadere un po’ di vernice verde scrostata dal legno.
    “…diciotto, diciannove, venti…” i borbottii della donna penetravano nel suo cervello anche attraverso le porte chiuse.
    Nella penombra del bagno, la luminescenza del gioco sul telefonino illuminava il viso del ragazzo e si rifletteva sulle sue lacrime. Rimase così, fermo, seduto sul water, per qualche minuto.
    Fu scosso dal suono del gioco che segnalava un nuovo Pokémon nelle vicinanze. Gli occhi gli si asciugarono, diventando due fessure sottili, e la bocca gli si raddrizzò, affilandosi come un coltello. Puntò il telefonino verso il pavimento e, nella realtà aumentata dello schermo, vide, tra le piastrelle incrostate del bagno, il Pokémon da catturare. Si concentrò per l’azione. Con un colpo del dito indice lanciò al mostro una caramella virtuale a forma di lampone, per ammansirlo. Con un altro accurato movimento del polpastrello sullo schermo riuscì a catturare l’improbabile bestiola, al primo colpo. Non fece in tempo a tornare a pensare alla madre, che una nuova vibrazione del telefono lo avvisò di un altro avvistamento. Controllò che tipo di Pokémon fosse e si stupì di vederne uno sconosciuto. Puntò il telefono nella direzione indicata e sullo schermo scorse, a fianco al bidè macchiato, il mostriciattolo fittizio. Sembrava un piccolo coniglio, tutto bianco.
    Giorgio si preparò alla cattura, ma il movimento del dito fu interrotto dalla voce dell’esserino: “Giorgio, fermo!” gli disse dal telefonino. “Non mi catturare, abbiamo bisogno di te. Sei bravissimo con Pokémon Go, forse puoi aiutare anche noi. Se vuoi venire da questa parte dello schermo a darci una mano, premi il tasto Yes che vedi comparire ora. Ti prego”. Giorgio non si stupì, probabilmente era un aggiornamento del gioco di cui non era a conoscenza. Schiacciò Yes senza pensarci.
    In un attimo si trovò avvolto in una nube di brillantini. Il bidè, la finestra, le incrostazioni e la puzza del bagno sporco erano scomparsi. Si accorse che stava respirando aria fresca, era all’aperto. Si guardò intorno e vide quello strano coniglio bianco in piedi, con gli occhi rosa, che indossava un antiquato panciotto e che teneva in mano un orologio da tasca. “Chi sei?” gli disse con voce terrorizzata. “Dove siamo? Perché il cielo è verde e le colline sono rosa? È tutto sbagliato qui. Dov’è casa mia? Dov’è mia mamma?”
    “Piano, piano, Giorgio. Stai calmo. Io sono il Bianconiglio e qui siamo nella Terra del Chilosà. Tu hai premuto Yes e hai accettato di venire ad aiutarci. Mangia questa, starai meglio” gli disse il coniglio, porgendogli un oggetto colorato. Giorgio riconobbe la stessa caramella a forma di lampone che virtualmente lui lanciava ai Pokémon nel gioco, per calmarli prima della cattura. “Grazie” rispose, prendendo l’offerta. Appena il dolce gli si sciolse in bocca, un piacevole tepore dalle punte delle dita dei piedi si diffuse in tutto il corpo. Tutto gli sembrò più ragionevole e accettabile. Le ginocchia smisero di tremare e poté guardarsi in giro con la tranquillità chimica provocata dalla caramella.
    Vide intorno a sé tantissimi esseri di tutte le dimensioni e colori. Riconobbe molti dei suoi Pokémon e anche piccole fate con le ali colorate e lunghi abiti. C’erano, poco lontano, un gruppo di mostri tipo Uruck-hai, c’erano Joda e Obi-Wan e altri cavalieri Jedi, un mago con una lunga barba e un bastone bianchi, e un certo numero di elfi e di troll, tutti assieme stravaccati su un prato fucsia. In lontananza, un drago enorme e un unicorno alato giocavano a inseguirsi con Mazinga, sfrecciando tra gli alberi volanti che punteggiavano il cielo verde. Ovunque c’erano tante creature sconosciute, alcune risplendenti, altre orribili. Quasi tutte erano sedute o sdraiate, riverse chi su panchine o sedie, chi per terra, la maggior parte con gli occhi mezzi chiusi. Pochi erano gli edifici e le case, disseminati tra le colline e i prati.
    Non molto lontano, tra gli alberi volanti grandi come dirigibili o piccoli come margherite, risplendeva un castello argenteo adagiato in cima alla collina più alta. A fianco, un grosso edificio grigio, simile a una fabbrica, macchiava il cielo verde con un filo di fumo nero che usciva da un camino.
    “Bianconiglio,” chiese Giorgio “perché sono qui?” Mentre parlava, si accorse di biascicare leggermente e si rese conto che dalla bocca semiaperta gli pendeva un filo di saliva che arrivava fino alla maglietta. Immediatamente si scosse e si pulì.
    “Giorgio, fino a poco tempo fa qui stavamo benissimo. Tutti noi siamo gli esseri che voi umani chiamate di fantasia. In realtà, voi uomini non create mai nulla con i vostri cervellini. Semplicemente, quando vi inventate un’entità o un personaggio che pensate sia originale, evocate qualcuno dalla Terra del Chilosà. Tutto ciò che voi credete di immaginare, già esiste qui. Nel portarci sulla vostra Terra un po’ ci trasfigurate, ma l’essenza non cambia”.
    Giorgio si grattò la testa, mentre a fianco gli passava un uomo in apparenza normale, con indosso un impermeabile, che puntava un selfie stick verso i lampioni, gli idranti e gli oggetti che incontrava. Non lontano, dei nani uscivano cantando da una miniera, passando vicino a un gruppo di orchi e di fate che bevevano del tè con una ragazzina.
    “Poi è comparsa la Strega della Luna” proseguì il Bianconiglio.
    “Chi è la Strega della Luna?”
    “È un essere malvagio, che si nutre dei nostri ricordi. Guarda”. Il coniglio indicò una persona poco lontano. Era un giovane molto basso, con le orecchie leggermente a punta, i capelli ricci, gli occhi grandi, la faccia tonda e gioviale e i piedi scalzi pelosissimi. Era sdraiato su un plaid appoggiato a terra, al dito aveva un grosso anello e in mano un paio di caramelle al lampone.
    “So chi è. È Frodo, lo hobbit!” disse Giorgio. Due topolini minuscoli, di un giallo fosforescente, stavano girando intorno alla testa del mezzuomo. Uno cercava di infilarsi in una sua narice. Frodo cercava di cacciarli, ma evidentemente non aveva abbastanza forze o abbastanza voglia per riuscirci.
    “Quelli sono i topi che ci rubano i ricordi, per portarli alla Strega” disse il Bianconiglio.
    “Facciamo qualcosa allora, mandiamoli via!” rispose Giorgio. Gli occhi ridivennero due fessure affilate e la bocca si raddrizzò in una lama sottile e dritta. Prese dalle mani dell’uomo con l’impermeabile il selfie stick e corse verso i topini. Con un paio di colpi del bastone cacciò le bestioline gialle, compresa quella che si stava infilando nel naso dello hobbit. Restituì lo stick all’uomo, che ringraziò balbettando qualcosa su androidi e mele.
    Frodo si alzò a fatica. “Grazie Giorgio” farfugliò. “Per sdebitarmi posso farti di tatuaggio parlante. Lo vuoi?”
    “Non so, mia mamma non sarebbe contenta… Ma sì, dai!” si autoconvinse. In un attimo il ragazzo si trovò tatuato sul braccio un merlo indiano.
    “È bellissimo! Ma perché parlante?” chiese, guardandosi soddisfatto la novità disegnata sulla pelle.
    Improvvisamente il tatuaggio si mosse e gracchiò: “Buco a levante luna cascante, buco a ponente luna cadente”.
    Il ragazzo si guardò il braccio sgranando gli occhi. “Che impressione!” disse ridacchiando. Il tatuaggio quando parlava gli faceva il solletico. “Cosa vuol dire?”
    Frodo rispose indicando svogliatamente la luna nel cielo.
    Giorgio guardò in alto e vide, tra gli alberi volanti, l’astro splendente. “La luna, che strana, ha un buco in mezzo! Sembra una corona” disse stupito.
    “Certo che è bucata. Qui è fatta così” rispose lo hobbit.
    “E il merlo, cosa voleva dire?”
    “Che ne so? Che il buco è sempre in mezzo alla luna, credo. Se mai ci dovesse essere un altro buco, a levante o a ponente, la luna verrebbe giù, immagino io.”
    “E le stelle? Si muovono nel cielo! Sono bellissime, di tutti i colori. Guarda, cosa stanno scrivendo… «ciao Giorgio». Che carine! E ora si spostano di nuovo… disegnano una… faccina sorridente che fa mi l’occhiolino!”.
    “Basta guardare le stelle, citrullo, quelle più le guardi più gigioneggiano. Non considerarle e smettono”.
    “Ora stanno disegnando un pugno con il dito medio alzato, credo sia per te”.
    Lo hobbit rispose con una rumorosa scoreggia. Poi, rivolgendosi alle stelle: “Voi, ritornate tutte al vostro posto!”
    Giorgio vide le stella multicolori tornare a distribuirsi nel cielo. Rivolse di nuovo lo sguardo verso il mezzuomo. “Tu puoi comandare le stelle?” gli chiese stupito.
    “Sì”, rispose Frodo, “è un mio potere. Insieme a quello di riuscire a fare, in un attimo, tatuaggi parlanti sul braccio dei curiosoni”. Poi si mise in bocca una delle caramelle al lampone che teneva in mano e ripiombò intontito a terra.
    Il Bianconiglio riprese il discorso: “Giorgio, tu ci devi aiutare a sconfiggere la Strega, noi da soli non ci riusciamo. Ci abbiamo provato, ma non abbiamo abbastanza forze. Tu sei così bravo a Pokémon Go, tu ci puoi aiutare”.
    “Io non so da che parte iniziare. E ho anche un po’ paura, se devo dirla tutta”.
    “Tieni, mangia una caramella al lampone, ti farà bene” rispose il coniglio.
    “Non le voglio le caramelle” disse Giorgio bloccando con una mano l’offerta del coniglio.
    “Ma sono utili. Ti fanno stare meglio e ti permettono di sopportare le brutture della vita”.
    “Non vedi come vi conciano? Siete tutti storditi per colpa di queste caramelle. Io le uso per calmare i Pokémon, ma voi state esagerando”.
    “Senza caramelle non sopporteremmo che la Strega ci rubi i ricordi” rispose il Bianconiglio accalorandosi, “non possiamo più vivere senza”.
    “Ma non avete capito? È grazie a queste caramelle che la Strega vi ha in suo potere e vi saccheggia il cervello. Vi inebetiscono al punto che non avete neanche più la forza per reagire. Dovete ribellarvi”. Il pensiero andò a sua madre, stordita dal medicinale e sempre più smemorata.
    Giorgio guardò Frodo ancora sdraiato per terra e con la bocca aperta, poi rialzò gli occhi verso il Bianconiglio “Ma da dove vengono ‘ste caramelle?” chiese.
    “Sono prodotte in quella fabbrica, quella da cui esce il fumo,” disse l’animaletto bianco indicando con una zampa l’edificio grigio in cima alla collina più alta “a fianco al Castello argenteo della Strega.”
    “E di cosa sono fatte?”
    “Si dice con il grasso dei topini gialli mischiato con i resti dei nostri ricordi digeriti dalla Strega”.
    Un boato interruppe il discorso. La testa di un robot gigante era caduta poco lontano e rotolava, seguita da un nugolo di topini gialli, mentre un veicolo volante era atterrato a fianco.
    “Miwa lanciami i componenti!” urlò la testa di robot.
    “Hiroshi, mi dispiace. Non so più come si faccia” rispose una ragazza dal velivolo, con la voce distorta al panico. “È stata la Strega, mi ha rubato questo ricordo”.
    I topi erano quasi sopra la testona. “Se non mi lanci i componenti subito, ruberanno i ricordi anche a me, maledizione!”
    Giorgio guardava la scena e per un attimo rimase di sasso. Poi il viso gli si illuminò. “Io so come fare!” disse, e si e mise a correre verso il velivolo. “Ho visto il cartone di Jeeg un sacco di volte”. Gridò: “Miwa, fammi entrare nel Big Shooter, ci penso io!”
    Uno sportello del velivolo si aprì ed egli poté entrare. All’interno si sedette al posto di comando, prese la cloche cromata e premette un pulsante. Immediatamente il velivolo lanciò i vari pezzi del robot, busto, gambe e braccia, che si riunirono alla testa. Una volta ricomposto, Jeeg Robot si mise in piedi e facilmente schiacciò i topini.
    Giorgio uscì dal velivolo e Jeeg gli si avvicinò. “Grazie Giorgio,” gli disse “hai salvato i miei ricordi. Dimmi come posso ricambiare”.
    “Ciao Jeeg! Adesso ci penso, ma prima dimmi, com’è che conosci il mio nome? E come fa a conoscerlo anche Frodo?”
    Rispose il Bianconiglio, che intanto era sopraggiunto insieme allo hobbit, ridestato dalla confusione. “Qui tutti ti conosciamo. Sei la nostra speranza di salvezza contro la Strega”.
    “Jeeg” chiese solennemente il ragazzo, “vuoi venire con me a combattere la Strega della Luna?”
    “Certo!” rispose il robottone.
    Gli occhi di Giorgio divennero due fessure sottili e la bocca una linea dritta, come un coltello affilato. “Va bene ragazzi, con la forza di Jeeg al nostro fianco batteremo facilmente questa Strega. Andiamo al Castello argentato e mostriamole chi siamo!” disse, alzando un braccio e indicando il cielo con un dito. Il gesto era quello di un generale che impugna una spada e lancia all’attacco un reggimento di soldati a cavallo.
    “Io mi faccio un po’ di queste, per vincere la paura. Ne ho un gran bisogno” disse Jeeg robot d’acciaio mangiando, in un sol boccone, una gran manciata di caramelle al lampone, subito imitato da Miwa. Immediatamente il robottone rallentò i movimenti e la testona gli si piegò di lato, come se fosse stata troppo pesante.
    “No...” affermò sconsolato Giorgio, portandosi le mani al viso “Non vinceremo mai se non la fate finita con questa roba”.
    In quell’istante, tutta la Terra del Chilosà piombò in un silenzio innaturale e tetro. Nel cielo, alberi volanti, insetti e mostri smisero di muoversi. Il paesaggio fu rischiarato da una luminescenza livida e gelata, i colori persero la loro intensità. Tutti gli esseri della Terra del Chilosà, mentre trattenevano il respiro, furono percorsi, nel medesimo istante, da un brivido gelido.
    Nel cielo apparve una gigantesca e spetrale figura di donna, con i lineamenti di una dea della bellezza e l’espressione del più malvagio dei demoni. L’immane presenza aprì la bocca e una profonda voce femminile risuonò ovunque. “Io sono Pegāna, la Strega della Luna e mi auto-proclamo ora Regina della Terra del Chilosà. Mi sono nutrita dei vostri ricordi, vi ho resi dipendenti dalle caramelle al lampone. Sono diventata sempre più forte, e voi sempre più deboli. Ora sono pronta a soggiogarvi tutti per sempre!”
    Gli abitanti della Terra del Chilosà emisero all’unisono un lamento terrorizzato. Si erano tutti seduti, c’era chi si era preso la testa tra le mani e chi aveva iniziato a singhiozzare.
    Giorgio si alzò. Gonfiò il petto, puntò un dito verso la strega mentre un refolo di vento gli scompigliava i capelli sul viso. “Non finché ci sono qui io”, le urlò. “Con l’aiuto dei miei amici ti batterò e riporterò la pace su questa terra.”
    La Strega lo guardò, strizzando leggermente i suoi occhi di ghiaccio, come per mettere a fuoco qualcosa di molto piccolo. Un ghigno le distorse l’enorme viso. “E questo sarebbe il vostro salvatore?” disse, scoppiando in una tuonante risata. “Ma io ora ti stritolo”. Pegāna la Strega prese un raggio di luna e ne fece una corda luminescente con cui legò stretti insieme Giorgio, il Bianconiglio, Frodo, Jeeg e Miwa. Iniziò a stringere.
    Giorgio gridò al robot d’acciaio: “Jeeg, spara il raggio protonico verso la Strega. Subito!”
    Jeeg aprì mezzo occhio e dall’ombelico fece partire un raggio nero e rosso verso la figura nel cielo. Un’altra risata profonda scosse tutta la Terra del Chilosà, mentre la Strega deviava con il palmo di una enorme mano il raggio del robot, bruciacchiando degli alberi volanti. “Niente mi può sconfiggere! Io sono Pegāna, la Strega della Luna, Regina della Terra del Chilosà! La luna nel cielo è la mia corona e le stelle colorate il mio mantello. Solo se la luna cadesse io perderei ogni potere ed energia, ma nessuno potrà mai tirare giù il magnifico astro che mi ha generato!”
    La corda luminosa stringeva sempre di più e Giorgio chinò la testa. “Non abbiamo più speranze” disse. “Mi dispiace, amici, ho fallito. È la fine”. E chiuse gli occhi.
    Improvvisamente ebbe un prurito sul braccio e sentì il merlo tatuato gracchiare: “Buco a levante luna cascante, buco a ponente luna cadente”. Il ragazzo sollevò improvvisamente la testa. “Ripeti, merlo!”. Il merlo indiano ripeté, con il tono spazientito di chi deve dire a un bambino, per la terza, volta una cosa ovvia: “Buco a levante luna cascante, buco a ponente luna cadente”.
    “Ma certo!” Urlò Giorgio. Gli occhi gli divennero affilati come lame e la bocca sottile e dritta come un coltello. “Jeeg, punta il tuo raggio protonico verso la luna. Falle un altro buco!”
    Il Robot d’acciaio sparò il suo raggio ombelicale nella direzione della luna. La Strega spettrale nel cielo emise un tonante gemito e cercò di allungarsi verso il raggio per deviarlo. Ma era troppo tardi. L’energia protonica colpì l’algido astro e un altro buco si formò nella parte verso ponente del corpo celeste.
    “Buco a ponente, luna cadente” mormorò soddisfatto Giorgio.
    L’astro incominciò a precipitare e l’enorme figura femminile nel cielo iniziò a disfarsi, come una nuvola nel vento. La corda che avvolgeva Giorgio e i suoi amici si sfaldò e il gruppo poté tornare a respirare.
    Il castello argentato tremò e cadde, e da esso partirono innumerevoli topini gialli, riportando agli abitanti della Terra del Chilosà i ricordi rubati.
    Ma per Giorgio questo non era ancora sufficiente. Si rivolse a Frodo: “Di’ alle stelle di accompagnare la caduta della luna e di farla precipitare sulla fabbrica grigia in cima alla collina, dove sono prodotte le caramelle”.
    Frodo esitò. Guardò prima il ragazzo, poi il cielo. Pensò per qualche secondo. Infine si decise. “Avete sentito?” Disse alle stelle. “Fate quello che Giorgio ha chiesto”.
    Le stelle colorate formarono una specie di scivolo siderale per la luna. L’astro fu spinto esattamente sulla fabbrica, che fu così distrutta in un nugolo di faville rosso lampone.
    Gli abitanti della terra del Chilosà, alla vista della disintegrazione della fonte delle caramelle, emisero all’unisono un lamento. Si guardavano intorno con lo sguardo smarrito. Qualcuno già iniziava già a star male per il pensiero dell’astinenza. Qualcun altro cominciò a dire: “È stato Giorgio”.
    Il Bianconiglio, in mezzo a tutta la confusione, portò il ragazzo in un angolo nascosto e lo guardò negli occhi. “Grazie” gli disse. “Ci hai salvato.”
    “Sicuro che tutti siano contenti?” Rispose Giorgio guardando gli abitanti della Terra del Chilosà che vagavano con lo sguardo perso e quasi in preda al panico. “Ho paura che qualcuno mi odierà per aver distrutto la fabbrica di caramelle.”
    “Per un po’ soffriremo per la mancanza dei nostri dolci al lampone, ma appena l’astinenza sarà passata capiremo che si sta molto meglio senza.”
    “E io cosa faccio?”
    “Tu puoi restare qui se vuoi. Ti aiuterò a nasconderti. Poi, quando le crisi d’astinenza saranno terminate e avremo reimparato a vivere liberi, non più storditi e soggiogati, tu potrai uscire e sarai trattato per sempre come un eroe”.
    “E se invece volessi tornare nel mio mondo?” rispose Giorgio.
    “Quella è la porta”, rispose il Bianconiglio indicando un piccolo uscio di legno verniciato di verde.
    Giorgio si avvicinò. Guardò nel buco della serratura e vide sua mamma illuminata dalla luce tremolante e azzurrognola del televisore acceso. Aveva un bicchiere d’acqua in una mano e la boccetta di Roipnol nell’altra. Un filo di saliva le dondolava dalla bocca mentre contava le gocce cadere nel bicchiere.
    Il ragazzo si girò verso la bestiola e gli fece un sorriso, “Grazie Bianconiglio, salutami tutti”, disse. “Mi sa che ho un’altra missione da compiere nel mio mondo”. Tornò a girarsi verso la porta. “Ho imparato che i mostri si possono sconfiggere”.
    Gli occhi gli divennero sottili come lame e la bocca dritta come un coltello affilato. Impugnò la maniglia, aprì la porta e tornò a casa.
     
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    Teropode assennato

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    Sono combattuto, perché il lato "reale" della storia è bello e profondo, quello "fantasy" un po' troppo pacioccoso.
    L'idea mi è piaciuta molto, speravo in qualcosa di più uniforme nello sviluppo (più profondità meno pacioccosità).

    Scritto bene a parte qualche punto nel quale ci sono ripetizioni e qualche incongruenza, ma nulla di grave.
     
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    Piaciuto molto, racconto superiore alla media. Ci preoccupiamo se è pacioccoso solo se dimentichiamo che è un fantasy.
    Ti abbraccio.
     
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  4. Foglia nel vento
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    Anche in questo racconto l'atmosfera è "favoleggiante" ma poco "fantasy": non basta citare un po' di personaggi tipici dell'High per renderlo tale.
    Mi verrebbe da ascriverlo al sottogenere "slipstream", se non fosse che del genere "Fantasy-manga" non ho mai sentito parlare.
    Bella invece la parte che esula dal gioco per parlare di dipendenza: la vera morale sta lì.
     
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    Primo fantasy che ho letto finora, a mio modesto avviso.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Autor, la morale è molto bella e l'hai affrontata bene, ma mi è sembrata più una favola che un racconto fantasy.
    Non sono esperta nel genere per cui potrei dire una stupidaggine, ma quella è l'impressione che ne ho avuto: il fatto che il protagonista sia un adolescente, e i personaggi come il bianconiglio e la fata me l'hanno fatto etichettare come Favola.
    Comunque la storia c'è ed è ben costruita. Plausibile il ragazzino che, con il coraggio dell'età, si sente in grado di affrontare qualsiasi mostro incontri.
    Buona prova.
     
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    Penna furiosa

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    Caro autore, hai mescolato molti ingredienti. Dal pokemon, alla terra dei chilosà, hobbit, robot, il cartone di Jeey… tuttavia sei stato abile nell’intreccio, evitando il rischio di trasformare il racconto in una maionese impazzita. Piaciuto
     
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    Penna furiosa

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    Ben scritto, chiaro, scorrevole, corretto. Ti segnalo solo questa piccola imprecisione nei dialoghi:
    ricordi mai?” Disse Giorgio= ricordi mai?” disse Giorgio
    venti…” i borbottii= venti” I borbottii
    Certo, il Bianconiglio fa pensare a una fiaba, però poi a me la sua spiegazione fa venire in mente “La storia infinita” e il Regno di Fantàsia, e in quel caso siamo certamente nel fantasy. Anche Giorgio mi ricorda tanto Bastiano, che sfugge da una realtà per lui insopportabile, ma poi trova in Fantàsia il modo di guarirla. Forse la resa un po’ “infantileggiante” di tutto quello che avviene nella mente di Giorgio è voluta, proprio perché si tratta della mente di un ragazzino.
    A me questo racconto è piaciuto.
     
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    Penna furiosa

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    A me nel complesso questo racconto è piaciuto, l'ho letto volentieri, e ho apprezzato il messaggio contro le dipendenze di qualunque tipo che indeboliscono il fisico e soprattutto lo spirito. Ho trovato leggermente ardito l'accostamento di personaggi di fantasia classici come il Bianconiglio a quelli più moderni come i robot giapponesi o i personaggi di Star Wars. Una sola cosa mi ha dato fastidio(per così dire), e cioè quando la strega spiffera che l'unico modo per sconfiggerla è far cadere la luna. Perché i cattivi quasi sempre devono fare la parte dei sempliciotti? Secondo me potevi anche omettere la dichiarazione, col merlo ci avevi comunque già dato un indizio.
     
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    Su chef

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    La prima parte è una piccola perla, il personaggio della madre è reso perfettamente e l'atmosfera che si respira durante la lettura è opprimente. Poi tutto cambia, compreso il registro di scrittura, e il racconto diventa infantile e scontato. Un fantasy per ragazzi? Un'Alice moderna che invece di cadere in una tana passa attraverso lo schermo di un cellulare? Nelle intenzioni sicuramente, ma non mi ha convinto. Resta un messaggio da condividere e un'ottima scrittura, poco altro.
     
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    Dio della penna

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    Io che non amo il genere, mi sono subito sentita a mio agio nella magnifica prima parte il cui senso viene reso chiaro in seguito. Questo entusiasmo iniziale mi ha ben predisposta verso la parte fantasy che generalmente fatico a digerire e sulla quale non sono adatta ad esprimere un giudizio qualificato.Il cuore del racconto è il discorso dipendenza e quindi contiene, oltre alla fantasia, un messaggio positivo.
    Mi sento molto in linea con lo stile di questo autore e pertanto, per me finora, è ai primi posti della mia classifica.
     
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  12. ZEUSI
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    Fantasia all'ennesima potenza con qualche contrasto tra piani di lettura, che tiene il lettore sul filo. Buona anche l'architettura del racconto.
     
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    Scrivano supremo

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    Gli irriducibili
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    Ciao Aut-

    Ci sono alcuni errori di ortografia (spetrale) qualche doppio segno di punteggiatura al termine del discorso diretto.

    Ho notato la captatio benevolentiae nei miei confronti: c'è un personaggio che vaga nel tuo universo con un selfie stick e blatera di androidi e mele morsicate. Charles Middleton ringrazia. Anch'io.

    C'è un cambio di registro narrativo molto evidente tra il mondo reale di Giorgio e la Terra del Chilosà. I primi capoversi secondo me sono un capolavoro! La madre è caratterizzata benissimo, l'ho vista proprio lì dove l'hai messa tu.

    Mi sembra invece troppo giocoso il resto del racconto. Ma mi sa che il cambio di registro è intenzionale. Tutto sommato è piacevole da leggere, forse avresti potuto giocare di più con l'humor nero per dare l'impressione di qualcosa che va più in profondità di quanto sembri.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao autore,
    che fantasia frizzante che hai!!!
    Sei riuscito a mettere insieme tanti personaggi diversi senza risultare eccessivo, rendendo questo regno della fantasia bello e interessante.
    Tra la prima parte e il resto del racconto c'è un'innegabile cambio di registro che sottolinea perfettamente la diversità dei due luoghi: la dura e cruda realtà e la gioiosa e colorata fantasia.
    Racconto che trova un suo perché nell'età di Giorgio: a quell'età le fughe dalla realtà sono all'ordine del giorno!

    " Qualcuno già iniziava già a star male..." ti segnalo un già di troppo che sicuramente ti è sfuggito.

    Bella la morale, da condividere.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao autore,
    mi è piaciuta un sacco la ripetizione, credo volontaria, della frase: "Gli occhi di Giorgio divennero due fessure sottili e la bocca una linea dritta, come un coltello affilato".
    Mi ha ricordato le scene dei cartoni animati dove il protagonista assume quella tipica espressione prima di entrare in azione e sventare i piani del nemico :lol:
    Bella la morale del racconto anche se vedere Frodo e Jeeg robot in crisi di astinenza mi ha un pò inquietata...
    In generale ho trovato la storia originale e divertente e ti faccio i complimenti per la fantasia.
     
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24 replies since 21/9/2017, 19:47   511 views
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