La capitana

dalcapa

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Dio della penna

    Group
    Il vagabondo
    Posts
    14,769
    Me gusta
    +887
    Location
    mamma

    Status
    Offline
    Capitana o mia Capitana!
    Sì, sono la Capitana, la capitana di questa splendida nave, la Fortuna. No, non l’ho scelto io il nome, ma da sempre l’ho considerato come un segno, un segno premonitore, un segno del destino, questa nave è mia, è la mia vita, è la mia Fortuna. Fortuna è una nave da crociera.
    Siamo nell’anno domina 2089, sì, 2089 anni dalla nascita di nostra signora Cleopatra. Siamo in partenza da Uaset, da qui si vedono i templi di Luxor e Karnak. Sono splendidi, bellissimi e alle ospiti della crociera, prima di partire, offriamo un primo giro turistico per gustarsi le meraviglie del luogo. È il nostro aperitivo. Luxor, Karnak, la valle dei Templi, la valle delle Regine. Questa è una delle crociere più richieste, forse la più famosa. Una volta partiti da Uaset ci si dirige verso la foce del Nilo e da lì si prende il largo nel Mar Bianco di Mezzo in direzione delle coste della Sicilia, dell’Etruria e di quelle Ispaniche. Offriamo un viaggio indimenticabile, ricco di bellezze naturali, storiche e archeologiche. Dopo l’aperitivo offriamo portate prelibate, degne delle più grandi regine, degne di Cleopatra e di tutta la sua discendenza, ma la nostra fama, in confidenza, non è solo merito di aperitivo, primo e secondo, la nostra fama è soprattutto dovuta al dolce.
    Fortuna conta 1027 membri di equipaggio. Tutte molto professionali, ottimi elementi. Sì, certo, ci sono anche alcuni prepuzi con i loro due neuroni che vagano nel vuoto del cervello, ma loro, per lo più, sono adibiti al servizio in sala e nelle camere e poi, come ovvio, a soddisfare i desideri delle nostre ospiti, ma la verità è che è proprio per uno di loro che la mia nave Fortuna è diventata famosa: “il Silvio”! Il migliore, l’unico. Il dolce.
    Silvio è un prepuzio di quasi 83 anni. È nato nel 2006 D.C. Non è che sia bello in modo particolare. È basso di statura, un po’ pelato, occhi piccoli e labbra sottili, ma è quello che sa fare che lo ha reso famoso. Sa cantare, suonare, ballare, raccontare barzellette, per lo più sconce, le inventa lui, ma soprattutto è un amante infaticabile. Si calcola che circa la metà dell’umanità discenda da lui, almeno l’80 % solo in Egitto. Io lo adoro. Per un certo periodo ho cercato di tenerlo tutto per me, il mio toy-prep personale, ma poi ho dovuto cedere agli affari. È il nostro pezzo da novanta. La stragrande maggioranza delle nostre ospiti prenota la crociera solo per lui. La stragrande maggioranza delle nostre ospiti, finita la crociera, scende dalla nave gravida, e quelle che non lo sono, beh, di sicuro non è per colpa sua.
    Ogni sera a cena, dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, mi siedo a tavola, nel salone principale, con almeno una trentina di commensali scelte da me fra le 3470 viaggiatrici. È il momento clou della serata, fanno a botte per poter essere invitate. A volte facciamo una specie di lotteria, una riffa, e alcune ospiti comprano anche cento, duecento biglietti pur di avere maggiori probabilità di essere estratte. Al termine della cena arriva lui, “il Silvio”, il dolce, su un vassoio d’argento, depositato al centro del tavolo, completamente nudo.
    Applauso di tutta la sala.
    Tutte le sere.
    Per prima tocca a me, ce lo passiamo l’una con l’altra e lo baciamo, sulla punta del membro, e lui, lui si lascia fare, sorridente. È il nostro Priapo, è lui, il figlio della leggendaria Afrodite. Lo adoro, è il mio cucciolo. Poi lo facciamo girare come fosse una bottiglia e quando si ferma, lì dove il membro indica, la notte è sua, tutta la notte con lui.
    Siamo partite da Uaset i primi giorni della stagione dell’Akhet, i giorni durante i quali all’orizzonte compare la stella di Sirio. È la stagione dell’inondazione, la stagione delle piene, una delle stagioni più belle per navigare. Le acque invadono i campi, i contadini li irrigano, e durante la navigazione si può godere della potenza e dell’immensità del fiume. Anche le altre due stagioni sono belle, quella del Peret, quando le acque cominciano a ritirarsi e i campi vengono arati e seminati, e quella del Shemu, della siccità, il periodo della mietitura e del raccolto, con i campi che si colorano di verde e di oro, ma io preferisco la piena, la potenza del fiume, della natura, io preferisco “il Silvio”.
    Siamo quasi arrivate alla foce del Nilo, pochi giorni di navigazione, ed ecco, l’imprevisto.
    Dovremmo fare scalo ad Al-Qahira, ma non ci danno il permesso. Ci dicono che c’è un virus e che è meglio che ci manteniamo a distanza dal porto, al centro del fiume.
    Rimaniamo ferme per due giorni, aspettando notizie, ma niente. A bordo il clima rimane sereno, Silvio racconta barzellette, canta, suona e balla. Le nostre ospiti non sembrano preoccupate, si divertono. Da terra nessuna novità. Insieme con il mio gruppo di strette collaboratrici decidiamo di ripartire. Si va verso Siracusa. Cerco di avere informazioni più precise su quello che sta succedendo ad Al-Qahira, ma i collegamenti sembrano interrotti.
    Dopo pochi giorni siamo in vista delle coste sicule, ma anche qua non ci lasciano avvicinare. Tramite le luci di segnalazione ci comunicano che la situazione a terra è grave e ci chiedono se a bordo abbiamo casi di passeggere con il virus. Ma di che Virus stanno parlando? Noi non ne sappiamo niente. Ci rispondono che, boh, è un virus. Dalla risposta capisco che stiamo comunicando con un prepuzio. Chiedo di poter essere messa in contatto con la funzionaria del porto. È malata. La sua vice? Non sta bene! Qualcun'altra che non sia un prepuzio? Tutte indisposte.
    Chiedo: viveri? In realtà ne abbiamo a sufficienza, ma in questo modo spero di poter parlare con qualcuno e avere informazioni dirette. Ci rispondono, no grazie, abbiamo appena finito di mangiare, siamo a posto. Maledetti prepuzi!
    Ripartiamo. Le nostre ospiti cominciano a essere nervose, Silvio comincia a ripetersi con le barzellette e il suo repertorio musicale è quasi finito. Tutte ci chiedono cosa sta succedendo, ma non sappiamo cosa rispondere, così cerchiamo di prendere tempo. Andiamo verso l’Etruria. Veniamo avvicinate da due motovedette. Ci sparano. Con il binocolo vedo che alla guida ci sono dei prepuzi. Macchecazzo sta succedendo? Ci allontaniamo. Gettiamo l’ancora vicino all’isola di Nuraghia. Cerchiamo di fare il punto della situazione, ma è difficile trarre delle conclusioni senza comunicazioni da terra.
    Dopo tre giorni che siamo alla fonda veniamo avvicinate da un piccolo vascello. A bordo sono in quattro, non sono prepuzi. Sono vestite come astronaute. Ci chiedono di salire a bordo e di essere messe in quarantena. Cazzo.
    Incomincio davvero a preoccuparmi. E se fosse una trappola? Facciamo una breve riunione e alla fine decidiamo di far preparare una cabina sul ponte di comando apposta per loro e le facciamo salire. Finalmente potremo sapere cosa sta succedendo.
    E veniamo a saperlo.
    Un virus, un terribile virus piovuto dal cielo. Colpisce tutti, indistintamente. Fa gonfiare i neuroni nel cervello fino a farlo implodere. I prepuzi non subiscono particolari danni, i loro due neuroni, gonfiandosi, hanno comunque tutto lo spazio che vogliono, anzi, ingrandendosi tendono a stabilizzarsi, ma per noi, che di neuroni ne abbiamo miliardi, l’effetto è devastante. Le nostre migliori menti, le grandi scienziate, filosofe, scrittrici, artiste, le migliori matematiche, architette, le nostre migliori porno dive, tutte impazzite, tutte ridotte a un livello mentale addirittura inferiore a quello dei prepuzi. Il contagio è stato talmente veloce che non c’è stato nemmeno il tempo per approntare una cura. È la fine. Il creatore, quel maledetto, ce l’ha fatta. Aveva fatto altri tentativi nei secoli, altre epidemie, cataclismi naturali, invasioni di cavallette, ma ogni volta, noi, eravamo sempre un passo avanti a lui. Trasformavamo i suoi stupidi tentativi in opportunità. I cataclismi li abbiamo controllati, fatti diventare energia e attrazioni turistiche, le epidemie contrastate, e le cavallette, ma avete idea di quante ricette si possono inventare con le cavallette. Sono diventate uno degli ingredienti più apprezzati a livello internazionale.
    Il creatore non può competere con la nostra intelligenza, creatività, con il nostro amore per la vita, ma questa volta ci ha fregate e le scienziate sono impazzite prima ancora di trovare una cura.
    Chiediamo alle nuove ospiti se hanno avuto notizie dalle altre regioni, ma le ultime comunicazioni che sono riuscite ad intercettare sono: no, grazie, abbiamo appena finito di mangiare e siamo a posto. Prepuzi deficienti.
    Decidiamo di ripartire verso le coste ispaniche, magari lì il virus non è ancora arrivato. Ci portiamo a rimorchio il vascello delle quattro nuove ospiti.
    Silvio ci racconta la barzelletta del membro dell’asino, è la decima volta in cinque giorni. Mi scuso con le passeggere, è vecchio, perdonatelo, ma se con le barzellette sta facendo cilecca, il nostro Priapo continua a non perdere un colpo a letto.
    Una sera manometto il giro della trottola dopo che ce lo siamo passate sul tavolo. Il suo membro si ferma proprio sotto il mio naso. Lo carezzo, lo bacio, passiamo tutta la notte insieme, scarico la tensione. Non so come faccia, sembra che il dolore durante l’eiaculazione gli porti ancor maggiore godimento. Una psicologa che lo aveva visitato anni fa aveva ipotizzato una malformazione alla base del cervello, io credo che la malformazione ce l’abbia alla base dell’uccello. Lui dice che è nato per questo, che questa è la sua missione. Lo bacio. Grazie mio cucciolo.
    Arriviamo in vista delle coste ispaniche, ci sparano con i cannoni, coglioni! Prepuzi. Ci segnalano con le luci che hanno appena finito di mangiare e che sono a posto.
    Lasciamo che arrivi la notte.
    Comunichiamo con le luci di segnalazione che attaccheremo il faro a mezzanotte. Mentre i prepuzi organizzano la difesa del faro, con il vascello attracchiamo poche centinaia di metri più in là, vicino ai magazzini del porto, e li svuotiamo di tutti i viveri e del carburante. I prepuzi non si accorgono di niente. Idioti.
    Alle tre di notte ci comunicano che siamo proprio delle stupidine e che non si fanno questi scherzi. Rispondiamo che no, grazie, abbiamo appena finito di mangiare e siamo a posto, e poi ripartiamo brindando con del buon vino ispanico e un buon piatto di paella per ogni ospite della crociera.
    Dobbiamo decidere dove andare. Tutto quello che sta succedendo è davvero assurdo. A questo punto non c’è più nessun porto che possa considerarsi sicuro.
    Do l’ordine al timoniere di dirigere la nave verso lo stretto di Gibilterra. Il silenzio cala nella plancia.
    - Capitana, nessuna è mai andata oltre le due grandi Poppe di Cleopatra.
    Le Poppe di Cleopatra è il nome che è stato dato ai due promontori ai lati dello stretto, il promontorio di Calpe, sulla sponda Ispanica, e quello di Abila, in Mauritania.
    Al di là delle Poppe il mondo conosciuto finisce. Nessuno si è mai arrischiato oltre. Le leggende parlano di mostri marini, di enormi gorghi che risucchiano le navi, di cascate gigantesche che finiscono nel nulla, ma non abbiamo scelta, il Mar Bianco di Mezzo è ormai diventato una trappola, andiamo oltre.
    Mi rivolgo alle mie più strette collaboratrici:
    - Se nessuna è mai andata oltre è solo perché non ce n’è mai stato bisogno, il mondo, la natura, sono stati sempre benevoli con noi tutte, abbiamo vissuto in pace e armonia con gli elementi, ma ora quel mondo non esiste più, e qualsiasi cosa ci aspetti oltre le Poppe non sarà certo peggio di ciò che ci lasciamo dietro.
    Mentre facevo questo discorso ho chiesto a Silvio di cantare e suonare in sottofondo un pezzo epico, che stampasse nei cuori e nella memoria di tutte l’unicità di quel momento.
    - Noi oggi stiamo facendo la storia.
    E Silvio, sul sottofondo, cantava e suonava Carusica.
    Te voglio bene assaje
    Ma tanto tanto bene sai
    È una catena ormai
    Che scioglie il sangue dint' 'e 'vvene sai…

    Anche io ti voglio bene, Silvio.
    Oltrepassiamo le Poppe
    e non succede niente.
    Siamo in mare aperto, niente più all’orizzonte, né davanti né dietro, navighiamo a vista.
    Il nervosismo nell’equipaggio sale.
    Anche i pochi prepuzi di servizio sono stanchi, vengono poco considerati, le mance scarseggiano, nessuno li vuole fra i piedi. Uno di loro, che faceva servizio in camera, pensando di far colpo su una passeggera, ha raccontato la barzelletta dell’asino. È stato gettato in mare e la barzelletta messa al bando.
    Viaggiamo a velocità ridotta nel timore di incontrare qualche ostacolo, un gorgo gigante o le famose cateratte, ma niente.
    Sono ormai passati sette giorni di navigazione e all’orizzonte ancora niente.
    Le passeggere sono sempre più stanche e nemmeno il karaoke sembra avere effetto sull’umore. Chiedo a Silvio di inventarsi qualcosa, mi chiede se conosco la barzelletta dell’asino, gli do un pugno, ma poi subito dopo lo bacio.
    - Scusami Silvio, sono nervosa.
    Gli tiro giù i pantaloni e gli monto sopra. Facciamo l’amore, fuori, sul ponte di comando, lui mi gira, mi mette alla pecorina, aumenta il ritmo dei colpi, sempre più veloce, dio come gli voglio bene, sono già al terzo orgasmo, sono esausta, quando finalmente lo sento gridare, penso, ecco, ha raggiunto anche lui l’orgasmo, ma poi il grido si ripete, continuo, quasi meccanico:
    - Terra
    - Terraa
    - Terraaa
    - Terraaaaa…
    Tutte escono dalla plancia, le passeggere dalle cabine, io sono lì, nuda, il membro di Silvio infilzato nel culo, ma niente, nessuna ci fa caso, tutte guardano verso l’orizzonte.
    - TERRAAAAAAAA!!!
    Ho il quarto orgasmo.
    - Silvio!
    Lui mi guarda, i piccoli occhi spalancati:
    - Mi consenta, Capitana, ma credo proprio di aver visto terra!
    Scoppio in una risata, lo bacio.
    Do l’ordine di avvicinarci alla costa. Niente motovedette, niente cannonate.
    Caliamo l’ancora e aspettiamo un giorno alla fonda, poi ci decidiamo.
    Mettiamo in mare le scialuppe e ci avviciniamo alla riva, in lontananza intravediamo del movimento e quando tocchiamo terra ci viene incontro un gruppo formato da prepuzi e altre creature identiche a noi. Non sembrano malate. Qui il virus non è arrivato. Ci accolgono con delle corone di fiori e piatti ricchi di pietanze. Ci rifocilliamo.
    Cominciamo a comunicare. La lingua che parlano non è molto differente dalla nostra. Chiediamo loro dove ci troviamo, loro si guardano e ridono.
    - Che nome ha questa terra?
    Ridono ancora.
    - Non abbiamo mai sentito il bisogno di dare un nome alla terra che abitiamo.
    Decido che la chiameremo Priaperica, in onore di Silvio che per prima l’ha avvistata. Loro ridono, ancora.
    - Potete chiamarla come volete, ma la terra sarà sempre terra.
    Poi ci chiedono da dove veniamo e che cosa è successo.
    Raccontiamo loro del primo prepuzio e della prima creatura intelligente, quella da cui tutte noi discendiamo, poi raccontiamo di Maria, di Cleopatra, del mondo da cui veniamo, e poi di quello stupido creatore e della sua ultima vendetta, il Virus.
    Loro ci ascoltano con gli occhi spalancati. A questo punto chiedo a loro:
    - Come mai da voi non è arrivato il virus?
    Sorridono.
    - Perché da noi non c’è il creatore, ma la creatrice, la sua ex moglie. Ha rubato gli stampi al marito e ci ha riprodotte e riprodotti tali e quali a voi, e poi, poi ci ha spiegato come fare a non far soffrire i prepuzi quando eiaculano, ecco, guardate, basta fare un taglietto qui, alla base del glande.
    Prendono in mano il membro di Silvio e gli fanno una piccola incisione.
    - Si chiama circoncisione.
    Sono confusa.
    - Scusate, ma quanti neuroni hanno i vostri prepuzi nella testa?
    - Due, ma riescono a farli funzionare bene, e con loro viviamo d’amore e d’accordo. Siamo sereni.
    È incredibile.
    Decidiamo di fermarci.
    Torniamo sulla nave per portarci via giusto il necessario e poi decidiamo di affondarla.
    Non torneremo mai più indietro.
    Ora vivo insieme a Silvio.
    Lui ha costruito una casa in legno, vicino alla spiaggia. Se la cava bene con l’edilizia.
    Sta pensando di costruire un intero quartiere in grande stile, per tutte le passeggere della nave, passa intere giornate a disegnare il progetto.
    Lo amo.
    Facciamo l’amore tutte le notti.
     
    .
  2.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Dio della penna

    Group
    Il vagabondo
    Posts
    14,769
    Me gusta
    +887
    Location
    mamma

    Status
    Offline
    mah, non so che dire.
    chiaro, lo stile è il tuo, forse anche l'argomento, ma il metodo in cui ne parli mi lascia perplesso.
    boh, mi da l'impressione di uno sfogo a livello sessuale, da primo chakra puro, un kundalini concentrato.
    nulla da eccepire sulle descrizioni, ben fatte.
    lo stesso dicasi della stesura e dell'esposizione.
    è il contenuto che mi lascia perplesso.
    mi sa che devo lasciarlo riposare e poi rileggerlo
    sì, farò così.
     
    .
  3.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna stilografica

    Group
    Member
    Posts
    819
    Me gusta
    +111

    Status
    Offline
    La tua storia del presente è l'esatto anello che ci voleva col passato. Finalmente poi si scopre anche l'origine della circoncisione e il tuo mantenimento della fama del Silvio coincide perfettamente con il mio più profondo desiderio di essere come lui.Ti avevo dato un cinque nel tuo passato ma hai un avversario formidabile in Bar Abbas.Vedrò che fare! Già sento i miei due neuroni iniziare un giro di ruota col criceto. Ottimo comunque.
     
    .
  4.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Scrivano supremo

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    3,712
    Me gusta
    +485
    Location
    Polesine

    Status
    Offline
    Ciao Dalcapa.

    Non amo le ripetizioni, te lo scrivo ogni volta e mi dispiace. Anche in questo racconto le trovo pesanti e poco legate alla narrazione. Nelle prime 56 parole (sì, sono andato a contarle): 4 capitana, 3 fortuna, 3 segno e 3 nave.

    Fino a "la notte è sua, tutta la notte con lui", ripetizioni a parte, il racconto scorre. C'è molta spiegazione ma sembra mitigata dal fatto che "il Silvio" sia un unicum e non ci siano analoghi su altre navi da crociera. Poi però parte lo spiegone sulle stagioni e la mia attenzione vacilla.

    Salvo la storia ma sinceramente taglierei tanto. Alcune spiegazioni sono ben amalgamate ma altre sono messe lì, ci metto tra le prime il viaggio della Fortuna nel Mar Bianco di mezzo, alleggerito dal Silvio che perde la verve artistica, tra le seconde il finale che resta memorabile come idea ma non come resa.

    Segnalo un Virus maiuscolo senza apparente motivo e un % staccato da 80.

    Grazie e alla prossima.
     
    .
  5.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna furiosa

    Group
    Member
    Posts
    1,178
    Me gusta
    +190

    Status
    Anonymous
    Ciao Dalcapa,sarà che avevo tante aspettative dopo la tua prima prova piena di sarcasmo e di trovate geniali, ma questa lettura mi ha un pò deluso. Dal punto di vista grammaticale e della forma non ho nulla da dirti, sai scrivere bene e lo sappiamo tutti. Non so, a sensazione non mi sembra uno dei tuoi soliti lavori, come se tu non ti sia divertito a scriverlo come successo in altre occasioni: poi mi dirai se ho indovinato oppure no. La storia sembra essere poco fluida, nel senso che da l'idea di non essere scaturita fuori di getto, come se tu abbia dovuto procedere a segmenti, provare per più strade prima di riuscire ad assemblare tutto in un corpo unico. Ecco, mi è venuto fuori il termine giusto, mi sembra una storia forzata. Tu sei uno capace di rendere credibili e verosimili anche le storie più folli e bizzarre, ma qui faccio un pò di fatica a seguirti in modo totale.
     
    .
  6.     +1   Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Scrivano

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    2,653
    Me gusta
    +429

    Status
    Offline
    Ciao Dalca. Cos’è? Non è che poi mi freghi con la moltiplicazione dei neuroni dei Prepuzi? Ti vuoi mettere anche tu a fare miracoli? Attento che ti tengo d’occhio, non vorrei ritrovarmi in un futuro a dover leggere di femmine costrette a partorire con dolore e prepuzi a godere come ricci facendo l’amore...
    Tu scrivi talmente bene che rendi piacevole ogni lettura. Vero è che questa storia è un po’ sottotono rispetto al capolavoro (per me lo è) che hai realizzato nel primo step. Hai servito per primo il piatto più sapido e la seconda portata, pur buona, risulta meno saporita.
    Certo che in fondo in fondo Voi prepuzi un po’ lo invidiate quel Silvio lì... ma la Capitana doveva essere proprio “alla fame”! 🌸

    Edited by Petunia - 6/5/2020, 09:03
     
    .
  7.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna suprema

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    6,941
    Me gusta
    +659

    Status
    Offline
    Sembra uno dei tuoi soliti racconti acuti e divertenti, ma non lo è.
    Trasporti le immagini del buon ottantatreenne a cento all'ora.
    Con molta serietà.
    Cioè, non ti ho mai visto così serio.
    Quelle vicende hanno coinvolto, nemmeno tanto tempo fa, un'intera nazione.
    Ma nessuno si è sognato mai di scoperchiare la pentola.
    Se qualcuno ci provava, arrivava subito il coperchio di emergenza, e una flotta di cretini
    pronti a sostenerlo.
    Lui, a distanza di tempo, sembra non essersi accorto della sua stupidità fanciullesca.
    Sta ancora lì, tra segretarie pettorute e lecconi infaticabili a farsi soffiare soldi.
    A raccontare la barzelletta dell'asino, dieci volte almeno.
     
    .
  8.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna d'oca

    Group
    Member
    Posts
    343
    Me gusta
    +63

    Status
    Offline
    Confesso che il primo non l'avevo apprezzato, ma questo... è affascinante, totalmente surreale, intrigante e soprattutto divertente. Si sente, leggendo che ti sei divertito tu pure a scriverlo e a inventare una sorta di nuova Odissea al femminile (ma perché non la sviluppi l'idea, senza l'incubo delle ventimila?) con passaggio di porto in porto e di avventura in avventura.
    Le donne che governano il mondo e i due neuroni che fanno da schiavi, anche del sesso. Con le donne arrapate questa volta (ma quando mai). La scoperta della Priaperica a causa del Virus, il dolce Silvio, che ricorda il dolce dito di Norman Mailer, e via discorrendo.

    Mi sono divertito, a rileggerti.
     
    .
  9.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna suprema

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    6,941
    Me gusta
    +659

    Status
    Offline
    Una delle amanti di Pif gli dice - Sembri sempre un ragazzino, sei attratto da tutto e da niente -.
    Lui è morto, e torna sulla terra per uno scampolo di tempo.
    Non c'entra nulla questo film con il tuo racconto. Ma è bizzarro e triste come quello.
    Pif si attacca alla bottiglia di minerale. Pif gioca con il cibo.
    La figlia lo rimprovera.
    Ecco la chiave del tuo racconto. Hai subito rimproveri.
    E ora fai finta di essere triste.
    E non lo dici a nessuno.
    Che lo sei davvero.
    La musica è quella dei Righeira.
    L'estate sta finendo.
    E il resto del film non te lo racconto.
    Hai fatto diventare triste, pure me.

    Edited by tommasino2 - 16/5/2020, 08:22
     
    .
  10.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna stilografica

    Group
    Member
    Posts
    606
    Me gusta
    +75
    Location
    Firenze

    Status
    Offline
    Il tono è lo stesso, scanzonato, irriverente e goliardico come nel primo step. Inoltre è scritto, come al solito, molto bene per cui la lettura è scorrevole e piacevole. Purtroppo ho fatto il primo incontro con la goliardia nel 1968 e per quei tempi mi parve nettamente superata dalle nuove idee che avanzavano. Sarà per questo che non ho trovato molto interesse nel tono del racconto che ho percepito, suo malgrado, piuttosto maschilista nonostante l'apparente iperfemminismo. Anche sull'utilizzo del povero Silvio, di cui ho sempre pensato tutto il male possibile finché non ho visto di peggio, direi che è stato fin troppo sfruttato in tutte le salse e la satira ha un senso se il potente di turno è in auge e non al crepuscolo. Nonostante queste perplessità alcuni spunti sono geniali e sono sicuro, per tutto quello che ho letto dei tuoi scritti precedenti, che avresti potuto fare molto meglio. Penso che tutto sia dovuto alle premesse un po' vincolanti del primo episodio, soprattutto nel tono del racconto, un tono molto difficile da mantenere elevato a lungo (Ops! inconsapevolmente mi faccio trascinare sui riferimenti "prepuziani"!).
     
    .
  11.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna d'oca

    Group
    Member
    Posts
    390
    Me gusta
    +21
    Location
    Biella

    Status
    Offline
    Ciao Dalcapa.

    Quanta frescura nel racconto che ci proponi. Mi è venuta la ridarola ( termine utilizzato dalle mie parti per dire una risata continua e contagiosa ) che è rimasta comunqu fedele al racconto. Ovvero..goliardico si, ma anche di “ricordo” a ciò che è stato nemmeno poi cosi tanto tempo fa, in quelle immagine che seppur ucronizzate, ben mi hanno fatto ricordare il periodo reale.

    Una scrittura impeccabile, di refusi nemmeno a cercarli con la lente di ingrandomento . Fluido e piacevole da inizio alla fine. Gustoso aggiungerei, non come il primo step, ma per usare una definizione culinaria, il “secondo piatto” di un pasto è detto anche piatto forte. Non credo che debba spiegare cosa voglia dire.

    Accattivante e surreale si, forse un po' sotto ciò che avevi fatto al primo step ma se uno non lo avesse letto e prendesse solo questo in esame, non potrebbe che dirti bravo.

    Quindi, bravo. Ottimo racconto
     
    .
  12.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna furiosa

    Group
    Member
    Posts
    1,495
    Me gusta
    +286

    Status
    Offline
    Ciao Dalcapa,
    la domanda sorgeva spontanea e intricante: come sarebbe continuato un racconto che stravolgeva secoli di storia e condensarlo in una manciata d'anni?
    Semplice, cambiando prospettiva e portando l'attenzione su un unico episodio.
    Mi piace questa ucronia fantasiosa, scoppiettante e carica di frecciatine anche se, a mio personalissimo parere, la scelta obbligata di descrivere una situazione ben precisa sconvolge un pò gl'intenti, li frena, come se il racconto ristagnasse un pò, discostandosi dalla struttura che stava alla base del racconto precedente.
    Nel past tutto rotolava via in maniera naturale, si seguiva un "copione" conosciuto e le freddure e le battute si chiamavano le une con le altre, tutto con una rocambolesca freschezza narrativa che mi ha fatto più volte sorridere, dove si percepiva nel sottobosco del racconto un barlume di rivalsa femminile, una storia alternativa e parallela che dava a noi donne una nuova "dignità" storica, mooolto interessante.
    Nel present si smorza un pò questa volontà di cambiare le cose: cioè, tutto cambia, ma è come se non cambiasse niente. Le donne sulla Fortuna, ingrassate da millenni di superiorità sui prepuzi, si crogiolano nella loro situazione, risultando un pò anonime.
    Fanno le donne come gli uomini fanno gli uomini.
    Quindi nessuna rivalsa… Ecco, questo è l'aspetto di questo racconto che mi ha entusiasmato di meno, lasciando dietro di se uno strano sapore.
    Meno male che da qualche parte c'è una creatrice che sicuramente ha trovato il modo giusto per sistemare le cose!

    Achillu ti riporto quello che ho letto (per caso!) in questi giorni: il Sistema Internazionale di unità di misura e la norma internazionale ISO 31-0 prescrivono l'utilizzo di uno spazio tra il numero e il segno di percentuale.
     
    .
  13.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna stilografica

    Group
    Gli irriducibili
    Posts
    886
    Me gusta
    +103

    Status
    Offline
    Si sente la mano capace di un autore esperto e abile. Tantissime le idee originali e comiche. Il Silvio, anche se demodé, mi ha fatto tanto ridere.
    Quello che manca secondo me è un po' il ritmo. Mi dispiace andare a toccare una qualità che distingueva i tuoi scritti precedenti rendendoli di altissimo pregio. Qui il ritmo è un po' irregolare, spesso cala nelle parti descrittive e l'inizio così raccontato non è scoppiettante come tuo solito.
    Dunque bello, mi è piaciuto molto, ma per me non è outstanding come altri tuoi pezzi.
     
    .
  14.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Penna furiosa

    Group
    Member
    Posts
    1,383
    Me gusta
    +227
    Location
    Branzack

    Status
    Anonymous
    Un piccolo refuso c'è:

    CITAZIONE
    in onore di Silvio che per prima l’ha avvistata.

    primo

    Ma non parlerai mica di quel Silvio li?

    Mi sono trovato perfettamente a mio agio leggendo il racconto nel senso che l'ho trovato in linea con il precedente in quanto a continuazione. Come nel past, anche qui viene fuori tutta l'irriverenza, l'ironia "seria" che si esprime nel tuo stile che ben conosciamo. Forse, ma non ne sono sicuro, questa volta è l'ucronia che è rimasta un po' in ombra, mentre nel passato le basi storiche erano più solide ancorché tu le abbia completamente scardinate. Tieni sempre conto che io sono un prepuzio quindi limitato per natura.

    Bello il titolo: oggi va di moda, la ministra, la sindaca, la dottora (🤔), la capitana...

    Ottimo lavoro, ancora una volta!
     
    .
  15.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Su chef

    Group
    Member
    Posts
    1,585
    Me gusta
    +228
    Location
    Sardegna

    Status
    Offline
    Ciao Dalcapa, da buon ultimo commentatore non so cosa poter aggiungere. Magari sul racconto poco, è vero, alla fine è un'opera brillante e ottimamente scritta, ma questo era prevedibile, visto che difficilmente toppi. Anzi, non lo fai mai. Ho invece un'impressione personale, magari sbaglio, ci dirai. Secondo me hai sofferto un po' i recinti narrativi dentro cui sei stato costretto a muoverti, recinti che tu stesso hai eretto nel precedente step. Si legge insomma che non sei andato a briglia sciolta come fai sempre. Altro fattore che secondo me ti ha un po' penalizzato è stata la perdita del significante del primo step. La satira religiosa, il dissacrare il sacro, diciamo, qua lo perdi, a parte un accenno nel finale. Questo racconto è più una satira sociale, ma il risultato è quello che ha evidenziato Caipi, le donne si comportano come si comporterebbero gli uomini. Il racconto è dunque divertente, ma perde lo spessore che aveva il primo step, che oltre che divertente aveva tutto un retropensiero vincente.
    Adesso sono curioso però di vedere se riuscirai a tirar fuori anche il prossimo capitolo della saga, un compito al limite dell'impossibile, ma sono sicuro che ci sarà da divertirsi.
     
    .
16 replies since 2/5/2020, 16:18   245 views
  Share  
.