Clausura

Una religiosa in difficoltà con la preghiera per gravi fatti che la distraggono.

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    CLAUSURA
    di Marcello Rizza

    La madre stessa non poteva scorgerla quando andava a trovarla al monastero, tra loro c’era una grata fisica e una severa scelta di vita. Soffriva, non capiva perché dopo averla concepita, nutrita, allevata non potesse più guardarla in volto, indagarne lo sguardo, nemmeno più ne ricordava chiaramente le sembianze. Si era rassegnata, la pensava come imprigionata, non comprendeva la necessità di una vita di clausura. Lei non riuscì mai a convincerla del contrario, che in quel monastero era stata libera e quieta, ormai da anni aveva rinunciato a persuaderla limitandosi ad accarezzarla di parole. Nel convento era stata bene, protetta, le religiose erano la sua famiglia, un formicaio organizzato sul lavoro, la preghiera e il mutuo soccorso. Sempre che in cinque si potesse parlare di formicaio.

    «Ave Maria, piena di grazia il Signore è con te, tu sei… »
    Non riusciva a pregare, non era concentrata. Dopo la disgrazia, riassettando la cella della defunta Madre Superiora, trovò quel portagioie che ogni Suora tiene e non dovrebbe tenere. Conteneva un rosario, alcune fotografie di un mondo alieno, articoli di giornale risalenti a cinquant’anni prima riguardanti il ritrovamento di piccoli resti umani rinvenuti in un pozzo, un rossetto, un antico fermaglio in osso e una lettera che prontamente distrusse, di scandali ce n’erano già a sufficienza e quanto vi era scritto non spostava di una virgola l’essenziale: la Madre Superiora era una santa. Che fosse stata anche una donna erano affari suoi. Trovò anche alcuni effetti appartenuti alle consorelle in fase di ammissione nell’ordine monastico e il documento d’identità di Sorella Maria. Ricordò quando, poco più che una bambina appena uscita dal tunnel della droga e della prostituzione, venne presentata alla comunità da Suor Celestina. Per tutti Silvia Bacigalupo fu Sorella Maria, tutti le vollero bene da subito, anche Mela abbaiava felice quando lei curava la serra, da quella scura e grassa terra cavava splendidi fiori, saporiti ortaggi arrivavano nella tavola delle consorelle. Mela le era sempre attorno, scodinzolando di felicità, facendo suonare quel discreto campanellino che Suor Caterina gli aveva messo sul collarino. Si pensò all’imperscrutabile disegno del Signore quando sparì e non si sentì più quel garbato tintinnio, quel festoso abbaiare. Sorella Maria in refettorio, durante la colazione e dopo che ebbe letto un passo del Vangelo, pianse la scomparsa di Mela, ricordando la parabola dell’uomo ricco, del povero Lazzaro e di quel cane che per pietà leccava le piaghe dell’indigente.

    «Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta… »
    Una stretta al cuore, un dolore mai così provato non potevano aiutare la concentrazione. Come aveva fatto il demonio a insinuarsi nel loro convento, nascosto sotto le vesti delle monache a guardarle l’anima e il sesso, ormai un tutt’uno destinato al Santo Sposo? Rabbrividì. I suoi genitali senza il peso dell’anima erano un fastidio, un imbarazzo, qualcosa d’impuro in un corpo asciutto di 48 chili. La sessualità, la più facile rinuncia della sua vita. Sapeva che se non fosse diventata suora non sarebbe mai stata vista in compagnia di un uomo. Conosceva la sua inclinazione, per questo il sesso era un imbarazzo, la più facile rinuncia della sua vita.

    «Ave Maria, piena di grazia… »
    Non era più clausura. Giornalisti sudati, nervosi, morbosi con videocamere e fallici microfoni stettero come avvoltoi davanti al convento. I Carabinieri calpestarono i luoghi sacri, insozzarono la cappella monastica del 1600 con polverine per cercare impronte digitali, fecero domande e domande e domande, la toccarono e toccarono e toccarono, la guardarono dritto negli occhi che nemmeno a sua madre era permesso, le era stato vietato, la guardarono dritto negli occhi.
    Trovò lei il corpo, uno scenario agghiacciante. Era stata denudata e composta ai piedi dell’enorme crocefisso della cappella del convento. Le erano stati cavati gli occhi, li avrebbe ritrovati dove non avrebbe mai pensato. Si vergognò del suo pensiero, non l’aveva mai vista coi capelli sciolti, Suor Celestina era bellissima con quel suo carnato diafano, era bellissima nuda.

    «Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta tra le donne e benedetto… »
    Non si era accorta del sangue che usciva dall’orecchio della Madre, come poteva accorgersene quando il volto della morte la indagava con orbite vuote, accusandola di vederla denudata e disarmata? L’aveva saputo da quel magistrato, almeno quella era una donna e non la toccava. L’aveva interrogata, non si riusciva a ricostruire tutto di quello strano omicidio, chiedeva a lei. Non aveva idea di quale arma fosse stata usata da Sorella Maria per trapassarle il cervello, quell’oggetto non era mai stato trovato. Armi, sangue, il demonio sotto la veste monacale, troppo dopo una quiete di 38 anni nel monastero, uscita dal convento solo in occasione del voto referendario sul divorzio e sull’aborto, così esposta solo per obbedienza al Vescovo, che il divorzio e l’aborto mai l’avrebbero riguardata.

    «Signore, aiutami, soccorrimi, sto crollando. Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome… »
    Fu un disastro anche quando decise, come Sorella più anziana, di ridistribuire i compiti alle consorelle. Suor Caterina si sarebbe occupata dell’orto. Quando questa, nel mentre che zappava l’orto lasciato orfano da Sorella Maria, proruppe in un urlo angoscioso, stava recitando il rosario nel chiostro vicino. Corse subito a soccorrerla. La trovò svenuta, la vanga a terra. Vicino alle gardenie e alle peonie la terra smossa aveva liberato ossa di uccellini e roditori, ostie, fiocchi in tessuto rosso, un crocefisso a cui mancava la testa di Gesù, due occhi umani, azzurri e opachi, che cominciavano a decomporsi, la carcassa di un cane con ancora il collare col campanellino.

    Edited by Digitoergosum - 18/11/2020, 17:44
     
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    Lo leggerò domani con calma.
    Il vaccino antinfluenzale mi ha distrutto.
    Non voglio scorrerlo con velocità notarile, merita attenzione.
     
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    CITAZIONE (tommasino2 @ 20/11/2020, 21:04) 
    Lo leggerò domani con calma.
    Il vaccino antinfluenzale mi ha distrutto.
    Non voglio scorrerlo con velocità notarile, merita attenzione.

    Quel vaccino lo faccio domani mattina. Mi preoccupi. :risata.GIF:
     
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    Penna suprema

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    Dicono che sia necessario

    Dicono che sia necessario
    Ma io, che non sono normale, dopo averlo fatto sono andato a correre, senza nemmeno mangiare qualcosa. Era uscito un sole invitante.
    E adesso sono stanchino, come dice Gump.
     
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    Ciao Marcello.
    Una lettura davvero intrigante, un registro narrativo ben condotto che riesce a creare un senso di aspettativa e di suspense notevoli.
    Trovo un po' criptico il finale, dove i ruoli si perdono e non si comprende chi ha fatto cosa e se esista un perché.
    In un racconto così breve forse qualche dettaglio in più lo darei per aiutare il lettore a districarsi nel mistero.
    Ele
     
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    CITAZIONE (B&S @ 22/11/2020, 11:15) 
    Ciao Marcello.
    Una lettura davvero intrigante, un registro narrativo ben condotto che riesce a creare un senso di aspettativa e di suspense notevoli.
    Trovo un po' criptico il finale, dove i ruoli si perdono e non si comprende chi ha fatto cosa e se esista un perché.
    In un racconto così breve forse qualche dettaglio in più lo darei per aiutare il lettore a districarsi nel mistero.
    Ele

    Ciao B&S. Proverò a rileggermi ma sinceramente è scritto chiaro chi è l'assassino. Chi si occupava dell'orto era la suora omicida, quando chi l'ha sostituita ha scoperto cosa lei nascondeva nella terra dell'orto è emerso che l'omicidio non era casuale. Le verdure e gli ortaggi erano saporiti anche perché erano grasse dei resti animali che lei uccideva e sotterrava, compreso il cagnolino Mela. E' evidente che suor Maria, con un passato di prostituzione e tossicodipendenza, sia in qualche modo "malata". Ma forse tutto questo è chiaro solo nella mia testa. Per il fatto che sia criptico sono d'accordo con te, ciò è dovuto al fatto che è un estratto di un racconto molto, molto più lungo che a mio parere comunque regge anche da solo ma che collegato al resto della storia che qui non ho messo avrebbe ben altra valenza e significato.
    Grazie per avermi letto, commentato e consigliato.
     
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    Cerco di fare ordine: l'incipit è un colloquio tra una suora di clausura e sua madre. Poi ritroviamo questa suora a riassettare la cella della defunta (assassinata) Madre Superiora. Suor Celestina è l'artefice dell'entrata in convento di Suor Maria. A lei si affezionano tutte le consorelle e anche il cane Mela.

    Suor Maria ha un passato da prostituta, per cui il sesso è una delle rinunce più facili una volta presi i voti.

    Suor Celestina è la madre superiora dunque, assassinata e "composta" (strano dirlo di un corpo ucciso, vittima di violenza) vicino all'altare con gli occhi cavati.

    Ritorna la voce narrante, ovvero la suora senza nome. E' avvenuto un terribile delitto (uno di tanti?) e questa suora diventa la più anziana. Suor Caterina scopre gli orrori perpetrati da Suor Maria lavorando l'orto al posto suo.

    Orbene, dico subito che, a differenza de "Le vie del Signore", in questo racconto il pathos c'è. D'accordo l'ambiente religioso, d'accordo la religione, entrambe scelte dell'autore, ma il finale è troppo criptico per me. O meglio, è una cripticità che prelude a una continuazione, come l'autore stesso precisa in risposta ad alcuni commenti. Concludendo la lettura mi sono detto: ok, e dunque?

    Tecnicamente il racconto è scritto in modo corretto. L'utilizzo di qualche dialogo è consigliabile, spezzerebbe l'effetto narrazione cronachistica dei fatti e delle emozioni dei personaggi.

    Comunque una piacevole lettura.
     
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