All'incrocio dei mondi

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    Penna furiosa

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    All’incrocio dei mondi




    – Vedo che lei non capisce la situazione. Cominciamo da capo.
    No, io la situazione la capisco benissimo, e non ho nessuna voglia di ricominciare. Né voglia né forza. Non stramazzo a terra solo perché alla sedia mi hanno legato stretto, ma non riesco quasi più a tenere su la testa.
    – Le andrebbe un po’ d’acqua? – offre l’uomo accennando alla brocca fresca e lontana.
    Certo che la desidero, l’acqua, e lui sa quanto.
    – Allora parliamo, e dopo potrà bere. Hotel “All’incrocio dei mondi”. L’altro è durato meno di lei, ma ha fatto questo nome. Non che ne avessimo bisogno, in realtà. Dalle intercettazioni abbiamo ormai capito quasi tutto. Una tecnologia potente, in mano a pochi eversivi.
    Non ridergli in faccia. Non ridergli in faccia! Per rimanere serio mi obbligo a concentrarmi sui miei lividi e sul sangue. Nemmeno la prima volta che sono capitato all’Hotel “All’incrocio dei mondi” ero in ottime condizioni, in effetti. Il momento prima ero sdraiato nel vicolo, quello subito dopo ero sprofondato in una poltrona della luminosa hall dell’hotel.
    – Buongiorno. In cosa posso esserle utile? – aveva chiesto gentile il concierge, dallo sguardo giovane e antico insieme.
    Mi ero guardato stralunato attorno per qualche istante, poi: – Spiegazioni?
    – Lei si trova all’Hotel “All’incrocio dei mondi”. Come dice il nome, un hotel all’intersezione dei diversi mondi, o dimensioni, se preferisce – aveva illustrato con naturalezza il concierge.
    – Non capisco… Come posso essere qui?
    – Non mi chieda dettagli tecnici, non le direbbero niente. Sappia solo che per arrivare è necessaria una particolare configurazione di desiderio, necessità ed energia. Una combinazione del tutto unica per ogni ospite. Lei aveva per caso bisogno di una pausa?
    – Sì, decisamente avevo bisogno di una pausa.
    – Ora, quindi, in cosa posso esserle utile? Riposo, certamente, e… un medico, forse? – aveva suggerito con aria serenamente sollecita, osservando il mio sangue gocciolare sul folto tappeto.
    Avevo avuto un medico, cibo e riposo, notti serene affondato in morbidi piumoni, giornate di luminoso silenzio.
    – Dove siamo? – avevo chiesto una mattina al concierge.
    – È davvero importante?
    Allora avevo contemplato fuori dalle finestre il luccichio del sole infrangersi sull’acqua e la lieve risacca sulla spiaggia. – No, in effetti no. Rimarrò qui per sempre?
    – Rimarrà finché ne avrà bisogno, oppure finché il suo desiderio di andarsene modificherà in modo irrevocabile l’equilibrio di accesso.
    – Potrò tornare?
    – Dipende. Qualcuno riesce ad arrivare con molta facilità, qualcuno una volta sola. Molti mai.

    Vengo strappato al ricordo dalle urla dell’uomo: – Dove si trova?!
    Sussulto, e il sangue mi batte troppo forte contro le tempie che già mi fanno male. Come posso spiegargli che la sua domanda è assurda?
    – Si rende conto delle applicazioni militari?! La possibilità di portare eserciti interi in nuovi mondi.
    Tossicchio, sputo un po’ di sangue, poi rantolo: – Non ci arriverete.
    Anche a me erano venuti di questi pensieri, un giorno. Il concierge aveva sorriso lieve ai miei timori: – L’hotel si sa difendere. Seleziona da solo i propri ospiti.
    – Oh, sì, invece, ci arriveremo, perché ora lei ci mostrerà la strada.
    Lo fisso. Forse ha ragione, non è una cattiva idea. Non ci vado da molto tempo, e non so se ne sono più capace, ma ora sono davvero molto stanco e malandato. Forse questa volta posso riuscirci.
    Il mio cenno di assenso strappa all’uomo un gemito di esultanza.
    – Ho bisogno di… – mi crolla la testa.
    – Una carta geografica?
    Respiro a fatica: – No… Un libro.
    Una volta ce la facevo anche senza, ma oggi no, sono lontano da troppo tempo. Mi occorre un libro, e deve essere anche quello adatto.
    Nel giro di mezz’ora mi procurano il libro che chiedo. Mi batte il cuore solo a vederlo lì, su quel tavolo, in un luogo di violenza e crudeltà, il luogo più inappropriato che si possa pensare.
    O forse no.
    – È un codice?
    Annuisco lento: – Ora però mi occorre silenzio; è difficile.
    Alla mia richiesta mi slegano perfino le mani. Prendo il libro, lo scorro, trovo i punti giusti.
    Mi lasciano leggere per mezz’ora, poi l’uomo mi strappa il libro di mano.
    – Allora, come ci si arriva?!
    Giuro, pagherei solo per rimanere a vedere la sua faccia, quando fra un secondo la mia sedia rimarrà vuota, ma è ora di andare.
    Alzo gli occhi, che ormai vedono l’hotel oltre lui, e sussurro: – Così.






    Questo è uno dei primi racconti che ho scritto, quando SPS era molto in là da venire, quando ancora non avevo idea che avrei continuato a scrivere racconti, qualcuno dei quali sarebbe anche stato pubblicato, alla fine.
    L'idea della capacità dei creativi/scrittori di viaggiare tra le dimensioni è saltata quindi fuori in me fin dall'inizio, e spesso la ripropongo, tanto da avere l'impressione di diventare ripetitiva. Mi ha colpito che invece sia Molli che Stefia abbiano trovato un'Arianna inedita, nel Flash, così ho pensato di proporre qui il racconto.
     
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    Penna furiosa

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    Cara Arianna, ribadisco quanto sostenuto nel mio commento a "Crepe nei muri" per FLASH: non sembri tu l'autrice di questo racconto. Ovviamente, resta sempre e soltanto la mia impressione.

    Trovo che questo racconto sia sulla stessa lunghezza d'onda di "Crepe nei muri", ovvero un testo che non definirei criptico, ma di ampio respiro, dove ogni lettore, nello spazio chiuso, nella dimensione propria della sua arte, riesce ad attribuirgli un significato del tutto soggettivo. Ed è così che dev'essere secondo me.

    Ho notato che utilizzi sempre il presente, aspetto che a parer mio avvicina ancora di più il lettore al racconto e alla sua ambientazione.

    Ti dico inoltre che mi sembra di aver letto una sorta di incipit, d'introduzione a una storia più lunga che o hai ancora nel cassetto o hai abbandonato definitivamente. In ogni caso, alla penna non si comanda, però mi hai incuriosito circa un possibile prosieguo. M'immagino una specie di spy story in cui un'imprecisata entità governativa da la caccia agli artisti (tutti gli artisti) che raggiungono l'hotel "all'incrocio dei mondi" dove la loro arte si compie e diventa reale. E' evidente che l'hotel vive soltanto nella fantasia degli artisti, poiché si trova in un'altra dimensione. E mica tutti ci possono arrivare.

    In ultimis, io in hotel ci lavoro, quindi non potevo che apprezzare. Nel tuo hotel ci sono soltanto altri servizi, ma la sostanza è quella.

    BUON NATALE!
     
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    Wow, Arianna 2016 Arianna. Devo dire che questo genere ti calza a pennello. Puoi coltivarlo. L’utilzzo del p.i. dona immediatezza alle immagini e le frasi brevi con una punteggiatura corposa, imprimono il giusto ritmo alla lettura.
    CITAZIONE
    Sappia solo che per arrivare è necessaria una particolare configurazione di desiderio, necessità ed energia.

    Questa è una bella intuizione, molto feng shui. Piaciuto!
     
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    Ciao Molli,
    il racconto è nato perché un hotel di Jesolo aveva indetto un concorso con tema "Hotel". In premio c'era un soggiorno, che naturalmente non ho vinto: mi immagino le loro facce, quando hanno letto il mio racconto. Mi ricordo che vinse una storia d'amore o qualcosa di simile.
    Eh, che dire? La mia mente mi porta sempre da una parte, non posso evidentemente farne a meno. Sì, questa tematica è lì, sotto la pelle, ogni tanto affiora: in questo flash, ne "L'inizio della storia", ne "La tessitrice. Accarezzo da tempo l'idea di tirare fuori una storia unitaria, poi non mi decido mai a farlo. Ho raccolto idee, brani sparsi, ma ancora niente di più solido.
    Mi fa piacere che tu e Stefia mi abbiate trovato "inedita", in questo Flash, perché significa che non sono immobile, come spesso invece temo.
    Grazie mille per essere passato a leggere il mio incrocio dei mondi! In realtà, anni fa avevo anche pensato a una sorta di saggio (che naturalmente richiederebbe competenze culturali molto maggiori delle mie) su questa tematica, una sorta di topos narrativo presente in tantissime opere e moltissimo nei fumetti.
    Chissà, magari prima o poi mi ci metterò dietro.
    Grazie ancora! Speriamo di continuare a leggerci.

    CITAZIONE (Petunia @ 24/12/2020, 10:13) 
    Wow, Arianna 2016 Arianna. Devo dire che questo genere ti calza a pennello. Puoi coltivarlo. L’utilzzo del p.i. dona immediatezza alle immagini e le frasi brevi con una punteggiatura corposa, imprimono il giusto ritmo alla lettura.
    CITAZIONE
    Sappia solo che per arrivare è necessaria una particolare configurazione di desiderio, necessità ed energia.

    Questa è una bella intuizione, molto feng shui. Piaciuto!

    Grazie, Petunia!
    Anche io ho la sensazione che il genere onirico-surreale-fantastico (con venature fantasy e distopiche) sia forse da coltivare. Devo decidermi a prendere qualche rotta più decisa.
    So che il racconto l'avevi già letto nella raccolta, per cui doppio grazie per averlo letto di nuovo!
    Questo è uno dei miei preferiti, ma di solito non piace molto o viene considerato un po' incomprensibile. Sono felice invece che sia piaciuto e stato compreso sia da te che da Molli.
     
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    ciao Arianna

    beh, racconto potente,
    forse non di immediata comprensione , ma molto potente.
    se l'hai scritto per partecipare a un concorso
    immagino ci sia stato un limite di battute...

    non so se hai pensato di approfondirlo per estenderlo,
    per me ne vale assolutamente la pena, perché trovo che sia molto originale
    e che abbia grandi potenzialità.

    intanto, Buon Natale
     
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    Penna furiosa

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    Grazie mille, resdei!
    Sì, c'era un limite, ma non ricordo quale fosse. Comunque, in generale, i miei primi racconti (a parte il primissimo) erano tutti molto corti. Ho iniziato a scriverne di più lunghi per Ink, perché c'era il minimo di battute.
    L'ideuzza di cui parlavo sopra con Molli, con cui mi balocco da un po' di tempo, riguarda proprio una storia più lunga che ha come spunto questo racconto.
    Dovrei decidermi, poi trovo sempre cento motivi per rimandare.
    Buon Natale!
    Ti auguro ogni cosa buona che desideri.
     
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    Ehi Arianna, chissà quante volte ho pensato di poter andare all'incrocio dei mondi e forse qualche volta ci sono stata almeno con la fantasia.
    Ho letto il tuo racconto in un soffio e mi è piaciuto molto. sai creare atmosfere che intrigano e catturano.
    Quando cambi registro nella seconda parte ho continuato a seguirti con interesse , un invasione militare all'incrocio dei mondi, roba tosta.
    Inevitabile il finale che a apre a numerose strade.
    :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
     
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    Grazie, Esterella! Sono contenta che questo mio strano racconto ti piaccia.
    Sì, noi che scriviamo, a volte ci arriviamo all'hotel All'incrocio dei mondi, e quando ce la facciamo, viviamo un momento di grazia.
     
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