Dal silenzio (racconto)

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    Penna furiosa

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    Questo è il secondo racconto che ho scritto, alla fine del 2011.
    Ogni tanto lo ripropongo a Natale, perché quella è la storia che salta fuori alla fine, ma in realtà parla delle sensazioni che prova chi perde la propria scrittura.
    Quindi, oggi lo posto qui dedicandolo ad Achillu: come vedi, sei in buona compagnia.



    Dal silenzio



    Siede sul pavimento. Il pavimento è viscido e gelido. Il muro contro la schiena è viscido e gelido. L’aria è gelida e nera. Nero. Tutto nero attorno. Nero, umido e freddo. Rabbrividisce, ma è un brivido solo del corpo. Strano, sentire così tanto fuori e non sentire più niente, dentro.
    Poi, dal silenzio e dall’oscurità, una voce. Aveva dimenticato gli altri, chiusi lì, nel buio.
    – Tu racconti le storie?
    Non risponde. Non importa. È già successo: la voce smetterà, se lui tace.
    – Tu racconti le storie?
    Una volta. Una volta raccontavo le storie. Una volta c’erano storie.
    Nulla, non c’è più nulla. Nessuna storia. Le storie sono tutte scomparse.
    Solo un ricordo lontano. Tutto è lontano. Non riesco più a sentire. Non riesco a stringere, a toccare.
    Il cuore non batte.
    – È tutto nero – si sorprende a mormorare. – Non ci sono più storie.
    – Nemmeno una?
    – È tutto nero. Non ci sono più storie.
    – Aspetta, ho una cosa. – Per un attimo, uno sfrigolio.
    Rimane accecato, sul momento, e quando riesce di nuovo a distinguere, chi ha acceso si è già ritirato in mezzo agli altri, sagome indistinte nella penombra.
    La luce è piccola, minuscola, un mozziconcino di candela, ma morbida e leggera.
    Alleggerisce l’oscurità, almeno fin dove arriva il piccolo cerchio di luce. E lui è al centro del cerchio di luce.
    Nella luce, un battito del cuore. Nel battito, un’immagine.
    Sente.
    Il cuore batte di nuovo. Solo un attimo, ma batte.
    Ha di nuovo una storia nel cuore, e la storia corre nel sangue. Un brivido lo attraversa e i sentimenti scivolano sulle dita.
    Quando solo il buio rimane, quando tutto è freddo, quando il dolore ha frantumato ogni cosa, allora, nel silenzio, una storia.
    Una storia di poco conto, forse, piccola piccola, come la luce, e insieme enorme.
    Le immagini arrivano all’improvviso, a sorpresa.
    Nella fiammella incerta vede un’altra luce, molto più grande, diversa e simile. Nel buio una luce, nel silenzio una promessa.
    – Sì, c’è una storia. Antica. L’avevo quasi dimenticata. Anche lì c’era una luce. La luce era più grande, è vero, ma anche l’oscurità attorno era più profonda. È una storia di luce e di voci nel buio, di qualcuno lontano da casa, di promesse fatte e mantenute.
    Il silenzio attorno a lui ora è diverso: è attesa.
    – Era ormai notte. C’erano un uomo e una donna, sua moglie. No, non una donna, quasi una ragazzina, anche se già donna, perché stava per partorire. L’uomo era preoccupato: erano in viaggio, nessun albergo li aveva accolti e suo figlio stava per nascere sulla strada.
    – Cosa succede dopo? – lo interrompe una voce. – Poi va a finire bene?
    – Dopo ci furono luci e angeli, gioia e speranza, ma abbi pazienza. Però sì – annuisce con un sorriso lieve – sì, tutto va a finire bene.
     
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    Scrivano supremo

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    Bello. Davvero.

    Sai cosa? In quest'anno strano le storie ci sono state, le sentivo, ma non avevo nessuna voglia di ascoltarle. Avrei preferito che se ne andassero da qualcun altro, che le sapesse raccontare meglio di me.
     
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    Penna suprema

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    Si può passare la vita a inseguire un racconto, sempre lo stesso, senza cambiare una virgola.
    Riconoscente, il racconto a ogni rilettura migliorerà la nostra esistenza.
     
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    Soldato semplice

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    Le storie riappaiono sempre, magare vestite di nuovo, migliori o forse semplicemente più amate e sono nostri figli, pezzi di noi che le rincorriamo perchè quando una storia nasce dentro noi ci sentiamo migliori. :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
    brava,.
     
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    Penna furiosa

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    CITAZIONE (Achillu @ 26/12/2020, 17:18) 
    Bello. Davvero.

    Sai cosa? In quest'anno strano le storie ci sono state, le sentivo, ma non avevo nessuna voglia di ascoltarle. Avrei preferito che se ne andassero da qualcun altro, che le sapesse raccontare meglio di me.

    Ma come le puoi raccontare tu, non può farlo nessun altro. Ognuno di noi è unico.

    CITAZIONE (tommasino2 @ 26/12/2020, 20:07) 
    Si può passare la vita a inseguire un racconto, sempre lo stesso, senza cambiare una virgola.
    Riconoscente, il racconto a ogni rilettura migliorerà la nostra esistenza.

    Bellissima riflessione, Tom.
    Su facebook ho trovato questo: "Le storie che raccontiamo alla fine si prendono cura di noi. Se ti arrivano delle storie abbine cura. E impara a regalarle dove ce n'è bisogno. A volte una persona per sopravvivere ha bisogno di una storia più ancora che di cibo. Ecco perché inseriamo queste storie nella memoria gli uni degli altri. È il nostro modo di prenderci cura di noi stessi." (Barry Lopez, 1990)

    CITAZIONE (Esterella @ 26/12/2020, 20:25) 
    Le storie riappaiono sempre, magare vestite di nuovo, migliori o forse semplicemente più amate e sono nostri figli, pezzi di noi che le rincorriamo perchè quando una storia nasce dentro noi ci sentiamo migliori. :emoticons-saluti-6.gif?w=593:
    brava,.

    Grazie, Esterella. Sì, io le sento veramente come parte di me. Non so è giusto, forse dovrei essere più distaccata, ma così è e non posso farne a meno.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Arianna,
    a me sono rimaste impresse le figure che si agitano nel buio
    CITAZIONE
    Poi, dal silenzio e dall’oscurità, una voce. Aveva dimenticato gli altri, chiusi lì, nel buio.

    e che sembrano avere la capacità di accendere la fiammella e riportare luce nell'oscurità.
    Ma chi sono?
    Siamo per caso noi stessi, che freniamo i nostri stimoli e incateniamo la forza creatrice che è in noi. Perchè?
    Le domande che sollevi con il tuo mini sono in realtà ben radicate e la sottile inquietudine che pervade tra le parole e il riconoscersi in esse per molti di noi, significa che hai toccato e descritto bene una situazione diffusa.
    Sono d'accordo che ognuno scriva la sua storia per esorcizzare i suoi fantasmi e questo si fa ogni giorno, in modi diversi.
    Il tuo protagonista (avrei evidenziato in maniera diversa i pensieri, per distinguerli dalle azioni) riesce a far scattare da qualche parte, dentro di sè, una fiammella di vita e speranza e l'azione di raccontare lo salva, dandogli una forma e facendolo esistere.
    Una rinascita che narra di una nascita, nell'incontenibile e travagliatissimo parto (sia per uomini che per donne!) della fantasia.
     
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    Bella lettura, Caipi.
    Gli alti e bassi (soprattutto i bassi) del processo creativo evidentemente sono presenti fin dall'inizio in quello che scrivo.
    Diverse volte mi sono trovata in questa situazione di sofferenza, quando non sento più e non riesco a scrivere qualcosa che sento.
    Credevo che fossero solo sensazioni mie, invece scopro che appartengono a molti.
     
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