Il mio ultimo lavoro su SPS

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    Dio della penna

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    Il viaggio

    Oh quante belle novelle
    Tutte tue sorelle
    E non credere che sian solo quelle…

    Declamerò ora

    Mala tempora currunt
    e c’è del marcio in Danimarca
    C’è anche qui
    «E il sole se ne scende
    e mi viene una certa malinconia
    ma sotto una finestra vorrei stare
    oh sole mio»

    Iniziai un viaggio tanto tempo fa,
    fa nulla se non ve lo racconto
    tanto poco importa dove la strada porta

    Scorgevo nel salotto di casa alcune figure di refluo rifiuto
    alcune erano finte
    altre pure finte
    ma erano tutte figlie a mammà
    e ogni scarrafone si sa…

    Iniziai un viaggio
    vi era un mulo e quattro carri
    e un topolino che al mercato mio padre comprò
    «Alla fiera dell’est per due soldi
    un topogigio mio padre comprò
    e venne lui,
    si ma lui chi è?
    Una testina di cetriolo
    e una rosa blu sul tuo seno
    ci impiegò cinque giorni a morire»

    Iniziai un viaggio con un torpedo
    e forse qualcuno mi seguì in torpedone
    e mangiammo panini al salame e salami
    mangiarono panini.
    Era un giorno di maggio e da un locale dislocato male
    usciva fuori un new yorkese jazz
    Jack faceva lo squartatore dopo la Brexit
    e in Europa si festeggiava il capodoglio
    Per le vie della grande mela il sindaco Giuliani aveva spazzato
    via la melma dai quartieri
    Brexit e Bronx…
    Charles Bronx era il giustiziere della notte e gli stupratori non avevano
    vita facile, un colpo di 44 sui coglioni e poi non dirti che non ti avevano avvertito.
    Il tenente Harry Callaghan ripuliva con la sua 44 le vie di San Francesco
    Forse qualcuno faceva ancora il presepe e i poveri erano la chiesa
    Iniziai un viaggio in torpedone e vidi cose che voi umani non avreste potuto veder mai
    né immaginare…
    Vidi chiare di uovo che si montavano da sole e viaggiai, si viaggiai con Lucio Battisti e Mogol oltre i confini della RCA. Spaccai 33 giri e feci volare dalla finestra un giradischi automatico della Thorens ma non riuscii a farmi assumere da nessuno.
    Nessuno volle avere a che fare con me, avevo una voce da tacchino e vestivo magliette Sergio Tacchini e Borg vinceva in cinque set a Wimbledon mentre Mc Enroe mangiava il budello delle corde e la Bertè Loredana convogliava a nozze un paio di racchette.
    Il viaggio lo feci davvero, non penserete che vi prenda per i fondelli?
    C’erano luci e profumi nella notte e il signor cinquepalle non mi conosceva e io non conoscevo lui,
    alla malora allora, un autobus procedeva seguendo le strisce confinate a bordo strada…
    Declamerò:
    «Non vedevo luci e ascoltavo musiche balcaniche mentre dei danzatori bulgari guardavano i film di 007 e cercavano di inseguire Octopussy e disinnescare quel muro di Berlino»
    Provai a telefonare al tenente Callaghan ma era troppo impegnato sul set e io che vivevo di set non mi feci pregare rifilando tre set a zero nella finale del campionato a squadre del circolo tennis.
    Dicevo e dirò ancora del viaggio e magari vi stuferete pure di leggere.
    E l’autobus viaggiava pure lui verso due piatti di maccheroni al forno e a San Marino s’organizzava già il veglione 2020 per fottere il covid italiano, era un sabato italiano, un sabato qualunque e l’orchestrina suonava delle note jazz e poi io a Posillipo non ci volevo andare, ma cosa m’hai portato a fare signor FFSS, io non ci volevo venire. Papocchio e papocchi aguzzavano la vista e sapevo che in futuro m’avrebbero spiato.
    Scrissi molto in quel viaggio, anzi per tutto il viaggio che non finì mai e per soddisfazione personale buttai il giardino delle orchidee nere sulle mani d’un amico e in cambio mi fu lanciata una racchetta da un treno in corsa.
    Continuai a cazzeggiare e guidando una Lancia color bronzo cercai di fare lo stronzo ma non era indole buona e allora strappai il carrozzone, i pennini e ogni foglio bianco o macchiato d’inchiostro.
    Detto fatto fu così che il sacro libro fu archiviato e…

    Iniziai un viaggio nuovo e scrissi su SPS e vomitai molto della mia vita senza pensarci, senza remore e senza coscienza pensante, volevo solo scrivere di me della mia scrittura, volevo mangiare
    le vocali, le sillabe, volevo divorare gli anni persi, volevo tante cose e null’altro che una penna per scrivere o una voce per raccontare.

    Ora il viaggio si ferma e anche SPS andrà a dormire e quel nome mi seguirà in un altro viaggio,
    forse butterò ancora pennini fuori dai finestrini, oppure ululerò alla luna o mangerò caramelle con uno sconosciuto…

    Ma un viaggio è sempre un viaggio e ciò che resta dentro di noi non si fermerà mai perché noi siamo il viaggio.
     
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    Certo Gian. Il viaggio siamo noi e, caro amico ti scrivo che avremo ancora tante parole parole parole...
    In fondo il vento fischia ancora e
    La vita è bella come la mia nonna in una foto da ragazza di oggi.
     
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    Dio della penna

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    gian, sai bene anche tu, e lo hai scritto, che la soddisfazione non è raggiungere la meta, bensì il viaggio.
    raggiunto il fine la soddisfazione c'è per un poco. e poi? deci cercare altro, fare un nuovo viaggio.
    durante il percorso, invece, hai soddisfazioni, inciampi, cadute e ripartenze, e vai avanti perchè vuoi arrivare a qualcosa.
    una volta arrivato avrai i ricordi del viaggio, non della meta.
    e noi partiamo per uno nuovo
     
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    Regina di cuori

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    Allora viaggiamo verso rinnovati obiettivi!
     
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    Penna suprema

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    'Noi siamo il viaggio', mi piace molto.
     
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    Dio della penna

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    E così sarà, perché deve essere così, quando ci si rende conto che il sentiero è bloccato da un albero caduto, si cerca un qualcosa che serva per non fermarsi e spesso, se avanti è impossibile andare, non è male nemmeno ritornare sui passi e cercare nuove vie.
    La ricerca e un po' la metafora del cammino di Santiago, in definitiva oltre la meta ci siamo noi e l'oceano, siamo noi che dobbiamo scoprire il nostro viaggio.
    Posso citare l'amico Tom che è sempre in viaggio dentro se stesso e questa sua ricerca interiore inquieta e incessante lo tiene vivo sempre proteso nella ricerca di quel "Fare" che lo sostiene realmente nel suo cammino principale che avviene all'interno della sua anima.
    «Nella consuetudine muore l'intelletto»
     
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    Penna suprema

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    Essere noi stessi ci fa apparire belli anche in uno specchio deformante, Gian caro.
     
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