Scrittori per sempre

Posts written by Arianna 2016

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    Una cosa è certa: questo è un lavoro strano; è un lavoro e allo stesso tempo non lo è, è qualcosa di meno, di più e di diverso. Un lavoro che cerchi sempre di considerare "solo" un lavoro, qualcosa che si fa per vivere, ma alla fine non ce la fai mai. Ogni anno ti sforzi di dire "questa volta non mi farò prendere", poi non ci riesci. Perché sei lì che fai la doccia, e d'improvviso l'acqua ti schiarisce le idee e ti viene in mente un'idea per affrontare un problema. Allora esci e, anche se è sabato sera, ti metti a mandare whatsapp e email. Credi di stare pensando ad altro, invece arriva l'idea giusta per la verifica o per la lezione.
    Credi di non riuscire più a sopportare un giorno di lezione, poi dormi, tutto passa e il giorno dopo ti trovi a chiederti dove troverai, in pensione, la possibilità di vivere situazioni tanto surreali e comiche (anche se certamente da sanzionare con apposita nota disciplinare).
    Insomma, a volte io mi proietto nel mio futuro, e mi viene da pensare che anche io proverò questa sensazione di nostalgia.
    Magari no, invece, data l'età avanzata in cui andrò in pensione, ma chissà...
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    Vi dirò che la faccenda è intrigante... :super-onion-smiley-114.gif:
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    Io mi salvo tutti i post che girano su facebook sul dialetto imolese: c'è qualcosa di emotivo e affettivo, nel sentire parlare la "propria" lingua, quella delle radici.
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    Sempre più difficile!
    Se capita in un buon momento, come tempi, mi sa che ci provo.
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    Sempre più attuale, in questi tempi sempre più apocalittici. Va be', speriamo di durare ancora un po' e di fermare in tempo il declino (ma, in effetti, non so).
    Ben scritto, abbastanza angosciante.
    Bella l'idea del palloncino, rende molto anche il senso di ineluttabilità della fine.
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    Mi hai strappato una risata: forse un po' capisco perché non ci sia andato ;)
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    Ma dai, è bellissimo! Divertente da morire. Immagino anche vero. Anche la battuta sui transistor è vera? No, quella non può essere...
    Ecly, scrivi davvero bene. Hai mai messo insieme una raccolta di racconti? Un tuo romanzo?
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    Hai fatto bene a riportarlo in vita.
    Sei tutto tu: hai un tuo stile, una tua atmosfera.
    Secondo me, adesso stai più attento alla forma, oppure hai trovato qualcuno che te la rivede prima di postare, perché gli ultimi racconti sono molto più corretti di questo.
    Comunque, qui lo dico e qui lo nego, nel tuo caso gli errori di forma non sono importanti. Io ho una mia teoria sul perché tu li commetta e, in caso di pubblicazione, un editor te li sistemerebbe.
    Quello che è assolutamente inimitabile è il tuo stile, personale e unico.
    La prima parte del racconto è davvero molto bella, commovente e struggente. Strappa qualche lacrima. Ci sono espressioni inimitabili: le piante interinali, il parcheggio seminato ad automobili, crivellato di menzogna, “quella tristezza lo trasforma in luogo, in uno di quei posti fuori mano che nessuno ricorda e nessuno riconosce. Lui dice che ci si abitua ad essere fuori mano, ci si abitua, e che diventare un tronco miserabile lavorato dal mare, buono solo per la piscia dei cani gli fa pure comodo”.
    La parte seguente, invece, quella sulla barista, secondo me porta il racconto fuori rotta, è una digressione che sembra quasi fare parte di un altro racconto, è un pezzo che suona un po’ giustapposto.
    Il finale torna sulla strada giusta.
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    Tom, non mi ero accorta che stai riproponendo tanti vecchi racconti!
    Bello. Grazie per avere preso anche uno dei miei! :pazzo.gif: :pazzo.gif: :pazzo.gif:
    La mia cervicale... :)
    Eh, sì, la tengo battuta, ma è il mio male cronico (a cui l'ultimo anno ha aggiunto un paio di altre cosette)

    Comunque, sai che anche io ho riesumato questo racconto, perché sto meditando di provare a mettere insieme una raccolta, con tutti i miei racconti un po' surreali e particolari? Giusto per non lasciare niente di intentato, e perché altrimenti mio marito si inquieta, proverò a proporla a piccoli editori, ma tanto nessuno me la pubblicherà, come è già successo per il romanzo, per cui alla fine passerò all'autopubblicazione.
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    CITAZIONE (caipiroska @ 5/10/2020, 15:10) 
    Ciao Arianna,
    la nuova versione è molto più morbida della precedente, più accogliente.
    Il racconto scivola via con più naturalezza e le frasi corte che hai lasciato non le percepisco più come degli stop troppo bruschi (lo ammetto, lo stile telegrafico che ho percepito nel 200 è il motivo per cui non l'ho votato...), ma come delle soste riflessive, dove il lettore metabolizza con calma ciò che ha appena letto.
    Adesso che hai tolto il riferimento alla nave noto che la lettura è più raccolta e non si disperde: tutto è incentrato sulla scena della rivelazione. Il rischio di un mini è proprio quello: il nocciolo della questione deve venire a galla senza eccessivi fronzoli.

    Il vento accarezzò i fiori.
    Senza strapparli.
    Non so perché, ma questa frase la vedo meglio di seguito, unita da una virgola, probabilmente perché la frase precedente è già molto frammentata, ma mentre lì il gioco funziona, nella frase in corsivo credo che si possa evitare: toglie qualcosa all'effetto della frase precedente.

    Grazie per il feedback, Caipi.
    Terrò buona quest'ultima versione da 270 parole.
    Però a me il punto dopo "fiori" piace: è una pausa che per me ha un significato. :)
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    CITAZIONE (Arianna 2016 @ 4/10/2020, 23:23) 
    CITAZIONE (mangal @ 4/10/2020, 20:18) 
    non mi spiacerebbe sapere se avete gradito il concorso.
    o preferite il 100 classico.
    me lo dite, per piacere?

    A me è piaciuto, sia per le 200 parole che per l'utilizzo dei versi delle canzoni. Si potrebbero usare anche versi di poesie (qualche bella citazione dantesca, "fatti non voste a viver come bruti", "non ti curar di loro, ma guarda e passa", quella sul salire e scendere le altrui scale, che ora non ricordo, ecc. ecc., un bel 200 dantesco... :) )

    Mi piace anche il 100. Sono due cose diverse: 200 parole, è implicito, danno più spazio per la narrazione. Però anche col 100 si sono scritte belle cose.

    Poi, 1321-2021: un bel 700 anni dalla morte...

    Amplio l'idea. Un concorso tipo TAS, per racconti di quella lunghezza, autoconclusivi oppure uniti in una trilogia, a tema dantesco, Divina Commedia: tre step, Inferno, Purgatorio, Paradiso. In ogni step, un tot numero di citazioni della relativa cantica tra cui scegliere come traccia.
    Una moderna Divina (Umana) Commedia.
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    Brava, Macripa, hai trasformato un brutto passato in qualcosa di buono. Anche questo fa la scrittura.
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    CITAZIONE (mangal @ 4/10/2020, 20:18) 
    non mi spiacerebbe sapere se avete gradito il concorso.
    o preferite il 100 classico.
    me lo dite, per piacere?

    A me è piaciuto, sia per le 200 parole che per l'utilizzo dei versi delle canzoni. Si potrebbero usare anche versi di poesie (qualche bella citazione dantesca, "fatti non voste a viver come bruti", "non ti curar di loro, ma guarda e passa", quella sul salire e scendere le altrui scale, che ora non ricordo, ecc. ecc., un bel 200 dantesco... :) )

    Mi piace anche il 100. Sono due cose diverse: 200 parole, è implicito, danno più spazio per la narrazione. Però anche col 100 si sono scritte belle cose.

    Poi, 1321-2021: un bel 700 anni dalla morte...
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    Ma dai, incredibile!

    Sì, apprezzo i racconti ironici, che mi strappano una risata spontanea. Uno dei motivi per cui a suo tempo decisi di uscire con il mio futuro marito, era che mi faceva ridere spontaneamente il suo senso dell'umorismo. Non si può stare una vita con una persona con cui bisogna sempre fingere, per fargli piacere.
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    Grazie, Tom, sei galante :)

    La mia defezione a TAS ha avuto due ragioni che si sono sovrapposte e sommate. L'ucronia è un genere che non mi attira, tanto che, durante INK, lo step ucronico me lo giocai molto sul metaracconto e sull'effetto sorpresa, più che sull'ucronia pura.
    Scrivere quindi una saga ucronica mi avrebbe richiesto molto impegno, concentrazione e un po' di tempo tranquillo per farlo.
    Proprio in contemporanea, è partita tutta la faccenda Covid, che per me ha voluto dire DAD, la famigerata Didattica a Distanza. Che significa tutto il giorno incollata a un pc, tra lezioni e correzioni, e incollata senza fine alle comunicazioni online per la scuola: email, messaggi e via dicendo. Ti assicuro che non si staccava mai, era un lavoro h24, tutto a video e a mezzi informatici (poi tralascio tutti i guai di salute che ci hanno funestato e ancora lo fanno).
    Non ce l'avrei fatta, mentalmente e fisicamente, anche a passare altre ore al pc a leggere, correggere e commentare. Mi sono un po' ripresa dopo le ferie, infatti sono riuscita a buttarmi nel 200, anche perché le prime settimane di scuola non richiedono ancora molto lavoro a casa, con le correzioni.

    E' stato un periodo così, la vita non è sempre uguale.

    Ma sono sempre contenta di ritrovarvi e di sentire la tua stima.

    Quella della lava che scorre è magnifica: me la segno. :)
1491 replies since 27/9/2016
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