| La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive. Pensieroso, di primo mattino, davanti alla finestra della cucina, caffè fumante tra le mani, e con lo sguardo, inseguo i raggi di un sole che albeggia faticosamente tra le nubi scure e minacciose. Rimugino sul senso della vita! Nella mente si formano domande e seguono risposte, come se, fossero frutto di una verità assoluta e inconfutabile. Tutto questo, in effetti, lo devo a mia madre, che da piccolino, durante i pomeriggi di pioggia noiosi e cupi, mi diceva sempre: “quando piove bisogna approfittare per meditare su se stessi per diventare migliori”. Io ci credevo, stavo li, alla finestra a guardare fuori, pensando e ripensando… Spesso finivo a fare i disegnini con l’ indice sul vetro appannato, capii poi, che in realtà era una scusa per farmi stare buono.
Dunque, anche oggi piove, ma non importa, nulla rovinerà la mia giornata, ho un obbiettivo preciso, Gianluca, il raccomandato, dovrà farsi da parte quando sarò promosso direttore della Kirion. Sono anni che lavoro e sacrifico tutta la mia vita perdendo moglie e libertà, tutto, per ottenere questa promozione, che cambierà la mia vita per sempre. Scelgo con cura il vestito, elegante ma moderno, i mocassini lucidi oggi ci saranno foto e festeggiamenti da ricordare per sempre. Indosso anche la mia cravatta fortunata, quella blu petrolio con i rombi gialli, regalo della mia ex moglie, il giorno della mia assunzione e quando la indosso sento un’energia scorrermi dentro. Sono in notevole anticipo, non avrò problemi per il parcheggio,visto che per quest'oggi, non prendo il tram, ma vado direttamente con la mia auto. Prima di uscire di casa, mi osservo un' ultima volta allo specchio e mi sistemo al meglio il nodo della cravatta, spruzzata di profumo, si parte. Come previsto arrivo in anticipo e trovo il miglior parcheggio possibile vedi che la cravatta già sta funzionando, penso sorridendo, e salgo in ufficio. Un bel respiro prima di aprire la porta che mi regalerà un posto migliore nel Mondo! Ma questo non è un mondo giusto, così Gianluca diventa il nuovo direttore! Finisco il turno, è sera, quando scendo le scale dall’ufficio ogni gradino mi sprofonda sempre più nella disperazione. Devo tornare a casa, ma non ne ho voglia, una piccola casa presa in affitto dopo la separazione da mia moglie, 2 camere, bagno e cucina utile giusto quando mi “tocca” il fine settimana con Petra, mia figlia. Prima però, decido di fermarmi al Pitch, così almeno mangio qualcosa e bevo...soprattutto bevo! Me ne sto qui, seduto al tavolo a guardare la TV, una di quelle appese in alto, messa nell’angolo lontano, in fondo al bancone del bar, che trasmette la partita di non so che cosa e senza audio. Tanto tra musica e il frastuono dei clienti nessuno sentirebbe nulla lo stesso, credo che l’unico veramente interessato è Pitch, ossia il titolare, che non ho idea di come si chiami, dunque l’ho battezzato col nome del pub. Se ne sta dietro il bancone appoggiato con i palmi incastonati nel top di legno, sguardo biforcuto, tra la TV e l’ingresso del bagno. - Ha finito? Posso togliere? La cameriera che appare d’improvviso - Si certo fai pure - La birra la lascio? Ne ha ancora mezza! - Ma si grazie lascia. Mentre passa oltre, sento il suo profumo dolce, il naso seguendo la sua scia, mi fa ruotare la testa, ed è li, che guardo me stesso, riflesso nel bancone specchiato del bar alla mia destra, anche se qui al Pitch siamo in penombra, si vedeva perfettamente il mio alone da sfigato! Non metterò mai più questa cravatta di merda! Ma cosa ti vuoi aspettare, sei venuto qui per affogare i tuoi dispiaceri, e neanche un birra ti sei finito! E poi alzati, guardati bene, sei l’unico col vestito della domenica in mezzo ai camionisti!” Pago il conto e mi rifugio in auto, mentre ingrano la prima, penso che questo rientro a casa sarà amaro più del solito, accendo la sigaretta elettronica al sapore di “depressione”, e accompagnato da un roboante temporale mi metto alla guida. Non vedo bene per la fitta pioggia, tanto che i tergicristalli non sono più sufficienti e il vetro inesorabilmente appannato. Prendo il cellulare, devo avvisare i miei amici colleghi che speravano nella mia gloria. Gli mando un vocale, in cui con sportività, elogio il rivale e concludo con sfrontata sicurezza e superiorità: in fondo me lo aspettavo!. Loro che facevano il tifo per me, mi avrebbero capito, rincuorato e spalleggiato. Il temporale scaricava a terra tutta la sua furia, penso a queste gocce di pioggia come lacrime, le mie. Intanto saette scagliate dal cielo plumbeo illuminano a giorno la strada davanti a me, in queste situazioni, mi viene alla mente mio padre, diceva che i secondi che intercorrono tra il fulmine e il tuono, equivalgono ad 1km di distanza dal centro della perturbazione, cosa che lui, da capitano di marina, considerava molto pericoloso. Le due cose ora, in effetti, vanno all’unisono! Per fortuna sono arrivato sotto casa, non trovo l’ombrello devo averlo lasciato al Pitch, ma visto il mio pessimo umore, me ne frego, sono già le 2 del mattino, nessuno dei miei amici ha ascoltato o risposto al mio messaggio ...sono stanco, sfinito e mi aspetta un domani deprimente! Scendo dall’auto e un tuono fortissimo mi fa tremare i piedi, volgo istintivamente lo sguardo verso l’alto, ormai completamente zuppo, quando una luce calda mi avvolge e senza che ne avessi contezza mi trovo a terra. La pioggia è battente, mentre provo ad alzarmi e guardarmi attorno, cerco spiegazioni, vedo la mia 24 ore a terra provo a prenderla senza riuscirvi. D'improvviso un auto che frena e quasi mi investe, mentre urlo cosa penso di sua madre, quest’uomo scende senza calcolarmi e va davanti alla sua auto, disteso sull’asfalto vedo il mio corpo! Non riesco ancora a capire ma quando al telefono l’uomo pronuncia le parole: “non so se è morto” capsco e rimango a guadare tutto il tempo anche quando gli uomini dell’ambulanza, col volto di chi mi da per spacciato, mi prendono e portano via. Tutto fradicio, incazzato e depresso vagavo senza meta come un... Fantasma sarà questo il destino di chi muore? Mentre le mie lacrime e le gocce di pioggia si confondono tra loro penso a Gianluca con le sue grasse risate e festeggiamenti… a questa disfatta, in fondo la mia vita non aveva gran valore e come offerta speciale vengo svenduto al primo fulmine che capita! Mi fermo sotto un ponte seduto tra le lacrime, le ingiurie e il mio futuro appena asfaltato dalla sorte, ad un tratto sbuca dall’oscurità una vecchia barbona - Quando piove in questo modo è sempre una giornata storta! - Scusa ma tu mi vedi? - Ragazzo certo che ti vedo, sono vecchia mica scema che parlo da sola?! Invadente si siede accanto. La vecchia mi parla per un tempo infinito della sua vita dura, che è sola e ha fame… - Senti vecchia, io non so come fai ma io non ho voglia di sentire le tue menate, ma poi chi se ne frega e io che ti sto pure a sentire ...IO SONO MORTO!
Faccio per allontanarmi e la vecchia mi afferra per il braccio bloccandomi, lo sguardo, i suoi occhi, pieni e neri, profondissimi. Io, immobilizzato come fossi stato ibernato, terrorizzato! - A volte bisogna perdersi prima di scoprire il senso della propria vita! Dice la vecchia, con voce cavernicola. Molla il braccio e torna nell’oscurita. Io rimango rigido, ancora un paio di secondi, poi, mi decido e la seguo, ma il buio sotto il ponte mi inghiotte e cado nel vuoto più profondo. Mi ritrovo davanti al mio letto di ospedale, la luce del giorno illumina tutta la stanza e accanto al “me”, quello disteso, vi è Gianluca! Sei venuto ad assicurarti che non possa più nuocere? penso, e lui senza distogliere lo sguardo dal mio letto - Ciao Matteo, voglio dirti che i tuoi amici, cari colleghi, non sanno neanche dove sei ricoverato, da quando sono il nuovo direttore mi leccano il culo tutti i giorni. Il capo è molto contento del mio operato , pensa, ti ha già sostituito. Nonostante tutto però, ti stimo! Ho sempre ammirato le tue capacità, questa promozione poteva essere la tua, bello sarebbe stato, lavorare assieme. Questo è tutto, addio. Perdonami, ma non dirò mai a nessuno che sono venuto qui, credo capirai, non voglio che mi pensino debole, inferiore a te! La mia testa riprende a turbinare ed è buio intenso, come se qualcuno avesse spento la luce per poi riaccenderla d’improvviso. I miei occhi ormai abituati all’oscurità faticano a definire i contorni della stanza e capisco che mi trovo di nuovo davanti al mio letto ma sta volta vi è Vittoria, la mia ex moglie, con mia figlia piangenti e sedute accanto al letto. Già il solo vederle mi regala una sensazione piacevole, calda e accogliente, il mio spirito gli sta di fronte, mentre il mio corpo livido, steso su quel letto che si prende tutte quelle attenzioni. Io, sento il peso della loro sofferenza! -Amore di mamma, vedrai ce la farà lo sai che è forte e determinato! -Mamma non voglio che ci lascia da soli mi manca! -Lo so amore, mi manca “da tanto”anche a me!
Sento scendermi una lacrima sul volto anche i fantasmi piangono? penso, poi capisco, che sta succedendo davvero, mi sto risvegliando!
-Vittoria, Petra…qualcuno mi disse che dovevo perdere me stesso per trovare il senso della vita! Queste le mie prime e uniche parole che riesco a pronunciare. Ci abbracciamo così forte da capire che non ci saremo mai più persi, anche se negli occhi di Vittoria leggevo un intransigente dubbio, non abbiamo mai smesso di amarci, ma probabilmente ciò che le frullava in testa era che forse non era così che dovevano andare le cose. Ma così stavano. “Nel complesso”, rifletté, “sarebbero potute andare decisamente peggio”.
Edited by Daxcosti - 27/12/2020, 19:38 |
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