Scrittori per sempre

Votes taken by G.Leroux

  1. .
    Negli ultimi 50 anni abbiamo visto servizi deviati, tentativi di colpi di stato, logge segrete, terrorismo rosso e nero, stragi di stato e quindi non mi sono scandalizzato per questa tua rivisitazione fantasiosa di un fatto già abbastanza vergognoso per un paese che si dice civile. In fondo sei partito da fatti reali, sviluppandoli in storie di fantasia, in forma semplice, lineare, di facile comprensione, usandole come veicolo di un chiaro messaggio politico. C'è chi ha vinto un Nobel seguendo questa strada con coerenza e onestà.
    E’ evidente che quello che hai scritto non può piacere a tutti ma penso che tu lo abbia messo in conto. Personalmente l’ho trovato ben scritto, ma quel che è peggio, plausibile! Ho apprezzato anche qualche nota ironica, come il repentino passaggio, nel notiziario del 12 gennaio, dal Tribunale del riesame alla pizza, patrimonio dell’umanità Anch’io avrei evitato il decesso finale che mi è parso troppo.
  2. .
    Guarda Tom, che in fondo è il tipo di osservazioni che prediligo. Se un racconto riesce ad attivare ricordi e impressioni del tutto personali nel lettore ne deduco che il tempo per scrivere non è stato completamente sprecato.
  3. .
    Auguri, in forte ritardo, ma...auguri!!!!😊
  4. .
    Grazie Tom, Le tue osservazioni sono sempre calzanti. In particolare sul "pippone", di cui ero perfettamente cosciente mentre lo scrivevo, ma quel personaggio ne ha veramente combinate di tutte un po' e non potevo fare a meno di citarle, anche se brevemente, soprattutto perché in fondo è lui la vera ragione per cui ho scritto il racconto. Per me è stata una vera sorpresa visto che non ne sapevo assolutamente niente, come credo gran parte degli italiani. Forse è più conosciuto negli USA che da noi ed è un peccato perché si merita qualcosa di più.
  5. .
    P.S. Da ammiratore irriducibile di De André ho apprezzato molto la svolta ucronica sul Sand Creek. Io l'ho leggermente posticipata a Little Bighorn.
  6. .
    Grazie a te Tony di aver partecipato 🤗
  7. .
    La forma e l’estetica dell’uso della parola sono certamente uno dei metri di giudizio ma (sempre opinione più che personale) ci sono argomenti su cui sono fin troppo intransigente, lo ammetto. Non sopporto tentennamenti e neppure asettiche neutralità su alcuni temi come l’olocausto, o altri crimini contro l’umanità, da qualunque parte provengano, come pure sulle stragi del terrorismo, come in questo caso. Insomma: bella la forma ma la sostanza è sempre prevalente per me.
  8. .
    Se questa è una delle tue prime prove, come dici, non ha molto senso andare ad analizzare nei dettagli formattazione e imprecisioni di punteggiatura. La cosa veramente importante è l’idea e come questa viene sviluppata e da questo punto di vista non posso che farti i complimenti. Il tema è stato già molto trattato in tutte le salse, ma tu hai saputo descrivere la situazione, di per sé tragica, rendendola meno cruda grazie alla presenza di un amore tenace e pronto a sostenere ogni avversità.
    Per quanto riguarda gli altri difetti di forma segnalati, avrai tutto il tempo per eliminarli anche grazie agli utili consigli di alcune amiche e amici che in questo gruppo sono molto ferrati sull’argomento.
  9. .
    Storia agghiacciante che mi ha sorpreso perché non avrei mai immaginato un epilogo del genere e rimanere spiazzato quando leggo non mi dispiace affatto. Ho trovato lo stile di scrittura perfettamente intonato al flusso di coscienza che hai voluto descrivere: esprime bene l’accavallarsi di pensieri, talvolta confusi che possono accompagnare una mente lucida e contemporaneamente instabile come quella del protagonista. Riducendo un po’ gli incisi inseriti qua e là nei ragionamenti, forse il racconto acquisterebbe maggior linearità e chiarezza, ma complessivamente mi è parsa una lettura molto gradevole.
    Sono curioso di leggere altre tue storie con tematiche e generi diversi.
  10. .
    «Una persona egoista che non ha pensato né ai figli né al marito e si è buttata giù dal quinto piano. Non merita nulla, solo carità cristiana e che Dio la perdoni.»
    Per rincarare la dose di Mangal, parto ponendo l’accento su questa frase che, con il richiamo alla carità cristiana, mi ricorda molto quei rosari sventolati ai quattro venti che abbiamo visto di recente e al “fascio-leghista” aggiungerei anche l’aggettivo “psicopatico”.
    Indubbiamente sui personaggi, direi tutti, hai un po’ calcato la mano, con il rischio di allontanarli dalla realtà: lui fin troppo “cattivo”, la madre fin troppo “buona”, la figlia fino troppo matura, per esprimere giudizi profondi nonostante l’apparenza di un linguaggio più leggero e ruvido, com’è quello giovanile.
    La lettura mi ha dato un forte senso di disagio. Per questo ritengo che vada dritto allo scopo, se è quello che immagino: quello di porre l’accento in modo deciso su un fenomeno che sta diventando uno dei cancri del nostro tempo. Ben vengano gli eccessi quando si parla di argomenti come questo, se possono servire a sensibilizzare qualche coscienza distratta.
    L’excipit pur essendo ben collegato alla storia che l’ha preceduto, presenta tuttavia un salto stilistico che si fa sentire.
    Sulla forma della scrittura, proprio niente da dire.
    Ho abbondantemente superato la metà dei racconti letti e in tutti ho trovato, per motivazioni diverse, pregi notevoli. Neppure questo fa eccezione.
  11. .
    Nel 1987 tutto procedeva liscio nella vita di Memphis.
    In un giorno come tanti si recò al lavoro. Svolgeva mansioni che un bibliotecario svolge quotidianamente: smistava scartoffie e metteva a posto i libri sugli scaffali.
    Per non parlare dell’archivio: il luogo in cui trascorreva gran parte delle sue ore lavorative, in solitudine. O meglio in compagnia dei suoi libri che erano migliaia.
    Migliaia sì, poiché la biblioteca era la più grande di Copenaghen.
    A casa lo aspettavano sua moglie Rita, trentasei anni, due più di lui, e suo figlio Roth, di soli quattro anni.
    Si erano dati da fare considerando che avevano un figlio solo, Rita e Memphis. (questa frase è un mistero)
    Un miserabile (non avrei mai usato questo aggettivo) giorno, Memphis, dopo una litigata con la compagna, finì per malmenarla. (detto così sembra che l’abbia malmenata senza intenzione, per inspiegabili circostanze)
    Era fuori di sé perciò è come se non lo avesse fatto lui stesso. O almeno così funzionava nella sua testa.
    Dopo la scazzottata (troverei un sinonimo più adeguato), andò al bar Sinister, non molto lontano da casa sua, cui (ci metterei un “che”) era solito frequentare nei
    giorni di magra del lavoro.
    Il bar si chiamava Sinister. (lo metterei nel contesto – vedi sopra – non mi pare un’informazione che meriti una frase a sé)
    Ordinò il solito whiskey e lo trangugiò.
    Trattò male il barman e balbettando abbordò due turiste per il semplice gusto di provarci.
    Fece a cazzotti (dubito che abbia fatto a cazzotti anche con la moglie, a meno che non fosse campionessa di kickboxing) per la seconda volta nella stessa sera, con un amico di una delle due.
    Quel giorno doveva terminare.
    Sconsolato e semi sobrio (o semi-ubriaco?); (perché punto e virgola?)mentre si apprestava a tornare casa col pullman osservava il paesaggio
    cupo e mite che solo la notte regala.
    Arrivato a casa si spogliò, si distese a letto e si addormentò.
    Venne svegliato da un sogno mentre ancora dormiva.
    Cioè dormiva e nel sogno si svegliava. (queste ultime due frasi sono notevoli)

    Mi fermo qui. Ho provato a riscrivere l'inizio, prima del sogno, per essere più chiaro nelle mie osservazioni, aggiungendo alcune correzioni e note senza pretese. Devo dire che mi piace l’assurdità del racconto e alcuni spunti geniali, otre ad alcune frasi come le ultime due che ho riportato, che obbligano il lettore incredulo a tornare indietro e rileggerle più volte. Tuttavia anche la scrittura che gioca sull’assurdo deve rispondere a certe regole perché la lettura sia piacevole e anche divertente. Con una maggiore cura della forma, con una scelta più accurata di alcuni vocaboli, oltre che con una formattazione corretta, tutto sarebbe stato molto più apprezzabile.
  12. .
    Non ho sinceramente molta voglia di stare a spaccare il capello in quattro su questo racconto e mi spiego meglio: io, a tredici anni stavo a sudare per buttar giù sunti e commenti ai capitoli dei Promessi sposi, con risultati non certamente da premio Nobel e non mi sognavo minimamente di creare storie così articolate e ricche di fantasia come quella che tu hai scritto. Il tempo e le letture contribuiranno ad affinare la qualità della tua scrittura e a correggerne le imprecisioni. Per ora va proprio bene così.
  13. .
    Approfitto del tuo intervento, Vivonic, per ringraziarti del tuo commento al 100 che sebbene non positivo mi ha dato ottimi spunti per riflettere. È il tipo d critica che prediligo, del resto perfettamente in linea con le recenti indicazioni per i commenti futuri.
  14. .
    Ringrazio Achillu che con il suo video illuminante mi ha tolto dall’imbarazzo di non esser riuscito a far capire da subito il riferimento del mio 100. Ritenevo erroneamente che, se non la vita di Caruso, almeno la storia molto nazionalpopolare del meraviglioso pezzo di Dalla fosse più conosciuta.

    Ma il bello è venuto dopo, con il commento di Akimizu, al quale vorrei dire:
    1) Se avessi detto prima del post di Achillu che si trattava di Caruso, saresti stato perfetto.
    2) vorrei sapere dove hai letto nel mio 100 che che Caruso era morto in quell’albergo di Sorrento. Non l’avrei mai scritto perché sapevo che era morto a Napoli per una peritonite che non aveva niente a che vedere con l’intervento a un polmone per il quale era convalescente a Sorrento.
    3) mi piacerebbe sapere anche dove ho scritto che da quel terrazzo si sentivano i rumori della città di Napoli, effettivamente un po’ distante. Ho parlato in generale di rumori della città. È plausibile invece che Caruso potesse sentire i rumori di Sorrento che potevano essere all’epoca quelli della strada: le grida degli ambulanti, le voci del popolo, le ruote dei carri trainati dai cavalli, ecc.ecc. senza dover per forza scomodare Napoli.
    Narra la leggenda che Caruso cantava da quel terrazzo e che la sua voce si sentiva fino al porto, appunto di Sorrento. Quindi, poteva anche lui sentire voci e rumori di città oppure no?
    Tutte queste osservazioni fantasiose sono state raccolte automaticamente da alcuni commentatori successivi come oro colato e alcuni di essi hanno rincarato la dose con severi richiami all’uso più attento delle fonti.

    Per tutto quanto detto, a costo di essere antipatico, mi permetto di richiamare a una lettura più attenta, soprattutto trattandosi di sole 100 parole e non considerare vangelo quanto detto da altri.
    Per concludere vorrei anche dire, a sostegno della mia predilezione per il “non anonimato”, che giocando a carte scoperte, avrei potuto intervenire subito per bloccare affermazioni inesatte.
    Invece, me meschino, ho dovuto soffrire in silenzio, pena l’esclusione ...
    Ve voglio bene assaje
    Ma tanto tanto bene ... 😊😘
  15. .
    Benissimo ... basta che mi riporti su 😉

    Ah, dimenticavo ... vivo!
49 replies since 29/9/2018
.