Scrittori per sempre

Votes taken by Bar Abbas

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    È na maledizione divina sta xylella. Mi spiace davvero, maledetta globalizzazione, è peggio della peronospora del secolo scorso. Veder morire un olivo è più doloroso che veder morire un cristiano. Esistono però dei cultivar resistenti anche se non autoctoni. Leccino, che è anche impollinatore e favolosa, un ibrido recente tra frantoio e ascolana. Qui la varietà nera è la cerasuola.
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    Non piaceva lui. E se non piaci non vendi. E se non vendi muori di fame e la stima di te va a farsi fottere. Chissà quanti van Gogh e Ligabue ci siamo persi.
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    Il mondo ha scelto il denaro come unico metro di giudizio per il comportamento delle persone. Pertanto dovreste trasformare i distratti frequentatori di SPS in utenti a mezzo abbonamento annuale. O rivendere i loro dati personali per fare moneta, o variazioni sul tema fare moneta.
    Evito le faccine così non saprete mai se scherzo o dico sul serio.
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    Eheheh, ora ci incartiamo.
    Siamo liberi? È la domanda conseguente ogni discussione sul libero arbitrio. Spinoza nella sua Etica scriveva che è libero solo ciò che agisce per propria Necessità e non è da altre cause indotto. Secondo me è la migliore definizione di libero arbitrio. Quindi nessuno, anzi niente è libero. Lo dice anche il determinismo scientifico: ogni effetto ha una sua causa.
    Esiste la questione del libero arbitrio perché l'uomo non è mai contento di ciò che fa, di ciò che è, pare a me. È una delle domande fondamentali della filosofia, e della teologia, e dell'etica, insieme a quel perché esiste qualcosa invece di niente? Domanda banalissima a cui nessuno è stato mai in grado di rispondere se non per dogmi.
    La facoltà di scegliere è invece una questione morale, mentre la discussione sul libero arbitrio, lei appartiene al campo dell'etica. Morale ed etica sono sinonimi solo nel linguaggio comune, altrimenti hanno connotazioni ben specifiche. L'etica si chiede perché esistono determinate norme morali e perché hanno questa forma in tal luogo e in tal tempo e in tali circostanze.
    Appiattire il significato delle parole è ciò che le società conformiste di oggi provano a fare. Il consiglio è di leggere filosofia dalla fonte. Inizia col Simposio di Platone, se finisci quello non ti fermi più.
    Stoccatina a Fante, la matematica è solo un linguaggio come un altro, non ha verità di per sé da comunicare. Come la scienza che ti mostra solo una teoria, ossia un modello di realtà e di verità che sarà confutato domani da un'altra teoria. La scienza vive di falsificazioni e nella falsificazione di sé trova la sua ragion d'essere. Se poi approfondiamo il discorso sul Metodo allora là sì che se ne vedono delle belle.
    Ora basta che sto guidando.
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    Quello di Vlad è un grido di dolore. Che mi pare stia passando inosservato.
    Io, certo, sono l'ultimo arrivato, ma frequento forum letterari da tanto di quel tempo... e molti degli assidui frequentatori di SPS li ho già incrociati altrove, e in altro tempo, a partire da Fausto.
    Vladimiro Merisi è una delle migliori penne qui e secondo me in un paese migliore, o in un mondo diverso, gli spetterebbe certo ben più vasto pubblico. Ma non è solo una grande penna, è anche un intellettuale di razza, di quelli che il nostro Mezzogiorno, con sempre minore abbondanza, produce da secoli.
    Quindi stare ad ascoltare quanto ha da dire non è un'attività che va liquidata con leggerezza. Quando scrive non lo fa tanto per passare il tempo o per smuovere le acque, ma per Necessità.
    Una delle caratteristiche degli intellettuali è quella di saper vedere ciò che si staglia oltre l'orizzonte. Un orizzonte che pare anche a me cupo e minaccioso.
    Il punto è, provo a interpretare il suo pensiero, chi vogliamo essere? Quelli che dicono che tutto va bene, o quelli che si sforzano di migliorare. E dico migliorare, non cambiare.
    Il cambiamento, caro Fausto, non è foriero, né ipso facto né ipso jure, del rinnovamento, né nel mondo degli uomini né nel mondo naturale. La natura è stracolma di esempi di vicoli ciechi evolutivi e forse anche noi, a furia di cambiare, ci stiamo cacciando dentro a uno di essi.
    Migliorarsi dunque per rimanere noi stessi e non cambiare per diventare altro da sé.
    Non amo le faccine con cui condite i vostri interventi, ma devo sopportarle. Sono anche quelle figlie dell'incapacità di esprimersi. Per far comprendere quanto scrivo devo inserire una sorta di indicatore emotivo preconfezionato.
    Leopardi aveva bisogno di faccine?
    Il mio pensiero, ne avevo già scritto tempo fa, oltre a recuperare lo spirito della Fondazione (e io non sono un Fondatore come Vlad), si spinge a immaginare un sostegno concreto, tramite l'associazione, agli autori di SPS.
    Ma per recuperare lo spirito iniziale è forse necessario ri-fondare l'associazione, contarsi, calibrare i fini e ripartire tentando di allargarne la base o magari lasciando fuori chi non ci crede più.
    Altrimenti, penso come Vlad, sarà solo un trascinarsi aspettando che qualcosa accada.
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    Qual è la vita reale? Mi pare a volte che ci sia più realtà qui che per le strade. Autori esordienti? Nel novanta per cento dei libri che acquisto l'autore è morto e mi pare vivissimo. E spesso quelli vivi sembrano morti. Vi sento tutti molto spenti e giù di tono. Coraggio, non ci è dato di fare tutto e di raggiungere ogni risultato in vita. Si tiene la fiamma viva, ma la vita è un viaggio spesso senza meta. Gli obiettivi lasciamoli ai manager.
    Molti si considerano utenti nelle loro presentazioni e l'utente è solo di passaggio, come suggerisce il termine. Neanche se ne rendono conto. Bacchettate gli utenti, incoraggiate le persone a trovare un posto da poter chiamare casa.
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    Un applauso a Fausto che ha riproposto un grande poeta e uomo siciliano. Bagherese come Guttuso, Tornatore, la Maraini, anarchico e comunista, partigiano in continente, uno dei massimi poeti in lingua siciliana, che a chiamarlo dialetto mi viene il freddo.
    Ebbi la ventura di conoscerlo, forse trentacinque e passa anni fa. Lui già vecchio e grande aveva tante cose da dire e ancora lo ricordo: raccontava cose di vita e recitava i suoi versi nella nostra dolcissima lingua. Non si stancava mai e nutriva ancora fiducia in questo paese.
    La poesia spiega il mondo, ma questo l'ho capito solo molto tempo dopo.
    Leggetelo, se vi capita.
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    Proverò a essere cattivo.
    "Mentre ero in macchina per andare da Lang, ovvero dal signor Fish, mi ritrovai a rimuginare in continuazione su quelle parole. C’era qualcosa che Lang non mi aveva detto a proposito del suo lavoro. A dire il vero non mi aveva detto niente di preciso ma mi aveva affidato un compito molto delicato, sicuro che non l’avrei tradito, bisognoso com’ero di soldi. Se avessi saputo leggere quella lingua, è probabile che io stesso avrei tradotto in inglese il Necronomicon. Ma sarebbe stato come brancolare nel buio ed ero sicuro che Lang si sarebbe infuriato se non gli avessi portato il libro che gli avevo promesso. D’altronde mi sono sempre considerato un uomo di parola, per cui non avevo alcun motivo per voltargli le spalle."
    Ciò che non funziona nel tuo racconto/romanzo è a mio avviso, oltre alla confusione nell'uso dei tempi verbali, l'incertezza tra io narrante, pensieri del protagonista, intrusioni dell'autore.
    Nel brano sopra riportato inizia l'io narrante, dopo il punto dovrebbe essere un pensiero (che puoi coniugare con i tempi che più ti fanno comodo), e dopo l'ultimo punto è l'autore che parla (fattispecie da evitare).
    Questa incertezza l'ho trovata nei primi due racconti e dà subito a intendere che chi scrive ha qualche problema con la gestione della narrazione.
    Non volermene.
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    Avvicinandosi,
    Stimolato da quelle onde,
    Et similia.
    Cosucce, quisquilie, questione di ritmo.
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    Insomma, una zuppa. O è sbagliata la sigma età o la ipsilon ti, o forse è una trovata pure quella. Le short stories hanno sempre bisogno del colpo di scena, del Deus ex machina, e mi pare che qui sia arrivato dove doveva arrivare. Forse troppo anticipato il finale (si capisce dove vuoi andare a parare) anche da quel nome non tanto alieno. Nomen omen, nomina sunt consequentia rerum. Semplice, qualche tentennamento nella punteggiatura, un refuso nel nome, corretto per il resto.
    Apprezzo l'ironia, ma per qualche applauso mi sa che qui dovrai faticare di più.
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    Ciao, Lino. Non volevo certo dire che si inizia a leggere un'opera per interpretare l'autore, magari poi qualcuno lo fa sul serio, ma a parte il mio caso sono eventi eccezionali. Ma che quando si legge comunque si interpreta l'autore, per il solo fatto che siamo noi a leggere, mi pare lapalissiano. E la scuola cosa fa se non offrire, per mezzo dei propri insegnanti, la propria interpretazione di un testo, per il solo fatto che sia presente nei programmi ministeriali? Per decenni, quasi un secolo, sempre gli stessi autori da leggere e commentare: ci sarà pure un'idea dietro, no? E quindi un'interpretazione, non solo dell'autore, ma della realtà che lo circonda e di come si vorrebbe che fosse la nostra realtà.
    A ogni modo, se fosse vivo Verga o Manzoni non mi sarei perso una delle loro lezioni. Come ho provato a seguire quelle dei maestri oggi in vita. Per sentire dalla loro voce quel che avevano da dire.
    In questa direzione si pone, ad esempio, l'abitudine della RAI di far precedere dalla voce stessa di Camilleri una piccola spiegazione della puntata da trasmettere. E mi pare che abbia funzionato. Ma su RAI 5, ad esempio, mandano in onda programmi dove sono gli scrittori che parlano: sentire Bufalino o Sciascia che parlano delle loro opere ti apre il cuore.
    Nella speranza mai sopita che far scalare una montagna metaforica a un quindicenne possa servire a farlo innamorare a vita dell'alpinismo.
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    CITAZIONE
    Faccio solo un breve intervento, giusto per dovere di chiarezza.
    Tas è un concorso per trilogia, renderlo anonimo sarebbe stato piuttosto ridicolo visto che dopo il primo step gli autori si sarebbero palesati.
    Gli altri concorsi resteranno tendenzialmente anonimi proprio perché nel sondaggio non c'è stata una vittoria schiacciante della fazione no anonimato.

    Beh, bastava non pubblicare la classifica parziale dopo il primo step e farlo all'ultimo. Non conoscere la propria posizione avrebbe permesso peraltro a ciascun concorrente di crederci di più fino all'ultimo e quindi di impegnarsi maggiormente e in questo modo magari di cambiare le carte in tavola. Mia opinione, sia chiaro.
    CITAZIONE
    Se riconosciamo il valore della critica a livello di crescita, cosa ci frega se il nostro racconto è anonimo o meno?
    Se crediamo che il commento di Petunia al racconto di Tommasino sarebbe diverso in caso di anonimato allora siamo in malafede. Noi, non Petunia.

    Scusa, ma questa volta dissento. Come avevo postato in precedenza, a mio parere più che l'anonimato dell'autore, il problema sono i commenti.
    Se io leggo venti commenti negativi a un'opera è logico che questi influenzino le mie decisioni. Quello delle recensioni positive o negative è un meccanismo ben collaudato, e funziona a livello di selezione, soprattutto in rete, inutile nascondersi dietro un dito.
    L'altra sera, dopo aver letto peste e corna di un ristorante palestinese su T... mia moglie mi aveva diffidato dall'andarci. Una volta tanto mi sono impuntato (dato che conosco il proprietario, arabo e comunista, e la sua serietà) e abbiamo mangiato benissimo. E pertanto forse le cattive recensioni non erano dovute alla bontà o meno della cucina, ma al suo essere arabo e comunista.
    Ciò che la gente dice e pensa ci influenza in modo positivo o negativo. Forse si dovrebbe oscurarli i commenti e magari aprire dopo un forum per discutere degli stessi. La risposta alle altrui osservazioni richiede poi uno sforzo che forse potrebbe essere indirizzato in attività più proficue per il forum, come questa discussione, ad esempio.
    Mia opinione, sia chiaro. Buona serata a tutti.
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    Ah, ecco, perché la fine di QUEL sogno è realtà. Bravo Fausto.
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    CITAZIONE
    Di certo anni fa era diverso, lavoravo 10 ore davanti a un PC e interagire anche sul forum non era difficoltoso. Ora il mio lavoro non prevede uso di PC e anche controllare il telefono ogni tanto è spesso impossobile e quindi ho tagliato di molto le interazioni.

    Credo che sia il portato del nostro essere cristiani la pretesa di salvarci individualmente e non come comunità. E su questo portato l'etica capitalista ha instillato in ognuno il concetto di responsabilità individuale: siamo noi gli artefici del nostro benessere economico, il fallimento è una nostra responsabilità, il successo il nostro compito, la nostra meta.
    Per come la vedo io è un abbaglio, anzi una presa in giro. Non ci salviamo da soli e basta, come non siamo i responsabili unici del nostro benessere, che dipende non tanto dal nostro impegno quanto da ciò che ci circonda. E in fondo lo sappiamo tutti benissimo quando non ci contiamo frottole.
    In quest'ottica cristiana e capitalista pensiamo tutti di dover dare tutto, al cento per cento. Dieci ore al giorno, impegno totale (come la guerra totale). E quella sensazione di esser continuamente sotto esame, di esser sempre debitori (e quindi peccatori- rimetti a noi i nostri debiti...)
    Di certo Vlad non domanda di esser presenti dieci ore e neanche cinque, ma dieci o venti minuti magari, i quali, se fossero moltiplicati per dieci o cento persone, sai quanta differenza farebbero?
    Non è la quantità del nostro tempo quella conta nell'essere dentro un forum, e per certi versi neanche la qualità (quella credo sia intrinseca al nostro essere come siamo, ma è altro argomento). Ma il numero di persone che sono disposte a interagire su un argomento per un determinato periodo di tempo. Più saranno le persone, meno tempo sarà necessario.
    Avatar leggermente inquietante B&S, preferivo il gatto: anche perché lo lascerei a loro questo nostro mondo.
    Tommasino, sei un magister elegantiarum. Proprio per questo, assodato che non farai la fine di Petronio, spero sempre nella tua partecipazione, che ti possa scoprire un po' di più, senza pudicizia. Nessuno nasce imparato, e levarsi il reggiseno non è poi così scontato. Ci vuole tempo e pazienza, e anche un po' d'amore.
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    Mi scuso con Vlad, per non essere intervenuto prima, ma mi trovo in un luogo dove il segnale va e viene e sto cercando di completare un lavoro. Proverò domani a scrivere qualcosa sull'importanza del forum, tuttavia Vlad ha pienamente ragione sul merito, su ciò che significa comunità. Ritrovare le radici delle parole serve a restituirgli senso, non è un lavoro fine a se stesso. Peraltro mi pare che quando la discussione si faccia un po' più seria molti si defilino. Proprio questo farsi da parte ammazza la convivenza dentro un forum come dentro qualsiasi comunità. Se avete qualcosa da dire ditela, diamine, senza nascondervi dietro un troppo complicato, questione complessa o a me piacciono le cose semplici. Mi pare che molti evitino qualunque dibattito peggio che la peste. Insomma cercare un senso lavorando sulle parole non è un'attività oziosa. Ritrovarsi come comunità lavorando sulle parole è la più eroica e rivoluzionaria impresa che oggi si possa compiere. Non è inutile ma anzi imprescindibile. Adesso, Vlad perdonami ma devo andare. Mi pare che tu possa recuperare quel che io scrissi sull'importanza del forum. Se vuoi puoi postarlo tu. Altrimenti domani.
    Un caro saluto, e spero che gli spunti di questo tipo si moltiplichino.
29 replies since 3/2/2020
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