Scrittori per sempre

Posts written by Parnassius

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    Uhm, un cento che mi lascia perplesso.
    Ci sono alcuni elementi che lo rendono forzato, quasi come se dietro ci sia uno studio estremo, spasmodico. Ogni parola sembra studiata, messa lì per un motivo: la captatio benevolentiae.
    Come se si cercasse di creare per forza empatia, e qui sei riuscito a ottenere l’esatto opposto.
    Un mistone di elementi, troppi per cento parole: le ragazze, Battisti, le scatole, i gatti, i vecchi e i giovani, la malattia. Perché strafare tanto?
    Mi aspettavo più istinto e meno costruzione da quella che sembra essere una penna sapiente.
    Mi dispiace.
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    Qualche refuso di troppo, per sole parole! Manca uno spazio dopo il punto e tra due parole. Forse anche un a capo dopo il discorso diretto non sarebbe stato male.
    Anche qui ritroviamo una cronaca di quarantena, il racconto di un episodio che è diventato ormai comune pensiero di tutti noi. Il terrore dell’autocertificazione. Sei sull’orlo della riflessione, ma ci metti dentro un briciolo di trama.
    Non mi hai preso molto, autore. Non ci leggo originalità, mi spiace.
  3. .
    Hai scelto di dare un taglio interessante al significato di quarantena, parlando dei ragazzi che si escludono da ogni rapporto sociale, che vivono rintanati nelle loro camere e si circondano solo di compagnie virtuali.
    Qualche virgola di troppo nella seconda parte del cento, troppi puntini di sospensione. Ti manca uno spazio nell’ultima parola, distrazioni che in cento parole pesano e si notano.
    Una scrittura forse poco accattivante, purtroppo.
    Uno dei cento più belli letti fino a ora, almeno riguardo alla scelta del taglio al tema.
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    Una storiella per bambini, il tuo cento. Trasuda dolcezza e speranza. Forse in questo momento storico ne abbiamo bisogno.
    La trama è flebile, ma almeno ce n’è una parvenza.
    Forse qualche punto fermo in meno avrebbe evitato di spezzare eccessivamente il ritmo della lettura, l’avrebbe resa meno spasmodica, in quanto lo stile stride un po’ col contenuto.
    Manca anche almeno un a capo.
    Da migliorare.
  5. .
    Un cento intriso di immagini poetiche, malinconiche ma non rassegnate.
    Manca di mordente, purtroppo.
    Non gradisco molto la virgola prima della congiunzione e, ma è un gusto personale, dato che molti la utilizzano. Forse troppi aggettivi.
    Insomma, non mi hai entusiasmato…
  6. .
    Frasi troppo lunghe autore, troppe virgole! Si rischia di perdere il filo.
    Un punto di partenza interessante, il concetto del tempo misurato con le lancette di un orologio fermo. E allora perché non svilupparci una storia? Perché limitarsi a una semplice speculazione? Che peccato!
  7. .
    Autore, prendi una decisione: o metti sempre i discorsi diretti tra virgolette, o non li metti mai! Ho dovuto ricominciare a leggere tre volte il tuo racconto!
    La punteggiatura è da rivedere, mancano delle virgole e le parentesi sono superflue.
    “Anche se mia madre è sempre stata brava con questi giochi… e continuò”: di questa frase non se ne coglie proprio il senso; chi continuò?
    Anche la costruzione di alcune frasi, a livello sintattico, mi lascia perplesso (si veda, ad esempio: “Ma ho resistito bene, per una dozzina d’anni e finalmente ho fatto smettere questo gioco”).
    Hai avuto una bella intuizione a rileggere in chiave nostalgico-simpatica questo periodo, ma credo che il risultato sia migliorabile.
  8. .
    Ho vissuto gli anni dell’università lontano da casa, quindi capisco perfettamente la sensazione della protagonista. Non la condivido, ma credo per indole personale: sono sempre stato molto autonomo, indipendente, ho sempre avuto bisogno dei miei spazi e non mi è mai pesato quando ero lontano da loro. Certo, però potevo tornare a casa ogni volta lo volessi…
    Anche questo non è un racconto, ma una semplice riflessione, un consiglio dato da chi adesso comprende quanto importante fosse quel contatto.
    Da migliorare l’uso della punteggiatura (ES: “durante il fine settimana, avevo il permesso di andare a trovarli e adesso?”), eccessive le domande: stai facendo una riflessione, a che servono le domande di marzulliana memoria?
    Ma non è un racconto, mi spiace.
    Prendo atto di quello che l’autore mi ha detto e penso: “ Ok, e quindi?”
  9. .
    Completamente da rivedere la punteggiatura: l’uso smodato delle virgole nelle prime due righe rende troppo sincopata la lettura.
    Il tema è centrato, stai descrivendo la quarantena e come il tempo passa in questo periodo. Anche questo cento non è un racconto, è una descrizione, una riflessione sul periodo di isolamento che la protagonista sta vivendo.
    Ma io, personalmente, preferisco le storie, non i diari.
    La scrittura come catarsi è un buon deterrente, ma forse abusato.
  10. .
    Troppe virgole: magari un punto avrebbe alleggerito la lettura di questo cento che è la descrizione di una cronaca, di una routine quotidiana che il protagonista sembra aver superato, dato che ha scelto il passato remoto per raccontarla.
    Interessante la citazione, centrata e un buon modo per introdurre il tema che hai scelto.
    Purtroppo, a mio parere, il tuo cento manca di mordente, non arriva.
  11. .
    I discorsi diretti vanno tra virgolette, altrimenti la lettura diventa faticosissima.
    Hai trattato il tema in maniera leggera e ironica, ma il risultato è vacuo, non rimane molto alla fine della lettura.
    Sit down, not seat down.
    Insomma, un cento che poteva essere sviluppato sicuramente meglio.
  12. .
    Un cento che non mi fa impazzire. Hai scelto di trattare il tema della quarantena, della solitudine da quarantena, in modo romantico; hai però deciso di costruire immagini da penna inglese dell’ottocento, utilizzando motivi e termini (tralasciando la navicella spaziale), da romanzo di Jane Austen. Trovo queste scelte alquanto anacronistiche, ma credo sia tutta questione di gusti personali.
    Qualche imprecisione sull’uso della punteggiatura, io rivedrei completamente l’uso delle virgole nella separazione delle - e fra - le subordinate e le coordinate.
  13. .
    Non male, mi hai strappato un sorriso. Perché mentre ti leggevo pensavo al vecchio che qui in città provava a eludere il posto di blocco buttandosi dall’argine sul fiume con tutta la bicicletta.
    Invece la tua era una riflessione più seria e sofisticata. E il risultato non è poi male.
    La scrittura è davvero buona, non ho trovato nulla da segnalarti.
    Non mi resta che complimentarmi!
  14. .
    Il tempo passa e cambia forma e colore, agli oggetti come alle persone.
    Ho provato empatia per la tua panchina, autore.
    Hai scritto un bel cento, poco da dire.
    Forse qualche virgola di troppo spezza eccessivamente il ritmo della lettura.
    Complimenti!
  15. .
    Ti ho trovato interessante, caro scrittore. Sarà perché tra induisti e Moretti hai subito attirato la mia attenzione, sarà perché ero curioso di leggere dove andassi a parare.
    Il tuo cento ha un’idea di fondo originale, che ho gradito.
    Non ho nessun appunto da farti sulla scrittura, se non che mancano una parentesi e un punto alla fine, strana dimenticanza.
    Anyway, una buona prova.
669 replies since 29/1/2009
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