Scrittori per sempre

Posts written by E©ly

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    Marzo 2020, d'improvviso mi ritrovai come agli arresti domiciliari, chiusa in casa con il divieto di uscire senza una meta valida o priva di giustificazione. Dopo innumerevoli giorni inciampando e rotolando tra il calendario e l'orologio, per trovare conferma del rallentamento dello scorrere del tempo, vivo tra respiri e apnee, mentre la libertà grida la sua rivalsa e le contravvenzioni castrano ogni suo diritto. Così giorno dopo giorno, lascio indietro pensieri e abitudini, per arrendermi a quell'assenza di me, che da tanto non vedevo presente e cercavo di evitare, concentrata nelle diverse occupazioni che il coronavirus, spazzandole via, mi restituisce.

    Edited by E©ly - 10/4/2020, 18:09
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    In un giorno qualsiasi, uguale a ieri e uguale a domani, giocavo con carta e forbici per spiegare il pericolo imminente al mio bambino. In quel momento un messaggino giunse su whatsapp. Le maestre inviavano, a noi mamme, compitini, lavoretti, e proposte artistiche. Continuavano a dire: «I bambini sono bravi, vi ascolteranno!».
    Ma giorno dopo giorno, cominciammo ad avere l’impressione che i piccoli si stessero trasformando.
    Cominciarono a crescere dei peli, le orecchie divennero più sporgenti, mangiavano solo banane, spuntò una lunga coda. Dopo 40 giorni non avemmo più dubbi: lontano dalle loro autoritarie maestre si erano trasformati tutti in allegre scimmiette.
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    Due incisivi, i primi riccioli. I passi timidi. I silenzi.

    Fuori la primavera esplode, ignara; non so accoglierla, ingrata. È passato tanto tempo? Forse un mese. Il tempo di due incisivi e dei primi riccioli biondi sulla testa di mia figlia.

    Fuori c’è silenzio. Dentro no, dentro grida, dolore. E qualcosa che copre tutto, qualcosa di più forte: la voce leggera di mia figlia, le sue risate.

    Potremo mai uscire di nuovo? Andare in un posto dove sia sempre primavera, e dove possa contare i riccioli di mia figlia. Sole, sicure, silenziose.

    A volte ho paura di morire. Ma tornerà la primavera, un’altra primavera. Vero?
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    Io ho diciotto anni, ciò significa che questo sarebbe dovuto essere l’anno più bello della mia vita.
    Per la maggior parte di voi, dopo questa quarantena, tutto tornerà come prima, trasformando lentamente questa tragedia nell’ennesimo incidente di percorso. La mia vita, invece, sarà completamente stravolta. Mi ritroverò all’università, circondata da persone nuove, in un’altra città; senza aver avuto la possibilità di abituarmi all’idea, di poter dire addio, a tutto questo, degnamente. Questa è l’unica ragione per cui ci sentiamo distrutti. Perché mentre voi pensate a come farci recuperare le lezioni, gli esami o le verifiche. Noi ci concentriamo su ciò che nessuno può restituirci. Ci autocommiseriamo, da perfetti adolescenti.

    Edited by E©ly - 8/4/2020, 16:12
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    Rifletto su quanto l’infinitesimamente piccolo celi la misteriosa complessità dell’infinitamente grande. Penso a chi studia quell’essere microscopico, visibile solo con lenti sofisticate, eppure tanto forte da regolar l’uomo, abituato a darli gli ordini, più che subirli. Penso anche a chi, con lenti diverse, esplora i confini dell’universo. Intuisco l’epilogo di queste ricerche, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, immaginandole convogliare toccandosi nel punto esatto dell’infinito, in cui entrambe giungono a chiudere il cerchio della conoscenza.

    Non ho premura. Quando sarà il momento, comprenderò.

    Nell’attesa bevo un nuovo sorso di vino e tolgo le patate dal forno prima che brucino.
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    Non posso dormire, pensare o mangiare tutto il santo giorno!

    Non passa il tempo, divoro libri e saggi poi complice il mal di testa smetto sconfitto.

    Un ragno sta tessendo una ragnatela da due giorni, noto con attenzione la sua laboriosità, ignaro di tutto il resto che affligge l’umanità intera. Con le zampette lavora alacremente con lenta ma inesorabile continuità, l’istinto lo comanda, una forza primordiale lo sprona: ha uno scopo nella vita, la sua sopravvivenza è tendere un imboscata al nemico per poi mangiarlo.

    La sua vita ha uno scopo, un senso. Beato lui

    Edited by E©ly - 10/4/2020, 18:16
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    I racconti che finiscono fuori concorso sono sempre i più belli. :)
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    Sarà che sto invecchiando, ma in questi giorni grigi la figura dell'arcobaleno è la più desiderata.
    Brava Valentina, continua a provare e a sperimentare, incrocia le rime, usa strofe falsate, o senza rima, la poesia è tanta pancia all'inizio che con la pratica diventa tecnica. Pancia, tecnica e rispetto per la nostra lingua (sei stata impeccabile) creeranno poesie capaci di colpire il lettore.
    Buona la prima.
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    È in questo lento tramontare di giorni senza fine che nostalgica ricordo le emozioni più belle della mia vita. Sembrano lontani i giorni felici, le corse contro il tempo, le lancette che scorrono veloci.
    La libertà. Liberi di camminare, liberi di lavorare, liberi di giocare, ma senza il tempo che oggi ci rende liberi di sognare e di imparare. Imparare che da domani possiamo essere migliori, sorridere alla gente, tendere una mano, regalare un abbraccio. Un domani che potrebbe essere vicino o lontano, tra due giorni o tra sei mesi, ma che importa? In questo eterno aspettare saremo impegnati ad imparare ad amare.

    Edited by E©ly - 7/4/2020, 14:21
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    Sono rovinato, dice Il Guercio al cellulare, tutti stanno tappati a casa, e io come faccio a svuotare gli appartamenti, me lo sai dire?

    Parli tu, risponde La Berta, che dovrei dire io, allora, che non riesco più a fare una marchetta che è una…

    Ma quando finirà ‘sto calvario, ribatte Il Guercio, esasperato, almeno con te si potranno scatenare, sai quanti mariti costretti oggi con le mogli acca ventiquattro avranno bisogno delle tue prestazioni…

    Ti rifarai anche tu, lo consola La Berta, sembra che ci sia il boom di acquisti on-line di televisori e altre diavolerie, oggigiorno… Farai man bassa…

    Edited by E©ly - 8/4/2020, 10:27
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    Verrà un giorno in cui ci si abbraccerà di nuovo… A Timothée, quattordici anni, Ellen, ventisei anni, Carlos, trentotto anni, Maria Rosa, quarantadue anni, questa frase fa male, ogni giorno di più.
    A quelli come loro non interessa uscire di casa, perché starsene rinchiusi non fa affatto paura. Paura gliela fa il mondo. Paura gliela fanno le persone. La loro solitudine, in casa, è giustificata, ma quando si potrà uscire di nuovo, che succederà? Beh, loro non usciranno affatto. Perché nessuno li cerca, nessuno
    chiede loro come stanno… Quella sarà la loro vera tragedia, quando non ci sarà nessuno pronto ad aspettarli.

    Edited by E©ly - 10/4/2020, 14:24
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    Da qui tutto si rimpicciolisce, pure la paura. Non mi serve l’invito per starmene a casa.
    Due ragazze di fronte offrono l’elemosina dei loro sguardi truccati.
    Mi sembravano più belle quando l’ho pensate, non devo essere troppo riconoscente.
    Diffondono musica dal balcone. Sacrifico i miei gusti musicali per stare in loro compagnia.
    - Le piace questa canzone? - Dice mezzo corpo.
    Con un multiplo della voce, rispondo controvoglia: La collina dei ciliegi.
    - Lei è più giovane di quel che sembra.
    Scanso le scatole di cibo che ho accumulato sull’armadietto, l’altezza è quella giusta.
    Devo solo evitare i micetti sotto.
    Se mi ammalerò ho la soluzione.

    Edited by E©ly - 8/4/2020, 15:22
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    “Drin, l’orologio illumina il soffitto del monolocale, non con il simbolo di Batman ma con un otto color verde accecante. Mi lavo, soffriggo le uova e stiro i calzini. Inosservato mi dirigo sicuro e modestamente profumato verso il tavolino, cinque passi dalla cucina e ben dodici dal letto, un dito e accendo. Come una scimmia mi piego verso il computer, per un tempo indefinito, figlio di questa società avvelenata. Io come Biancaneve stregato dalla mela, che illumina e acceca il mio futuro. Drin.”
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    Tante volte abbiamo fatto questa strada insieme. Ricordo ancora quella volta che non tu non arrivavi.
    Un colpo troppo forte e salta la catena. Chiamo ma non senti. Sei molto avanti, come sempre. Seduto sul ciglio della strada, aspetto
    Il sole brucia e il mare è lontano. Non passa nessuno su quella stradina di campagna. Sessant’anni dopo, un villaggio turistico e tanto traffico.
    Alzo lo sguardo, vedo il tuo sorriso di bonario sfottò.
    “Sei il solito imbranato, fratellino”.
    Sistemi la catena e andiamo al mare.

    Ieri è saltata la tua catena, fratellone. Non potevo nemmeno avvicinarmi.
    Vaffanculo al virus e alla quarantena, oggi bevo negramaro davanti al nostro mare.
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    Stavo andando a raccogliere dei funghi, quando ci caddi dentro: un profondo fosso nel terreno. Cercai aiuto, ma nessuno arrivò; per fortuna, dentro c’era tutto l’essenziale per vivere. Passarono le settimane, poi i mesi, ed io cambiai: mi presi tutto quel tempo per me, che prima mi mancava. Quando uscii, dopo l’inverno, ero una persona nuova. Mi sarei aspettata di vedere anche il mondo differente da prima, ma così non fu: pensate, tutti chiusi in casa per via di una strana pandemia! Chissà che ciò non possa insegnare anche a voi il valore del tempo, della vicinanza e dell’amore.
4296 replies since 20/12/2011
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